Fantasie da 7 dicembre

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mar 30 dic 2008, 18:22

In questo momento di relax vacanziero, in cui il forum sonnecchia e l'amministratore se ne va in vacanza "senza portarsi il portatile" (come i più savi di noi hanno fatto), mi è venuta l'idea di sottoporvi alcune considerazioni che in questi giorni ci stiamo facendo io e Maugham.

Il dibattito è partito dalla visione di uno spettacolo davvero formidabile: il Don Giovanni che la scorsa estate ha fatto le belle sere al Festival di Salisburgo.
Il regista è uno dei famosissimi di oggi (Claus Guth) che, per chi non lo sapesse, è un protetto di Maugham.
Personalmente, a parte gli scherzi, sono molto grato a Maugham di avermelo fatto conoscere: finora non mi ero mai soffermato sul suo caso, per una sorta di diffidenza verso gli attuali registi tedeschi.
L'insistenza di Maugham mi ha fatto capire la portata della novità linguistica di Guth, in tutto e per tutto apparentabile a McVicar e a Pelly, per la semplicità e rapidità narrativa (semplicità per modo di dire...), il taglio cinematografico e i contenuti giovani, se non giovanilistici, specchio del dinamismo, superstimolato e internazionale, dell'"Internet Generation", della sua moralità "flessibilie", della sua sessualità promiscua e disimpegnata, del neo-barocchismo dei suoi costumi.
Il Don Giovanni di Guth - che fa seguito alla Nozze e precede il Così fan Tutte di quest'anno - è una radicale rilettura (cosa a cui siamo abituati da molto tempo). Eppure non ha nulla a che fare con i tomi di concettosità tragica, cupa e denunciataria a cui la "OperRegie" ci ha abituato; qui tutto è dinamico e spregiudicato, e i simboli appartengono tutti al nostro tempo.
Insomma, proprio come Mc Vicar, con la differenza che questo Guth è un tedesco.

Di fronte a questo allestimento coinvolgentissimo e vivo, Maugham se ne è uscito con una frase importante: "questo è uno spettacolo con cui si dovrebbe inaugurare la Scala".

Da un lato l'idea è suggestiva; un Don Giovanni reso vivo dalle pulsioni del nostro tempo, pieno di ragazzi e ragazze esuberanti e caustici, che pare non riescano a star vestiti, di immagini poeticissime e semplici, fra nottate in pineta, droghe, balli e solitudine; ha ragione Maugham: non è possibile non restare travolti; in condizioni di "sincerità" lo sarebbe anche il loggione milanese.
Il pubblico in Italia (costretto alle retrovie da decenni) ha proprio bisogno di un trattamento d'urto... e Guth vincerebbe probabilmente la scommessa.

Anche a me la fantasia un 7 dicembre prossimo capitanato da Guht pare vincente... quello che non va - per me - è il titolo.

E non solo perché l'opera è stata data solo due anni fa a Milano.
E nemmeno perché questa non sarebbe una nuova produzione (indispensabile a Sant'Ambrogio).
Ma perché non si può portare il nostro pubblico alle ultime frontiere dell'interpretazione operistica con un titolo che ESSO CREDE DI CONOSCERE, come appunto Don Giovanni!

Occorre essere furbi: il pubblico scaligero - per becero e arretrato che sia (non per colpa sua, intendiamoci) - è convinto di saperla lunga.
Se gli si annuncia un Don Giovanni, il nostro loggione si armerà per la rissa prima, molto prima di vedere lo spettacolo.
I "modernisti a tutti i costi" (che sono anche peggio) saranno pronti alla rissa a loro volta.
Alla fine nessuno godrà più lo spettacolo, perchè tutti intenti a salvarlo o affossarlo pregiudizialmente.
Mentre un 7 dicembre vero non deve essere questo: non deve essere la vittoria dei moderni sui beceri, e nemmeno della tradizione eroica sui giovinastri senza rispetto.
Un'inaugurazione dovrebbe essere una serata di gioia collettiva, di emozione e di felicità di esserci.

Insomma, secondo me bisogna mettere il pubblico nelle condizioni di non entrare a teatro sul piede di guerra, di non coltivare pregiudizi di sorta; di non sentirsi in dovere di "salvare Mozart dal solito regista".

Quindi va benissimo Guth, ma ci vuole un altro titolo, un titolo che dovrebbe rispondere a tre regole:
1) deve essere sfarzoso e festoso, un grande affresco corale, adatto a un'inaugurazione
2) deve essere adatto al taglio un po' emotivo e cinematografico di Guth (che è brillantissimo, ma non credo ideale per opere contenutisticamente ambiziose: non un Boris per intenderci)
3) non deve essere avvertito dai loggionisti come "roba nostra", "roba da difendere" (vedi Aida, Don Carlos...).

Poiché se ne era parlato recentemente a proposito della Fleming, io ho proposto Elena Egizia, penultimo dei capolavori di Strauss e Hofmannsthal.
Morfologicamente è perfetta.
Due atti sontuosi, in "Cinemascope", musica di bellezza e suggestione potentissima, dai profumi esotici e decadenti, ambientazione sia classica, sia orientaleggiante, grandi squarci di magia, deserti sotto le stelle, movimenti coreutici, tanti personaggi forte e aggettanti.
E persino un sentimentalismo (acuto, profondo, persino ironico) di impatto "colossal", ma nel quale si può trovare tutta la profondità intellettuale di due grandi artisti.

