Alberich ha scritto:
Sul fatto che sia inutile cercare un filo che congiunge certe correnti tardo ottocentesche col nazismo, invece non concordo affatto. E' utile, è importante, è fondamentale. Che sia scontato che il nazismo prende qualcosa da ciò che lo precede non rende affatto inutile tentare di capire cosa prende, in che termini lo prende e come lo adatta alle proprie specifiche esigenze.
Non è inutile cercare le radici di un fenomeno storico, piuttosto è ingenuo credere ad una sorta di eventi preparatori, come se esso fosse un frutto improvviso di qualche mente deviata. Spesso poi si confonde l'interpretazione di un etica con l'etica stessa: tu davvero credi che l'interpretazione dell'antimodernità, dell'irrazionalismo e di certo nazionalismo operata dal nazionalsocialismo corrisponda ad un'analisi corretta del tardo-romanticismo? Le radici che ci si autoconvince di avere spesso non sono quelle reali: ad esempio lo stato comunista e quello nazista partono dallo stesso identico modello etico, eppure non si vollero mai considerare fratelli di sangue.
Alberich ha scritto:Men che meno è condivisibile l'affermazione sul non interpretare il passato con i propri parametri di giudizio, perchè è quello che si fa sempre e comunque (al limite è questa l'ovvietà che non andrebbe ripetuta).
Eh no, caro Alberich..un conto è interpretare (
operazione che ovviamente è fatta a posteriori e con gli strumenti critici che sono in quel momento disponibili all'interprete), altro è giudicare. La storia non si giudica, si comprende, si spiega, si studia. La storia non è un tribunale in cui vi è un vincitore e un vinto, questo lasciamolo alla politica e alle sue miserie. La storia fatta seriamente e non con le chiacchiere da bar, contestualizza. Non vi deve essere spazio per la morale quando si fa ricerca storica. La morale e l'etica sono campi differenti. E non scientifici.
Alberich ha scritto:Il paragrafo centrale mi lascia piuttosto perplesso: il fatto che l'antisemitismo si trovi in tanti luoghi e tempi significa che non dobbiamo porci il problema di come è nato, di come si è tramandato nei luoghi e nei tempi, delle differenti giustificazioni che lo sorreggono, delle differenti conseguenze cui ha portato? Il fatto che l'idealismo hegeliano riemerga qua e là nel pensiero novecentesco significa che è inutile occuparsene? Non credo che tu volessi dire questo...il che mi riporta a dire che l'operazione di cercare i fili che legano Wagner a ciò che lo segue non siano oziose seghe mentali.
Infatti non volevo dire questo, bensì che l'antisemitismo fu sentimento diffuso, che ha le sue origini nell'antichità, fin dallo sviluppo e diffusione del cristianesimo, motivato prima da questioni religiose, poi politiche e poi economiche. Ovvio che si debba indagare sulle sue origini. Ma altrettanto ovvio che si debba cogliere in tutte le sue sfaccettature. L'equazione antisemitismo=nazionalsocialismo è errata in sè. L'antisemitismo non si è sviluppato solo con Hitler, ecco perchè è scorretto ricondurre ogni tipo di antisemitismo ad una sorta di anticipazione del nazismo. La storia dell'antisemitismo si sviluppa in molteplici direzioni: addirittura opposte al nazismo. Si trova un feroce antisemitismo nel comunismo sovietico, fin da Lenin, poi da Stalin confermato. Lo si ritrova anche nella stessa Europa liberale che si è poi opposta alla Germania hitleriana: l'Inghilterra di Churchill, ma anche la Francia dove erano diffusissimi circoli antisemiti e che si fondavano sull'affermazione di supremazia della razza. Molti eminenti scienziati furono convinti antisemiti, Darwin stesso lo fu. Scrittori e artisti non lo nascosero. La società americana degli anni '50 pure. Anche oggi vi è un antisemitismo strisciante in tanti ambienti cosiddetti progressisti e para democratici. L'antisemitismo ha una sua storia variegata e polidirezionale, è errato ricondurlo sempre al solito nazismo. E mi puzza di bruciato ogni semplificazione che tende a sancirne la simbiosi.
Alberich ha scritto:Comunque, tutto ciò nulla toglie e nulla aggiunge alla bellezza vera o supposta della musica di Wagner. Al massimo aiuta a capire meglio Wagner e aiuta a capire meglio ciò che a Wagner è seguito.
Verissimo che non toglie nulla, ma non concordo sul fatto che aiuti a capire Wagner. A noi di Wagner interessa la musica, non i suoi verbosi scritti teorici. Spesso questi grandi compositori erano piccoli uomini pieni di sè e crudeli con gli altri (
penso a Verdi o a Puccini, o a Mendelssohn o a Berlioz o a Bellini..esempi di supremo genio e suprema meschinità), e non credo che indagarne le miserie ci aiuti ad approfondirne l'arte.
Tornando invece al tema, se proprio devo consigliare solo due edizioni di
Parsifal direi quella diretta da Knappertsbusch, per il suo ampio respiro sacrale, solenne, scolpito (
io ho l'edizione TELDEC, ma si trova anche edita da NAXOS ad un terzo del prezzo); e poi segnalo l'edizione TELDEC diretta da Barenboim, del tutto opposta, notturna, pessimista, intimista direi.