Rolando Villazon

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Re: Rolando Villazon (ovvero le esequie premature)

Messaggioda MatMarazzi » gio 14 ott 2010, 14:41

teo.emme ha scritto:Beh, a dire il vero io ho sempre sostenuto che a fronte di una tecnica riconducibile ad una sola grammatica (che è quella del canto appoggiato etc.. che per convenzione è definita "italiana" e che - rubo le parole alla Dessay in una recente intervista - è l'unica corretta) vi siano differenti stili e differenti modi di piegare, tale tecnica, al tipo di repertorio, alla scrittura e alle esigenze del titolo. Merritt padroneggiava la tecnica e così ha potuto "riciclarsi" in un altro repertorio, più aderente alle sue attuali condizioni. Se non avesse posseduto detta padronanza, non sarebbe riuscito né in Rossini né in Strauss. Di questo resto convintissimo assertore! :D


Acc... Maugham abbiamo festeggiato troppo presto! :)
Siamo ripiombati nella tecnica di canto come imperativo categorico fissato fin dai tempi del big bang e costantemente - rigorosamente - applicato da tutti i compositori successivi. Siamo ricaduti nel dogmatismo cellettoide per cui si deve cantare Monteverdi con la stessa tecnica con cui si cantano i motivetti di Celine Dion...
Trovate che la Flagstad e Bruce Springsteen cantino bene? Eppure trovate che i suoni siano diversi?
nessuna paura: in realtà cantano allo stesso identico modo... è solo questione di "stile"... la tecnica di canto è sempre quella che Dio fece insieme al resto della creazione.

Scusaci Teo! :) Per un attimo ci avevi fatto sognare! :)

Cmq quello che dici sull'ignoranza del repertorio manifestata da moltissimi dirigenti teatrali (non solo quelli scaligeri, ma certo anche loro) è tristemente vero!
Salutoni,
Mat

PS: per Tuc, è vero, Nemorino non è acutissimo... eppure è un pochino "troppo" acuto per Villazon; specie perché la parte va cantata con leggerezza.
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara

Re: Rolando Villazon

Messaggioda Bertarido » gio 14 ott 2010, 14:43

teo.emme ha scritto:Già Pappano sbagliò all'epoca con una Ansellem assai fuori parte.
Comunque quesra MALIN BYSTRÖM non l'ho mai sentita.


Ho assistito al Guglielmo del 2007 e martedì prossimo sarò in sala per la terza recita; la Ansellem fu veramente imbarazzante; della Bystrom ho scaricato da OS una splendida Thais ...: voce scura, piena, con bel registro centrale ma anche con acuti - compresi i vari re sparsi per la partitura; mi incuriosisce come potrà risolvere uno dei più impervi ruoli rossiniani. Mi pare comunque un'artista molto interessante.

PS è OT ma volevo dire agli ammiratori della Kermes, che conta seguaci anche in questo sito da quel che ho visto, uscirà in ottobre il suo nuovo disoc di arie amorose: sarà bello come Lava? me lo auguro: ho letto una bellissima recensione su forum opera

saluti
Avatar utente
Bertarido
 
Messaggi: 49
Iscritto il: mer 01 ott 2008, 10:55

Re: Rolando Villazon

Messaggioda Maugham » gio 14 ott 2010, 14:58

mattioli ha scritto:Scusate la stupidinità, ma il sole splende, almeno qui, e dopodomani mi sento una delle mie opere preferite...