E' un'opera perfetta per quel grande rito di splendori che è un'inaugurazione.
Gli intellettualuzzi griderebbero "al coraggio" della scelta! I tradizionalisti invece non saprebbero nemmeno cos'è... commenterebbero sogghignando che la Scala è costretta ad aprire con le opere "sconosciute" perchè Verdi non lo sanno fare!
Ne direbbero di tutti i colori, però - ed è questo che conta - ci verrebbero e senza alcun'intenzione (una volta tanto) di fare casino.
Perché sono sicuro che verrebbero ugualmente?
Perché il 7 dicembre è sempre il 7 dicembre e ...soprattutto perché noi utilizzeremmo la calamita di un cast da super-occasioni (altra cosa indispensabile a un'inaugurazione).

Ci vorrebbe un'Elena super-star, cosa abbastanza diffile: peccato che il loggione si sia giocato un ritorno della Fleming (vi immaginate cosa sarebbe stato un debutto della Fleming in un simile ruolo, per di più in un Sant'Ambrogio?)
Il nome della Stemme (e la sua femminilità scultorea) farebbe una gran figura; se non fosse che il ruolo è leggermente alto per lei; Ma mmaginiamo per ora di chiamare lei in Elena di Troia. Al suo fianco - nel ruolo della Maga Aithra - potrebbe trionfare la Dessay (e sarebbe un'altra presa di ruolo).
Finalmente sentiremo una maga di levatura drammaturgica vera. Non escluderei, per questo ruolo, di sentire anche la disponibilità della Gruberova, per un suo ultimo ritorno alla Scala.
Settore uomini: solo l'imbarazzo della scelta! Menelas: Kauffman, Altair: Hampson, ecc....
Con un cast del genere tutti i loggionisti correrebbero a teatro e - una volta tanto - non con il piglio aggressivo e patetico da giustiziere della notte.
In un'opera del genere (roba da tedeschi) non si scandalizzerebbero nemmeno della presenza di Guth.


A quel punto sarà solo compito di Guth (e del direttore di turno... io sognerei Salonen) se il pubblico non si pentirà di essere entrato. Se lo spettacolo sarà entusiasmante come il Don Giovanni (ma senza essere il Don Giovanni) allora sarà un primo passo verso la rinascita della Scala e del suo pubblico.
E soprattutto sarà un 7 dicembre in cui si potrà parlare solo di musica e di teatro.

Dopo si potrà proporre Guht in altri titoli (ad esempio - suggeriva opportunamente Maugham - il Mefistofele).

Maugham non è d'accordo: per lui l'Elena non è un'opera di grande repertorio.
Io dico che lo è: è vero che è poco rappresentata purtroppo, ma che vuol dire?
Non era molto rappresentato neanche i Vespri Siciliani nel 1951; e La Vestale (con cui si inaugurò la Scala sia ai tempi della Callas, sia a quelli di Muti)? E l'Armida di Gluck?
L'Elena è molto più fastosa e spettacolare di questi titoli.

Secondo Maugham un titolo più indicato (per un 7 dicembre con Guth) sarebbe il Peter Grimes.
Ora, io stravedo per il Grimes, ma non lo vedo come inaugurazione: è un titolo depressivo, dalla narrazione monodirezionale, che non descrive altri movimenti che la caduta del protagonista, senza speranza, fin dal prologo.
Intendiamoci, il bello del Grimes è proprio qui (e anche la sua freschezza, persino ingenua in certo senso); ma un'inaugurazione dovrebbe avere per me quel piglio consapevolmente grandioso e festoso che - ad esempio - hanno il Billy Budd e la Gloriana dello stesso Britten.
Lui ne proponeva la direzione a Harding (che a me non pare cosa tanto incisiva, sempre nell'ottica della festa) e il ruolo del protagonista a Cura, che invece secondo me non sarebbe assolutamente in grado di venir a capo delle linee altissime in pianissimo, scritte da Britten. Io sono il primo a scandalizzarmi del fatto che un grande artista come Cura non sia alla Scala da tanti anni, ma proprio esporlo a stecche e stiracchiamenti, con il loggione che non aspetta altro, mi sembra azzardato.

Secondo voi ho ragione io, o ha ragione Maugham?
O abbiamo torto entrambi?
E allora cosa proporreste?
Sbizzarritevi pure con titoli e cast, ma sempre tenendo Guth come regista dello spettacolo!

Vediamo che salta fuori.

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda pbagnoli » mar 30 dic 2008, 19:21

Sai che io avevo proposto Salomè, ma - come giustamente mi ha fatto notare Maugham - non ha intervalli.
E allora mi sono detto mentre leggevo il tuo post: perché non un'opera barocca? Perché non un Ariodante? O un'Alcina? O un Giulio Cesare?
I cantanti di grandissimo prestigio per questo repertorio non mancano.
E, se ripenso alle tonnellate di sensualità che Guth faceva venir fuori da "Venite inginocchiatevi", penso a quello che potrebbe combinare con una di quelle situazioni ambigue di cui Haendel era un maestro.

