pbagnoli ha scritto:Non seguo molto la carriera di Alvarez, ma so che canta un po' dovunque: oltre che nei luoghi che hai citato, per esempio anche a Londra.
Questo posso testimoniarlo anche io.
Portai alcuni soci Wanderer, alcuni anni fa, a sentire un Ballo in Maschera a Londra.
Il teatro gli riservò un vero e proprio trionfo, non minore di quello riservato ad altri gloriosi debuttanti, in quell'occasione, quali la Mattila e Hampson.
In trasferta con noi, per la prima e unica volta, venne anche un signore di una certa età di Ferrara, un calzolaio simpaticissimo, di quelli che passavano per grandi esperti (e lo erano, ai loro anni). Io ho sempre avuto una grande stima e persino affetto per questi vecchi appassionati che, quando ero ragazzo, mi parlavano di Merli e Schipa e per i quali Di Stefano e Del Monaco erano ancora l'attualità (sto parlando degli anni '80).
Mi sorprendeva il fatto che, nonostante la scolarizzazione modesta e le origini semplici, conoscessero a memoria i cervellotici libretti di mezzo repertorio italiano, che potessero cantare il Trovatore o lo Chénier nota per nota, che riempissero la casa di centinaia di cassette con improbabili registrazioni ricavate dalla radio o da teatro. Restavo allibito quando mi raccontavano che a diciassette anni partivano in bicicletta dalla bassa ferrarese per raggiungere l'Arena di Verona. Mi faceva impazzire che nonostante i dieci lustri di differenza, potessimo paralare la stessa lingua e condividere l'entusiasmo per lo stesso Verdi (quando a nove anni mi bastava l'ingenua fanfara omofonica che apre il Trovatore per rabbrividire).
Bene, questi grandi vecchi melomani quando erano giovani (e i dischi costavano moltissimo, gli spostamenti per teatri avventurosi, la radio costringeva ad ascolti laboriosi e nottambuli) avevano compiuto sforzi grandiosi per assecondare la loro passione, stare al passo con il gusto, confrontarsi con gli altri appassionati. E' solo invecchiando che si sono seduti.
A quel Ballo, il calzolaio scosse amaramente la testa sulla Mattila e su Hampson (che invece furono favolosi) e si commosse fino alle lacrime con Alvarez, che invece fu uno scandalo di singhiozzi ed effettacci.
Eppure sono certo che se avesse sentito un Alvarez negli anni '30-40 (ossia un passatista in stile Stagno o De Lucia, che coltivava la pigrizia del pubblico con gesti scontati e banalità a effetto) l'avrebbe censurato.
Io credo che quando Pietro parla di "provincialismo" intenda una forma perversa o senile di pigrizia, da parte del pubblico e anche degli artisti.
Il calzolaio a cui si inumidiscono gli occhi ascoltando Alvarez mi sembrava come uno che abbia studiato l'inglese cinquant'anni fa a scuola e mai più praticato.
Oggi, quando va al cinema a vedere un film in lingua, non capisce nulla. E invece di prendersela col fatto che è rimasto indietro, lancia strali sulla degenerazione dei tempi, che hanno corrotto persino l'inglese.
E se al cinema si imbatte in un attore modesto e insignificante che però "pappagalla" Lawrence Olivier, allore si commuove.
Niente di male se fosse una commozione "artistica" (che sarebbe comunque meritoria); il fatto è che solo una commozione "nostalgica".
Un tornare a quando era ragazzo e la vita era solare. Quando cavalcava il proprio tempo e non era rimasto in fondo.
Alvarez è un tenore che si rivolge proprio a chi è rimasto indietro, ai pigri, a coloro che non riescono o non vogliono stare al passo con i tempi.
Per farlo non può dar fondo agli stimoli del nostro tempo (come fanno i veri artisti) ma deve studiare le formulette del passato e scopiazzarle pedissequamente.
La sua arte non è creazione, ma imitazione.
Facile e terribilmente nociva.
Hai ragione, Tuc, se affermi che anche il pubblico di Alvarez esiste e ha diritto anch'esso ai suoi beniamini.
Ma è anche vero che la pigrizia quando c'è va riconosciuta, denunciata e stigmatizzata come qualcosa che non porta a nulla.
Non concordi?
Salutoni,
Mat