Qui invece il tempo è grigio, spiovazza e tra un po' di giorni sentirò la Traviata con la Devia.
Perdoni quindi il tono vagamente mahleriano dello scritto. :cry:
Quando lei parla di uffici casting, di case discografiche, di difficoltà cronologiche e temporali nello scritturare i grossi calibri non posso che darle ragione.
E' sensato quello che scrive.
Non posso dire se sia vero perchè non ho la benchè minima idea di come funzioni un ufficio casting in un teatro d'Opera e quindi non ne conosco i legacci.
Tuttavia mi irrita che questi "legacci" vengano un po' troppo spesso citati da sovrintendenti e direttori artistici (Lissner in testa) come se fossero cause di forza maggiore, calamità naturali di fronte alle quali non si può far altro che abbassare la testa e, magari, pregare.
Mettiamole in fila:
a) fondi pubblici e incertezza di bilancio (okay, ci sta)
b) pubblico pericoloso e scomposto a volte stupidamente critico
c) cantanti che rifiutano debutti in ruoli sconosciuti perchè appunto sconosciuti
d) cantanti che rifiutano di apparire in ruoli del grande repertorio italiano per paura di contestazioni.
e) case discografiche predatorie e grifagne.
f) sindacalizzazione eccessiva
E ce ne sarebbero altri.
Non crede che questi sopra elencati siano i normali problemi contro cui combatte qualsiasi manager operistico? Manager che, immagino, dovrebbe essere pagato non per allargare le braccia, ma per studiare correttivi.
Penso che, utopia o meno, chiunque sia in grado di dirigere un teatro con un pubblico festante, superstar vocali, fondi illimitati e botteghini pieni.
Il difficile è invertire una rotta.

Cordialità e invidia. Soprattutto per Finley

WSM
Mae West: We're intellectual opposites.
Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
Avatar utente
Maugham
Site Admin
 
Messaggi: 1331
Iscritto il: gio 31 gen 2008, 19:04

Re: Rolando Villazon (ovvero le esequie premature)

Messaggioda Maugham » gio 14 ott 2010, 15:09

MatMarazzi ha scritto:
Acc... Maugham abbiamo festeggiato troppo presto! :)


Non avvilirti! Il primo messaggio è delle 12 e 42 l'altro delle 13 e 10.
Ha avuto 32 minuti di lucidità. : WohoW :
C'è spazio per migliorare!
WSM
Mae West: We're intellectual opposites.
Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
Avatar utente
Maugham
Site Admin
 
Messaggi: 1331
Iscritto il: gio 31 gen 2008, 19:04

Re: Rolando Villazon

Messaggioda mattioli » gio 14 ott 2010, 16:31

Eccelso Maugham,

il nostro comune amico Marazzi, uomo intelligentissimo ma fazioso, quindi pericolosissimo : Chessygrin :, le ha evidentemente trasmesso l'idea che io sia un supporter di Lissner e della Scala. Beh, non è così. Credo, questo sì, che Lissner stia fecendo meglio di chi l'ha preceduto, ma credo anche che il mondo non sia dipinto né di bianco né di nero, ma di infinite sfumature di grigio.
Sovrintendenti e direttori artistici possono essere ottimi, buoni, discreti, sufficienti, mediocri e pessimi (la maggior parte, in Italia) ma si muovono dentro un quadro, normativo, finanziario, organizzativo che, qui da noi, è riassumbile in una sola parola: disastroso. Insomma, io posso anche essere Maradona, ma non posso - o almeno non posso sempre - fare goal di mano.
Ribadendo che io non sono l'avvocato dei teatri italiani, alcuni dei quali anzi vorrei trasformare in parcheggi, rispondo punto su punto:

a) fondi pubblici e incertezza di bilancio (okay, ci sta)

Guardi che questo non è un punto, ma il punto. Le fondazioni non sanno ancora quanti soldi arriveranno dallo Stato per il 2010, figuriamoci per gli anni a venire. Aggiungo che la follia vera dei tagli non sono i tagli, ma il fatto che siano indiscriminati, cioè colpiscano allo stesso modo teatri virtuosi e viziosi;