Oppure: cosa ne diresti di un Prokofiev? Un bel "Guerra e pace"?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Tucidide » mar 30 dic 2008, 19:39

Di primo acchito due considerazioni.
La prima considerazione, scherzosa: in questo thread rischiamo davvero di farci delle gigantesche seghe mentali... :D

La seconda: fra le due proposte, scelgo sicuramente Elena Egizia, ma non con la Stemme. Sempre restando in ambito onirico (nel senso che sono sogni... :roll: ) non credo che la Fleming rischierebbe molto, in un titolo di Strauss: come dissi già tempo fa, per questo tipo di repertorio i loggionisti si sentono meno "competenti". :roll: Del resto, è già tornata alla Scala dopo la Lucrezia Borgia, ad esempio con i Vier letzte Lieder di Strauss, e sebbene non sia stata la sua prova migliore, è stata comunque applaudita dal pubblico.
La Stemme la vedrei troppo matronale e virago, per il ruolo.

Sul Peter Grimes, il titolo è molto interessante, ma Cura proprio no... un mio amico vide Langridge anni fa proprio alla Scala nel Grimes, e ne fu entusiasta. Chi potrebbe oggi raccogliere la sua eredità nel ruolo? Magari Kurt Streit?

Mie proposte:
Un Così fan tutte, per proseguire sulla strada di Mozart (perdonatemi: Le nozze di Figaro di Salisburgo sono l'unico spettacolo di Guth che io conosca :oops: ).
Il Barbiere di Siviglia, con ambientazione e personaggi simili a quelli delle Nozze, giocando con l'intreccio temporale per cui il Barbiere è stato composto dopo ma narra vicende precedenti alle Nozze. Necessità imprescindibile: NON scritturare Florez come Conte, del tutto spostato sul versante "damerino" e quindi improponibile in un contesto del genere. L'ideale sarebbe far ringiovanire Rockwell Blake, altrimenti non saprei... :roll:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Rodrigo » mar 30 dic 2008, 20:32

Beh visto che siamo in vena di fantalirica...
i miei sogni mostruosamente proibiti per il 7 dicembre sarebbero, nell'ordine:
1) I Puritani con Florez come Arturo (per Elvira fate voi...). Il peruviano è un idolo anche alla Scala e nel repertorio belcantistico Elvira è tra le parti meno soggette ai c.d. "vedovi" di tutte le risme. Se il divo non teme di riproporre il fantasma di Rubini... Hic Rhodus hic salta!
2) La Favorita di Donizetti con Gardiner sul podio (ha già diretto splendidamente Les Troyens all'Opera Bastille quindi il grand opéra non lo spaventa).
3) Lo riconosco è da delirio: Figlia di Iorio di Pizzetti con A. C. Antonacci come Mila :?: :?: :?:
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mar 30 dic 2008, 20:44

La prima considerazione, scherzosa: in questo thread rischiamo davvero di farci delle gigantesche seghe mentali... :D


Caro Tuc,
magari Lissner si facesse più s...e mentali (se vuoi chiamarle così): non ci toccherebbero simili 7 dicembre e simili stagioni.
Di codeste seghe se ne facevano in abbondanza gente come GAtti Casazza e Hadler, Siciliani e Liebermann (celebri onanisti): ed è per questo che le loro programmazioni hanno fatto la storia.

La seconda: fra le due proposte, scelgo sicuramente Elena Egizia, ma non con la Stemme. Sempre restando in ambito onirico (nel senso che sono sogni... :roll: ) non credo che la Fleming rischierebbe molto, in un titolo di Strauss: come dissi già tempo fa, per questo tipo di repertorio i loggionisti si sentono meno "competenti". :roll: Del resto, è già tornata alla Scala dopo la Lucrezia Borgia, ad esempio con i Vier letzte Lieder di Strauss, e sebbene non sia stata la sua prova migliore, è stata comunque applaudita dal pubblico.


Temo che la Fleming sia tornata a Milano nei Letzte Lieder solo perché il contratto per quel concerto era già stato firmato prima del tonfo nella Lucrezia...
o sbaglio?
Lo dico con rammarico, ma temo che oggi - anche di fronte a una proposta così allettante - non tornerebbe...
Eppure resto convinto che sarebbe l'Elena migliore da decenni a questa parte...
E invece fa Thais... e incide dischi pucciniani ... e tutto il resto.
Accidenti, ma perché non si fa qualche sega mentale anche lei? :wink:

La Stemme la vedrei troppo matronale e virago, per il ruolo.


Matronale la Stemme? Trovi?
E Virago? :shock: :shock:
Per come la vedo io (tanto per cercare di intenderci sui termini) virago è la Nilsson! Matronale è la Flagstad!
Lo dico senza alcun intento polemico! :) Io amo le cantanti che sanno fare le matrone, purché nei ruoli giusti!
Ma non mi pare che la Stemme lo sia.
Al massimo è sontuosa, ok, sembra una regina, non una matrona; è calda, femminile, avvolgente.
Credimi, Tuc! Nè virago, nè matrona.
Sarebbe meravigliosa come Elena, sconvolgente, se non fosse per quelle due o tre notine di troppo, lassù in alto.
Detto questo, anche io preferirei la Fleming, e non solo per quelle due notine lassù...
Il suo essere così sovraccarica di seduzione, così costruita persino nella bellezza (indubitabile) la renderebbe singolare, forse persino sconvolgente in un'icona dell'immaginario collettivo come Elena di Troia.

