Enrico ha scritto:Qual'è - con l'apostrofo - era la regola a scuola ai tempi di mia madre. E, come ho detto, l'ho trovato in molti libri del '900 (non solo gli antichi Pirandello e Fornaciari).
Forse, dico forse, è avvenuto qualcosa di simile al caso del sè stesso/sé stesso/ se stesso:
1) Qual'è si scrive con l'apostrofo.
2) Qual è, si può scrivere senza apostrofo (Qual può essere parola tronca, si capisce lo stesso etc.)
3) Qual è si scrive senza apostrofo.
Forse...
Possibile, forse addirittura probabile. Basta cominciare a fare un po' di approfondimenti e forse ci arriviamo.
Ci sono però altri "gialli" linguistici (almeno per me), sempre in Pirandello per es. Le parole italiane con la "j"; un portato molto più antico del tempo di Pirandello. Negli iati, come nei nomi dei mesi "gennajo" "febbrajo"; oppure in "noja"; perché la "j"? Per un certo periodo o, in un certo periodo, non si è usato la "ha" con l' "h" per indicare "avere" ma la "à" accentata. Ricordo che questo modo di scrivere il verbo avere lo utilizza Galeazzo Ciano nei suoi diari. Ciano non è propriamente un monumento della civiltà letteraria, ma nei suoi diari, che hanno una non indifferente importanza storica, ben revisionati, si è mantenuto quest'uso; devo dire che Ciano, nativo della mia città, fu uno studente particolarmente bravo e quindi, quest'uso della "à", non è da imputare né a ignoranza, né a una strana picca. Ricordo di averlo anche incontrato altrove, ma non so dire in quali testi. Nemmeno ho fatto ricerche in proposito. Mi è venuto tutto a mente rileggendo gli interventi precedenti. Qualcuno sa dirmi qualcosa?