VARIE: tenori di oggi

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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 feb 2010, 12:24

FRITZ KOBUS ha scritto:Non ho tempo per intervenire. Lo farò appena possibile. Sono comunque d'accordo con Trib che siamo fuori tema ma che, comunque, siamo andati su un terreno stimolantissimo. Una domanda essenziale: come si fa ad evidenziare i passi in grigio? Sono evidentemente abbastanza "analfabeta" ( :) )ma se non lo so ci metto più tempo a rispondere e risulto meno chiaro. Grazie.



Devi copiare e incollare la frase che vuoi citare, quindi selezionarla e poi cliccare nella barra in alto il tasto "Quote".
All'inizio e alla fine della citazione appare la parola Quote fra parentesi quadre.

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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda FRITZ KOBUS » mar 23 feb 2010, 0:02

Non so, di che anno parliamo, 1850? se parliamo di 150 anni fa è tutto vero, ma negli anni 50 (l'epoca di Tebaldi e Bastianini, per citare te), c'erano già orchestre roboanti accordate "troppo alte" (come sosteneva qualcuno, tipo la Tebaldi), necessità registiche limitanti (grazie a Dio dico io, se no non avremmo avuto mai i grandi registi nell'opera lirica nè la dimensione del teatro, che negli anni si era sempre più persa) e probabilmente c'era già il rumore diffuso, non al volume di oggi, ma neanche a quello di 50 anni prima.


Non c'è bisogno di arrivare a 150 anni fa. Gli elementi potenzialmente distruttivi per il nostro equilibrio uditivo e per un "milieu" sonoro sufficientemente calibrato in cui vivere, si sono sviluppati nel secondo dopoguerra, e negli anni Cinquanta si sono squadernati tutti. Ma fino ad un certo punto, anche le città, davano ancora la possibilità di trovare momenti (lunghi) di silenzio e di tranquillità. Oggi, per es., la notte non esiste più nelle città, da tutti punti di vista, compreso quello riguardante suoni e rumori. Fino agli anni Ottanta, forse, alcuni centri urbani hanno resistito all'attacco dell'inquinamento acustico, ma poi tutto è andato a rotoli. Oggidì (ho presente una media città toscana come la mia, ma ho il sospetto che molto sia già avvenuto ben prima altrove) non ci si salva più dalla pressione sonora sulle nostre orecchie che noi non richiediamo. Non esiste un locale chiuso che non abbia "la musica" di sottofondo, anche gli spazi aperti sono attaccati in questo senso, tragicamente, orribilmente... I bar che piazzano fuori dalle loro porte di ingresso cassettine malvagie che vomitano "roba" fuori, in strada, che penetra nelle tue orecchie senza difesa; al cimitero hanno piazzato un sistema di diffusori stile eurodisney (almeno quando ci andai con i miei figli, ormai più di dieci anni fa, era così) ma non trasmettono marcette e valzerini, bensì Mozart e Beethoven in modo soffuso; sugli autobus avevano messo la musichetta di sottofondo. Mi sembra un delirio ma è proprio così che viviamo. Chi cresce in una tale situazione di avvelenamento, fatica a riconoscere i suoni dai rumori, l'intensità dei suoni, la loro naturalità, il rapporto tra suono e silenzio. La musica inoltre non viene più pensata (da quanto mai tempo ormai?) come qualcosa che ha a che fare con voci e strumenti, ma viene immaginata solo come qualcosa che esce da marchingegni tecnologici di varia natura (casse, Hi-fi, computer, TV, ecc...). Andando indietro nel tempo la distinzione tra silenzio e suono, o rumore o, se vogliamo trovare una definizione più omnicomprensiva, "corpo acustico", era più chiara e i rapporti naturali. Noi ci siamo condannati a vivere perennemente con la siringa in vena o, se si vuole, la pista alla narice.

Sul fatto che le voci non sono più quelle di una volta si è detto tanto e si sono fatte migliaia di ipotesi (cito sempre l'ultima intervista alla Gencer, dove non fa altro che lamentarsi di questo dando svariatissime motivazioni). La verità è che non VOGLIONO essere più come quelli di una volta, che ci piaccia o no; sono lo specchio del tempo come lo erano Corelli, la Tebaldi ecc. (che non erano certo Caruso e l'Arangi Lombardi, nè Tamagno o la Patti). Tra qualche anno vedremo certe differenze in una prospettiva storica, e ci lamenteremo del presente, abbite fede


