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Riccardo ha scritto:Per tutti gli altri autori ti assicuro che si possono trovare differenze incredibili, in termini di note, dinamiche, ritmi, fraseggi etc.
MatMarazzi ha scritto:Sì, ma soltanto perché chi fa un'edizione critica collaziona tutte (o comunque in un numero decisamente rilevante) le edizioni, manoscritte e a stampa, dell'opera in esame. Ed ha dunque sottomano la storia del testo nella sua tradizione e nel suo evolversi.
MatMarazzi ha scritto:Che senso avrebbe allora applicare oggi i tagli subiti cento anni fa (ma non avallati sullo spartito) facendoli addirittura passare come una volontà di quel povero Strauss tormentato dai vari Serafin?
Non è un bell'esempio questo di musicologia illecita, che smarrisce i suoi compiti e non si accontenta dei propri campi di azione?
Allora...ovviamente su questo tema ognuno la racconta come vuole.
Di solito si prende a riferimento una fonte primaria e poi le edizioni e le esecuzioni che sono avvenute sotto il controllo del compositore.
Giusto per fare un esempio: il taglio che accorcia il "Was bluten muss?" di Elektra. Ammettiamo che sia stato autorizzato da Strauss (mi pare, ma non ricordo esattamente se sia così, ma mettiamo il caso). Non pensi che nel redigere una bella edizione critica sarebbe il caso di segnalare che - qualora si voglia tagliare qualcosa per rendere più comoda la parte alla protagonista - si può eventualmente tagliare da qui a lì come autorizzò (e magari pure alla fine convinto - o esausto, non ci importa) propose Strauss nella tale occasione piuttosto che far inventare al direttore di turno di sana pianta un nuovo taglio (tantopiù che non c'è un disco, a parte quello di Solti, dove il taglio sia riaperto)?
Per esempio questa netta separazione metodologica che tu attui su testo e esecuzione, come se non fossero due cose sempre intrecciate, in dialogo e in rapporto di continua osmosi. Alla fine arriviamo qui anche questa volta.
Dott.Malatesta ha scritto:che sarebbe il mondo senza Wagner?
Personalmente, da wagneriano imperfetto (!) qual sono mi sembra che il termine Fuhrer non ricorra in altre opere (almeno non nel Ring, non nel TUI, non nel Parsifal) e che quindi possa essere considerato un hapax legomenon.
È possibile che in Wagner una prima sostituzione sia stata casuale, improvvisata da un inteprete, e poi sia sembrata una buona idea ad altri che l'hanno ripresa?
Riccardo ha scritto:MatMarazzi ha scritto:Giusto per fare un esempio: il taglio che accorcia il "Was bluten muss?" di Elektra... (tantopiù che non c'è un disco, a parte quello di Solti, dove il taglio sia riaperto)?
MatMarazzi ha scritto:Personalmente, da wagneriano imperfetto (!) qual sono mi sembra che il termine Fuhrer non ricorra in altre opere (almeno non nel Ring, non nel TUI, non nel Parsifal) e che quindi possa essere considerato un hapax legomenon.
Non credo, Doc, che un filologo letterario potrebbe considerare "hapax" un termine che, benché poco o punto usato da Wagner, rientrava abitualmente nell'uso comune di una lingua, come Fuhrer.
Tucidide potrebbe dirci la sua opinione in merito.
Ci sono parole che sono presentissime all'orizzonte linguistico di un autore e della sua epoca, ma che - per varie ragioni - egli non usa abitualmente. In questi casi possono essere un vago indizio, non una prova o meno di paternità.
Io, per esempio, non uso quasi mai la parola "corroborante". Ma se un giorno dovessi usarla in un post, nessun filologo potrebbe desumerne che quel post non è mio o che qualcuno ha modificato il mio testo (giusto qualche filologo musicale!) : perchè comunque "corroborante" è a me ben noto e di uso comune.
Io continuo a pensare che la tua tesi dell'alterazione volontaria in sede esecutiva (a fini di censura) sia la più plausibile.
MatMarazzi ha scritto:Riccardo ha scritto:Per tutti gli altri autori ti assicuro che si possono trovare differenze incredibili, in termini di note, dinamiche, ritmi, fraseggi etc.
Tutti gli altri autori, Ric?
Tutti? Be'... mi pare che in quanto a certezze anche tu...
MatMarazzi ha scritto:Comunque non tutti gli autori hanno avuto a disposizione un festival-tempio in cui non solo redigere, non solo stampare, ma anche eseguire (e per cinquant'anni solo lì) una certa opera...
MatMarazzi ha scritto:Riccardo ha scritto:Sì, ma soltanto perché chi fa un'edizione critica collaziona tutte (o comunque in un numero decisamente rilevante) le edizioni, manoscritte e a stampa, dell'opera in esame. Ed ha dunque sottomano la storia del testo nella sua tradizione e nel suo evolversi.
E' quello che ho cercato di dirti da un secolo!
