Teo,
ci conosciamo da un bel po' di tempo e - credo - ci rispettiamo; almeno, io lo faccio.
Proprio per questo, francamente, non capisco queste tue tirate all'insegna del calimerismo di riflesso (
mattioli ce l'ha con me, tutti mi trattano da imbecille) quando, invece, da imbecille viene sistematicamente trattato chiunque capita sulle altre pagine per cui scrivi con una certa regolarità, allorquando non sia allineato con gli ukase ivi emessi.
Io ho espresso pareri di chi quegli anni li ha vissuti in prima persona, facendo lunghe file al freddo nelle code regolate dal Gianni e da tutti gli altri bagarini di quegli anni che io, personalmente, non rimpiango.
Sono miei pareri, ovviamente; l'ho detto e scritto.
Ti pregherei cortesemente di tenerne conto.
Di mestiere faccio il medico; non ho nessuna pretesa di insegnare agli altri il mestiere, come invece accade sempre negli altri posti in cui scrivi quando si suggerisce alla Dessay di mettersi a... studiare canto!
Detto questo:

il fatto di dire che su Operadisc ci si occupi di sole regie è - scusami la franchezza - una cazzata agghiacciante. Detto da te, mi fa specie. E' come se non leggessi mai - dico: MAI - quello che viene scritto qui sopra. Capisco che tu abbia altri impegni nella tua vita, ma questo non ti autorizza a dire falsità sulla base del niente che evidentemente leggi.
Non ti starò a ripetere di tutto lo sforzo che quotidianamente facciamo per identificare le categorie vocali e il repertorio ad esse adeguato.
Certo, per il blog per cui scrivi è tutto più semplice: basta scrivere che esiste una sola scuola di canto, che dopo la Stignani nessuno ha più cantato bene e che comunque oggi tutto fa cagare, e il risultato lo porti a casa.
Ma qui è diverso, e - lo ripeto - è FALSO che ci occupiamo solo di regie. E' vero che, contrariamente a quanto succede altrove (in Italia, perché invece in tutto il resto del mondo succede), ci occupiamo ANCHE di regie, e cerchiamo di farlo bene; probabilmente, rispetto al NIENTE che vedi altrove, questo ANCHE ti sembra soverchiante.
Ma non è così.
Puoi fartene una ragione leggendo.
Altrimenti, ti prego cortesemente di evitare di fare queste sparate che, oltre a insultare chi scrive qui, generano un travisamento globale

per tornare a Muti, come ti ho detto parlo con cognizione di causa: IO c'ero.
Di Muti si parlava, non di Pappano o di Levine (altri direttori presenzialisti): ecco perché non li ho citati. Come peraltro NON ho fatto riferimento all'idea che siano mancati - durante la gestione (evitiamo il termine Ventennio, sono d'accordo con te, così nessuno equivoca) Muti - Abbado e Kleiber: ci sta (e comunque, non è del tutto esatto: nel 1986 Kleiber diresse alla Scala la ripresa di
Otello con Domingo, Freni e Bruson, poi sostituito a tambur battente da Cappuccilli. D'accordo: era stato scritturato prima del suo arrivo)
Che ci siano stati altri direttori, l'ho detto anch'io (ma l'idea di utilizzare Ozawa in Tosca era stata sotto la gestione Abbado); ma che Muti abbia presidiato tutto il presidiabile, non lo dico io ma la cronologia e le cronache dell'epoca.
A parte il fatto che non tutti i nomi che tu hai citato sono precisamente delle primissime scelte, alcuni di essi (Ozawa, Maazel, Gavazzeni sono i primi nomi che mi vengono in mente) sono comparsi soprattutto nella prima parte della gestione Muti, quindi probabilmente arruolati dalla programmazione precedente. Non ti elenco i nomi mancanti; ti invito a considerare solo quanti spettacoli ha presidiato lui. Tu dici che non aveva mille collaborazioni in atto nel resto del mondo: per te è un pregio, per me è un limite, e non banale. Come al solito, le idee nascono dalla molteplicità delle esperienze: nel mio lavoro è così.

