da FRITZ KOBUS » ven 19 feb 2010, 20:48
Carissimo Mat,
per quanto mi riguarda ho sempre cercato di argomentare e non mi pare proprio di essermi appellato a espressioni generiche tipo quelle che indichi tu ("lo sanno tutti che" ecc.. ). Mi va benissimo prendermi le responsabilità dirette di ciò che dico. Non mi piace la faziosità camuffata né il bon ton epidermico da consorte incipriata, che forse qualcuno vorrebbe, per far finta che siamo tutti amici, tutti fratelli e tutti ci vogliamo bene. In questo sito di sparate ce ne sono a iosa proprio da parte di chi poi si adonta per qualche eventuale valutazione colorita come quelle che, senza idea di offendere nessuno, ho utilizzato parlando di Corelli. Comunque, non mi dare lezioni per quanto riguarda la necessità di sostenere con rigore argomentativo le tesi sostenute. Le ho chieste riguardo al Fritz a Bagnoli e ancora aspetto. Ciò NON significa che lo metterei all'inferno perché non ama il Fritz: legittimo che gli stia sullo stomaco. Ma se scrive ciò che ha scritto, a mio modo di vedere, o argomenta o rimane lì una sparata offensiva (quella sì, verso Mascagni in primo luogo) bella e buona. Nella discussione sul Fritz avevo indicato alcune linee di lettura di quell'opera, peraltro mai considerate da nessuno perché la si ritiene una specie di esercizio zuccherino di minimo cabotaggio, sollecitando una presa di posizione. Rimangono le parole di apertura del thread e basta.
Veniamo a Corelli. Mi bacchetti e mi chiedi di costruire le mie posizioni su dati oggettivi. Non riesco a capire bene in che senso tu lo dica. Per ciò che ho ascoltato nel corso del tempo l'impianto tecnico complessivo di questo tenore è a prova di bomba. Nel forum sono stati elencati i punti di forza della sua vocalità (volume, estensione, squillo, messa in voce, mezzavoce, filature, passaggio di registro, appoggio del fiato, copertura dei suoni, immascheramento ecc...) e, a mio modo di vedere (sottolineo l'espressione A MIO MODO DI VEDERE, per evitare che qualcuno si senta mortalmente offeso), appartengono alla sfera dell'incontrovertibile, quindi sono oggettivi. Tale posizione si basa non soltanto sulla mia opinione però; è frutto della discussione con molti amici che hanno analizzato non solo tanto quanto me, e forse quanto altri, ma più di me (sicuramente) e di altri, i documenti sonori rimasti di questo cantante confrontandoli con le proprie memorie (diversi che lo hanno sentito si aggirano tra noi, me compreso) arrivando alla medesima conclusione: Corelli era un cantante prodigioso. Corelli però non era un cantante perfetto. L'eccesso di portamenti, gli acuti presi con il "trampolino", come diceva un vecchio professore di inglese, ormai tanti anni fa, qui dalle mie parti, l'inaffidabilità psicologica, i già citati suoni caprini e la terribile "lisca". Il punto è che molti di questi limiti, come già sottolineavo, sorgevano da una fralezza emotiva vicina al tratto patologico. Milady ha descritto benissimo quanto ho sentito raccontare da più parti: un uomo ossessionato da una perfettismo impossibile ad ottenersi e, in conseguenza di questa irrealizzabile chimera, che egli solo vedeva possibile raggiungere, si abbatteva terribilmente, prostrato oltre ogni dire, vagolando dietro le quinte ripetendo "Non posso più cantare, non posso più cantare, ah... no, non posso". Ciò che a mio modo di vedere non va è portare in primo piano i difetti, che nel caso di Corelli sono particolarmente evidenti in alcune fasi e periodi della sua parabola (tanto per usare una terminologia "tittiana"), ma sono anche particolarmente contenuti se non pressoché assenti in altri ed in modo proporzionale alla sua "forma" vocale e soprattutto psicologica. Laddove era particolarmente in "palla" vocalmete e psicologicamente queste difficoltà si azzeravano, o quasi, regalandoci un cantante portentoso, un vero mondo a sé. A fronte di ciò mi pare veramente insostenibile e vicino all'insensatezza prendere posizione partendo dall'idea di criticare gli acuti di Corelli, dall'idea di criticare la dinamica interpretativa bollandola di inattualità. Uso la parola insensatezza non con la finalità di offendere (non nutro "disprezzo" alcuno), ma in modo tecnico: non vedo il "senso" della critica perché non mi pare esista il quid critico, la possibilità stessa della critica.
Non so portare elementi più oggettivi di così. Non capisco proprio come sia possibile applicare come prima idea, a Corelli, quella di essere un interprete "retrò" rispetto al Poliuto o agli Ugonotti p. es.; mi sembra una sorta di posizione aprioristica, e veramente di parte. A fronte soprattutto di lodi sperticate verso altri cantanti cui si inneggia come se fossero divinità scese tra noi misreri mortali votati unicamente alla loro adorazione. L'idea che non si possa addirittura più pensare il Werther prescindendo dall'interpretazione di Kaufmann non è una posizioncina un tantinello eccessiva? Prima di Kaufmann non l'hanno cantato meschini e negletti, ma autentici giganti dell'interpretazione. Con quale facilità se ne fa piazza pulita!
Saluti cari.