IL TESTO!
Non le convenzioni esecutive, a meno che (cosa che non riguarda Wagner e tanti altri autori) esse non siano state stampate a loro volta. La filologia (musicale e non) di questo si occupa: di testi.
Il resto non lo può e non la sa fare...
MatMarazzi ha scritto:Be... io però uno che, come Serafin, ha diretto la prima italiana di un'opera di Strauss e ha deciso i tagli con lui ...non lo considererei esattamente "ognuno"
Forse la sua testimonianza vale un pelino di più di quella del dottorino di ricerca di turno...
MatMarazzi ha scritto:Di solito (almeno così si fa in ogni forma di filologia) si prendono a riferimento le fonti testuali. Perché per fare una storia di quelle esecutive ci vogliono competenze e prospettive storiche che i musicologi non hanno.
MatMarazzi ha scritto:Riccardo ha scritto:Giusto per fare un esempio: il taglio che accorcia il "Was bluten muss?" di Elektra. Ammettiamo che sia stato autorizzato da Strauss (mi pare, ma non ricordo esattamente se sia così, ma mettiamo il caso). Non pensi che nel redigere una bella edizione critica sarebbe il caso di segnalare che - qualora si voglia tagliare qualcosa per rendere più comoda la parte alla protagonista - si può eventualmente tagliare da qui a lì come autorizzò (e magari pure alla fine convinto - o esausto, non ci importa) propose Strauss nella tale occasione piuttosto che far inventare al direttore di turno di sana pianta un nuovo taglio (tantopiù che non c'è un disco, a parte quello di Solti, dove il taglio sia riaperto)?
Bene. Allora inseriamo nell'edizione critica del Trovatore non solo tutte le puntanture e le alterazioni che Verdi tollerò (o pare tollerasse), ma anche tutti i possibili tagli operati quando era in vita, le sostituzioni di brani, i trilli spianati e tutto quello che, attraverso i decenni, le convenzioni autorizzarono o meno.
MatMarazzi ha scritto: Inutile insistere, almeno per quanto mi riguarda, su una questione già ampiamente dibattuta.
MatMarazzi ha scritto:Quanto al fatto che le edizioni critiche servano, in molti casi, a raggranellare soldi... purtroppo è un fatto evidente.
MatMarazzi ha scritto:Dal canto suo Gardiner fa benissimo a usare le edizioni critiche: infatti non dirige l'Elektra di Strauss o il Lohengrin di Wagner!
Va a recuperare opere (o meglio versioni di opere) per le quali l'edizione critica è veramente necessaria.
Prova a confrontare qualunque edizione di qualunque pezzo... Non è questione di certezze, ma di probabilità e di inevitabilità di determinati accadimenti in un processo complesso che va dagli schizzi alle lastre della casa editrice.
Mi pare che però ormai da cento anni Wagner sia uno dei compositori più eseguiti ovunque sul globo.
L'idea ingenua che il testo stia lì fermo per secoli e sopra vi si cimentino gli interpreti è di matrice idealista e si applica (in parte) solo a quel tempo. Per il resto è smentita dalla storia e dai fatti! Come si evolvono le convenzioni interpretative nella performance, così evolvono anche quelle dei testi su carta...e anzi...il testo su carta di solito segue a ruota le innovazioni della performance e non l'inverso!
MatMarazzi ha scritto:Be... io però uno che, come Serafin, ha diretto la prima italiana di un'opera di Strauss e ha deciso i tagli con lui ...non lo considererei esattamente "ognuno"
Forse la sua testimonianza vale un pelino di più di quella del dottorino di ricerca di turno...
Allora...queste sono tutte valutazioni che non hanno valenza scientifica.
Perché allora non considerare anche Karajan, Rattle e Mackerras?
O si tiene conto di quel che ha voluto e autorizzato il compositore oppure se si allarga il campo agli interpreti di spicco, non si finisce certo con Serafin.
Peccato che le fonti testuali sono fatte di solito per l'esecuzione...
Dunque del Rheingold avremo il manoscritto di Wagner, la prima stampa fatta per la prima esecuzione, le parti d'orchestra con le correzioni apportate da Wagner e assistenti varie, eventuali copie e poi magari la versione autorizzata alle stampe. Poi certo, Cosima ha cercato di buttare via tutto quel materiale (come bozze, schizzi, tentativi, modifiche etc) che potesse attestare un labor limae di cui l'ideologia dei wagneriani (più che non tanto di Wagner stesso) si vergognava profondamente. Sta di fatto che ogni tanto le scartoffie spuntano fuori lo stesso e credo che gli studiosi ci stiano lavorando.
Tutto il resto è storia dell'interpretazione, ma che non c'entra con un testo scritto che voglia essere critico.
Non mi stupirei se tra cento anni diventasse lecito anche non rispettare esattamente l'orchestrazione e le note...Potrà succedere e andrà bene così, esattamente come oggi ci va bene sentire Bach suonato sullo Steinway.
