Tucidide ha scritto:La scrittura di Andrea secondo me è già molto declamatoria, come si sente in quei passaggi "un uomo vi calunniava bestemmiando il suolo... le lacrime dei figli".
Curiosa l'idea Kraus... non so, ma temo che sarebbe stato molto in difficoltà.
Attento a non farti condizionare dalle nostre abitudini di ascolto.
Se anche Werther fosse finito sotto il tornio dei "tenori spinti" (e ne avrebbe avuto ben donde, dato che fu scritto per un Parsifal come Van Dick e che contiene ben più pagine declamatorie e saettanti di Chenier, basta pensare a tutto il secondo atto), ora saremmo qui a dire che Kraus non avrebbe mai potuto cantarlo.
La storia dimostra il contrario.
Inoltre le pagine "declamatorie" di Chenier non sono poi tante: sì, ci sono quelle due o tre linee nell'improvviso (precedute e seguite però da grandi frasi liriche) e c'è qualche saetta nella scena del processo.
Per il resto? Solo tante belle frasi acute, sognanti, vocazioni al pianissimo e semmai slanci iperbolici, rubiniani, romantici, come si conviene a un poeta, per giunta di memorie platoniche e pastorali come era Chénier.
L'idea di una vocalità antica, cavalleresca, se vuoi persino "demodé" corrisponderebbe magnificamente anche alla psicologia del ruolo. Se lo trasformiamo (come facevano Del Monaco e Corelli che a me, mi spiace Vitus, non piacciono affatto) in un concorrente di Gerard nella potenza maschia del suono e nell'impeto giacobino, ne roviniamo tutta la specificità.
Egli si distacca dal resto del mondo perché il suo idealismo è incontaminato e solitario e persino (cosa che in effetti è vera) "aristocratico": non può trovare un posto tra i nobili decaduti del primo atto, ma non può trovarlo nemmeno fra le volgarità plebee dei rivoluzionari, tra complotti sordidi e ammiccamenti di meravigliose.
E' solo, come solo è Werther.
Entrambi non sono parte della realtà; riescono a esprimersi solo in versi.
E a questo proposito, occorrerebbe ricordare che l'Improvviso non è un predica tribunizia declamata dal politico di turno; è una poesia. Proprio come una poesia sono gli altri monologhi del personaggio.
La ragione per cui Maddalena lo cerca (e naturalmente lo "idealizza") non è perché in lui vede un maschio di esplosiva sessualità, ma perché anche lei vagheggia una fuga dalla vita, dalla realtà e dai suoi orrori
Il finale è in questo senso coerentissimo.
Al contrario se facciamo di Chénier una specie di gladiatore positivo e maschio tutto questo viene meno.
Il canto algido, antico, se vuoi freddo di Kraus (ma luminosissimo nelle ascensioni e geneticamente aristocratico) è invece perfetto per incarnare questa distanza dal resto del mondo, questa incapacità di compromesso, questa condanna alla solitudine, la stessa di Werther.
Venendo a Vitus, per tutte le ragioni suddette, ci troviamo ad avere gusti molto diversi.
Io non amo in questo ruolo né Del Monaco, né Corelli; quanto a Gigli - devi perdonarmi - lo considero caricaturale: cerca di fare l'eroe da cappa e spada avendo il temperamento di un Cicciobello.
Ovviamente sono solo mie gusti.
Quanto a Vogt, mi trovo a dover concordare con Luca.
Io, a differenza sua, ho grande rispetto per questo tenore e il suo Lohengrin a me non dispiace affatto (lo trovai poi strepitoso, letteralmente, nel Walther von Stolzing).
Però il canto di Chénier porrebbe troppe difficoltà a un cantante così incerto nella linea e così povero negli acuti.
Se proprio vogliamo un declamatore, il giovane Kaufmann avrebbe potuto lasciare un segno in questo personaggio. Ora temo è un po' tardi.
Salutoni,
Mat