io parto dall'idea che un grande cantante debba essere un grande interprete, e non funziona il contrario
Saba, mi permetto... tu parti dall'idea che basta essere un cantante eccellente per essere un buon interprete, il che è diverso.
Per il resto non discuto i tuoi gusti, che ho ben chiari e che ormai potrei anche prevedere... rivendico il fatto che certi personaggi sono diventati dei BIG del canto anche con una tecnica molto personale, e c'è poco da fare. Questo vuol dire che c'è una parte del pubblico che fa scelte diverse, non per questo sono autolesionisti, o hanno un gusto peggiore.
Per quel che riguarda la Callas, si cominciò a "scassare" (in maniera più o meno percettibile) dal 1954, e non solo perchè dimagrì, ma perchè cambiò il suo modo di cantare (Gencer stessa cosa, Scotto stessa cosa). Il precipizio degli anni 60 fu certo dovuto a motivi personali, ma la Callas dal 54 al 59 ebbe tantissimi "problemini" che fino a quel momento non aveva mai avuto. L'elenco degli esempi sarebbe lungo. Anche io sono abbastanza preparato, avendo in pratica ogni registrazione (pirata e non) reperibile attualmente e avendole negli anni ascoltate e studiate con attenzione, e gli ascolti non mentono: scena della pazzia di Lucia 1953 e scena della pazzia 1959, confrontale. Sono sicuro che a te piacerà la prima, forma perfetta, tecnica e gusto. La seconda ha altre cose, dal mio punto di vista più importanti. Hai detto bene, "gusto", che è diverso da "interpretazione", il primo è un parametro generico applicabile a qualsiasi cosa e derivato da storia/cultura/insegnamento/ sensibilità, il secondo è un parametro specifico derivato dall'analisi del testo.
Dal 1958 (per quel che mi riguarda) la Callas firma: la sua Violetta definitiva in termini di personaggio (Londra), i suoi due recital più importanti (Mad Scenes e Verdi), la sua Gioconda migliore, una Lucia stupefacente per accuratezza del fraseggio, una Carmen rivoluzionaria e seminale, la sua Tosca più sfaccettata (quella live a Londra), una Medea umanamente straziante (Scala 61 - ben lontana dagli isterismi stregoneschi di inizio carriera) e persino una Norma (studio 1960) sicuramente non perfetta vocalmente come quella del 1954 ma con un approfondimento di gran lunga maggiore. L'interprete in questi casi, oggettivamente, ha decisamente battuto se stessa e le sue prove precedenti. La voce, oggettivamente, non è più quella di una volta. Sono due aspetti, e ti assicuro che la Callas è diventata storica per il primo, non certo perchè faceva il mi bemolle nelle giovanili Aide messicane o perchè alternava Turandot a Puritani. Sembra paradossale, ma basterebbe l'ascolto di QUELLE registrazioni che ho citato prima per dare alla Callas il posto che si merita nella storia del canto.
Ripeto non voglio convicerti che ho ragione, a te l'opera piace perchè ci sono "i bravi cantanti che cantano bene", viva iddio è un punto di vista. Ma non partire dal presupposto che sia il punto di vista migliore, che gli altri siano poco colti, poco coraggiosi o addirittura fanatici autolesionisti.
Di Stefano, l'uomo più fortunato che abbia mai ascoltato, senza tecnica sapete che fine ha fatto.
Altro assunto che non condivido, ovvero la longevità come valore assoluto. Chi canta fino a 70 anni vuol dire che ha una buona tecnica ERGO è un fuoriclasse.
Anche quelle sono scelte. Meglio un giorno da Callas o 100 da Tebaldi? meglio un giorno da Scotto o 100 da Freni? per fare certe cose devi forzare la voce, la natura, la tecnica... la voce si rovina è vero, è un prezzo da pagare SE lo vuoi fare. Se invece ti vuoi conservare devi fare scelte in altro senso, con la consapevolezza che certi traguardi non potrai raggiungerli. Non si può sempre avere la botte piena e la moglie ubriaca. Vero è che se ad alcuni basta la botte piena, saranno appagati pienamente da un buon canto. Ma siamo sicuri che l'opera sia questo e solo questo per tutti quanti?
Considera infine un altro aspetto: anche nell'opera ci sono "le mode".
Chiediti perchè il pubblico cominciò a preferire Di Stefano o Del Monaco al posto, che so io, di Filippeschi? (anni 50). Oppure Domingo o Carreras al posto di Savastano (anni 70). Chiediti perchè Bergonzi "esplode" solo alla fine degli anni 50, perchè Corelli (che già canta alla Scala con successo) vive il suo periodo d'oro sempre dalla fine dei 50 mentre Lo Forese non se lo c**a nessuno; o perchè il giovane Pavarotti è già in carriera nei 60 e incide con Karajan e la Sutherland, non a caso. Soprani: chiediti perchè la Norma della Cigna esce giusto l'anno del ritiro della Ponselle (1937). Chiediti perchè il trono scaligero della angelica Tebaldi comincia a vacillare all'arrivo di una cicciona greco-americana dalla voce assai meno gradevole (anni 50). Chiediti perchè alla Gencer non fanno incidere neanche un disco mentre Sutherland e Caballè ne fanno a valanga (anni 60). Chiediti perchè la Scotto, dopo 10 anni di onesto repertorio lirico-leggero, diventa leggendaria dagli anni 70, con una voce e un repertorio di gran lunga più avventuroso. Certo potrai trovare mille eccezioni, sono convinto, però certe tendenze secondo me sono abbastanza evidenti.
E arriviamo ad oggi:
Tucidide ha scritto:Bertarido ha scritto:questo tipo di tecnica serviva per esprimere ciò che era lo spirito del tempo; oggi la tecnica è cambiata per espriemere un universo espressivo totalemente differente e, lasciamelo dire, molto più variegato e interessante;
Al di là del giudizio di valore sugli universi espressivi presente e passato, mi pare che la tua analisi sia condivisibilissima.
Aggiungo, cosa già detta, che a volte mi vien il sospetto che sia il mondo di oggi, con i suoi valori o disvalori, i suoi sentimenti ed i suoi affetti, a piacere meno di quello passato ad alcuni. Di conseguenza, piace di meno anche l'arte (non solo lirica) che l'oggi esprime.
Non posso che quotare a mia volta. Il problema di fondo sta nell' "effetto nostalgia", che non riguarda solo l'opera lirica o l'arte in generale, ma la vita in tutti i suoi aspetti. L'idea di fondo che "si stava meglio prima" spesso ci impedisce di apprezzare il cambiamento, la novità, non solo, ci impedisce addirittura di comprenderlo e accettarlo. Ogni epoca ha vissuto le sue contraddizioni e le sue rivoluzioni. E ogni epoca, mi ripeto, ha avuto protagonisti e nostalgici. Certo che se si fosse rimasti ai cantanti di una volta non avremmo mai avuto la Leonora della Stemme, la Lucia della Dessay, il Conte Ory di Florez e il Josè di Kaufmann, anche quì vedete voi se purtroppo o per fortuna.