Ho letto un po' gli ultimi commenti riguardo le pubblicazioni discografiche di quest'opera, e su alcune cose non sono esattamente daccordo. Carmen forse rappresenta l'opera col più alto rapporto tra incisioni effettuate e incisioni davvero riuscite. Mai come in quest'opera ci sono stati travisamenti e catastrofi, di interpreti e direttori, complice un soggetto complesso inserito in un contesto scenico-musicale tutto sommato di facile presa che trae in inganno, prima ancora del pubblico, gli interpreti stessi. A parte la Ewing con Haitink e più di recente la von Otter dal vivo (lei fascino gelido, voce piccola e davvero poco suadente -si direbbe l'anti-Carmen per antonomasia- dice davvero la sua con sforzo assai innaturale ma, miracolosamente, con risultato più credibile dei calienti e generosi mezzosoprani tradizionalmente avvezzi a questo repertorio), la povera Carmen è stata spesso ridotta al fumetto di se stessa, ove sono state esagerate ora alcune parti ora altre, un po' come un ritratto sta ad una caricatura.
Non conosco l'incisione del 50 citata da Enrico; mi fido di quello che dice anche se, si deve ammettere, che la vera emancipazione dell'opera sul mercato discografico internazionale arriva proprio con Karajan. Che tra l'altro sceglie la via più facile nonchè la sua via consueta, ovvero quella della "raffinazione" e successiva "colorazione". Karajan andava ghiotto di atmosfere esotiche, perchè ci poteva andar giù pesante con la sua tavolozza sortendo, non c'è che dire, lo stupore dell'ascoltatore. Talvolta questo suo modo di lavorare si rivelava assolutamente adatto (vedi la surreale Cina di Turandot), talvolta poteva essere semplicemente funzionale all'atmosfera della scena (l'Africa tinte pastello di Aida o la Spagna gotica del Trovatore), talvolta però risultava eccessivamente riduttivo e banalizzante in opere (come questa o Butterfly) dove il profumo esotico, da essere contorno di una complessa e violenta vicenda psicologica, diveniva indebitamente protagonista, annacquando il risultato. La sua è quindi una bella Carmen da ascoltare, molto molto digeribile ma assai poco interessante. E se proprio ci piace il genere, meglio buttarsi sulla colonna sonora del film con protagonisti (Bumbry e Vickers) assai più arguti della scialba Price e del lagnoso Corelli (due grandissimi ma non certo quì).
Non conosco neanche la Carmen di Shippers con la Resnik (e Del Monaco... e la Sutherland
) mentre conosco bene (ovviamente) la Carmen della Callas. Lei è la prima della discografia a seminare qualcosa di nuovo. Una Carmen disillusa, oscura, scostante e terribilmente magnetica, ma anche vittima di se stessa e del suo destino; Carmen DEVE essere così per non rimanere schiacciata, questa è la mia sensazione. Non so chi su questo forum la citava in relazione al destino, ebbene la Maria donna era profondamente fatalista e, quasi facendo il negativo di se stessa, centra quantomeno quest'aspetto del personaggio. Lei disse, in merito a Carmen, qualcosa del tipo: "E' lontana dalla mia sensibilità, lei prende gli uomini, li usa e li getta...", lei invece era in qualche modo succube di quelle passioni infantili o carnali che fossero e, nella mia fantasia, penso che la Callas donna abbia provato un po' di invidia per il personaggio Carmen così antitetico nel modo di reagire ma con il quale condivideva solitudine e fragilità. Gedda è abbastanza all'altezza devo dire, certo Pretre è il solito facilone...
Seguono la suddetta Carmen Bumbry-Vickers e una serie di esperimenti più o meno bislacchi (Horne
Moffo
) tra i quali merita menzione almeno la Crespin. Conosco poco la Crespin, ammetto, forse perchè conosco poco il repertorio franco-tedesco che era in definitiva il suo territorio d'elezione. Non riesco bene a collocare quindi questa lettura che a tratti mi pare piatta e priva di mordente a tratti invece terribilmente ipnotica e quasi più umana di certe panterone dalla sensualità a tinte forti. Vero è che con la Troyanos torniamo nella sensualità più generica. Voce scurissima e ben emessa, affascinante, ma non riesco a trovarci altro. Sembra che in alcuni momenti si sforzi di dire qualcosa in più, ma cosa poi?! E dire che la Troyanos mi piace molto tanto in Capuleti e Montecchi quanto in West side story. Solti è esplosivo come sempre, ed è uno dei pochi che tenta di unire i ventagli e le nacchere al vero senso del dramma, Domingo è coinvolgente e generoso come sempre.
Quindi arriva la Berganza con Abbado. La Berganza è fin troppo "brava", quantomeno nel canto. Ha ragione chi dice che la sua Carmen è quella cantata meglio in assoluto, lei forte di una tecnica superlativa. Ma come personaggio non ci siamo proprio. La sigaraia un po' bandita un po' troia, arrogante e sfacciatamente sensuale, condannata ad una vita randagia ma sempre ferma, libera per scelta ma sola per destino, ragazzina incoscente e donna consumata ecc. ecc. niente di tutto questo emerge. La Berganza fa una Carmen sorridente e velatamente maliziosa. Ha ragione chi dice che la sua Carmen è sensuale, ma trattasi della sensualità di Rosina. In un personaggio e in un contesto come quello, l'ironia e la misura della Berganza, il suo essere implicitamente maliziosi, erano semplicemente perfetti. Quì si perde tutta l'urgenza, la violenza, le contraddizioni del personaggio. La Ewing sarà perfetta o quasi in questo senso e di contro, in maniera molto prevedibile, fallirà miseramente nel tratteggiare la sua coeva Rosina che, aldilà delle carenze tecnico-vocali, risulta isterica, macchiettistica, eccessiva e assai poco credibile. Insomma sempre in Spagna siamo, ma a ognuno il suo personaggio.
Tutto il resto... non lo conosco, ma a meno che non abbiate qualche asso nella manica che non avete ancora tirato fuori, immagino sia noia.