Sul Peter Grimes, il titolo è molto interessante, ma Cura proprio no... un mio amico vide Langridge anni fa proprio alla Scala nel Grimes, e ne fu entusiasta. Chi potrebbe oggi raccogliere la sua eredità nel ruolo? Magari Kurt Streit?


Io ho sentito Langridge in Grimes almeno tre volte dal vivo. Bravissimo (anche se lo preferisco in altri ruoli).
Ma non è più tempo di raccogliere la sua eredità, credo: lo stesso Langridge è l'ultimo sopravvissuto 'erede di un'antichissima schiatta di Grimes, sorta dallo stesso Pears.
E' tempo, secondo me, di cambiare strada.

Da questo punto di vista, Maugham non ha torto: Cura potrebbe ricavarne un gran bel ritratto e rappresenterebbe una vera svolta, ma dovrebbe lottare troppo dolorosamente con le note (il monologo del sogno, ad esempio).
REsta poi il fatto che Grimes (come opera) per me NON E' ADATTO A UN'INAUGURAZIONE DI STAGIONE. :)
La festa... ragazzi, deve essere una festa!
Per la stessa ragione io personalmente escluderei anche le tue proposte: Barbiere di Siviglia e Così fan tutte (e in genere opere buffe italiane) mancano - volutamente - di grandiosità.
Se proprio vuoi Mozart e Rossini, io punterei sui titoloni "seri".

E poi queste sono proprio le opere (popolarissime e legate ad ascolti preistorici) per cui il loggionista medio sfodera il suo costume da giustiziere della notte.
CErto: si potrebbe affidare a Guth un Rossini comico alla Scala.
Poi però non prendiamocela se il pubblico comincia a urlare a metà del primo atto e il tenore se ne va.

Coi loggionisti e vociomani occorre essere furbi, caro Tuc! :)
Non ci vuole molto!

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mar 30 dic 2008, 20:52

Rodrigo ha scritto:1) I Puritani con Florez come Arturo (per Elvira fate voi...). Il peruviano è un idolo anche alla Scala e nel repertorio belcantistico Elvira è tra le parti meno soggette ai c.d. "vedovi" di tutte le risme. Se il divo non teme di riproporre il fantasma di Rubini... Hic Rhodus hic salta!


Caro Rodrigo,
Intanto mi compiaccio che tu evidentementi la pensi come me sul tipo di opera da proporre: titoli grandiosi.
I Puritani vanno benissimo in teoria, però dovremmo rinunciare all'assunto del gioco: ossia rinunciare alla regia di Guth.
Alla prima scena in cui Elvira si presenta con vestiti moderni e tocca il sedere di Arturo verrebbe giù il teatro! :)
E poi sei davvero sicuro che Florez oserebbe i Puritani in un 7 dicembre alla Scala?

2) La Favorita di Donizetti con Gardiner sul podio (ha già diretto splendidamente Les Troyens all'Opera Bastille quindi il grand opéra non lo spaventa).


A chi lo dici! Io c'ero a quei Troyens! (a proposito, era allo Chatelet, non alla Bastille).
Lui sarebbe fantastico nella FAvorite; e Favorite sarebbe un'opera perfetta sia come inaugurazione, sia per Guth.
Il problema è sempre lo stesso: annuncia una Favorite per un 7 dicembre e il pubblico si presenterà coi fischietti....
Secondo me invece bisogna puntare sul trionfo assicurato.

3) Lo riconosco è da delirio: Figlia di Iorio di Pizzetti con A. C. Antonacci come Mila :?: :?: :?:
[/quote]
Mi fa moltissimo piacere che citi quest'opera meravigliosa!
Io non chiamerei la Antonacci (troppo corta in alto), ma la Herlitiusz come Mila. Come Candia la Meier. Villazon come Aligi.
Guth ne farebbe uno spettacolo stupendo.
Ma perché come inaugurazione?
Io - scusa se mi ripeto - non sento molta "festa" in quest'opera dolente e misterica...

Comunque complimenti per le scelte.
Siamo già di molti livelli sopra le effettive programmazioni.

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Tucidide » mar 30 dic 2008, 21:01

MatMarazzi ha scritto:Temo che la Fleming sia tornata a Milano nei Letzte Lieder solo perché il contratto per quel concerto era già stato firmato prima del tonfo nella Lucrezia...
o sbaglio?

Non saprei, anche se il concerto straussiano è stato nel 2006, ben otto anni dopo la Borgia... Difficile pensare che fosse già stato firmato all'epoca.

Accidenti, ma perché non si fa qualche sega mentale anche lei? :wink:

Vero. L'ho anche scritto nel thread dedicato. :D

Matronale la Stemme? Trovi?
E Virago? :shock: :shock:
Per come la vedo io (tanto per cercare di intenderci sui termini) virago è la Nilsson! Matronale è la Flagstad!
Lo dico senza alcun intento polemico! :) Io amo le cantanti che sanno fare le matrone, purché nei ruoli giusti!
Ma non mi pare che la Stemme lo sia.
Al massimo è sontuosa, ok, sembra una regina, non una matrona; è calda, femminile, avvolgente.
Credimi, Tuc! Nè virago, nè matrona.

