Giovedì, 18 Aprile 2024

Otello

Aggiunto il 02 Giugno, 2015


Giuseppe VERDI
OTELLO

• Otello JOSÉ LUCCIONI
• Desdemona RÉGINE CRESPIN
• Iago RENÉ BIANCO
• Cassio LOUIS RIALLAND
• Roderigo CAMILLE ROUQUETTY
• Lodovico PIERRE SAVIGNOL
• Montano ANDRÉ PHILIPPE
• Un araldo
• Emilia SIMONE COUDERC

Choeur del l’Opèra de Paris
Chorus Master: non indicato

Orchestre de l’Opèra de Paris
GEORGES SÉBASTIAN

Luogo e data di registrazione: Parigi, 7/10/1955
Ed. discografica: Malibran Music CDRG 186 {2CDS} (2006); Cantus Classics
Cantata in francese; il finale III è quello alternativo (quello sponsorizzato anche da Muti)

Note tecniche sulla registrazione: più che godibile

Presente su Spotify: sì (key words: “verdi luccioni”)

Pregi: anche in questo caso, il baritono è fantastico

Difetti: non insormontabili

Valutazione finale: images/giudizi/discreto-buono.png

Rispetto alla precedente incisione recensita, la selezione del 1948, questa registrazione dell’Otello di Luccioni si segnala per una migliore quadratura musicale, grazie a un’orchestra molto più pertinente e a una direzione più precisa che garantisce una maggiore attenzione ai cantanti, con particolare riferimento al protagonista. Ne deriva che l’Otello di Luccioni qui tramandato è molto meglio centrato vocalmente, decisamente più intonato e infinitamente più sobrio.
La voce è quella da Helden chiaro di cui abbiamo parlato già nella precedente recensione, e che si sposava come un guanto alla vocalità di Samson, ma qui suona decisamente meglio rispetto al 1948: la musicalità maggiormente evidenziata e il gusto più sorvegliato rendono l’operazione complessivamente più credibile, pur nonostante un sensibile calo di qualità degli acuti.
Se non arriva a configurarsi un Otello storico nel senso letterale del termine, è perché Luccioni sembra sempre un po’ superficiale e non dà mai veramente l’idea di crederci sino in fondo. Il tenore còrso passeggia abbastanza allegramente attraverso la parte, rifugiandosi in comodi stilemi espressivi senza sforzarsi di dire qualcosa di veramente originale. Gli acuti sono complessivamente ancora gradevoli; ma va detto che alcune note sono calanti e che non tutte le entrate sono precise e accurate.
È un peccato che non sia stato approfondito il coté espressivo, perché sarebbe stata la versione definitiva di questo personaggio; rimane comunque la considerazione che Otello può e deve essere realizzato al meglio delle sue possibilità con un tenore che canta in questo modo, con questo tipo di voce e con questa allure, che permette la gestione di tutte le difficoltà di secondo e terzo atto; altrimenti è impresa veramente complessa oltre che un grossolano mistake interpretativo.
Al suo fianco, una splendida Desdemona: Régine Crespin che, al momento di questo spettacolo, ha 28 anni e canta già come una veterana. Una Desdemona abbastanza angelicata come da tradizione, ma non lobotomizzata e di notevole presenza. La voce è meravigliosa e splendidamente emessa, con un quarto atto da manuale. È invece singolare notare che nel duetto del primo atto affiorano difficoltà significative, che avvalorerebbero l’idea che quella della Crespin in realtà fosse più l’organizzazione di un mezzosoprano chiaro e acuto (come ha sempre sostenuto il nostro Matteo Marazzi). Ma, detto questo, il Salice e l’Ave Maria sono fra i più belli che si siano mai sentiti, grazie a un legato strumentale di altissima scuola, un’intonazione cristallina e una partecipazione emotiva che lascia ancora oggi senza fiato. Prova meravigliosa.
Ma meglio ancora, anzi, infinitamente meglio è il grandissimo René Bianco, la vera ragione per conoscere questa registrazione.
Baritono di voce chiarissima, quasi tenorile, eppure morbida, duttile, luminosa; canta la sua parte con una souplesse che sarebbe da tenere presente sempre per tutti coloro che approcciano Jago. In anni in cui questa parte in Italia veniva affrontata dagli eredi di Titta Ruffo che la buttavano sul trucibaldo (Tito Gobbi in primis, ma non solo: e ci sarebbe da chiedere come Otello, pur rimbambito, potesse credere a un demonio carogna, bieco e vigliacco), Bianco recupera la lezione di Maurel e riporta il personaggio nei binari immaginati non solo da Verdi e Boito, ma addirittura Shakespeare. Tutta la parte è posta da Bianco nei ristretti ambiti del capolavoro esecutivo, a partire dai couplets affrontati con baldanza e bonomia, oltre che con voce assolutamente perfetta. Eccezionale il Credo, mai sentito così sorridente e, proprio per questo, terrificante nei suoi contrasti fra l’orchestra tumultuosa e i ricami vocali del baritono che, all’occorrenza, tira fuori un tono livido da paura. Favoloso anche il Sogno, trapuntato sull’alito di una mezzavoce continua, timbratissima, leggera: la vera voce verdiana, senza se e senza ma. A tale proposito suggerisco anche di sentire gli estratti di Rigoletto, sempre in francese (e anch’essi disponibili su Spotify), giusto per capire a quanto possa essere arrivata la mistificazione legata ai ruoli verdiani in chiave di fa, quanto meno in Italia: Bianco è in tutto e per tutto il paradigma del vero baritono verdiano.
Comprimari assolutamente all’altezza del tutto.
Qualche taglio qua e là non inficia la tenuta complessiva di una bella direzione che non rivoluziona la storia esecutiva di questo capolavoro, ma che fa il meglio con la materia umana a disposizione. Avrei invece da eccepire su questo benedetto finale III così massacrato dai vari esecutori: c’è chi lo taglia (inspiegabilmente), o chi ne sceglie una versione alternativa, mentre invece sarebbe perfetto nell’integrità della versione definitiva licenziata da Verdi.
Complessivamente una registrazione da conoscere soprattutto per il baritono, ma non solo: la Crespin è un babà e Luccioni, nonostante alcuni problemi di emissione, riporta la vocalità di Otello nel suo giusto alveo.
Pietro Bagnoli

Categoria: Dischi

 

Chi siamo

Questo sito si propone l'ambizioso e difficile compito di catalogare le registrazioni operistiche ufficiali integrali disponibili sul mercato, di studio o dal vivo, cercando di analizzarle e di fornirne un giudizio critico utile ad una comprensione non sempre agevole.