Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham
DottorMalatesta ha scritto:Per quanto riguarda il rifiuto di ogni tendenza interpretativa che si discosti da quella narrativo/illustrativa
mattioli ha scritto:Ragazzi cari, ma davvero considerate provocatori o avanguardisti registi ormai tanto classici da essere perfino in sospetto di manierismo come Carsen?
DottorMalatesta ha scritto:Fermo restando che attendo ancora una tua risposta alle mie considerazioni di ieri, rimaste inevase in toto (mica pensarai di cavartela cosí facilmente, no?), penso che la faccenda sia… “lievemente” piú complessa.
Certo se nell´amplissimo panorama registico attuale non riesci a trovare altro che si discosti dalle due alternative che hai proposto mi domando davvero quali teatri tu frequenti abitualmente o che DVD guardi. E, credimi, te lo chiedo con vera simpatia, e con nessun intento polemico.
DottorMalatesta ha scritto:1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;
Arbitrario? E perché? Elucubrazioni? E perché?
DottorMalatesta ha scritto:2) la stessa identica storia - magari esplicitata con simboli a prova di scemo (come se il pubblico d'opera fosse una massa di rincitrulliti da accompagnare per mano e non capisse che Maddalena è una puttana e il Duca uno stron.zo) - messa in un ambiente differente.
Simboli a prova di scemo li mette solo un regista scemo. Il simbolo messo da un regista vero è rivelatore di aspetti drammatugici presenti “in potenza”, ma non ancora “in atto” (per usare una terminologia aristotelica) nell´opera, ma sembra scemo al pubblico scemo.
DottorMalatesta ha scritto:Poi, lo ripeto, se neghi dignità di esistenza a tutto ció che non sia regia narrativo/illustrativa che ha per mezzo (e fine) la realizzazione delle indicazioni del libretto. Beh… qui mi fermo. Anche perché non posso pretendere (né ho alcuna intenzione di) far cambiare idea a nessuno né di far intravedere l´esistenza di un altro mondo a nessuno. Amici come prima, e non parliamone piú!
DottorMalatesta ha scritto:Ti ho giá scritto come la penso in proposito, e a quale “fazione” io appartenga!
DottorMalatesta ha scritto:Perché mai definire inconciliabile attualizzazioni o regie basata sulla simbologia e musica e libretto (spesso incomprensibile e lontanissimo dal linguaggio odierno)?
DottorMalatesta ha scritto:Io penso che musica e libretto dovrebbero rimanere intatti. Nessuna nota, nessuna parola dovrebbe essere alterata (salvo che per soluzioni di genio come nel Trovatore di Tcherniakov).
DottorMalatesta ha scritto:E forse è anche questa la sfida, l´elemento di interesse della regia d´opera di oggi. Regia d´opera che é chiamata a confrontarsi con questa specifica convenzione. Magari tra 100 anni sará lecito riorchestrare Traviata con chitarre elettriche o si adotterá una versione linguisticamente piú „al passo coi tempi“ del libretto. Ma, fermi restando le convenzioni vigenti (valide ancora per quanto?), la sfida della regia d´opera moderna è riuscire a soffiare vita in un genere le cui convenzioni costituiscono una affascinante „gabbia musical-drammaturgico-letterale“ piuttosto rigida e ben definita.
e riprendo la mia oziosa vacanza.
So solo che a Natale non ti regalerò mai l'opera omnia di Tcherniakov (che per me sarebbe invece regalo graditissimo).
teo.emme ha scritto:1) un ripensamento arbitrario del plot in modo da "raccontare" un'altra storia, con altri significati in cui la musica è svincolata dalla drammaturgia originale e costituisce una mera "colonna sonora" alle più varie elucubrazioni registiche;
...
- nel primo caso si scardina - a mio giudizio - un portato fondamentale dell'opera, che è teatro in musica in cui l'una è strettamente legata all'altro: ogni nota scritta, ogni frase musicale è pensata esattamente per una certa situazione drammatica e per una certa ambientazione storica. La boutade rossiniana per cui avrebbe messo in musica anche la lista della spesa è, appunto, una boutade...perché qualunque compositore ha ben presente il libretto che, spesso, è il frutto di confronto/scontro con il librettista (pensiamo a Verdi o a Puccini) e non si può far finta che ciò che c'è scritto nelle didascalie o negli scambi tra i vari personaggi non c'entri nulla con la musica e se ne possa tranquillamente fare a meno.
DottorMalatesta ha scritto:Ma il Divino dov´è finito?
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