Di ruoli straussiani della Stemme conosco la Marescialla del DVD Emi, e non ci trovo molto calore. E' una bella Marescialla, fascinosissima, e canta assai bene. Ma in generale è una donna, la Stemme, che non mi comunica molta femminilità. Io ho in mente la sua magnifica Isolde di Glyndebourne con la regia di Lehnoff: immersa in un universo gelido, con colori tenui e freddissimi, la sua Isolde si trova alla perfezione. Difficilmente la vedrei bene a latitudini più meridionali. :) Va detto però che non l'ho mai vista dal vivo.
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Rodrigo » mar 30 dic 2008, 21:13

MatMarazzi ha scritto:Caro Rodrigo,
Intanto mi compiaccio che tu evidentementi la pensi come me sul tipo di opera da proporre: titoli grandiosi.
I Puritani vanno benissimo in teoria, però dovremmo rinunciare all'assunto del gioco: ossia rinunciare alla regia di Guth.
Alla prima scena in cui Elvira si presenta con vestiti moderni e tocca il sedere di Arturo verrebbe giù il teatro! :)
E poi sei davvero sicuro che Florez oserebbe i Puritani in un 7 dicembre alla Scala?

Io non chiamerei la Antonacci (troppo corta in alto), ma la Herlitiusz come Mila. Come Candia la Meier. Villazon come Aligi.
Guth ne farebbe uno spettacolo stupendo.
Ma perché come inaugurazione?
Io - scusa se mi ripeto - non sento molta "festa" in quest'opera dolente e misterica...

Comunque complimenti per le scelte.
Siamo già di molti livelli sopra le effettive programmazioni.

Salutoni,
Mat

Grazie per i complimenti!
Vedi secondo me i casi sono due o Florez è un grande o fa finta.
Se è un grande (come io credo) cantare A te o cara alla Scala il 7 dicembre non gli fa paura, ma (perdona il linguaggio) gli dà l'orgasmo. Oltretutto credo che sia un beniamino a cui il pubblico può perdonare parecchio persino un diapason di comodo (rectius secondo la prassi del primo Ottocento)...
Quanto al titolo io ho un'idea un po' bislacca forse: I Puritani sono solo in apparenza un'opera da merletti e stivali a tromba con l'happy end in fondo. C'è ben altro: ci sono due mondi con le loro ideologie cozzano l'una contro l'altra (di qua la borghesia perbenista e di là l'aristocrazia legittimista e un filo tronfia) ed il loro urto stritola i personaggi e gli affetti. Il delirio di Elvira e lo stesso finale (così "volgarmente" pompier) dicono la stessa cosa: si può essere felici sono nella dimensione onirica quando le ideologie la fanno da padrone.
Non così consolatorio il libretto del Pepoli dunque.

Quanto alla Figlia di Iorio devo dire che la scelta deve molto alla mia passione (che rimonta agli anni delle superiori) per D'Annunzio (ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio). L'Antonacci mi è venuta spontanea dopo averla vista immersa con naturalezza sbalorditiva nella dimensione mitica di Medea. E Mila è mito, puro mito... certo la parte è un po' al limite.
Detto per inciso, chissà come sarebbe un Martyre de S. Sebastien con Bolle e con una direzione maiuscola (già, ma chi?). E anche qui il regista ne avrebbe di suggestioni...

Saluti
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Tucidide » mar 30 dic 2008, 21:27

Rodrigo ha scritto:Vedi secondo me i casi sono due o Florez è un grande o fa finta.
Se è un grande (come io credo) cantare A te o cara alla Scala il 7 dicembre non gli fa paura, ma (perdona il linguaggio) gli dà l'orgasmo. Oltretutto credo che sia un beniamino a cui il pubblico può perdonare parecchio persino un diapason di comodo (rectius secondo la prassi del primo Ottocento)...

Per me Florez è un grande, in effetti, ma I Puritani sono un'opera un po' al limite per lui. Al di là della vocalità, che non dovrebbe creargli soverchi problemi, è proprio il suo personaggio, i modi del fraseggio che non si confanno ad un ruolo così araldico, oltretutto se carico di tutti le valenze che tu, a mio avviso a ragione, vedi nel dipanarsi della vicenda. Ad ogni modo, aspetto di ascoltarlo a Bologna in questo ruolo (anche se temo che procurarsi un biglietto sarà un'impresa... :roll: ).
Florez non avrebbe nulla da temere se dovesse cantare un Tonio, un Corradino, un Ramiro o un Lindoro. Anche il 7 dicembre alla Scala.
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mer 31 dic 2008, 14:50

pbagnoli ha scritto:Sai che io avevo proposto Salomè, ma - come giustamente mi ha fatto notare Maugham - non ha intervalli.


Caro Bagnolo,
intanto scusa (anche se mi leggerai fra una settimana) di non aver risposto al tuo messaggio prima, ma proprio non me ne ero accorto.
Il faccione a lingua fuori della Fleming (avatar di Tucidide) è come una calamita: uno vede quello e non si avvede che c'è un messaggio prima.

Venendo al punto, sono contento che cominciamo a ragionare seriamente, con una logica da impaginazione teatrale.
Salome infatti non va bene: ha ragione Maugham; non va bene perchè mancano gli intervalli.
Ma non va bene anche perché è un opera troppo concentrata su pochi personaggi, senza squarci, senza coralità, senza scontri di popoli, senza campi lunghi.
Mutatis mutandis, è un dramma di famiglia.
Un titolo per l'inaugurazione non si sceglie per la sua intrinseca "bellezza" ma per come si adatta - appunto - al fine di aprire una stagione.
A me piacciono follemente la Voix Humaine e il giro di Vite, ma non sono titoli da inaugurazione; non so se mi sono spiegato... Ovviamente parlo a mio gusto.



