Ho terminato l'ascolto (attento e meditato) del disco "Opium" del controtenore Philippe Jarrousky; la ragione dell'acquisto è stato il fatto di averne lette peste e corna.
Che dire?
Il disco è assemblato con estremo gusto, le melodie sono bellissime, l'accompagnamento musicale è eccezionale.
L'insieme è godibilissimo all'inizio, ma alla fine risulta un po' stucchevole.
Lui è molto bravo, ma la paletta dei colori di un falsettista è giocoforza un po' limitata, anche se lui è uno dei più bravi in questo campo.
Complessivamente un disco che non mi dispiace affatto di avere, ma la resa complessiva è quel ch'egl'è.
Voi che idea vi fate complessivamente di Jarrousky e dei falsettisti maschili in genere?
E' meglio la Bartoli nel florilegio di arie difficilissime incise per "Sacrificium", o l'ambiguità un po' anodina di un falsettista che si appropria di un repertorio come quello dei castrati?
E che dire se un falsettista va a cantare canzoni che, di solito, sono affidate a voci più classiche?
Ci sono ragioni storiche per un falsettista maschile? E' accettabile oggi la sua presenza nell'esecuzione del repertorio principalmente barocco (ma non solo)?
A parte tutto, mi è piaciuta l'introduzione al disco dello stesso Jarrousky che dice che il controtenore, oggi, non ha un vero e proprio repertorio "suo", per cui egli si sente autorizzato anche ad andare a sfrucugliare in altri repertori.
Trovo che abbia perfettamente ragione!