Quanto segue è tratto dal forum Operaseria a cura di Lionello Torti, uno che apprezzo incondizionatamente e di cui avevo già citato uno scritto sul nostro forum. Spero che l'amico Riccardo Domenichini non me ne voglia se quoto paro paro il messaggio di Lionello
E' nata ieri sera un nuovo "Traumpaar" (coppia di sogno) al Festival di Salisburgo? Nella stupenda, ma assai impegnativa cornice della Felsenreitschule, con il palcoscenico chiuso da una parete rocciosa ed estremamente largo, ieri sera appunto è andata in scena Roméo et Juliette di Gounod, con la regia dell'americano Bartlett Sher, sceneggiaura di Michael Yeargan e direzione del giovane francese Yannick Nézet- Séguin.
Assieme a Rolando Villazon doveva cantare Anna Netrebko, che ha dovuto rinunciare in seguito alla nota gravidanza. A sostituirla il sovrintendente del Festival, Jürgen Flimm, ha inaspettatamente chiamato la giovanissima (25 anni)e bella georgiana Nino Machaidze, ed è stato un trionfo incredibile, tanto che la critica tedesca unanime già parla appunto di una nuova "coppia di sogno" nel mondo della lirica.
Grandi ovazioni pure al regista e al sceneggiatore che hanno creato un' ambientazione molto tradizionale, con dei costumi dichiaratamente ispirati a Fellini, e al giovane direttore franco-canadese. La televisione austriaca ha trasmesso l'opera live e vi posso assicurare che i due protagonisti sono stati semplicemente fantastici e Villazon ha confermato di essere
non solo un grande tenore, completamente recuperato dopo il periodo di malattia, ma un fantastico attore e si è pure
dimostrato un provetto spadaccino. La scena del duello è qualcosa di semplicemente mai visto su un palcoscenico operistico
La Machaidze, dal canto suo, non ha fatto rimpiangere la Netrebko, né per la voce né per la passione che ha profuso nelle scene d'amore con Villazon, che è noto per la sua bravura interpretativa. Bene anche gli altri interpreti, con una menzione speciale per il basso russo Mikhail Petrenko nel ruolo del frate Laurent e di Falk Strukmann in quello del conte Capuleti.
Non mi meraviglierei se, al pari della Traviata del 2005, che ha suggellato la grande carriera di Anna Netrebko, questa Roméo et Jueliette, rappresenti l'inizio di un futuro parimenti fantastico della bella Nino Machaidze.
Mi fa piacere quotare questo scritto per alcuni motivi:
seguo sempre con molta attenzione quello che viene scritto su Operaseria, un sito che fa onore al proprio nome, dove scrivono persone competenti ma che non sentono il bisogno di sparare trombonate. Lionello Torti è una di queste persone, e spero che siate d'accordo con me
non ho visto la performance di cui parla Lionello, ma sono convinto del fatto che abbia ragione. Villazon è realmente una delle più importantio realtà dei nostri tempi, così come Anna Netrebko, ed è giusto affermarlo a piena voce, al di là dei gusti personali. Poi potranno anche non piacere; ma negarne la statura attuale è pura malafede
queste considerazione portano seco una terza: stiamo vivendo un gran bel momento per chi, come noi, è appassionato di quest'arte. Anzi, di più: una vera e propria età dell'oro, impreziosita anche dall'esplorazione di nuovi ambiti e repertori che sino ad un po' di tempo fa erano sperimentali o giù di lì, e mi riferisco, ovviamente, al Barocco e a tutto ciò che si è sviluppato per la sua esecuzione, con tutto il successivo magico transfert nel repertorio classico (pensiamo a quanto fa quotidianamente quel geniaccio di Minkovski, per esempio). Rolando Villazon, Anna Netrebko e, così sembra, anche Nino Machaidze, sono tutti figli di questa epoca, alla stregua di nuovi amici che vengono ad affiancare quelli più vecchi. Perché avere una nuova amicizia non vuol dire rinnegare i vecchi compagni di strada, e questo è un punto fondamentale che vale anche per quelli - come me - che hanno sempre il naso all'aria come un cane da trifola, in cerca di novità per le quali valga la pena di fare un sacrificio. E in questo, concedetemelo, io sono molto "marazziano"!
Da appassionato come sono dei cimeli discografici storici, credo che l'errore dogmatico più grave che un appassionato possa fare sia quello di fermarsi al disco storico come valore assoluto in cui rifugiarsi onanisticamente alla ricerca di un piacere più che egoistico. Il disco storico, che io adoro al punto di averne la casa piena, è uno strumento prezioso - anzi, indispensabile - per la piena comprensione del percorso esecutivo; e questo è non solo un bene, ma anche un dovere per chi come noi di questo sito cerca di individuare le regole del gioco.
Ciò che di deteriore è connesso alla mera laudatio temporis acti è il suo essere fine a se stessa: di più, il suo fondamento al cupio dissolvi che c'è in una frangia non minoritaria di sedicenti appassionati per i quali tutto ciò che c'è in giro è escrementizio e, come tale, da ruzzare nel primo cesso a disposizione.
Certo, ci può essere anche l'atteggiamento dello studioso, che fa del disco storico l'oggetto di una vera e propria ricerca archeologica: pensiamo per esempio a quello che ha fatto il nostro amico Dottor Cajus con i dischi dei cantanti italiani che hanno svolto una carriera in circuiti minori, e i termini del problema risulteranno ben chiari a tutti. Ma non tutti - ahinoi - possono vantare la decennale competenza di Roberto, no?...
Quanto scrive Lionello mi conforta.
Se ci fermassimo ai cantanti Belle Epoque (che pure nel cuor mi stanno) non avremmo nessuna ragione per andare a Teatro, se non quella di cercare di beccare in castagna - spartito alla mano - il cantante che non rispetta l'agogica, in modo da poter affermare a ragion veduta che oggi nessuno sa più cantare.
E allora, perdonatemi lo sfogo, ma prendiamo spunto da quello che dice Lionello Torti, e cerchiamo qualche spunto per entusiasmarci di quello che di nuovo e bello ci può essere in giro: e che piffero, i plantigradi allora diedero addosso anche alla Callas!
Siccome penso che sia giusto dare una forma a quello che dico, vi propongo una fotina di Nino Machaidze, di modo che ognuno possa rendersi conto del fatto che...ho ragione io!