E allora mi sono detto mentre leggevo il tuo post: perché non un'opera barocca? Perché non un Ariodante? O un'Alcina? O un Giulio Cesare?


L'opera barocca è - in generale - assolutamente perfetta per l'apertura di una stagione.
Se posso dire la mia, il barocco francese o il dramma per musica seicentesco (Monteverdi e Cavalli) sono ancora più adatti dell'opera seria settecentesca (che era troppo ossessionata dalle singole individualità dei personaggi), però hai ragione: Handel va benissimo.
Ricorda però che siamo a Milano, non a Londra o Parigi. Se scegli di aprire col barocco devi trovare il modo di creare l'evento... Altrimenti si casca nell'Europa Riconosciuta.

I cantanti di grandissimo prestigio per questo repertorio non mancano.


Calma! E' questo il punto...
Grandissimo prestigio nel mondo, ma in Italia?
Forse solo una Bartoli potrebbe assicurare un esaurito... Ma tu pensi che Daniels, Cencic, la Oustrac, la Di Donato - che fanno furore nelle capitali della musica - siano poi così noti a Milano?
Certo, si potrebbe usare la forza trainante di un grande regista, ma allora Guth è troppo poco...
Devi annunciare quanto meno un Greeneway o un Woody Allen per sperare che la gente accorra a un'inaugurazione barocca.

Resta poi il problema dei loggionisti che credono di saperla lunga...
Alcuni di loro pensano davvero di capirci qualcosa di barocco!!!
Chi ti dice che qualche vecchio scarpone usato non si metta a strillare perchè la Di Donato non è la Sutherland?
O perché la Bartoli è una cosa ributtante... ecc... ecc...?
O perché i controtenori al tempo di Handel non c'erano, e così via?
Insomma, io aspetterei un po' a inaugurare la Scala con un titolo barocco...
Partirei con cose di impatto più immediato.

Oppure: cosa ne diresti di un Prokofiev? Un bel "Guerra e pace"?

Oh! Qui si ragiona! :)
Questa è un'ottima scelta, Pietro.
Opera corale, grandiosa, spettacolare, di altissimo livello, di impatto grandioso...
Inoltre non è roba che i loggionisti ritengano di dover difendere!
Ed è un titolo adattissimo a Guth (bisogna però pensare a un cast che davvero scateni il mondo... Imprescindibile atout: la Netrebko in Tatiana, anche se non è un debutto).
C'è solo una piccolissima ragione che continua a farmi preferire l'Elena egizia, in teoria.
Di Guerra e Pace sono state fatte recentemente tre produzioni importantissime: una del Marinski, una di Parigi (Zambello) e una del Met (Konchalovski).
La Scala arriverebbe ultima, mentre con l'Elena arriverebbe prima. E potremmo dire che anche noi apriamo le tendenze!

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mer 31 dic 2008, 15:03

Tucidide ha scritto:Non saprei, anche se il concerto straussiano è stato nel 2006, ben otto anni dopo la Borgia... Difficile pensare che fosse già stato firmato all'epoca.


Ah... otto anni? Allora hai ragione tu...
Se le cose stanno così, vuol dire che ci sarebbe speranza di un suo "sì" per la nostra utopica Elena inaugurale.
Allora siamo a posto: Fleming, Dessay (o Gruberova), Kauffman, Hampson, Beuron. Regia di Guth...
A proposito del direttore: voi sapete come è messo Levine fisicamente?
Sarebbe un bel colpaccio se riuscissimo a farlo debuttare finalmente alla Scala, per un'apertura del genere, no?
E perché non il vecchio Dohnanji?

Di ruoli straussiani della Stemme conosco la Marescialla del DVD Emi, e non ci trovo molto calore.

Se per calore, intendi ardore esplicito, allora è vero.
Ma questo che c'entra con l'essere Matrona?
Il calore che io riconoscevo nella Stemme (accidenti a questi termini) sta nel suo essere l'esaltazione dell'amore.
Ascoltando la Nilsson in Turandot e Isolde tu riesci a credere che possa davvero "amare"?
Penso di no: lei, infatti, non era calda.
Con la Stemme invece hai la sensazione che più amante di così non si possa essere.
Anche se non lo comunica con pose sensuali e sorrisi invitanti.

Ci sarebbe poi da dire che la Marescialla non necessariamente deve essere "calda" (anzi, la grandezza della Schwarzkopf - ad esempio - stava proprio nella solitudine chiusa dietro il "maquillage" freddo, perfetto e sommamente artificiale).
Ti dirò che io provo una certa perplessità verso le Marescialle debordanti di fragranze molli e voluttuose (siano pure due colossi come la Lehmann e la Crespin).
Ma qui è questione di gusti.

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Pruun » mer 31 dic 2008, 15:25

Perché non l'Amore delle Tre Melarance? La trovereste poco adatta a un 7 dicembre?
Con l'occasione Buon 2009 a tutti! :D
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mer 31 dic 2008, 15:34

Bene,
cerco di rispondere alle vostre considerazioni, sforzandomi di tenere il tema quanto più possibile ancorato all'assunto iniziale, ossia il 7 dicembre (con la regia di Guth)

Partiamo da Florez e dai suoi ipotetici Puritani.