Registi. Ok. Strehler e Ronconi sono (stati) grandi registi che hanno legato il loro nome ad alcuni spettacoli fondamentali. E dopo?
Scusa, ma non ho letto nemmeno il nome di un grande regista.
Ah già, dimenticavo: la Bohème di Zeffirelli! Spettacolo nuovo e nato proprio sotto la gestione Muti!
E poi c'era anche il cubo di Vick! Me lo dimenticavo!
E la bellissima
Aida di Ronconi con le sfingi semoventi!
E i
Vespri siciliani allestiti da Pizzi? Ce li stiamo scordando?
No, scusami teo: sono stato distratto, ho letto superficialmente...
E dopo Muti, ti chiedi?
Be', senti, se ti è capitato di leggere ogni tanto queste pagine vedrai che nessuno di noi è stato molto tenero con la gestione di Lissner, ma cavoli: è tornato Chèreau! E' arrivato Jones, tra l'altro con una
Lady Macbeth e un
Peter Grimes bellissimo! E' tornato Carsen! E' arrivato Tcherniakov, tra l'altro con due spettacoli importante: la Traviata non mi ha entusiasmato, e l'ho anche scritto, ma non è che perché tu e i tuoi soci lo prendete per il culo dal vostro blog che, automaticamente, debba essere considerato un coglione...
Poi, se mi parli di Braunschweig sono d'accordo con te.
Ah, dimenticavo l'Aida di Zeffirelli, con i quattro batman: grande spettacolo davvero!

le mie accuse di
scarso rilievo - come dici tu, proseguendo nell'insulto (ma, ripeto, qui non siamo sul tuo blog) sono riferite all'
adesso, tant'è vero che la frase che tu hai cortesemente distorto recita testualmente:
Lui stesso - più volte e pubblicamente - ha puntato il dito contro quelle che lui chiama "le regie moderne"; e comunque, se fossi cattivo e maldicente, mi verrebbe da dire che ormai problema-regia nei suoi spettacoli l'ha risolto...
Ormai vuol dire
adesso.
Adesso non dirige alla Scala, ma a Roma.
Quindi,
ormai vuol dire
a Roma dove Muti ha appena allestito una Manon Lescaut.
Chi era il regista?
Chiara Muti.
Chi è Chiara Muti?
La figlia di Riccardo e di Cristina Mazzavillani.
Andiamo avanti anche a chiederci chi sia Cristina Mazzavillani Muti e i meriti acquisiti
après le marriage, o pensi possiamo fermarci qui?
I nepotismi sono sempre da condannare: in questo devo darti perfettamente ragione.
Ovviamente tu citi:
Che se poi si parla di nepotismi, oltre a guardare in casa nostra si può anche guardare altrove: penso a Rattle che infila la sua consorte in ogni produzione possibile...
perché sai che Rattle su queste pagine è stimato mentre sul blog per cui scrivi no, perché sai che la Kozenà qui è complessivamente apprezzata mentre sul blog per cui scrivi è ridicolizzata, come per altro succede sempre per tutti coloro che escono dai sacri dettami della TUC (Tecnica Unica di Canto).
Ma i nepotismi sono sempre esistiti: in questo hai ragione.
Anche quando il direttore musicale cerca di imporre come Direttore Artistico (o Sovrintendente) un personaggio il cui merito principale era stato l'organizzazione del Festival di Sant'Efisio a Cagliari

e veniamo ai cantanti.
Tu dici:
"assenza di cantanti": Muti usava i cantanti che all'epoca giravano. Anzi, si sforzava di uscire dalla logica del nome - con risultati spesso discutibili - privilegiando l'insieme al singolo elemento. Tutti però dovevano aderire alla visione del direttore.
Se consideri che all'epoca Monte Pederson alla Scala venne utilizzato come cantante wagneriano; che io mi beccai - cito a caso, fra gli altri - Eduard Toumajan, Mariana Nicolesco, Warren Ellsworth, Maria Parazzini, Mara Zampieri e altri personaggi del genere - esiterei alquanto a sottoscrivere un'affermazione del genere.
Giravano, questi cantanti? Certo: nei circuiti minori.
Lo stesso Zancanaro - cantante che ho stimato tantissimo - non poteva essere considerato una star di prima grandezza, una primissima scelta; era un onesto professionista che - come dici bene tu - era molto plastico e adatto a
sfumare nei cast di Muti.
Poi, si capisce: ci sono stati anche i Dominghi, le Dimitrove, gli Allen e le Gruberove e altri ancora.
Ma in una cosa hai ragione: il cast doveva sottostare al direttore.
Giusto? Io credo di sì, ma mi fa specie che lo dica
tu, provenendo da un ambiente dove si rimpiangono i vecchi battisolfa

