Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

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Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda vivelaboheme » mar 06 mag 2014, 2:32

Reduci da una tipica, svaccata esibizione tale da porre, di fatto, in cattiva luce perfino il forse massimo direttore vivente (Salonen), uno si chiede perché accada. Ora ecco i nostri, la Filarmonica della Scala, alle prese (ciclo Richard Strauss) con il prescelto "stabile". Vuoi vedere che – conoscendoli – stavolta si impegnano di più?
Sì, in realtà, accade, in parte. Eppure… state a sentire.
Morte e Trasfigurazione. La Morte parte bene, un bell’adagio con suono ambrato, corposo degli archi (bravi, lo sappiamo), un Chailly che sembra anche intenso, bello insomma. Ma: il passaggio dall’introduzione a quanto segue è delimitato da un improvviso colpo di timpano. E qui Chailly alza con vistosa violenza il braccio…. e si manifesta con inenarrabile violenza il Nuovo Personaggio della Filarmonica, che da un paio di concerti già ci… COLPISCE. Il Bombardiere Calvo. Una CANNONATA SPAVENTOSA, di un suono non rotondo, ma secco, aspro, sgradevole. Ne aveva già sparate diverse altre nei recenti concerti, in questo si è scatenato! (il mitico David Searcy sapeva essere esplosivo ma anche poetico, nel suono del timpano. Qui siamo all’estetica dello SBENG costante) Da qui in poi, Morte e Trasfigurazione, pur in una esecuzione compatta e buona dell’orchestra e in buone idee (il crescendo della Trasfigurazione c’è ed è anche ben condotto) del direttore, diventa puro stile Chailly anni 1995-in poi, nella manopola del volume girata al massimo, nella deflagrazione tendente al baccano. La dinamica del direttore milanese, da anni, ha praticamente abolito il pianissimo: si va dal mezzoforte al boato. Se ciò sia scelta o limite fisico, non sapremmo dire. Ma tant’è. Tuttavia, l’esecuzione di Morte e Trasfigurazione è nel complesso nobile, l'orchestra qui dà il suo meglio
, e il tutto lascia qualche (mal riposta) speranza anche per le insidie sonore-dinamiche di Till Eulenspiegel.
In mezzo Chailly lascia detonare clamorosamente – fino a finale in spegnimento – il lavoro di Rihm, Transitus, peraltro – all’orecchio – come spesso accade più vecchio della sua età anagrafica.
Nella seconda parte i meravigliosi Lieder trovano nella Harteros un’interprete gradevole e notevole – nel limite, noto, di un ombra di monotonia fraseggio-timbrica, e di genericità. Ma indubbiamente, quando (pericoluccio, talora le accade) non "sbianca", gran cantatrice, verrebbe da sperare in una futuribile Marescialla, se saprà “muovere” di più l’espressione vocale, timbrica. Chailly a tratti la copre ma nel complesso si modera, educatamente: un gradevole accompagnamento, fino al suggestivo finale sospeso. Sempre una grande emozione d’ascolto, in se stessi, i “Quattro Ultimi”.
Ma forse il direttore si è trattenuto troppo: e allora il Till esplode, come e più di quanto ci si aspettava. Dopo l’introduzione, si leva la voce del famosissimo, scaligero Dumbo, l’elefantino che barrisce il noto tema del Corno: u u u u uuu u, u u u uuu u, ecc. Un bel barrìto. Da qui parte la prevedibile bomba a rumorologeria: di tutto e di più, e i decibel salgono! Troppo ghiotta l’occasione (viene in mente che Furtwangler – l’incisione live che ne abbiamo è piena di sviste tecniche, ma…. – ne faceva un estro sì, ma “mentale”, intelligente) per non buttarsi in una gigionesca ridda di cannonate, acceleratine, frenatine, effettini, effettoni nei quali il povero Till annega! Il tutto, qua e là, spruzzato da inesattezze di qualche legno (strano, è sezione benemerita) e, siccome è impegnato spesso, da barritini o barritoni, intonati o qualche volta no ma sempre belli bianchi – u u u – del celebre Dumbo. E si arriva in fondo. Un Till bruttino, sguaiato. E sempre con quella dinamica: mezzoforte-BOATO (qui molto più boato).
E passa un’altra serata così. Uguale alle precedenti, nel manifestarsi di alcune problematiche orchestrali, oppure di pregi (archi,violini e viole segnatamente). Differente, nei rapporti causa-effetto fra orchestra e direttore, dal concerto-Salonen, o dal concerto-Jordan. Ovvero, posta l’incertezza su un concetto di “lettura” interpretativa, l’attuale gusto esecutivo sonoro ( o sensibilità sonora) di Chailly è un moloch, si tratti di Aida, o Strauss, o Mahler o quant’altro. Da mezzoforte a boato. Proprio con un’orchestra che, in questo momento avrebbe (fra l’altro: atteggiamento,ascolto reciproco, aplomb, studio, prove ecc.) un bisogno vitale di “sfumature”.
Un bel problema.