b) pubblico pericoloso e scomposto a volte stupidamente critico

Qui parliamo della Scala. C'è una minoranza di persone che va a teatro (lo sappiamo perché lo dicono, li conosciamo, sappiamo cosa scrivono e dove, insomma non mi dilungo su chi siano perché lei lo sa benissimo) per fischiare "a prescindere". Visto che i presupposti estetici di questi signori sono lontanissimi dai miei, la maggior parte delle volte questi fischi non li condivido; raramente, sì; altrettanto raramente, vorrei che fossero fischiati spettacoli che non lo sono. Però chi compra il biglietto compra, con il suo posto, anche il diritto di fischiare e non vedo come si possa negarglielo, se non tornando al loggione militarizzato e sorvegliato del Ventennio mutiano. Meglio, mi creda, il libero buuu! in libero teatro. Lei obietterà: e chi se ne frega di quattro sfigati? Ecco, non è così. Perché questo teatro, che conta ormai non più di altri (anzi decisamente meno di altri) a livello mondiale, tanto che è possibilissimo fare una grande carriera internazionale senza averci mai cantato-diretto-messo in scena nulla, resta LA SCALA, e la notizia di una serata burrascosa lì fa subito il giro del mondo. Di questo ho avuto fin troppe esperienze personali, quindi la prego di credermi;

(segue...)
Ultima modifica di mattioli il gio 14 ott 2010, 16:58, modificato 2 volte in totale.
Twitter: @MattioliAlberto
mattioli
 
Messaggi: 1100
Iscritto il: mer 09 dic 2009, 19:09

Re: Rolando Villazon

Messaggioda mattioli » gio 14 ott 2010, 16:49

c) cantanti che rifiutano debutti in ruoli sconosciuti perchè appunto sconosciuti
d) cantanti che rifiutano di apparire in ruoli del grande repertorio italiano per paura di contestazioni.

Questo è un serio problema. Se legge il punto precedente, capisce perché nessun grande "nome" internazionale accetti di debuttare una parte nuova alla Scala. Guardi che non lo dico io: lo dicono loro, perché è la cosa che puntualmente chiedo a ogni intervista ricevendo sempre la stessa risposta. Naturalmente, per parte nuova intendo una delle parti conosciute dai signori di cui sopra, quindi una parte ristrettissima del repertorio. Ma è vero che un grande cantante internazionale difficilmente mette in repertorio un'opera di Smareglia, a meno che non abbia un nome così "pesante" da poterla imporre in tutta una serie di teatri: insomma, come ha fatto Domingo con Cyrano. Morale: Kaufmann debutta Manrico e lo debutta a Monaco (sull'opportunità poi per Kaufmann di cantare Manrico discutiamo, se vuole, in altra sede : CoolGun : ...);

e) case discografiche predatorie e grifagne.

Qui non sono tanto d'accordo. Il potere delle major discografiche è, oggi, molto più ridotto rispetto a venti o anche a solo dieci anni fa. Lei forse ha preso alla lettera un mio tentativo di fare dell'ironia. Quando si obietta ai fischiatori nostrani che non si spiega perché la Bartoli e la Dessay e Kaufmann e Terfel e Villazon e i controtenori (tutti!), benché cagnacci latranti, siano fra i più amati, applauditi (e pagati) cantanti del mondo, la risposta è che c'è il complotto planetario di agenzie e case discografiche che "li impongono" a un pubblico di sordi e ignoranti e a una critica di sordi, ignoranti e venduti. Noti che io non sostengo affatto che costoro vadano applauditi perché così fan tutti nel resto del mondo. Sostengo che, prima di parlare e di fischiare, bisognerebbe dotarsi dei mezzi estetici e critici (e in alcuni casi anche semplicemente intellettuali) per capire perché vengono applauditi, e poi magari contestarlo, questo perché. E invece no: sempre e solo il complotto demo-pluto-giudaico-massonico, che è il classico argomento di chi non ha argomenti;

f) sindacalizzazione eccessiva

Indiscutibile. Però il tanto disprezzato Lissner ha aumentato del 50% la produttività della Scala (e queste non sono opinioni, ma numeri) con i conti, tagli permettendo, in pareggio, il che è la dimostrazione che con dei manager decenti i nostri teatri potrebbero funzionare meglio o almeno meno peggio. Ma lei sa bene, credo, come viene selezionata la classe dirigente teatrale italiana...

