Approfittando di una riedizione dei Racconti di Hoffmann diretti da Tate (prezzo stracciatissimo, tra l'altro: ne vale davvero la pena) ho potuto riascoltare la voce di questo cantante che ho sempre lasciato ai margini dei miei interessi.
Peccato, perché è molto più che interessante.
Innanzitutto si misura con una versione dell'opera di cui Tate dà la prima registrazione ufficiale.
In secondo luogo, perché è adeguatissimo.
In terzo luogo, perché dimostra di essere padrone di uno strumento che forse a quei tempi era già un po' consumato, ma che avrebbe potuto garantirgli ancora performances molto più che interessanti.
Il percorso formativo di Araiza è quello di un comprimario che ha fatto il Grande Balzo in Avanti grazie a bravura, intraprendenza, grandi interpreti (Karajan) che hanno creduto in lui e un pizzico di fortuna che non guasta mai.
Io lo conobbi grazie al disco: la Turandot di Karajan (appunto) in cui faceva una delle due maschere, Pang o Pong, non ricordo. Poi ecco il Flauto Magico, sempre di Karajan: lui è Tamino in una registrazione a mio gusto non memorabile - c'è una Regina della Notte imbarazzante, ma anche il resto è scarsuccio - ma insomma è lì. Poi via via sempre più in alto: Rossini (ricordo Ramiro e Libenskopf), addirittura Faust, e poi addirittura Wagner. I suoi ruoli sono: Edgardo, Alfredo, il Duca, Riccardo (!), Don Alvaro (!!), Don Carlo, Cavaradossi, Pinkerton, Rodolfo, Calaf, Andrea Chénier (!!!), Des Grieux, Faust, Hoffmann, Werther, Romeo, Don José, Lenski, Lohengrin, Stolzing, Loge, Parsifal (!!!!) e Siegmund.
Questo percorso a me ricorda tanto Gambill, altro comprimario che si è lentamente ricavato competenze di cui nessuno all'inizio sembrava volerlo accreditare.
Come voce non mi ha mai entusiasmato: l'ho sempre trovata "inscatolata" in bocca anche se gli acuti avevano una loro propulsione. Questa caratteristica gli ha garantito una certa popolarità nel repertorio rossiniano in epoca pre-Blake.
L'interprete, poi, mi è sempre sembrato banale, generico, pago solo dell'emissione della sua vocina carina; ma questo non si accorda con una carriera che invece gli ha garantito una buona rinomanza internazionale.
Devo dire che, alla fine, questo Hoffmann riesce a essere rivelatore: l'interprete è aggressivo, spavaldo, intrigante, ma non solo, è anche carezzevole al punto giusto come per esempio nella chiusa del primo atto, sulla frase "Le nom de la prèmiere était Olympia". E il registro acuto è ancora fulminante, tant'è vero che sceglie tutte le varianti alte. Soprattutto la sua voce non sembra affatto "inscatolata" come quando canta Mozart o Rossini
In Italia Araiza è sempre stato noto agli appassionati soprattutto per le registrazioni discografiche: ben vengano se, come in questo caso, sono azzeccate e permettono do fare meglio il punto su un interprete!