Se non vogliono essere più come quelle di una volta è cetamente un dato di fatto da accettare perché così è, ma dubito fortemente, se così è in effetti, che tale volontà dipenda da una nuova consapevolezza artistica, dal sole che finalmente si è levato dopo la notte di un passato muffoso e stantio. C'è una mutazione genetica in atto che io vedo malata e fradicia. é un po' come pensare che lo slamball sia una evoluzione del basket: invece è una schifezza. Oppure che il wrestling sia una nuova positiva prospettiva della lotta greco-romana: e invece è una schifezza allucinante anche quella. Forse le mie letture dipendono da un pessimismo atavico, cosa che qualcuno mi rimprovera, ma francamente, e torno a quanto dicevo nella discussione su Corelli, non c'è gesto o interpretazione registica che valga la pulizia, il rigore, lo stile, il riconoscimento della mutevolezza del gusto, certo, ma dentro la cornice definita e sacra di ciò che l'opera è stata per quattro secoli. Ciò che viene dopo travalica tale cornice in modo truffaldino: ripenso, come ho detto altrove, all'accettazione dell'amlificazione dentro il melodramma che annienta immediatamente il senso del canto lirico, oppure l'assuefazione a parlare delle incisioni come se rispecchiassero in modo passabilmente fedele le caratteristiche vocali o la perizia esecutiva degli interpreti, laddove sono dei pasticci tecnologici in cui voci e strumenti sono quasi variabili capricciose e facoltative. Grazie delle sollecitazioni.

PS. Per MatMarazzi. Grzie dell'indicazione per evidenziare i passi. Ora lancio l'intervento e vedrò se ho capito. Una seconda richiesta però. Se scrivo un pezzo un po' lungo, tipo questo, lo spazio a disposizione per completare il messaggio diventa poco e comincia a ballare, scrivere si fa difficile e mi tocca scendere e risalire con grande fatica e noia per ribeccare il rigo. Succede solo a me o cìè modo di evitare?
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » mar 23 feb 2010, 1:14

Penso che i cantanti di oggi darebbero un rene per avere la tecnica d'emissione dei vari lauri volpi, corelli, bergonzi etc...poi si può interpretare con il gusto odierno ma non ditemi che è una scelta loro cantare in quel modo
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Enrico » mar 23 feb 2010, 3:21

Il discorso sul "rumore di fondo" l'ho fatto anche io qualche volta: ma ho anche sentito in teatro, dal vivo, voci grandi o piccole che "corevano" e riempivano la sala benissimo (famose o meno, alcune anche all'aperto: Sabbatini, Kabaivanska, Gianluca Zampieri, la Dragoni, Ettore Nova, Bruno Pola, Merighi, Blake, Florez, Alagna, Siragusa, Fisichella, la Ricciarelli, Gloria Scalchi, Carlo Colombara, Sergej Larin, Giorgio Surjan, Filianoti, Ruth Ann Swenson, Praticò, Paolo Coni, Juan Pons, Leo Nucci e tanti altri...); ma anche voci che, quando le ho sentite io, sembravano molto deboli e flebili (Raul Gimenez, la Scotto, Sonia Ganassi, Grigolo, Stefano Secco, Lucia Aliberti, etc.): a parte l'acustica buona o meno buona dei teatri, penso che molto dipenda sempre dal tipo di voce e dalla tecnica del cantante, ma anche dal direttore. Nei video delle sue masterclass Pavarotti spiega a una cantante come deve articolare e "anticipare" le consonanti per farsi sentire rispetto all'accompagnamento strumentale.

Qualche volta ho creduto anche io che i dischi fossero "pasticci" tecnologici e che non rispecchiassero la realtà delle voci: ma ho cambiato idea sentendo molti cantanti che dal vivo erano assolutamente identici a come si sentivano in disco o alla radio(Pavarotti, Florez, Blake, la Gasdia, la Valentini, Gundula Janowitz, Maria Dragoni, Cheril Studer, Daniela Dessì, etc.).
È vero che il suono può essere manipolato e alterato, ma credo che questo non avvenga in maniera eccessiva nelle registrazioni "classiche", e la maggior parte dei cantanti non ha bisogno di troppi trucchi: spesso anzi il disco o i microfoni della radio tendono a mettere in evidenza i difetti delle voci non perfette pià di quanto avvenga dal vivo, ma questo avveniva già con i 78 giri di Giuseppe Anselmi o di Giovanni Zenatello...

Anche io penso che i mutamenti di tecnica siano legati ai mutamenti del gusto e dell'interpretazione oltre che alle qualità "genetiche" della voce, quando si tratta di cantanti di buon livello e di onesti professionisti: i cantanti impreparati o senza voce ci sono stati sempre, cent'anni fa come oggi, accanto a "divi" che si chiamavano ora Caruso, ora Gigli, ora Corelli, ora Pavarotti e Domingo, Kraus e Carreras, Villazon e Kaufmann...
Enrico B.
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda MatMarazzi » mar 23 feb 2010, 3:51

FRITZ KOBUS ha scritto:PS. Per MatMarazzi. Grzie dell'indicazione per evidenziare i passi. Ora lancio l'intervento e vedrò se ho capito.


Risultato perfetto! :)

Una seconda richiesta però. Se scrivo un pezzo un po' lungo, tipo questo, lo spazio a disposizione per completare il messaggio diventa poco e comincia a ballare, scrivere si fa difficile e mi tocca scendere e risalire con grande fatica e noia per ribeccare il rigo. Succede solo a me o cìè modo di evitare?


Anche a me succedeva.
Poi un collega di forum (Maugham) mi ha spiegato come risolvere il problema.
Vai sulla barra del brouser, in cima alla pagina di explorer, e clicchi "strumenti".
Poi "impostazioni visualizzazione compatibilità".
Ti si apre una finestra e schiacci "aggiungi". Poi chiudi explorer, lo riapri e il problema dovrebbe essere risolto.
Provaci e dicci se a qual punto va bene.

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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Teo » mar 23 feb 2010, 11:56

Triboulet ha scritto: Non mi piace l'idea che al pubblico che sceglie questo tipo di approccio all'ascolto, ossia che privilegia l'aspetto "teatrale" a quello "vocale" si dia, più o meno implicitamente, dell'ignorante (perchè magari non conosce le regole del canto in maschera), del caprone (perchè è pronto ad applaudire o seguire i cantanti imposti dalle case discografiche), o che passi per gente che ha cattivo gusto (perchè preferisce una maggiore ritrovare aderenza alla psicologia del personaggio piuttosto che una messa di voce correttamente eseguita). Ora, qualcuno quì magari lo fa anche senza tanta cognizione, ma alla base c'è proprio una scuola di pensiero "integralista" che va ben oltre Celletti.


Carissimo Triboulet, non so se esista una così netta separazione di approccio all'ascolto come tu sopra hai citato, ne tantomeno mi interessa, di sicuro non mi è mai passato per l'anticamera del cervello fare supposizioni implicite di "ignoranza, caproneria e cattivo gusto" a chi la vede o la sente diversamente da me.
Già in altre occasioni ho avuto modo di sottolineare che "almeno qui" ho quasi sempre trovato un tavolo di discussione "aperta, libera e rispettosa", e sarò sincero caro Triboulet, tanto come non mi piacciono le prese di posizione integraliste di alcuni nostalgici che definirei ottusi, che in nome di chissà quale sacra scuola di pensiero, non riescono ad andare oltre la punta del proprio naso (manco fossero Cyranò de Bergerac), tanto come non mi piacciono le controdifese prevenute, come se chi dissente nei confronti di un approccio al canto, che oggi giorno direi che va per la maggiore, debba per forza di cose essere additato quale passatista accusatore di una modernità che ignora le sacre scritture.
A mio parere finchè ci fossilizziamo su questi pensieri che sia in un verso che nell'altro, contribuiscono a delineare due ipotetiche "scuole di pensiero" (perchè anche le controdifese prevenute lo sono), non aiuteremo noi stessi e chi ci segue a condividere tesi e antitesi nel modo costruttivo che credo tutti auspichiamo. Spero quindi che in futuro si possano leggere sempre meno commenti in stile guelfi vs ghibellini.

Triboulet ha scritto:Il discorso sulla tecnica è interessante. Per me la tecnica deve servire alla realizzazione del messaggio artistico. Se il messaggio artistico va in una direzione la tecnica si piega e si ingegna nel trovare il sistema fisico per raggiungere quel risultato nella maniera più soddisfacente... e ovviamente può capitare che pieghi anche la voce (per lavorare sui diversi colori, aperture, registri poco congeniali ecc.), che ovviamente si rovina. Se intendiamo la tecnica sempre e solo come un sistema per raggiungere una fonazione il più naturale possibile ricadiamo nel discorso del cantante fine a se stesso. O, senza essere così drastici, limitiamo enormemente le potenzialità di un interprete. E così non avremmo mai avuto (scusate se faccio sempre i soliti stessi esempi) la Sonnambula della Callas o il Macbeth della Gencer. Al più avremmo avuto "la Callas che canta Sonnambula" e "la Gencer che canta Lady Macbeth", e il risultato sarebbe stato ben diverso e di gran lunga meno entusiasmante.


In linea di principio mi trovi d'accordo sul concetto che sopra esponi, il problema credo stia proprio nel come e nel chi realizza il cambiamento.
Se mi citi ad esempio Callas e Gencer, che in questo sono state davvero delle maestre assolute, beh, allora non potremmo che essere d'accordo, ma qui stiamo parlando di perle rare che se prese a paradigma "forse" possono anche forviare e portare alla deriva.
Il cambio o mutamento di tecnica vocale a mio parere deve partire da fondamenti basilari ben consolidati, altrimenti il percorso può risultare controproducente.
Parafrasando, avere una formazione Tomista, ed essere solidamente ancorati ad essa, non perforza di cose implica il fatto di non voler portare cambiamenti.
Sperimentare credo sia sicuramente necessario e importantissimo nella carriera di un cantante, ma può essere fatale se non si parte da una base solida e ben collaudata.
In sostanza, tutto è lecito, non esiste una verità assoluta se non la propria verità, ma questa, deve essere ben consolidata sia nel corpo che nella mente.
Ti riporto qui sotto, un intervista fatta alla Gencer da Celletti e Gualerzi nell'ottobre del 1970, dove la grandissima Leyla parla del suo cambiamento di tecnica.



Io nelle sue parole mi ci ritrovo tantissimo; rinuncia ad una certa "linea di canto" in favore dell'espressività, rinuncia ad una "omogeneità dei suoni" ma senza venir meno ai fondamenti della tecnica che aveva aquisito, ovvero costruisce un altra Gencer (intesa ovv. come cantante) senza perdere di vista da dove veniva (elemento assai scontato ma spesso sottovalutato dai più).
Altre volte si è poi discusso su cosa definiamo "fondamenti del canto", penso che prima o poi sarebbe interessante parlarne (ad es. per me non si limitano al sapere come respiriamo, cos'è la maschera, utilizzo dei risuonatori, ecc..questa è solo mera teoria).
Comunque è un interessante discussione.

Salutissimi

Teo
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Triboulet » mar 23 feb 2010, 14:42

Teo ha scritto:Carissimo Triboulet, non so se esista una così netta separazione di approccio all'ascolto come tu sopra hai citato, ne tantomeno mi interessa, di sicuro non mi è mai passato per l'anticamera del cervello fare supposizioni implicite di "ignoranza, caproneria e cattivo gusto" a chi la vede o la sente diversamente da me.
Già in altre occasioni ho avuto modo di sottolineare che "almeno qui" ho quasi sempre trovato un tavolo di discussione "aperta, libera e rispettosa", e sarò sincero caro Triboulet, tanto come non mi piacciono le prese di posizione integraliste di alcuni nostalgici che definirei ottusi, che in nome di chissà quale sacra scuola di pensiero, non riescono ad andare oltre la punta del proprio naso (manco fossero Cyranò de Bergerac), tanto come non mi piacciono le controdifese prevenute, come se chi dissente nei confronti di un approccio al canto, che oggi giorno direi che va per la maggiore, debba per forza di cose essere additato quale passatista accusatore di una modernità che ignora le sacre scritture.
A mio parere finchè ci fossilizziamo su questi pensieri che sia in un verso che nell'altro, contribuiscono a delineare due ipotetiche "scuole di pensiero" (perchè anche le controdifese prevenute lo sono), non aiuteremo noi stessi e chi ci segue a condividere tesi e antitesi nel modo costruttivo che credo tutti auspichiamo. Spero quindi che in futuro si possano leggere sempre meno commenti in stile guelfi vs ghibellini.


Daccordissimo caro Teo, tant'è che il sottoscritto, pur privilegiando alcune scelte di ascolto ad altre, non si priva certo di talune "edonistiche" godurie del canto di alcuni interpreti.
Comunque non mi riferivo a te quando parlavo di supposizioni implicite, anzi i tuoi concetti mi sono parsi assai moderati e interessanti :D
Quanto all'intervista alla Gencer (ricchissima di spunti) avevo proprio intenzione di commentarla io nel thread a lei dedicato (mi hai anticipato!), visto che da essa possono partire svariate questioni. Lo farò presto, ora vado di frettissima...
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 27 feb 2010, 12:30

Fortuna che qualcuno mi rincuora, ascoltando la puntata de La Barcaccia, Suozzo e Stinchelli parlavano di un contralto dicendo che non si può essere grandi interpreti senza avere una tecnica solida....parole testuali "grandezza interpretativa consentita da una tecnica perfetta"...so che loro non sono la Bibbia del canto, ma li reputo molto competenti...poi continuano dicendo "chi canta bene può anche interpretare" ed al contrario dicono di rimanere perplessi quando sentono dire "la voce non è proprio messa bene però senti che interpretazione" "per essere un grande interprete devi essere anche un grande cantante"
se volete riascoltare potete tramite podcast, la puntata è del 22.02
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 27 feb 2010, 14:02

Saba ha scritto:Suozzo e Stinchelli ... so che loro non sono la Bibbia del canto, ma li reputo molto competenti...

Punti di vista... :roll:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 27 feb 2010, 14:02

Saba ha scritto:Suozzo e Stinchelli ... so che loro non sono la Bibbia del canto, ma li reputo molto competenti...

Punti di vista... :roll:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 27 feb 2010, 14:11

infatti si tratta sempre di punti di vista, però mi fa piacere che anche loro siano della mia stessa idea, visto che hanno molta esperienza riguardo l'ascolto di voci, sia dal vivo che in disco. Ci sono cantanti che ora vanno per la maggiore che fra qualche tempo nessuno ricorderà ed invece voci storiche di cui si parlerà per sempre
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 27 feb 2010, 16:46

Saba ha scritto:infatti si tratta sempre di punti di vista, però mi fa piacere che anche loro siano della mia stessa idea, visto che hanno molta esperienza riguardo l'ascolto di voci, sia dal vivo che in disco.

Beh, l'esperienza di ascolto dal vivo e discografico è sicuramente importante, e certamente rende competenti. Peccato però che due persone, pur vantando analoga "anzianità" di melomania, possano avere opinioni diametralmente opposte, anche su questioni tecniche. Quindi la competenza è relativa. Tutto qui. :wink:
Ci sono cantanti che ora vanno per la maggiore che fra qualche tempo nessuno ricorderà ed invece voci storiche di cui si parlerà per sempre

Eh, caro Saba, aspetta! :) Da' tempo al tempo!
Se però posso dire la mia, credo che la caratura tecnica non sia, né sia mai stata, criterio di "storicità" e garanzia di permanenza nella Storia. I casi sono evidenti, famosi, e non è nemmeno il caso di ripeterli.
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Triboulet » sab 27 feb 2010, 17:56

Se è per questo Stinchelli, in un altro noto forum italiano sull'opera lirica, si lancia in una appassionata difesa della figura di Tito Gobbi (arrivandolo a definire il Rigoletto e lo Scarpia per antonomasia). E mi pare che Gobbi sia unanimemente considerato un cantante assai lacunoso sotto il profilo tecnico...
L'amico VGobbi credo possa confermare questo mio ricordo.
E qua non è che solo noi ci dobbiamo informare eh?! : Chessygrin :
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda VGobbi » sab 27 feb 2010, 18:27

Triboulet ha scritto:Se è per questo Stinchelli, in un altro noto forum italiano sull'opera lirica, si lancia in una appassionata difesa della figura di Tito Gobbi (arrivandolo a definire il Rigoletto e lo Scarpia per antonomasia). E mi pare che Gobbi sia unanimemente considerato un cantante assai lacunoso sotto il profilo tecnico...
L'amico VGobbi credo possa confermare questo mio ricordo.
E qua non è che solo noi ci dobbiamo informare eh?! : Chessygrin :

Quando si parla bene di Gobbi, io confermo sempre!!! :mrgreen:

Comunque, Tucidide ha assolutamente ragione. Non e' certo il possesso di una tecnica vocale ferratissima sinonimo di carriera splendida e dove verra' ricordata nei secoli per i secoli.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 27 feb 2010, 18:45

tecnica di emissione, ditemi un nome di un cantante passato alla storia che non abbia avuto una tecnica d'emissione eccellente...anche Gobbi non era male nell'emissione della voce, peccato che poi eccedesse, comunque io mi trovo d'accordo con i DUE de La Barcaccia, Stinchelli ha anche studiato canto, ed assieme alla sua esperienza fanno di lui un ottimo critico (anche se in trasmissione cazzeggiano sono davvero molto bravi)
Poi sono tutti bravi a cercare l'effetto senza tecnica, ma provate a comparare un effetto emesso bene ed uno non emesso bene e capirete che non si può scendere a compromessi
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