marco vizzardelli

P.s. Una nota a parte – questa, in sé, assolutamente positiva: posto che l’esecuzione dell’orchestra di Morte e Trasfigurazione (decibel a parte) è stata buona, va citato un apporto ben più che buono: quello dell’arpa, assolutamente eccezionale, della Prandina, la quale è uno di quei solisti (spesso si citano i Meloni, i De Angelis) eccellenti di un’orchestra ricca di teoriche qualità.
Allora, una riflessione. Il paragone, si dirà, non si pone, ma – per esplicitare l’idea – viene in mente che la famosa orchestra del Festival di Lucerna, composta di straordinari solisti, non sarebbe mai diventata una grandissima orchestra se Claudio Abbado non l’avesse resa… un’orchestra. Cioè un INSIEME armonico, compatto: un solo strumento, formato da molti strumenti. Questo aspetto – la “sinfonia” – alla Filarmonica della Scala attualmente manca. Abbado e Muti ci lavorarono. Dopo di loro, quell’aspetto si è dissolto. Oggi, ascoltando la Filarmonica (oltretutto afflitta da una disparità di valore fra le varie sezioni) la “sinfonia” proprio non si sente.
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda reysfilip » mar 06 mag 2014, 9:03

Grazie della recensione Marco. Pare che Chailly e Strauss vadano poco d'accordo.
Curioso che anche qui a Firenze, Mehta abbia presentato all'ultimo concerto al Comunale un programma tutto straussiano simile in cui anche lui ha eseguito il Till Eulenspiegel (molto bene tra l'altro) e i Vier Letzte Lieder con la Harteros. Nel mezzo aveva infilato il concerto per oboe e orchestra e il Wanderes Sturmlied.
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda vivelaboheme » mar 06 mag 2014, 10:23

C'è l'anniversario e le esecuzioni di lavori di Richard Strauss si moltiplicano: la Scala si montava un piccolo ciclo che, suggestivo alla carta, in pratica fa i conti con lo stato problematico dell'orchestra (speriamo che allo Zarathustra di Salonen, prossima puntata sinfonica - nonché alla attesa Elektra - siano concesse congrue prove).La Harteros avrà programmato il piccolo tour italiano, dunque tutto ok. Quanto a Zubin Mehta, è uno straussiano d.o.c. In gioventù secondo uno stile lussureggiante di colori e grasso nel suono, ma sempre idiomatico e appropriato. Oggi, da maturo direttore di sempre grande stile e cultura (l'ho ascoltato a fine inverno a Berlino in una Nona di Bruckner notevole), quando riprende in mano Strauss lo fa nel nome del "feeling" di una vita (non so se, con gli anni, la resa sonora si sia più rarefatta o stilizzata. Com'è andato, in pratica, il concerto di Firenze? Bene, da quel che accenni. E Tristano? Ne ho letto buone cose sul fronte orchestrale, meno su quello vocale)
Lo Strauss di Chailly - così come lo si è ascoltato alla Scala - è parso differente: la lettura, un po ' (o molto) fragorosa di un direttore nel quale - da Strauss, a Verdi, a Mahler - negli ultimi, almeno nelle mie esperienze dal vivo, difficilmente cogli l'interprete, sostituito dai... decibel (abbondanti!). Con in più, nel caso, i problemini (e anche problemoni) attuali dell'orchestra scaligera.

