Luca ha scritto:Ah tu dici che la Renata sotto sotto.... beh può essere...
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Non dico un bel nulla, né lascio intendere. Anche perché ho detto che le vite private non mi interessano, né credo facciano arte. Mi limito ai documenti che testimoniano.
Dai Luca si faceva per scherzare...
E secondo me non è vero che il privato non si rifletta nell'arte, dovremmo ammettere che un artista riesca nel momento in cui "produce arte" ad essere completamente distaccato e neutrale rispetto alla sua esperienza umana, che poi ne forgia la sensibilità. E' come, permettimi una deformazione professionale, pretendere che un disturbo psichico non debba o non possa avere contraccolpi sul sistema vegetativo, come se il cervello non fosse uno solo... Comunque questo è un altro discorso. La battuta era la mia, la signora Tebaldi, che aveva senso dell'umorismo, da lassù perdonerà anche queste sciocchezze
Cigna-Ricciarelli era una iperbole per dire una cosa impossibile come un'altra... come a dire Pasta-Dessay, era un esempio per farti capire che la mia provocazione non voleva tener conto di una possibilità concreta (nell'ipotesi della quale rientrano tutti i fattori esterni alle stesse capacità artistiche che tu hai ricordato, quindi contesto storico, primadonnismo, scelte commerciali ecc.), non mi interessa questo aspetto... era come a dire che quando si sperimenta rompendo le tradizioni ci si può avvicinare ad una verità diversa, magari più illuminante, magari no.
Atteso che le due in questione avevano i requisiti vocali per affrontare (almeno in studio) i ruoli, tant'è che si sono cimentate nelle arie, era interessante capire come invertendo l'ordine dei fattori, ossia cercando di mettere da parte la PEDANTE tradizione della prima metà del secolo (Liù=angioletto=soprano lirico, Turandot=diavoletto=soprano wagneriano), potesse venir fuori qualcosa di più interessante delle corrette ma noiose letture delle due dive nei rispettivi ruoli. Qualcosa di bello? BOH, ma almeno qualcosa di NUOVO. E quindi evviva la Ricciarelli Turandot e la Scotto Abigaille, piaccia o non piaccia.
Una Tebaldi capace di una morbidezza lirica nel canto in piano e al contempo di torrenti di voce in quello forte, un legato tutto italiano, quel carattere matronale (giusto per usare un bel luogo comune) distaccato, angelico e intoccabile, ma al contempo umano e quotidiano, la possibilità di rendere tanto l'austera scostanza del personaggio quanto di risolvere il pericoloso disgelo finale (ho detto possibilità, non certezza), secondo me sarebbero state qualità non da poco. Così come il fatalismo callasiano, le sue vibrazioni livide, quel senso di passione repressa potevano dare voce ad una Liù diversa, come diversa fu la sua Mimì. Gli ingredienti per me c'erano, il che non vuol dire che si sarebbe assicurato il risultato. La stessa Callas, giudicata onnipotente, onnipotente non era (e te lo dice un callasiano doc).
Cerca su youtube, c'è un'intervista della Tebaldi da Limiti in cui dice che il suo rimpianto più grande è di non aver osato di più per paura di rovinare la voce. Questo era forse un ruolo che avrebbe potuto osare, magari dicendo qualcosa in più rispetto alle corrette ma noiose Manon Lescaut e Butterfly, che necessitavano di requisiti diversi da quelli della Renata. Come pure l'idiosincrasia della Callas per Puccini ci ha privato di tanti approfondimenti e letture che potevano essere più credibili della sua Aida, della sua Amelia o della sua Turandot. Entrambe avrebbe potuto cantare quei ruoli, avevano gli strumenti per farlo, sicuramente non avrebbero voluto, tant'è che non l'hanno fatto. E' molto diverso. Una Tebaldi-Zerbinetta è assurda non solo dal punto di vista storico-artistico, ma anche da quello tecnico-vocale.
La Stella ha fatto una Norma pessima? che importa! non mi interessava il risultato, rimane storicamente il fatto che un soprano con il repertorio come il suo l'abbia tentata. La Stella ha fallito, la Gencer-Lady Macbeth è diventata Lady di riferimento, qualcosa di storico, come pure la Crespin in Wagner. Come rimarranno storiche le performance della Gruby nei ruoli Ronzi e Pasta, molti la detestano, ma è dato storico che un soprano leggero abbia affrontato un certo repertorio. La Fleming che si lancia in 200 repertori diversi: evviva! prenderà talvolta delle tranvate allucinanti, inevitabile, canterà in maniera non sempre corretta, ma porta avanti la storia dell'interpretazione. Quando misceli le provette per tentare di tirar fuori elementi nuovi c'è sempre un rischio esplosione, rischio che non hai se continui a far reagire le sostanze secondo quanto è scritto sui manuali. Nessuno nel 49-50 prevedeva che la Callas avrebbe cantato Puritani e Turco in Italia, come pure nessuno nei 60 si aspettava la Norma della Sutherland, ma onore a chi fa il passo più lungo della gamba, a dispetto della storia, della filologia, delle previsioni degli altri e delle proprie possibilità.
Vabè non ci eravamo capiti, fa nulla.