In questi giorni un po' convulsi mi sto riascoltando il Tristan di Barenboim (Teldec) con un cast di tutto rispetto e fra i più omogenei della storia recente del disco non solo wagneriano: Waltraud Meier, Siegfried Jerusalem, Falck Struckmann, Matti Salminen e Marjana Lipovsek.
E' proprio di Jerusalem che vorrei parlarvi, perché è un argomento che abbiamo toccato varie volte nelle nostre disquisizioni wagneriane e mi sembra interessante.
Un bel declamatore ma con formazione vocalistica: in gioventù era stato anche Tamino.
L'impasto vocale è molto virile senza essere gutturale e monocorde; inoltre è ricco di armonici e di una bella smaltatura nel settore acuto.
L'interprete non è mai banale; direi anzi che nel panorama degli heldentenor wagneriani degli ultimi trent'anni si staglia nettamente per il modo in cui ha affrontato e diversificato i vari personaggi. Come Siegfried è stato addirittura probabilmente l'ultimo degno di tal nome a Bayreuth.
Come Tristan è semplicemente perfetto: sereno e virile, e allo stesso tempo ricco di affettuosa e calda umanità. Oltre a tutto non è messo in difficoltà nemmeno dal terribile terzo atto, affrontanto con nobile e pensosa malinconia.
Vi propongo adesso una carrellata di ascolti tratti dal celeberrimo allestimento di Bayreuth di Heiner Muller; la direzione è quella di Barenboim che accompagna quasi con amore i due protagonisti: