Tucidide ha scritto:P.S. E così anche la mia discussione sulla Norman è andata in vacca.

E invece no.
Riprendo il tuo discorso da dove l'hai lasciato.
La Nilsson difatti ha cantato un'Aida e un'Amelia in disco che Celletti stesso definiva vocalmente sublimi.
Ruoli vocalistici in pasto ad una declamatrice, e Celletti che applaude??? Che strano...
Non voglio far partire il pippone come dice Beck ma provo lo stesso a spiegarti il mio punto di vista.
Celletti e i suoi seguaci hanno un criterio infallibile per stabilire chi mettere dalla parte dei "buoni" e chi no.
Il passaggio di registro e la conseguente copertura dei primi acuti.
Se sai padroneggiare questo meccanismo finisci inevitabilmente dalla parte dei buoni.
Poi ovviamente ci sono i bravi, i meno bravi, i bravissimi.
Ti ricordi le recensioni? Da lì si partiva. Note scoperte in zona fa-sol (per i tenori), anticipo o ritardo del passaggio, gola aperta, abbassamento del palato molle...
La Nilsson, come molti altri wagneriani di quel periodo e in questo potrà essere più preciso Mat che ci sta lavorando da tempo, rispettava questi criteri.
Pagandone lo scotto sotto il profilo dell'espressività rispetto a declamatori più aspri, ma guadagnandosi la "patente" di wagneriana doc anche dai belcantisti più incalliti.
Questo però non fa di lei una vocalista.
Come, rimanendo nel regno animale, il fatto di deporre le uova non fa di un ornitorinco un volatile. Resta un mammifero.
Perchè la classificazione dei viventi si basa sulle parentele evolutive non sulla morfologia o sull'habitat che occupano (ho sposato una biologa, che ci vuoi fare?)
E lei era una declamatrice anche se ogni tanto deponeva qualche uovo...vocalistico.
Lo dimostrano proprio le due registrazione cui fai riferimento: Aida, Ballo a cui aggiungerei le arie dal Don Giovanni e quella di Abigaille.
In questi casi, ne dica quel che vuole Celletti, la Nilsson è un pesce fuor d'acqua.
E se leggi con attenzione quello che il grande scrive (era un uomo molto furbo e intelligente) ti renderai conto della difficoltà in cui si è trovato.
La Nilsson emette tutte le note delle due parti come manuale vuole -e quindi per Celletti questo dovrebbe bastare per affrontare ogni repertorio-, allo stesso tempo però, onestamente, ammette che questi due ruoli non lo convincono.
Come ne viene fuori?
Nel Ballo dopo le lodi esclusivamente vocali, parla di freddezza raggelante e, nell'Aida -ancora più significativo- di "durezze nibelungiche"
Oppalà!
Cosa saranno mai queste "durezze nibelungiche"? Celletti indulgeva al pittoresco solo quando voleva burlarsi di qualcuno. Altrimenti era un rasoio nel sintetizzare i concetti. Come in questo caso.
Queste durezze altro non sono che le più che comprensibili difficoltà di una declamatrice in un repertorio non suo che Celletti -e le sue fotocopie molto meno accreditate- non possono ammettere in quanto cultori di una tecnica vocale unica. E quindi, dal momento che non si poteva dire che la Nilsson non sapesse cantare (rispettava l'abc del vocalista!) la si buttava su questioni extra-tecniche. E si chiamava in causa, nel Ballo, il temperamento e, nell'Aida, il...nibelungico.
Rimanendo in Wagner.
Vuoi la dimostrazione che la Nilsson è una declamatrice?
Metti a confronto il finale della Gotterdammerung fatto da lei (qualunque versione serve al nostro scopo) e quello della Norman (vocalista) con Tennstedt della Emi.
WSM