Rodrigo ha scritto:o Florez è un grande o fa finta.
Se è un grande (come io credo) cantare A te o cara alla Scala il 7 dicembre non gli fa paura, ma (perdona il linguaggio) gli dà l'orgasmo. )...


Su questo fronte la penso un poco come Tucidide.
Il punto non è se Florez è grande o no (lo è, lo è...)
Il fatto che anche un grande fa bella figura solo nel ruolo giusto.
Indipendentemente dall'inaugurazione e dal pubblico della Scala (che pure sono le discriminanti chiave di questa discussione) io non vedo troppo bene Florez nei Puritani.
Sì, d'accordo... ce ne fossero e via dicendo.
Eppure anche ammesso che tutte le note siano al posto giusto (e magari lo saranno pure) secondo me gli manca quella tensione al sublime, quell'eroismo disincarnato, quasi sacerdotale (in senso romantico) che i ruoli Rubini possiedono.
In qualsiasi veste si presenti, Florez finisce per essere solo se stesso (e va benissimo, intendiamoci): ossia un ragazzo simpatico, senza aspirazioni particolari, forse non proprio spiritoso ma con l'espressione furbetta che ispira complicità, che sciorina acuti e virtuosismi come fossero strizzatine d'occhi e bacini alle ragazze.
Ben poca tensione al sublime romantico, mi pare...
Per questo sottoscrivo Tucidide

Tucidide ha scritto:Al di là della vocalità, che non dovrebbe creargli soverchi problemi, è proprio il suo personaggio, i modi del fraseggio che non si confanno ad un ruolo così araldico,


(cut...)

Tucidide ha scritto:Florez non avrebbe nulla da temere se dovesse cantare un Tonio, un Corradino, un Ramiro o un Lindoro. Anche il 7 dicembre alla Scala.


Vorrei però tornare su una tua frase e alla questione del "7 dicembre":

Rodrigo ha scritto:Oltretutto credo che sia un beniamino a cui il pubblico può perdonare parecchio


Giusto.
Il loggione della Scala ha simpatia per Florez.
Però attento! Non tutti... Ci sono anche i barbogi che non sopportano il fatto che qualcuno goda - come lui - dell'affetto del pubblico giovane! Basta vedere su Internet (e un tempo persino sul nostro sito - fortunatamente non più - c'era qualche isterico che cercava disperatamente di trattare Florez come un poveretto senza acuti, senza agilità, senza presenza scenica, ecc... ecc...)
Proporlo alla Scala in un ruolo da mitologie cellettiane significa scatenare questi vecchioni da "Susannah".
Ed è sufficiente il più piccolo battibecco agli applausi (inevitabile) perché il clima si rovini...
Perché dobbiamo dare il destro a queste polemiche? Dobbiamo disarmare i beceri, non armarli... no?
Con tutte i capolavori che esistono, perchè dobbiamo romperci le corna (come si ostina a fare Lissner) proprio con quelli destinati a rovinare la festa?

C'è poi un altra questione, legata alla popolarità di Florez.
Proprio perché popolarissimo, Florez può servire a lanciare un titolo nel corpo della stagione...
Metterlo nel 7 dicembre è uno spreco di soldi. Il 7 dicembre si promuove da sè...
Se invece devi spendere per l'alto cachet di Florez, conviene usarlo per lanciare uno spettacolo di mezza stagione, che può essere anche un titolo poco noto, tanto c'è lui.
Io ad esempio gli dedicherei una bella Opéra Comique, magari con Pelly, di quelle supersoniche e piene di prodezze: il Postillon de Lonjumeau, il Fra Diavolo, la Belle Helene...

I Puritani sono solo in apparenza un'opera da merletti e stivali a tromba con l'happy end in fondo. C'è ben altro: ci sono due mondi con le loro ideologie cozzano l'una contro l'altra (di qua la borghesia perbenista e di là l'aristocrazia legittimista e un filo tronfia) ed il loro urto stritola i personaggi e gli affetti. Il delirio di Elvira e lo stesso finale (così "volgarmente" pompier) dicono la stessa cosa: si può essere felici sono nella dimensione onirica quando le ideologie la fanno da padrone.
Non così consolatorio il libretto del Pepoli dunque.


Tutto molto (ma molto) interessante.
Il punto è: e perché tutto questo lo devi per forza piazzare in un Sant'Ambrogio a Milano?
Perché doverti scornare contro un pubblico che sarà ostile in partenza? Un pubblico dove la parola d'ordine è "salviamo Bellini - ossia le nostre becere abitudini d'ascolto - dai registi tedeschi"?
Il pubblico - buono o cattivo - non va combattuto. Va coccolato! Bisogna portarlo a crescere, ad ampliare i suoi orizzonti, ma senza strappi, senza scontri. Se non ammette i registi moderni e le riletture "non consolatorie" nelle opere italiane, ok... fagliele apprezzare nelle opere tedesche, o russe, o inglesi.
Dopo - quando si sarà abituato a Guth, a Mc Vicar, a Jones - allora sarà lui a non poter più sopportare Pizzi, Ronconi e Zeffirelli (e Branschweig) nelle opere italiane...

