Venerdì, 19 Aprile 2024

Ballo in maschera

Aggiunto il 28 Febbraio, 2016


Giuseppe VERDI
UN BALLO IN MASCHERA

• Riccardo JAN PEERCE
• Renato ROBERT MERRILL
• Amelia HERVA NELLI
• Ulrica CLARAMAE TURNER
• Oscar VIRGINIA HASKINS
• Silvano GEORGE CEHANOWSKY
• Samuel NICOLA MOSCONA
• Tom NORMAN SCOTT
• Un giudice JOHN CARMEN ROSSI
• Un servo d’Amelia JOHN CARMEN ROSSI


Robert Shaw Chorale
Chorus Master: non indicato

NBC Symphony Orchestra
ARTURO TOSCANINI

Luogo e data di registrazione: New York, Carnegie Hall, 17 gennaio (Atto 1) e 24 gennaio 1954 (Atto 2 e 3)
Ed. discografica: RCS Victor «Gold Seal» GD 60301 {2CDS} (1991); Great Opera Performances G.O.P. 66308 {2CDS} (2004); Myto 2 MCD 052 H 100 {2CDS} (2005)

Note tecniche sulla registrazione: broadcast di buona qualità

Pregi: solito buon lavoro di squadra

Difetti: visione ampiamente sorpassata nella sua totale mancanza di abbandono

Valutazione finale: images/giudizi/discreto-buono.png


Altra incisione piuttosto invecchiata, questo broadcast realizzato dall’ottantasettenne Toscanini in terra d’America. E, ancora una volta, è invecchiata dalla parte del direttore che, pur realizzando una narrazione serratissima e molto metronomica, non finisce per cogliere il significato di quest’opera che, come noto, si colloca in un punto molto particolare della poetica verdiana, essendo l’unica a parlare d’amore senza altre implicazioni. Di tutto questo coacervo di sentimenti delicati, espressi e repressi, ritenuti e sussurrati, Toscanini sostanzialmente se ne infischia, concentrandosi sui momenti più concitati: la scansione ritmica dei “passi spietati” è bruciante come forse nessun’altra, grazie a un ritmo incalzante che c’entra poco e nulla con la temperie di quello che era successo appena prima. I tempi sono anche abbastanza riflessivi, tenendo conto di quello che normalmente esprime il direttore italiano; ma regna la più sovrana indifferenza di fronte a quello che dovrebbero scambiarsi i protagonisti.
Cos’è questo “Ballo in maschera” di Toscanini? Un dramma politico? Una storia di tradimenti e di vendette? Qualunque cosa sia, sicuramente non è una storia d’amore, argomento di cui al direttore non sembra importare nulla. Gli archi, secchi e vetrosi come quelli di una orchestra filologica dei primi Anni Settanta, non respirano praticamente mai; il passaggio di “Oh qual soave brivido” del grande duetto d’amore (?) è costantemente raddoppiato in modo ossessivo dal martellare orchestrale che sembra voler incoraggiare i protagonisti a spicciarsi.
Anche il duettino intimo del ballo non ha nulla di dolce o di tenero: sembra solo una constatazione, te ne devi anna’, ciaone.
Con questa pesante zeppa, la tanto decantata teatralità di Toscanini va a farsi benedire. Per quanto mi concerne, “teatro” non è solo correre come dei forsennati verso la chiusura del sipario; a maggior ragione in un’opera come questa, che sembra lontanissima dalla poetica del grande direttore.
E, devo dire, sembra piuttosto lontana anche da quella dei cantanti, evidentemente dominati dalla personalità debordante sul podio.
Inizialmente era previsto Bjoerling, che però diede forfait e venne rimpiazzato all’ultimo momento da Jan Peerce. Pur domandandomi come sarebbe stato il connubio fra il compassato tenore svedese e l’aggressivo direttore, devo dire che nel teatro d’opera a volte il caso compensa la perdita di una superstar con una prestazione al di sopra delle aspettative da parte del sostituto. Ed è quanto succede a Jan Peerce, onesto professionista, che ci mette tutta la veemenza e la forza di volontà di cui è capace. Se non arriva ai ranghi dei super-Riccardo (Vickers, Pavarotti, Bergonzi, il Carreras del live alla Scala, lo stesso Bjoerling; pochissimi altri), purtuttavia riesce a elevarsi al di sopra dei suoi standard abituali buttando letteralmente il cuore oltre l’ostacolo.
Da questo punto di vista, “La rivedrò nell’estasi” è un ottimo biglietto da visita, riuscendo proprio a rendere nel dovuto modo il tono estatico proprio del brano. La Barcarola viene affrontata nel modo più tradizionale, senza salto di tredicesima; mentre “È scherzo o è follia” risente di qualche risata di troppo.
Il duetto d’amore vive di una generica concitazione che non ha nulla a che vedere con l’abbandono, e così la grande aria del terzo atto, che ha troppi termini di paragone per poter essere credibile. Eppure, nonostante questi limiti, alla fine i conti tornano: il personaggio c’è. Il canto non sarà sempre reprensibile, gli acuti sono faticosi, ma questo Riccardo ha una sua credibilità; a mio modesto avviso, la prova migliore fra le sue documentate dal disco.
Meglio quanto a pura bellezza vocale Herva Nelli; che, nel 1954, aveva 45 anni, era nel pieno delle proprie potenzialità e, soprattutto, era una delle cantanti più amate da Toscanini. Emissione salda, precisa; timbro da soprano lirico vero; estrema sicurezza in tutte le zone di emissione: a stare al puro dato vocale, una delle migliori Amelie documentate dal disco. Nel suo caso, tuttavia, il riserbo espressivo sfiora la catatonia, e questa può essere colpa del tiranno che la terrorizzava; a tal proposito Rob Maynard racconta: “…the way in which Toscanini exercised psychological domination over many singers can easily be seen in the 1949 televised concert performance of Aida where soprano Herva Nelli resembles at times nothing so much as a terrified rabbit caught in the headlights of an approaching sports car - the maestro eventually made amends to some extent by leaving her his baton in his will” (http://www.musicweb-international.com/classrev/2009/Oct09/Toscanini_Ballo_paco032.htm). Detto questo, notevole la sua aria del terzo atto, cantata con gusto sorvegliatissimo e proprietà di accento.
Interessante la prova di Robert Merrill, cantante che solitamente non amo ma che – al netto di qualche gigionata “old Met style” – riesce a ritagliarsi un ritratto di umanità dolente più che offesa; in tal senso il suo grande assolo del terzo atto è esemplare per assenza di quei birignao che, talvolta, inficiavano il suo canto.
Eccellente la prova di Virginia Haskins, Oscar di splendido smalto vocale e di linea immacolata, mentre meno interessante appare Claramae Turner.
Comprimari di scarso rilievo.
Coro di discreto livello e orchestra, come detto, prepotente e preponderante.
Pietro Bagnoli

 

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