Gentile Maugham,
attenzione, però: quando si parla di bilancio in pareggio, all'opera, s'intende proprio l'equilibrio fra le entrate e le uscite. Poi è ovvio che le entrate siano anche (ma alla Scala non soprattutto) soldi pubblici: l'opera, e duole dirlo a un superliberista come me, al cui confronto la Thatcher è una burocrate nordcoreana preposta al piano quinquennale, o è sovvenzionata o non si fa (anche dove si crede che sovvenzionata non sia, tipo gli Stati Uniti). L'intervento cui lei fa riferimento è servito a ripianare i tagli al Fus del 2009. Cioè: i soldi in meno che ci ha messo lo Stato li hanno messi il Comune e, vivaddio, tre sponsor privati. Per la Scala, alla fine, è proprio lo stesso (per il contribuente, invece, è forse meglio che li abbiano messi dei privati invece che il caro vecchio Pantalone).
Certo è più facile trovare sponsor se ti chiami Scala e stai a Milano che, poniamo, se sei il San Carlo e stai a Napoli. Ma lei saprà certamente:
- che l'Opera di Roma costa al contribuente (fondi statali, regionali e comunali) come la Scala e produce molto meno in termini quantitativi e, credo si possa dire, anche qualitativi;
- che nessuna Fondazione italiana ha un rapporto fra entrate pubbliche e autofinanziamento (botteghino più sponsor più diritti e pubblicità) virtuoso come la Scala, circa 60 a 40;
- che a Milano non si è ancora "rinviata" (che soave eufenismo) una produzione per mancanza di fondi come si è fatto in questi giorni all'Opera di Roma con "Adriana Lecouvreur"; che non si è ancora convocato il sovrintendente-direttore artistico per intimargli di far cantare solo i coristi del teatro, anche nelle parti solistiche e pure in quelle principali, perché tanto sono già stipendiati, com'è successo l'altro giorno a Cagliari; che non si è presentata una "stagione" con 25 recite d'opera come quella 2009-10 del San Carlo "risanato", con i dipendenti stipendiati, in pratica, per non lavorare.
Che quella di Lissner sia stata una svolta "a metà" sono il primo a dirlo. Se ricorda il Ventennio dell'one-man-show, però, penso che qualcosa sia cambiato. Sul fronte dei direttori credo che la battaglia sia vinta (guardi che nessun teatro d'opera al mondo ha sul podio tanti nomi e tanto "pesanti"), su quello delle regie la si sta combattendo, su quello delle voci credo pesino condizionamenti che ho cercato di illustrarle nel post precedente. E qui mi fermo perché altrimenti finisco per fare l'ufficio stampa della Scala, cosa che a) non m'interessa; b) sarebbe in ogni caso assai mal ripagata, visto che dalla Scala non ho mai avuto una marchetta che sia una, né il saggetto né la conferenzetta, ma anzi parecchi guai (non so se ricorda l'affare "Candide", peraltro gestito malissimo proprio da Lissner). E non le nascondo che mi fa anche molto piacere.
Per finire:
Una sorta di cammuffamento tutto italico dei vecchi enti lirici
No, i vecchi enti lirici erano molto meglio. La riforma Veltroni è stata un fiasco, adesso è chiaro. Ma almeno è la dimostrazione che per l'opera destra o sinistra pari sono e, in questo Paese, egualmente disastrose;
ma Marazzi è sempre stato così?
Sì, infatti l'ho sempre stimato parecchio, tanto che mi ha incuriosito questo forum perché vi spadroneggiava e pontificava da par suo;
Ma poi scusi, perché non scrive lei, che scrive così bene?
Mmmm. mi perdoni, non ho capito cosa voleva dire
Che io tutto sommato di queste cose scrivo quasi tutti i giorni sul mio giornale o sulle varie riviste, quindi sicuramente mi annoio e probabilmente annoio. Lei invece, mi creda, scrive davvero bene: lo faccia di più.
Ravviso nel suo ultimo post un je-ne-sais-quoi di piccato. Peccato (scusi il cretinissimo gioco di parole) e mi scusi, non volevo indisporla. Mi conservi la sua benevolenza, nell'ambiente ho già troppe persone che mi detestano.
Cordialità
AM