Scusi se sono stato così sintetico. In realtà per risponderle ci vorrebbe un libro, non un post. E converrà con me che, per uno che fa il mio mestiere, scrivere ogni tanto su un forum equivale al tassista che nel tempo libero va a fare un bel giro... in macchina : Blink :
Ma poi scusi, perché non scrive lei, che scrive così bene?
Cordialità
AM
Twitter: @MattioliAlberto
mattioli
 
Messaggi: 1100
Iscritto il: mer 09 dic 2009, 19:09

Re: Rolando Villazon (ovvero le esequie premature)

Messaggioda teo.emme » gio 14 ott 2010, 17:14

MatMarazzi ha scritto: Scusaci Teo! :) Per un attimo ci avevi fatto sognare! :)


Desolato... :D

Comunque credo che vi sia un certo fraintendimento in ciò che io ritengo tecnica e ciò che tu ritieni che essa sia... Giacchè le differenti modalità di emissione (da Bellini a Berg, ad esempio) le attribuisco più allo stile che alla tecnica. Ma è discorso che porterebbe lontano. Per fare un esempio letterario direi che per me la tecnica è la grammatica (che non è realtà immutabile o dogma, ma che - anche nel corso della sua evoluzione - mantiene intatte una serie di regole), la cui conscenza è necessaria per scrivere un libro, mentre lo stile differenzia epoche ed autori. Basta la grammatica per scrivere un libro? No (altrimenti tutti dovremmo scrvere come Manzoni), ma certamente è condicio sine qua non! Allo stesso modo, per me (e non solo, vista la sussistenza di vasta letteratura, nonché le dichiarazioni degli addetti ai lavori) è il canto: la tecnica da sola non basta, non spiega e non è rappresentabile, ma va padroneggiata per poter esplicarla secondo i diversi stili che ogni dato richiede. Per me lo stile è il modo di piegare la tecnica alle esigenze dell'evoluzione storica del canto e della musica.
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"
Avatar utente
teo.emme
 
Messaggi: 883
Iscritto il: mar 06 apr 2010, 19:32
Località: Crema

Re: Rolando Villazon (ovvero le esequie premature)

Messaggioda teo.emme » gio 14 ott 2010, 17:18

Maugham ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:
Acc... Maugham abbiamo festeggiato troppo presto! :)


Non avvilirti! Il primo messaggio è delle 12 e 42 l'altro delle 13 e 10.
Ha avuto 32 minuti di lucidità. : WohoW :
C'è spazio per migliorare!
WSM


Sorry...ma sono sempre stato lucido e vigile! ...e non raccolgo "provocazioni" : Chessygrin :
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"
Avatar utente
teo.emme
 
Messaggi: 883
Iscritto il: mar 06 apr 2010, 19:32
Località: Crema

Re: Rolando Villazon

Messaggioda Riccardo » gio 14 ott 2010, 18:50

Ma Teo, secondo me è solo questione di intendersi sulla terminologia...

Quello che Matteo chiama "tecnica" tu chiami "stile".
E quel che tu chiami "tecnica" per Matteo è "l'uso della voce", suddiviso nelle varie possibilità.
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
Astrid Varnay
Avatar utente
Riccardo
 
Messaggi: 608
Iscritto il: mer 23 mag 2007, 19:39

Re: Rolando Villazon (ovvero le esequie premature)

Messaggioda Tucidide » gio 14 ott 2010, 19:06

teo.emme ha scritto:Comunque credo che vi sia un certo fraintendimento in ciò che io ritengo tecnica e ciò che tu ritieni che essa sia... Giacchè le differenti modalità di emissione (da Bellini a Berg, ad esempio) le attribuisco più allo stile che alla tecnica. Ma è discorso che porterebbe lontano. Per fare un esempio letterario direi che per me la tecnica è la grammatica (che non è realtà immutabile o dogma, ma che - anche nel corso della sua evoluzione - mantiene intatte una serie di regole), la cui conscenza è necessaria per scrivere un libro, mentre lo stile differenzia epoche ed autori. Basta la grammatica per scrivere un libro? No (altrimenti tutti dovremmo scrvere come Manzoni), ma certamente è condicio sine qua non! Allo stesso modo, per me (e non solo, vista la sussistenza di vasta letteratura, nonché le dichiarazioni degli addetti ai lavori) è il canto: la tecnica da sola non basta, non spiega e non è rappresentabile, ma va padroneggiata per poter esplicarla secondo i diversi stili che ogni dato richiede. Per me lo stile è il modo di piegare la tecnica alle esigenze dell'evoluzione storica del canto e della musica.