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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda reysfilip » mar 06 mag 2014, 19:44

vivelaboheme ha scritto:Quanto a Zubin Mehta, è uno straussiano d.o.c. In gioventù secondo uno stile lussureggiante di colori e grasso nel suono, ma sempre idiomatico e appropriato. Oggi, da maturo direttore di sempre grande stile e cultura (l'ho ascoltato a fine inverno a Berlino in una Nona di Bruckner notevole), quando riprende in mano Strauss lo fa nel nome del "feeling" di una vita (non so se, con gli anni, la resa sonora si sia più rarefatta o stilizzata. Com'è andato, in pratica, il concerto di Firenze? Bene, da quel che accenni. E Tristano? Ne ho letto buone cose sul fronte orchestrale, meno su quello vocale)


Telegraficamente: il concerto di sabato, un po' malinconico perché è stato l'ultimo al vecchio Comunale, è stato un bel concerto. Mehta si è rivelato un ottimo interprete del Till Eulenspiegel, grazie a un'orchestra in stato di grazia, generico nel concerto per oboe, più che buono nel Wanderers Lied e nei Vier Letzte Lieder. La Harteros mi è parsa brava e anche bella. Non ha lasciato impronte di genio ma è pur sempre una buona interprete.
Al Tristano vado domani sera quindi mi pronuncerò poi (ma ho molta paura).
Mehta ha un difetto, si distrae facilmente. Quando vuole sa far sprigionare il meglio (almeno con l'orchestra del Maggio), ma spesso cade nel generico e poi nel noioso. Di varie opere ricordo inizi incisivi ed esaltanti che hanno portato a finali non più che generici, talvolta noiosi.
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda teo.emme » mar 06 mag 2014, 20:12

reysfilip ha scritto:Mehta ha un difetto, si distrae facilmente. Quando vuole sa far sprigionare il meglio (almeno con l'orchestra del Maggio), ma spesso cade nel generico e poi nel noioso. Di varie opere ricordo inizi incisivi ed esaltanti che hanno portato a finali non più che generici, talvolta noiosi.

E' un direttore che apprezzo assai poco...il ricordo più recente che ho è il suo Tannhauser scaligero, dove ha perso per strada l'orchestra dopo circa 5 minuti dall'inizio dell'ouverture (ma non so a chi attribuire la colpa: gli attacchi svogliati di Zubin, l'incapacità dell'orchestra di suonare a temp o, il chiasso di catene cascate in terra che proveniva da dietro il sipario - era il "meraviglioso" allestimento della Fura con quella mano semovente che tanta ironia ha suscitato - che rendeva difficile la normale attenzione)....
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda DottorMalatesta » mar 06 mag 2014, 20:28

@ Vizzardelli: ma l'hai letto il mio messaggio o no? :roll:

@ reysfilip: buon Tristano (ma attento a Mehta e al Tristan-Akkord :mrgreen: )!

@ teo.emme: sorvolando su Mehta, quel Tannhauser è stata una delle cose wagneriane più cretine che abbia mai visto...

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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda vivelaboheme » mer 07 mag 2014, 1:03

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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda teo.emme » mer 07 mag 2014, 9:19

vivelaboheme ha scritto:Però, che bei capelli....

Intervento musicalmente molto approfondito e utile ad un sereno scambio di opinioni... :roll: :roll: :roll:
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda DottorMalatesta » mer 07 mag 2014, 10:26

Caro Marco,
mi sono permesso di rimuovere il tuo ultimo post, la cui utilità e significato proprio non arrivo a comprendere. Mi scuso con te per questa “violenza”, ma il nostro è un forum nel quale ci siamo dati come regola il rispetto assoluto tra di noi e nei confronti di chi è esterno a noi, e vorrei che nessuno lo dimenticasse. Infine, a differenza di altre realtà operistiche del Web, qui da noi si parla di musica ed opera. Le discussioni sui capelli lasciamole ad altri (tu sai a chi mi riferisco). E, se possibile, anche i riferimenti ai bombardieri calvi.
Scusa la franchezza, ma ritengo che il mio intervento sia stato opportuno e in linea con il codice di comportamento di Operadisc.
Ciao,
Francesco
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Re: Riccardo Chailly, Fil. Scala, Harteros, Strauss

Messaggioda vivelaboheme » mer 07 mag 2014, 11:51

Approvato. Hai fatto bene

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