Venerdì, 19 Aprile 2024

Fidelio

Aggiunto il 17 Dicembre, 2014



Ludwig van Beethoven
FIDELIO

Personaggi e interpreti:
• Leonore GWYNETH JONES
• Florestan JAMES KING
• Rocco FRANZ CRASS
• Don Pizarro THEO ADAM
• Don Fernando MARTTI TALVELA
• Marzelline EDITH MATHIS
• Jaquino PETER SCHREIER

Rundfunkchor Leipzig (Chorus Master: Horst Neumann)
Chor der Staatsoper Dresden (Chorus Master: Gerhart Wüstner)

Staatskapelle Dresden
KARL BÖHM

Data e luogo di registrazione: 3/1969, Dresden, Lukaskirche
Edizione discografica: DGG, 2 CD

Note tecniche: registrazione tecnicamente adeguata
Pro: direzione, orchestra, coro, protagonista
Contro: non significative
Valutazione complessiva: images/giudizi/ottimo.png

Karl Böhm è stato sempre definito – con un certo puzzolente snobismo – un eccellente Kapellmeister, come a dire un serio ed affidabile esecutore, paludato custode della tradizione tedesca, privo di fantasia; un maestro in grado di garantire in ogni serata prestazioni impeccabili ma mai memorabili. In parte, ma solo in parte, questa definizione può essere vera, solo se applicata ad un repertorio più estraneo al direttore di Graz. Quando Böhm affronta i suoi adorati Beethoven, Brahms, Schubert, Strauss e Berg, alla tradizione e alla affidabilità si affiancano amore, calore, fantasia: il tutto tenuto insieme da un ritmo teatrale che punta dritto al “traguardo” senza perdersi in circonvoluzioni culturaii tanto intelligenti, quanto poco utili all’esecuzione.

La frequentazione con Fidelio parte da lontano e varie sono le testimonianze discografiche. Partendo dal 1943, fino alle famose recite del 1955 per la riapertura del Teatro dell’Opera di Vienna, Böhm ha sempre avuto un rapporto privilegiato con quest’opera in molti teatri del mondo (Berlino, Salisburgo, Buenos Aires, La Scala). Questa registrazione “ufficiale” risale al 1969. Lo accompagna l’orchestra forse più amata, l’orchestra straussiana per eccellenza di cui Böhm, straussiano eccelso e forse inarrivabile, fu direttore stabile prima della guerra.

Un critico ha scritto: “qualunque cosa pensiate di Böhm, non saprete nulla di lui fino a quando non avrete ascoltato questo Fidelio”. E sono d’accordissimo. Il vero “eroe” di questa sublime registrazione è il direttore austriaco. Certo, siamo in un mondo diverso da quello di Harnoncourt, siamo nel 1969, Fidelio è l’opera romantica per eccellenza, ma se si “sposa” questa visione questo è uno dei Fidelio di riferimento, una di quelle registrazioni che oggi definiremmo un classico.

Böhm opta per un suono sontuoso ma mai fine a se stesso. Non c’è edonismo in queste sonorità ma semplicemente una aderenza alla scrittura beethoveniana che guarda a Wagner come era uso a quel tempo ma anche a Mozart. La sua quindi non è una visione iperdrammatica, i contrasti non sono così accentuati, il “racconto” scorre fluido, lucido, senza colpi di scena ma con un mirabile equilibrio di forme e un grande senso del teatro. Dire che ottoni e legni della Staatskapelle siano eccezionali è una ovvietà persino banale, qui però siamo vicino alla perfezione assoluta.

Gwyneth Jones è una Leonora praticamente perfetta, sposando in un'unica voce le due caratteristiche richieste: potenza e impeto wagneriani uniti a una dolcezza che in precedenza si erano sentiti raramente. In questo senso una Leonore modernissima. Non mancano alcuni problemi vocali negli estremi acuti ma l’interprete è appassionata, innamorata, vera donna.
James King è su un livello inferiore: la voce è bella e regge bene l’aria – anche grazie ad un accompagnamento a dire poco eccezionale - ma nulla di più.
Mi chiedo chi meglio di Theo Adam avrebbe potuto interpretare Pizarro, espressione perfetta del potere cattivo, quel potere con cui i “piccoli uomini” dominano il popolo ma spariscono davanti a chi è più potente di loro.
E Martti Talvela, Don Fernando, potente lo è davvero, sia interpretativamente che vocalmente. Il suono è una colonna travolgente e il personaggio imprime la sua firma nella sua pur breve parte.
Peter Schreier è un buon Joaquino, peccato abbia poi affrontato altri ruoli decisamente troppo impervi. Brava e luminosa Edith Mathis mentre il Rocco di Crass è uno splendido e affettuoso padre.

Böhm interpola la Leonora III dopo il duetto. Non piacerà ai puristi ma eseguita così è una gemma da ascoltare all’infinito.
Eccezionali i due cori chiamati per l’occasione, il Rundfunkchor Leipzig e il coro dell’Opera di Stato di Dresda. Insieme a loro Böhm compone il suo vero capolavoro nel finale dell’opera.

In conclusione un Fidelio nel solco della grande tradizione con un timido sguardo in avanti. Imperdibile per la direzione, la protagonista e l’orchestra. A mio avviso, tra tantissime versioni disponibili, il Fidelio da portare nell'isola deserta.

Docflipperino

 

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