Uhm... se ho ben capito, quella che tu chiami "tecnica" per me è il "controllo vocale", la padronanza del mezzo. Io personalmente non ritengo che esista una sola tecnica, ma... nemmeno che ne esistano solo tre. :) Diciamo che la tecnica è pirandellianamente una, nessuna e centomila. :) Quel che a me importa è che il cantante dimostri di saper usare, in un modo o nell'altro, la propria voce, che non dia l'impressione di cantare alla "come viene viene", che non mi lasci con la paura "oddio, ce la farà ad arrivare alla fine?" oppure "oddio, lo prenderà l'acuto?".
Questo è il motivo per cui mi piace ad esempio Kaufmann, che solo in ruoli prettamente vocalistici mostra incertezze e ti fa stare in ansia, mentre pare, almeno a me, molto sicuro di quel che fa in Wagner, in Massenet e altri. Florez è il classico tenore che ti fa stare tranquillissimo. :)
Con Villazon, sempre per tornare a bomba, io questo lo percepisco poco; sento invece una serie di splendide intenzioni realizzate con una voce buttata fuori alla meglio, che se nei primi anni rispondeva bene, talvolta benissimo alle intenzioni, adesso pare recalcitrante.
Un altro tenore d'adesso che mi fa stare in ansia è Meli. Mi sembra sempre che da un momento all'altro si strozzi sugli acuti e che i piano e i pianissimo si spezzino.
Alvarez no. Lui è sicuro, padroneggia bene la voce. Solo che... quello che esce non mi piace nemmeno un po'. : Blink :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Avatar utente
Tucidide
 
Messaggi: 1699
Iscritto il: mar 02 ott 2007, 1:01
Località: Faenza

Re: Rolando Villazon

Messaggioda teo.emme » gio 14 ott 2010, 20:06

So bene di essere nella "tana del lupo" (detto scherzosamente, intendiamoci) e che le mie idee su tecnica e stile non siano affatto condivise: ne prendo atto, ci mancherebbe...ma è così bello "bisticciarsi" per queste cose.

Tecnica una, nessuna, centomila? Non saprei, credo dipenda da quel che si intende per tecnica. L'esempio grammaticale è quello più calzante: per me la terza persona singolare del presente del verbo avere è "HA" con una bella H davanti, si può anche non metterla, ma a scuola ti segnano l'errore con la matita blu (quella per gli errori gravissimi), agli esami ti bocciano e, se scrivi così in ambito lavorativo (laddove serva per lavoro scrivere atti o lettere, ad esempio), fai una figuraccia. Io non dico che vi sia un dogma intangibile, vivo nel mondo moderno e nella storia, ma credo che pure l'evoluzione fisiologica di qualsiasi concetto o pratica, mantenga delle regole identitarie. Nel canto, per intenderci, vi è qualcosa che distingue Joan Sutherland da Bruce Springsteen (entrambi miei miti assoluti): la tecnica. L'una è quella del canto lirico (voce impostata, appoggio, maschera, canto sul fiato etc...). L'altra è quella tipica della musica leggera. La prima è la base di tutta una serie di modalità espressive (stili, generi, modi esecutivi): per convenzione è detta "all'italiana". Ecco io credo che essa sia la grammatica fondamentale. Quando parlo di tecnica fondamentale, mi riferisco al solo canto lirico (e non al blues o al rock o ad altre espressioni: non ho mai pensato al canto come un blocco unico). Poi la tecnica si piega e si declina a diversi stili, generi, epoche. Basta padroneggiare la tecnica per cantare tutto, da Monteverdi a Henze? Certamente no! Ogni artista ha il suo repertorio e ha il suo percorso individuale nello studio, nella scelta, nell'attitudine (oltre alla naturale dotazione). Non pretendo ovviamente di convincere nessuno.
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"
Avatar utente
teo.emme
 
