da vivelaboheme1 » sab 28 feb 2015, 16:12
Non la farò lunga, e vi rimando allo splendido (eh, sì!) articolo di Paolo Isotta, uscito oggi sul Corriere, che spero qualche responsabile o utente di OD posti sul forum. Al netto di una inutile frecciata ai filologi (poteva risparmiarsela) è un magnifico resoconto di ciò che è questo Lucio Silla scaligero.
Ovvero, la sua forza è essere un progetto assolutamente unitario: Minkowski, il regista Pynkoski, il cast, l'orchestra, hanno tutti lavorato per dare una precisissima lettura. E ci sono riusciti. E spieghiamo (ma lo spiega benissimo Isotta, nell'articolo): innestare, su una base o contenitore neoclassico, forti pulsioni romantiche. Quella che, scenicamente e musicalmente poteva restare una infilata di recitativi e arie, si è come incendiata. E il risultato è altissimo perché tutti lavorano allo stesso scopo. Sicché, occorre siuramente dar merito a Marc Minkowski, che dell'impresa è il "manico" musicale. E al regista.Mentre sarebbe abbastanza futile andare afare il pelo nell'uovo, in senso positivo o negativo, ai singoli cantanti. Sono bravissimi tutti, dando ciascuno del suo nella realizzazione del progetto; poi, certo: non sfugge l'eccezionalità del Cecilio di Marianne Crebassa, e va detto). Ma la forza, evidente, di questo spettacolo, è nel semplice concetto "uno per tutti, tutti per uno". Un peccato, il solito panico del corno Stagni, alla prima, nel meraviglioso "obbligato" strumentale all'ultima aria di Silla: come sempre da trent'anni a questa parte, suona bene le cose difficili, ma è preda del terore nell'emissione... e , issato, su una torre sopra la buca, bercia l'accompagnamento. Ma perché??? Stia calmo, ce la può fare.
Comunque, è un bellissimo Lucio Silla, miglior spettacolo, finora, di questa ingrata stagione scaligera.
marco vizzardelli