Tucidide ha scritto:Dico la mia, in attesa di essere bonariamente scannato.
Bonariamente una fava!
Tucidide ha scritto:Secondo me, per poter parlare di un "prima" e un "dopo" a proposito di una prestazione vocale, occorre essere al cospetto non tanto di un'eccezionale bravura, quanto di una lettura "diversa", tecnicamente o stilisticamente controcorrente rispetto alla tradizione. C'è un "prima-" e un "dopo-Blake" perché prima di lui nessuno aveva affrontato i ruoli David o in generale Rossini con quelle sonorità. C'è un "prima-" e un "dopo-Callas" per Sonnambula o Norma perché quelle che cantavano Norma e Sonnambula prima di lei erano per lo più diverse da lei.
Ok.
Questa è una possibile interpretazione di "prima" e "dopo" e si applica abbastanza frequentemente.
Va molto bene nel caso di Blake proprio perché Rocky inventò uno "stile" esecutivo che prima non c'era, contrariamente a quanto affermano alcuni che, un po' di anni fa, dicevano che anche Alva
andava bene come tenore rossiniano
Il concetto di
andare bene è qualcosa che accontenta le anime semplici che non vogliono complicazioni nella fruizione di qualcosa. L'
andare bene è comodo, pratico, rassicurante; non ti costringe a rivedere le tue posizioni, cosa particolarmente scomoda dopo una certa età ma sostanzialmente in qualunque momento della tua vita.
Perché cercare altri modi di cantare, di eseguire, di porgere la frase, se ti va bene quello che già hai?
Non parliamo poi se - come nel caso attuale, mi riferisco ovviamente a Kaufmann - ti trovi di fronte a qualcuno che illumina letteralmente il significato di ogni singolo fonema, aggiungendo poi un plusvalore vocale che non ha paragoni non solo nell'attualità, ma anche nel passato.
Ed ecco il perché alcuni - pochi, in verità - guardano a Kaufmann come a una bestia strana: perché è uno di quei cantanti che ti smuove dalle tue consuetudini, che ti costringe ad alzare il culo dalla sedia: non lo puoi ascoltare o guardare distrattamente, ti impegna, ti sfida, afferma in modo felicemente importuno la propria presenza. E' per questo che non riesco a capire il significato di quello che dici dopo:
Tucidide ha scritto:Con il Siegmund di Kaufmann secondo me siamo nell'alveo di una tradizione consolidata, tecnicamente e stilisticamente. Questo non significa che non sia una grande prova.
Di grazia, Alberto, a quale tradizione fai riferimento?
No, perché io l'unico altro elemento che riesco a trovare così outstanding nella discografia e nella storia esecutiva a me nota di questo ruolo (e ti garantisco che ne ho sentiti un bel po') è Jon Vickers e, per certi versi, Ramon Vinay. Due cantanti assolutamente atipici, due apax nella storia del canto. Due caratterizzati da acuti faticosi e piuttosto problematici (quanto a questo specifico aspetto Kaufmann è messo decisamente meglio, anche se il primo passaggio è piuttosto disagevole anche per lui) e accomunati, come Jonas, da uno scavo maniacale della parola.
Per il resto degli interpreti, a fronte di un canto spesso lodevole, non vedo tutta questa tradizione di scavo della parola, né nei passati né negli attuali. Adesso, non per polemizzare a vuoto, ma ti sembra che in questa tradizione possa essere messo un Melchior, sovranamente indifferente a qualunque cosa dica? O un Lorenz (vedi sopra)?
E Windgassen o Katz, due che la parte l'hanno solo sfiorata? Ti sembra che si possa parlare di tradizione consolidata nel caso del pure eccellente King, un altro di canto di notevole bellezza ma che si mette a fare lo stallone in ogni frase che dice? O Wottrich? O Gambill?
No, Alberto, mi spiace. In attesa che il Divino distilli la propria saggezza, penso che gli unici due Siegmund della Storia che possano essere accostati a Kaufmann siano Vickers e Vinay, e proprio per gli elementi di rottura che loro stessi avevano messo in una tradizione di stalloni per i quali il racconto dei Welsidi era solo il modo per esporre i muscoli in attesa del coito
Tucidide ha scritto:Per inciso, limitandomi al I atto, ho trovato bellissime le prime battute con Sieglinde, stupendo il monologo, ma appena sottotono (rispetto, s'intende, al livello eccellente del resto della performance, e forse anche all'incisione con Abbado) "Winterstürme".
Il
Wintersturme per me è un CA-PO-LA-VO-RO!!!
C'è tutto: dolore, immaginazione, desiderio, squillo imperioso, tenerezza, abbandono. Tutto.
C'è anche un'intesa meravigliosa con la Westbroek, che forse non abbiamo considerato appieno, ma che si percepisce.
Io ero rimasto freddino di fronte alla performance registrata con Abbado ma qui, davvero, c'è tutto: è meraviglioso.