Messaggi: 883
Iscritto il: mar 06 apr 2010, 19:32
Località: Crema

Re: Rolando Villazon

Messaggioda Maugham » gio 14 ott 2010, 22:20

mattioli ha scritto:Eccelso Maugham,

il nostro comune amico Marazzi, uomo intelligentissimo ma fazioso, quindi pericolosissimo : Chessygrin :, le ha evidentemente trasmesso l'idea che io sia un supporter di Lissner e della Scala. Beh, non è così.


Non ho dubbi. Altrimenti, glielo garantisco, non sarei un suo attento lettore. Non perchè ce l'abbia con Lissner -che non conosco e che non ho mai visto di persona- quanto per una mia naturale avversione nei confronti dei "difensori a prescindere".
Lo ammetto; da uno dei più grandi manager operistici del mondo non mi aspettavo di certo che si mettesse a gemere sulla cattiveria del loggione o sulla riottosità degli artisti, ma che trovasse soluzioni. O forse sono solo io che, dopo l'alto medioevo mutiano, avevo sovraccaricato di aspettative una gestione che i suoi colleghi avevano conclamato come "l'era della svolta".
Nel dettaglio; le posso assicurare che Matteo non mi ha mai detto niente di simile nei suoi riguardi.
Tra l'altro sono sicuro che lei non sia un difensore di Lissner altrimenti non avrebbe mai scritto:

Però il tanto disprezzato Lissner ha aumentato del 50% la produttività della Scala (e queste non sono opinioni, ma numeri) con i conti, tagli permettendo, in pareggio, il che è la dimostrazione che con dei manager decenti i nostri teatri potrebbero funzionare meglio o almeno meno peggio.


Tutte le fondazioni liriche (ma anche quelle della prosa e dei musei) in quanto istituzioni di diritto privato hanno l'obbligo per legge della chiusura in pareggio.
Il punto è il "come" si chiude in pareggio. Di solito con enti pubblici o privati che ripianano i buchi di bilancio.
E' una storia vecchia (ormai non si scandalizza più nessuno) ed è per questo che le Fondazioni in materia di spettacolo (ci hanno fatto persino tesi di laurea) molto spesso sono state definite "finte" fondazioni. Una sorta di cammuffamento tutto italico dei vecchi enti lirici o dei teatri stabili.
Pertanto il pareggio di Lissner, sbandierato e raccolto dai media come motivo di vanto, in realtà è stato anch'esso frutto -come al teatrino di vattelapesca- di iniezioni salvifiche di danaro sia pubblico che privato.
Non a caso le affermazioni di Lissner sul pareggio scaligero (in quanto poste a base di una presunta corsia preferenziale che lo Stato dovrebbe riconoscere alla Scala) sono state immediatamente ridimensionate sul Giornale dello Spettacolo (organo dell'Agis) in un articolo a firma Riccardo Pastorello direttore del teatro Carcano di Milano (16 luglio) che riporto:
Le vicende delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche sono state, nell'ultimo decennio, un disastro sia dal punto di vista delle gestioni che del terrorismo sindacale, che ha avuto risvolti di vera e propria Vandea. E il più delle volte si sono risolte, nelle considerazioni che abbiamo condiviso ufficialmente, in sterili chiacchiere sulle eccellenze o in ambigue comunicazioni mediatiche. Un solo esempio: la Scala ha chiuso il 2009 in pareggio ma forse pochi sanno che anche quest'anno ha avuto una perdita ripianata a piè di lista da Comune di Milano, Camera di Commercio, Eni e Fondazione Cariplo per 3,2 milioni di euro (800.000 euro a testa). Ora ci ritroviamo a fare battaglie di retroguardia sul decreto Bondi.
Articolo che non mi risulta sia mai stato smentito. E vedremo come si chiuderà il 2010.
Vede, Mattioli che, a volte, non c'è poi tutta questa differenza tra opinioni e numeri. :D