A me sembra invece evidente che questa sia la classica frase di quelli che di solito non conoscono bene la questione. Se mi spieghi dove fare tutti questi soldi con le edizioni critiche inizio subito anch'io![]()
Luca ha scritto:Carissimi amici in simpatica discussione, oltreché approfondita, mentre voi discutevate io mi sono andato a risentire quanto accadeva nei teatri americani dal 1935 al '43: al MET (ed. 1935, '40 e '43) abbiamo il beato e giulivo Melchior che se non si ponneva problemi di interpretazione (appagandosi e facendo appagare della sua vocalità) figuriamoci se lo faceva per parole dalla forte carica ideologica... In tutte e 3 le edizioni canta Fuhrer. Analogamente fa Maison nell'edizione del Colon nel '36 dove la lingua è doppia (tedesco per i solisti, italiano per il coro), dove si ode Fuhrer.
Saluti, Luca.
MatMarazzi ha scritto:Caro Ric,
questa tua difesa della categoria contro tutto e contro tutti mi ispira molta simpatia...
MatMarazzi ha scritto:Nella fattispecie è assurdo pensare che una partitura di Wagner del secondo 800 (uscita da decenni di lavoro, di verifiche, di ricontrolli) potesse essere stampata con errori dovuti a "schizzi sulle lastre".
MatMarazzi ha scritto:Riccardo ha scritto:Mi pare che però ormai da cento anni Wagner sia uno dei compositori più eseguiti ovunque sul globo.
Certo: e tutte le esecuzioni avvengono sulle stesse partiture approvate da Wagner e uscite da Bayreuth.
MatMarazzi ha scritto:l punto è che la filologia (musicale o no) rende conto di ciò di cui si occupa: la storia del testo; mentre non sarà mai uno specchio della vicenda interpretativa, sia scenografia, sia vocale, sia musicale; né la vicenda interpretativa agirà sempre e comunque sulla storia del testo scritto; se lo fa, è in modo parziale e certamente non risolutivo.
I due campi sono e restano diversi.
MatMarazzi ha scritto:Forse non leggi bene quello che scrive l'interlocutore, Ric.
Ho detto che Strauss autorizzò i tagli di Serafin! Non per questo li ha voluti.
SE LI AVESSE VOLUTI, AVREBBE MODIFICATO LA PARTITURA!!!!
MatMarazzi ha scritto:La funzione di un testo (che sia scritto per memoria personale, come letteratura da leggere, come appunti a una lezione, come post in un forum) non toglie che sempre di SCRITTURA si tratti.
E la scrittura è una cosa ben precisa!
MatMarazzi ha scritto:Qui però, Riccardo, sei vuoi vantare ambizioni di "scientificità" dovresti essere un pochino meno pressapochista negli esempi.
Intanto il Rheingold era già uno spartito (non un manoscritto) prima dell'esecuzione a Bayreuth: addirittura Wagner ne aveva già ceduto i diritti (cosa che portò - con sua grande collera - a un'esecuzione non da lui autorizzata).
MatMarazzi ha scritto:Certo: si chiama "storia dell'interpretazione". Non "filologia musicale"Riccardo ha scritto:Non mi stupirei se tra cento anni diventasse lecito anche non rispettare esattamente l'orchestrazione e le note...Potrà succedere e andrà bene così, esattamente come oggi ci va bene sentire Bach suonato sullo Steinway.
Le radicali evoluzioni che nei decenni futuri potrebbero gravare sulle opere wagneriane (e che comunque, sia caso o fortuna, non si sono ancora viste) non cambieranno comunque il testo scritto lasciatoci da Wagner e di cui il filologo deve occuparsi.
MatMarazzi ha scritto:Forse la ragione per cui non fai i soldi con le tue edizioni critiche è che nessuno te le pubblica!
Trova un'editore e poi vedrai se, al teatro che te le noleggerà, non costeranno nulla!
pbagnoli ha scritto:Riccardo ha scritto:MatMarazzi ha scritto:Giusto per fare un esempio: il taglio che accorcia il "Was bluten muss?" di Elektra... (tantopiù che non c'è un disco, a parte quello di Solti, dove il taglio sia riaperto)?
Guarda, vado a memoria (non ho sotto mano il disco), ma sono piuttosto sicuro che ci sia anche la registrazione Emi di Sawallish con la Marton, la Studer e la Lipovsek che lo riapre
Riccardo ha scritto:Ne sei sicuro? Dunque se compro Eulenburg e Schott ho la stessa identica cosa davanti?
beckmesser ha scritto:Ricordo anche, se non sbaglio, che lo stesso Culshaw nel suo libro sulla genesi del Ring Decca racconta dei problemi che avevano incontrato nell’utilizzo di quelle partiture (che all’epoca, incredibilmente, erano le uniche disponibili ed erano, in epoca pre-fotocopia, difficilissime da trovare).
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