il repertorio e il provincialismo
Per me
provincialismo è l'autoreferenzialismo, il fottersene di tutto quello che succede nel resto del mondo e proseguire per la propria strada, giusta o sbagliata che sia, senza porsi mai problemi. Forse - dico
forse, non sono così presuntuoso da indicare a Muti quello che deve o non deve fare - stare incancrenito a Milano non ha giovato alla sua apertura mentale.
Tanto per stare ai cantanti, chi mai ha visto a Milano Júlia Várady che faceva in tutto il mondo (fuorché a Milano) un Verdi che sembrava essere il più attendibile di quel periodo?
Chi ha mai visto a Milano durante il periodo mutiano un Gardiner che stava rivoluzionando il modo di approcciare non solo il Barocco (oddio: un baroccaro! Siamo matti??) ma anche il repertorio classico.
E, a questo proposito, tu dici:
Chi parla di un Mozart vecchio stile non sa, probabilmente, quello di cui parla. Prescindendo dalle ingombranti incisioni coi Wiener (non particolarmente riuscite) quello scaligero resta uno dei più interessanti ascoltati in quegli anni. Proprio per la cura filologica assolutamente inedita in Italia. Se qualcuno ha la bontà di ricordare la trilogia dapontiana rammenterà l'estrema cura di Muti nel calibrare le sonorità orchestrali. La stessa formazione era ripensata (il numero ridotto degli orchestrali variava ad ogni titolo) e gli equilibri archi/fiati rivisti a favore di questi ultimi (per evidenziare una maggior trasparenza e liberare l'architettura sonora dagli eccessi degli archi). Così com'erano evidenziate le appoggiature nella linea di canto e valorizzato il continuo (si alternavano cembalo e fortepiano). Senza contare gli splendidi allestimenti di Nozze e Don Giovanni (spettacoli storici)Teo, con tutto il rispetto, sei tu che non sai quello che dici.
Le ingombranti incisioni coi Wiener nascevano dagli spettacoli che aveva già fatto: il
Don Giovanni, per esempio, di singolare bruttezza proprio a partire dal cast (Shimell è uno dei peggiori DG di sempre) ha lo stesso impiantito dello spettacolo alla Scala; c'è anche la Mentzer, che peraltro è molto brava. Le
Nozze pagano il dazio della Battle!
L'
Idomeneo fu talmente pesante che ci ho messo anni a rendermi conto di che opera meravigliosa fosse.
E lo stesso dicasi per la
Clemenza di Tito! Tremenda! Una noia mortale!!!
Ho conosciuto Bob Kettelson che mi parlò a lungo di questo lavoro con Muti sul continuo; purtroppo è morto prima che realizzassimo compiutamente quell'intervista di cui abbiamo a lungo parlato.
Ma è un Mozart senza storia, pesnte, logorroico, che nasce vecchio e di cui - anche oggi - si conserva poca memoria.
Già negli anni in cui lo faceva, nel resto del mondo si era avanti anni luce nell'evoluzione di un linguaggio che oggi ha portato a Jacobs; e a Milano non sanno nemmeno chi sia Gardiner, e quanto abbia contribuito a questo repertorio ovunque fuorché a Milano!
Ma già: è un baroccaro, come dite voi...

E lo stesso dicasi per Gluck, Spontini o Cherubini.
Tu ami quel modo di fare Gluck? Quel continuo rifarsi al Neoclassicismo cui Gluck non appartenne? Ti sembra filologico?
Vogliamo parlare di quella schifezza di
Vestale, con la Huffstodt e la Graves? Era filologica? Se sì, spiegami dove perché mi è poco chiaro.
Parliamo di
Guglielmo Tell, allora.
Sono d'accordo con te: per quanto mi concerne, è il suo massimo esito musicale. Va detto che l'ha condiviso con quel mostro di Merritt, senza cui buona metà dell'esito dello spettacolo sarebbe andato a puttane, giacché Zancanaro non fu memorabile e la Studer solo un poco meglio; ma comunque fu una direzione entusiasmante, mesmerizzante, ancora oggi splendida e me la riascolto spesso.
Ma cazzo: l'italiano! Quello NON è filologico: è una cagata mondiale. E l'anno dopo, i
Vespri ancora in italiano!

su Verdi sono complessivamente d'accordo con te. E' un Verdi serio, ripulito dalle croste, dotato di tempi entusiasmanti e eccitanti, purtroppo per lo più non ben cantato o, a essere generosi, cantato in modo provinciale: il clima notturno del
Trovatore è una battaglia persa se il Conte di Luna lo fa Nucci! E l'
Otello inaugurale a me personalmente non piacque per niente: Domingo ormai oltre i limiti della decenza, Nucci, Frittoli (mi pare; io mi beccai la Pieczonka) e un finale terzo terribile. Altra cosa che non mi è mai piaciuta è Falstaff, ma ti tranquillizzo: non mi piace nemmeno quello di Abbado

Wagner è stato orribile, senza se e senza ma. Tu dici che avrebbe dovuto dedicarsi a
Lohengrin o
Tannhauser, ma mi è bastato quello che ha fatto nel resto che gli ho sentito fare, tra l'altro con cast scombicchierati (a parte Waltraud Meier come Sieglinde)
Caro teo, concludo questa lenzuolata citandoti ancora una volta:
Muti non era il diavolo e non era neppure il salvatore.
Esatto.
Era proprio il senso del mio discorso.
Che tu hai travisato.
Un abbraccio!
Pietro