E converrà con me che, per uno che fa il mio mestiere, scrivere ogni tanto su un forum equivale al tassista che nel tempo libero va a fare un bel giro... in macchina


Come la capisco! Io però, almeno, non faccio il tassista. E l'Opera per me è fortunatamente meraviglioso e risicato tempo libero. Anche se gli argomenti trattati su OD certe volte -ma Marazzi è sempre stato così?- sono più pesanti da gestire di una giornata di lavoro.

Ma poi scusi, perché non scrive lei, che scrive così bene?


Mmmm. mi perdoni, non ho capito cosa voleva dire.

Ossequiosità

WSM
Mae West: We're intellectual opposites.
Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
Avatar utente
Maugham
Site Admin
 
Messaggi: 1331
Iscritto il: gio 31 gen 2008, 19:04

Re: Rolando Villazon

Messaggioda Tucidide » gio 14 ott 2010, 23:08

teo.emme ha scritto:So bene di essere nella "tana del lupo"

Beh, io del lupo ho anche il nome: :mrgreen:
Immagine

L'esempio grammaticale è quello più calzante: per me la terza persona singolare del presente del verbo avere è "HA" con una bella H davanti, si può anche non metterla, ma a scuola ti segnano l'errore con la matita blu (quella per gli errori gravissimi), agli esami ti bocciano e, se scrivi così in ambito lavorativo (laddove serva per lavoro scrivere atti o lettere, ad esempio), fai una figuraccia.

Beh, l'esempio è, come dici, calzante. Nel caso specifico, però, non dimostra che certe regole siano fisse. :) Fino a qualche decennio fa si scriveva anche "à", e le norme grafiche sono soggette ad evoluzione. La scuola le ha, in un certo senso cristallizzate. Da quando lo scrivere bene è divenuto uno status symbol, certificando il livello di istruzione, l'ortografia si è standardizzata maggiormente. Fino a cent'anni fa non si faceva la figura degli analfabeti se si adottavano grafie e stilemi sintattici "eterodossi". E poi, come ho già detto altre volte, il linguaggio è una convenzione dove diventano concesse cose che prima non lo erano, ed altre, che prima erano diffuse, tendono a scomparire.

Per inciso, non vorrei che dal mio discorso si deducesse che io sostenga l'inanità dello studio serio e metodico del canto lirico, e sostenga l'anarchia e l'autodidattica.
Lo studio del canto è fondamentale, per imparare a conoscere senza rischi e false idee il proprio organo vocale. Poi, una volta presa dimestichezza, il cantante può prendersi qualche deroga. Un po' come con la macchina. A scuola guida ti insegnano a guidare in un certo modo, passamano, incrocio delle mani, mani a ore 9,15, scalare le marce, ecc.
Se si guida così, si guida bene, indubbiamente. Ma quanti guidano proprio così? :)
Io no! : Captain :
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
Avatar utente
Tucidide
 
