Otello
Aggiunto il 23 Maggio, 2015
Più che dimenticabile questa bizzarra selezione di Otello che presenta primo e secondo atto, tagliati in modo piuttosto garibaldino, e la scena finale del quarto atto.
Per di più: cantano tutti in francese eccetto la Vitale – che canta, anzi bercia ignobilmente in italiano – e lo stesso Luccioni che, quando duetta con Desdemona, canta in italiano.
Pasticcio quindi messo lì verosimilmente per glorificare la bravura del tenore còrso José Luccioni che proponeva un modello esecutivo analogo a quello che abbiamo già visto a proposito di Set Svanholm: voce da Heldentenor acuta, estesa, molto lucente, non priva di una certa polpa e spessore.
Quello che manca, quanto meno all’ascolto di questi due dischi piuttosto striminziti, è la musicalità (il tenore stona con una certa qual frequenza), la precisione negli attacchi e un approfondimento interpretativo che viene completamente accantonato a fronte della bellezza davvero lucente del mezzo vocale.
Il gusto, inoltre, è davvero perfido: il “Niun mi tema” è affetto da un numero esagerato di singhiozzi, oltre a un rantolo finale da fare invidia a Beniamino Gigli.
Quindi, quello che conta veramente in una performance del genere, è la voce che riesce a essere eroica, e talvolta dolce e carezzevole, senza bisogno di ricorrere a colori foschi e affondi terrificanti
Ecco il parere di Ralph V. Lucano, AMERICAN RECORD GUIDE "A heroic tenor with strong lyric instincts, [Luccioni] had a brilliant, trumpety voice, forwardly produced, tightly focused, and apparently tireless. The words are perfectly clear, and Luccioni, not given to much nuance, pretty much lets them speak for themselves.”
Prova interessante, quindi, ma non del tutto risolta, anche per la mancanza di tutto quanto il terzo atto, perdita che impedisce una valutazione completa.
La vera stella di questi dischi è quindi il baritono Charles Cambon, che propone uno Iago sorridente e sornione in un periodo in cui i suoi colleghi italiani facevano la gara a chi si rivestiva maggiormente di cattiveria, perdendo ovviamente in credibilità.
Il sito Norbeck, Peters e Ford riporta, a tale proposito, le seguenti affermazioni: “…by 1930 Cambon was singing major rôles [at l’Opéra]. From that time until 1953 he was arguably the dominant French baritone of his time, singing all the larger Heldenbaritone rôles….He sang Oreste in the Paris première of ELEKTRA (1932) and was also in the Paris première of TURANDOT in 1928. In 1936 he sang in the première of Enescu’s Oedipe”.
Eccellente in tutta la parte, Cambon si ritaglia una performance di altissimo profilo che ancora oggi regge alla prova del tempo: il “Credo” è sorridente, sorvegliatissimo e minaccioso; il “Sogno” è cantato su un filo di voce timbratissimo. Una prova davvero maiuscola.
Pessima invece Maria (Giovanna) Vitale che, messa lì quale unica rappresentante italiana, la butta sul matronale, cantando tutto in forte e dimostrando quanto si possa far male anche in una parte come questa e soprattutto come si cantasse mediamente male Verdi in Italia, comunque peggio rispetto al resto del mondo.
Il resto del cast non fa testo e la direzione è di basso profilo
Pietro Bagnoli