E ora veniamo alla Figlia di Iorio.

la scelta deve molto alla mia passione (che rimonta agli anni delle superiori) per D'Annunzio (ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio).


E' una passione di cui andare fieri: soprattutto perché vuol dire che il nostro senso estetico non sottostà a condizionamenti di sorta.

L'Antonacci mi è venuta spontanea dopo averla vista immersa con naturalezza sbalorditiva nella dimensione mitica di Medea. E Mila è mito, puro mito... certo la parte è un po' al limite.


E' vero, ma c'è mito e mito.
Quello di Medea è espressione di una saggezza antica e barbarica, che fa paura proprio per la sua grandezza.
La Antonacci, grandiosa artista e la maggiore delle declamatrici italiane, coltiva la solennità dei suoi personaggi.
Mila è selvaggia, è una Kundry.
Provo a spiegarmi meglio: a me la Carmen della Antonacci delude profondamente.
E dire che è bella, è brava, canta bene. Ma è troppo a senso unico: polposa e seducente. Ne distilla gli accenti.
Non capisce la violenza eversiva del personaggio.
E' troppo solenne e maestosa, per questo, resta anni luce lontana dalle vere Carmen (a partire dalla Ewing, con Hall e Haitink a Glyndebourne).
La Erlitzius invece è la più splendida espressione della rivolta: è la giovane donna, dagli occhi immensi, sgranati, i capelli scomposti, rifiutata e rabbiosa, e sempre bellissima.
Mai mi sognerei di chiamare la Herlitzius in Medea! :D

Detto per inciso, chissà come sarebbe un Martyre de S. Sebastien con Bolle e con una direzione maiuscola (già, ma chi?). E anche qui il regista ne avrebbe di suggestioni...


Beh... chissà! Sarebbe un colpo davvero originale come inaugurazione!
Io però preferirei una vera opera! :) Sono un tradizionalista!

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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda Tucidide » mer 31 dic 2008, 15:56

MatMarazzi ha scritto:Allora siamo a posto: Fleming, Dessay (o Gruberova), Kauffman, Hampson, Beuron. Regia di Guth...
A proposito del direttore: voi sapete come è messo Levine fisicamente?
Sarebbe un bel colpaccio se riuscissimo a farlo debuttare finalmente alla Scala, per un'apertura del genere, no?

Insomma, vuoi proprio una festa "camp" come dicono in America, per il 7 dicembre! :D
Levine e il suo rassicurante turgore sonoro, la sua generica tensione teatrale e narrativa che lo rende un magnifico cantastorie, una specie di favolatore capace di raccontare qualsiasi vicenda senza però scendere mai nei dettagli o evidenziare i tratti specifici di questo o quel personaggio...
Beh, per l'Elena Egizia sarebbe probabilmente perfetto. :D
Ma per il trionfo del "camp", la Fleming sarebbe imprescindibile. :mrgreen:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Fantasie da 7 dicembre

Messaggioda MatMarazzi » mer 31 dic 2008, 16:53

Pruun ha scritto:Perché non l'Amore delle Tre Melarance? La trovereste poco adatta a un 7 dicembre?
Con l'occasione Buon 2009 a tutti! :D


Ciao Pruun.
L'amore delle tre melarance si presta, per tutte le ragioni che abbiamo detto.
E sarebbe pure adattissima a Guth. Quindi complimenti per la scelta!

Sai cosa...? (direte che sono un rompiscatole).
Ci sono opere di grandiosità seriosa e opere di grandiosità ironica.
Per come la vedo io, le prime vanno benissimo ad aprire la stagione; le seconde a chiuderla.

Come chiusura di stagione a luglio ci starebbe benissimo un titolo comico (ma in grande), come le Melarance, come la Fiera di Sorotchinski, come l'Hansel e Gretel o Beatrice e Benedetto...
Ma come apertura mi piacerebbe un vero grand-opéra (in senso lato).
Io per una chiusura di stagione proverei anche a rispolverare i vecchi fantasmi di Versailles, di tucididiana memoria.

A proposito di Tucidide,

Levine e il suo rassicurante turgore sonoro, la sua generica tensione teatrale e narrativa che lo rende un magnifico cantastorie, una specie di favolatore capace di raccontare qualsiasi vicenda senza però scendere mai nei dettagli o evidenziare i tratti specifici di questo o quel personaggio...
Beh, per l'Elena Egizia sarebbe probabilmente perfetto.


Esatto.
Mettici dentro il "beau geste" (di quelli che fanno molta impressione) di chiamare un grande vecchio della concorrenza.
Tutte cose che eccitano la curiosità, il chiacchiericcio giornalistico, i riflettori della stampa e quindi portano gente...
E poi... sì è vero: Levine è tutto quello che dici, ma è anche un grande, grande interprete.
Il segreto sta tutto nel non fargli fare Così fan tutte o Trovatore! Un'opera che vive di stratificazioni linguistiche e ammiccamenti alla retrorica melodrammatica è semplicemente perfetta per lui...

Quanto alla Fleming, sta zitto che se Lissner la presentasse come Deus ex Machina in un 7 dicembre e in un ruolo scritto apposta per farla adorare, tu ti voteresti a lui senza dignità! :) e avresti perfettamente ragione!
Avanti... riconoscetelo che la mia Elena (con questo organigramma) sarebbe un trionfo assicurato, finalmente un 7 dicembre in festa e non provinciale! :D

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