Messaggi: 1699
Iscritto il: mar 02 ott 2007, 1:01
Località: Faenza

Re: Rolando Villazon

Messaggioda mattioli » ven 15 ott 2010, 1:57

Gentile Maugham,

attenzione, però: quando si parla di bilancio in pareggio, all'opera, s'intende proprio l'equilibrio fra le entrate e le uscite. Poi è ovvio che le entrate siano anche (ma alla Scala non soprattutto) soldi pubblici: l'opera, e duole dirlo a un superliberista come me, al cui confronto la Thatcher è una burocrate nordcoreana preposta al piano quinquennale, o è sovvenzionata o non si fa (anche dove si crede che sovvenzionata non sia, tipo gli Stati Uniti). L'intervento cui lei fa riferimento è servito a ripianare i tagli al Fus del 2009. Cioè: i soldi in meno che ci ha messo lo Stato li hanno messi il Comune e, vivaddio, tre sponsor privati. Per la Scala, alla fine, è proprio lo stesso (per il contribuente, invece, è forse meglio che li abbiano messi dei privati invece che il caro vecchio Pantalone).
Certo è più facile trovare sponsor se ti chiami Scala e stai a Milano che, poniamo, se sei il San Carlo e stai a Napoli. Ma lei saprà certamente:
- che l'Opera di Roma costa al contribuente (fondi statali, regionali e comunali) come la Scala e produce molto meno in termini quantitativi e, credo si possa dire, anche qualitativi;
- che nessuna Fondazione italiana ha un rapporto fra entrate pubbliche e autofinanziamento (botteghino più sponsor più diritti e pubblicità) virtuoso come la Scala, circa 60 a 40;
- che a Milano non si è ancora "rinviata" (che soave eufenismo) una produzione per mancanza di fondi come si è fatto in questi giorni all'Opera di Roma con "Adriana Lecouvreur"; che non si è ancora convocato il sovrintendente-direttore artistico per intimargli di far cantare solo i coristi del teatro, anche nelle parti solistiche e pure in quelle principali, perché tanto sono già stipendiati, com'è successo l'altro giorno a Cagliari; che non si è presentata una "stagione" con 25 recite d'opera come quella 2009-10 del San Carlo "risanato", con i dipendenti stipendiati, in pratica, per non lavorare.

Che quella di Lissner sia stata una svolta "a metà" sono il primo a dirlo. Se ricorda il Ventennio dell'one-man-show, però, penso che qualcosa sia cambiato. Sul fronte dei direttori credo che la battaglia sia vinta (guardi che nessun teatro d'opera al mondo ha sul podio tanti nomi e tanto "pesanti"), su quello delle regie la si sta combattendo, su quello delle voci credo pesino condizionamenti che ho cercato di illustrarle nel post precedente. E qui mi fermo perché altrimenti finisco per fare l'ufficio stampa della Scala, cosa che a) non m'interessa; b) sarebbe in ogni caso assai mal ripagata, visto che dalla Scala non ho mai avuto una marchetta che sia una, né il saggetto né la conferenzetta, ma anzi parecchi guai (non so se ricorda l'affare "Candide", peraltro gestito malissimo proprio da Lissner). E non le nascondo che mi fa anche molto piacere.

Per finire:
Una sorta di cammuffamento tutto italico dei vecchi enti lirici

No, i vecchi enti lirici erano molto meglio. La riforma Veltroni è stata un fiasco, adesso è chiaro. Ma almeno è la dimostrazione che per l'opera destra o sinistra pari sono e, in questo Paese, egualmente disastrose;

ma Marazzi è sempre stato così?

Sì, infatti l'ho sempre stimato parecchio, tanto che mi ha incuriosito questo forum perché vi spadroneggiava e pontificava da par suo;

Ma poi scusi, perché non scrive lei, che scrive così bene?
Mmmm. mi perdoni, non ho capito cosa voleva dire

Che io tutto sommato di queste cose scrivo quasi tutti i giorni sul mio giornale o sulle varie riviste, quindi sicuramente mi annoio e probabilmente annoio. Lei invece, mi creda, scrive davvero bene: lo faccia di più.

Ravviso nel suo ultimo post un je-ne-sais-quoi di piccato. Peccato (scusi il cretinissimo gioco di parole) e mi scusi, non volevo indisporla. Mi conservi la sua benevolenza, nell'ambiente ho già troppe persone che mi detestano.
Cordialità

AM
Twitter: @MattioliAlberto
mattioli
 
Messaggi: 1100
Iscritto il: mer 09 dic 2009, 19:09

Re: Rolando Villazon

Messaggioda pbagnoli » ven 15 ott 2010, 6:28

Posso suggerire di abolire il "lei" nelle conversazioni da forum? Mi sembra solo un formalismo che, tra l'altro, rende il discorso un po' pesante...
Che ne dite?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

PrecedenteProssimo

Torna a TENORI, CONTROTENORI

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite