Venerdì, 26 Aprile 2024

Aida

Aggiunto il 08 Gennaio, 2011


Giuseppe VERDI
AIDA

• Aida GABRIELLA TUCCI
• Radames GASTONE LIMARILLI
• Amneris ADRIANA LAZZARINI
• Amonasro GIANGIACOMO GUELFI
• Ramfis GIUSEPPE MODESTI
• Il Re PAOLO DARI
• Il Messaggero TOMMASO FRASCATI
• Una Sacerdotessa DORA CARRAL



Coro della RAI di Roma
Chorus Master: Nino Antonellini

Orchestra della RAI di Roma
ARTURO BASILE

Luogo e data di registrazione: Roma, RAI, 30 settembre 1960
Ed. discografica: Walhall, 2 CD economici

Note tecniche sulla registrazione: buon suono

Pregi: Tucci e funzionalità della direzione

Difetti: il resto del cast

Valutazione finale: images/giudizi/sufficiente.png

Era da tempo che non ascoltavo un’Aida “made in Italy” e la recentissima uscita di quest’edizione vecchia di 50 anni me ne dà l’occasione offrendo anche la possibilità di conoscere certa prassi esecutiva tipica degli anni ’60. Diciamo subito qualche nota sulla ripresa audio che è ottima, non ci sono rumori e tutto sembra essere registrato in uno spazio vuoto. Le voci hanno tutte un buon risalto nel bene come nel male e la direzione, almeno sul piano dell’ascolto, non soffre distorsioni. Meno curato appare il fascicolo che accompagna il cofanetto limitato alla sola ripartizione dei tracks. Però in copertina abbiamo una godibile foto della Tucci che bella era davvero e qui una foggia esotica ne valorizza i lineamenti.
L’edizione aduna alcuni fra i più famosi nomi del tempo a cominciare proprio dalla Tucci che di Aida aveva fatto uno dei suoi ruoli favoriti (ed esistono anche altre testimoniane ‘live’in disco e video) e condotti da un direttore della buona scuola non eccelso, forse, ma affidabile. Ed in effetti quanto si sente da questi dischi è un monumento all’espressività italiana nel repertorio di casa nostra in cui il gusto verista solo raramente fa capolino rispetto a quanto si poteva ascoltare venti o trent’anni prima.
Aida è un’opera complessa non soltanto per la strumentazione (da non restringere alle scene fastose, ma a quelle più intimistiche che musicalmente, a mio avviso, sono le più belle) ma anche per la definizione dei ruoli e della situazione di incomunicabilità reciproca che i personaggi vivono sotto il manto di una spettacolarità e populismo sui quali forse si insiste troppo. Questa edizione si pone in una posizione singolare specie per la direzione che rifiuta il kolossal, ma che non riesce neppure a trovare finezze particolari nelle scene più raccolte, né a sottolineare l’incomunicabilità di cui sopra si parlava. Ne emerge una narrazione definibile come ‘garbata’ dove se, da un lato, ci vengono risparmiate le tonnellate di suono del Trionfo e del Giudizio (quest’ultimo davvero piuttosto smorto), non troviamo neppure ben nitida quell’aura di esotismo che certe scene devono sprigionare. Mi riferisco soprattutto al duetto “Pur ti riveggo..” e ciò anche per l’incapacità del tenore di essere meno monotono e prosaico. C’è la Tucci che si sforza di colorire, ma la cantante romana – pregevole in altre esecuzioni – appare qui meno curata e rifinita del solito e, ad esempio, i suoi “Cieli azzurri” vengono privati delle finezze e sfumature (compreso il do in pp.) che a questo soprano riuscivano molto bene e che in quest’edizione appaiono solo qua e là. Senza contare poi che alcuni suoni in zona acuta non sono esenti da forzature. Prestazione gradevole ma nulla più, sulla quale torneremo più avanti. Il coro RAI è efficiente e questo basta a garantire la riuscita delle scene di massa. Il cast nella sua globalità presenta più ombre che luci e questo non può far che retrocedere l’edizione ad un livello abbastanza basso nell’ambito della folta discografia di quest’opera. Peccato, perché se abbiamo una buona protagonista i suoi colleghi non sono certo del pari per espressività, canto ed interpretazione.
La Tucci dicevo sfoggia una voce ragguardevole, lucente e limpida che dà rilievo notevole al personaggio della principessa-schiava degli Egizi. La delusione però proviene dal fatto che la cantante romana non è qui prodiga di quelle finezze che la vedevano interessante interprete. Accanto a lei la Lazzarini che non ha certo modi e piglio principesco da offrire ad Amneris, a ciò si aggiunge una vocalità tutt’altro che irreprensibile che sfoggia attacchi a volte stiracchiati e nei momenti di maggior concitazione, quando il personaggio deve fare la ‘voce grossa’ le oscillazioni in alto sono evidenti. Resta certa robustezza al centro, ma la complessa personalità di Amneris latita. Limarilli – molto presente all’epoca in diverse produzioni verdiane – ci offre un Radames molto esteriore e generico, giovanile sì ma come può esserlo un liceale alla maturità superata neppure col massimo dei voti. Vocalmente le aperture di suono sono evidenti onde conferire certa baldanza al personaggio, ma sono sgradevoli a sentirsi. Davvero molto lamentoso il tono delle prime frasi della scena della tomba (“La fatal pietra…” e quel che segue). Manca l’epicità del personaggio e di scavo della parola neppure l’ombra. Gradasso e ringhioso è Guelfi che sfoggia voce molto robusta usata senza risparmio nel sottolineare la protervia di Amonasro, ma ciò non va sempre a buon fine perché, ad esempio, la frase del duetto con Aida “Non sei mia figlia. Dei faraoni sei la schiava” rivela non poca fibrosità e sgradevolezza. Manca anche l’espressione supplice in “Ma tu, re, tu signore potente” nel II atto. C’è da notare che Amonasro è un personaggio sovente ridotto al cattivone e selvaggio di turno senza ricordarsi che porta con sé certa regalità e furbizia di fondo che non possono essere risolte solo con bieca monotonia.
Modesti (‘promosso’ al rango di Ramfis rispetto all’edizione Callas-Serafin, dove era Re) è un capo poco carismatico e con poca efferatezza che la parte richiede. È corretto, non fa brutture ma non è un Ramfis gigante. Men che meno è Dari che, nel timbro e nell’espressione, sembra imitare Christoff, ma è un ‘Christoff dei poveretti’ in quanto manca di quella grandezza che il basso bulgaro, discutibile quanto si vuole nel repertorio italiano, non risparmiava in termini di regalità e cipiglio.
Poco da dire infine sulla Carral e su Frascati che assolvono con diligenza il loro compito. Edizione tutto sommato tra il modesto ed il mediocre. Appena due anni dopo, sempre a Roma, Solti, la Price e Vickers con i complessi del Teatro dell’Opera allestiranno ben altra …. musica….
Luca Di Girolamo

Categoria: Dischi

 

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