Suor Angelica
Aggiunto il 14 Maggio, 2015
Registrare la Suor Angelica è una impresa più difficoltosa di quanto sembri. Oltre ad una protagonista credibile – senza la quale il tutto non avrebbe senso – serve un direttore in grado di districarsi nel difficile stile di questa opera e soprattutto uno stuolo di suorine dalla perfetta articolazione della parola italiana. Gran parte delle edizioni discografiche – a fronte di protagoniste e direttori anche eccellenti - cadono proprio su questo ultimo punto, purtroppo così fondamentale alle nostre orecchie. Non fa eccezione questa edizione, peraltro davvero splendida ma afflitta da suorine dal canto così duro, dal suono male articolato e davvero sgradevole, per non parlare poi della pronuncia un po’ arcaica.
Peccato, davvero perché Kristine Opolais si conferma ancora una volta una grandissima cantante pucciniana. Il timbro ricco di ombreggiature e screziato da colori perlacei bellissimi è ideale per il ruolo. La dizione è curatissima, così come l’interpretazione giocata sempre sull’equilibrio sottile tra drammaticità e melanconia, senza mai calcare né l’uno né l’altro versante.
“I desideri son come fiori….” si apre come uno squarcio di luce meraviglioso. Suor Angelica si presenta a noi illuminata da un raggio di serenità, forse solo apparente, ma reso con una pulizia di suono incredibile. Bellissimo il tono pudico, quasi vergognoso, con cui risponde alla domanda di Suor Genoveffa “avete desideri”. Quell’”io no, sorella mia” così composto, così distaccato rende meravigliosamente il senso immediato dell’infelicità di Angelica, costretta a mentire alle suorine.
L’esaltazione dell’arrivo di qualcuno in parlatorio è composta ma giustamente ansiosa e Suor Angelica si avvia al colloquio con un filo di voce, un misto di paura e felicità commoventi.
Lioba Braun è una ottima zia Principessa: superba, inesorabile (sì, davvero) ma mai esagitata, caricata, sopra le righe. Quante zie travestite da Baba Yaga abbiamo ascoltato in questo ruolo: invece la Braun risulta autorevole, senza mai apparire autoritaria. Inquietante senza essere spaventosa. Un eccellente approccio al ruolo sostenuto da una voce ferma, salda, profonda e soprattutto da un gusto impeccabile.
La Opolais nel colloquio con la zia raggiunge il vertice più alto della carriera: trasformandosi nota dopo nota, non è più Suor Angelica, è donna, è madre, è madre disperata. L’esito del successivo “senza mamma” è quasi scontato dopo quanto abbiamo ascoltato prima. Il sottile filo di voce che ne fa da incipit è poi sostenuto durante tutta l’aria. Suoni liquidi e galleggianti perfettamente emessi e interpretazione da brividi. Mi piace voler credere che la bella lettone abbia interpretato quest’aria come dichiarazione del sublime amore materno alla piccola Adriana Anna, che sarebbe nata qualche mese dopo.
Travolgente il finale, nel quale la Opolais si “inventa” un timbro più verista, più drammatico ma sempre di eccellente gusto. La commozione (sua e nostra) è davvero estrema fino alle ultime note sublimi: gli estremi acuti si nascondono in verità dietro agli archi magistralmente tenuti vibranti ma è davvero un difetto da microscopio.
Brave sia la Serdyuk (che vocione) sia la Erdmann (la Marzelline dell’ultimo Fidelio scaligero). Discrete ma non di più le altre, con il grave difetto di cui ho parlato prima.
Andris Nelsons sente quest’opera in modo davvero particolare dividendola in due tronconi dalla cesura netta. La prima parte raffinatissima nella quale gioca con le sottigliezze degli strumenti adattandoli ad ogni suora, dipingendo l’atmosfera impressionista del convento.
All’arrivo della zia, sottolineato enfaticamente da un superbo rallentando, il colore orchestrale cambia improvvisamente: l’opera diventa dramma, e l’accompagnamento delle prime note dopo “Il principe gualtiero….” ci fa capire che il destino di Angelica è segnato.
Straordinario poi Nelsons nel sostegno alla compagna durante l’aria e nel finale impetuoso, soggiogante: davvero una bella prova.
Il cd contiene anche l’esecuzione del Preludio Sinfonico in La di Puccini, opera nella quale sentiamo già i richiami dei futuri Edgar e Le Villi.
Buona la prova dell’orchestra che segue le indicazioni di Nelsons con estrema correttezza e precisione.
Dai cori mi sarei aspettato un suono più morbido anche se la prova è da considerare estremamente corretta.
In conclusione una prova maiuscola della Opolais che si dimostra eccellente pucciniana (in Verdi credo ci sia ancora da lavorare molto) e che si pone prepotentemente come uno dei punti di riferimento del ruolo.
Docflipperino