Anthony Rolfe Johnson

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Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda elvino » lun 26 lug 2010, 17:01

Oggi guardando su internet ho appreso la notizia della sua scomparsa il 21 scorso.
Ci sono rimasto davvero male,perchè era un cantante che ho sempre ascoltato con piacere sopratutto nel repertorio haendeliano,dove lo ricordo splendido Samson sotto la direzione di Harnoncourt e altrettanto grande Belshazzar sotto la guida di Pinnock.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda MatMarazzi » lun 26 lug 2010, 17:07

elvino ha scritto:Oggi guardando su internet ho appreso la notizia della sua scomparsa il 21 scorso.
Ci sono rimasto davvero male,perchè era un cantante che ho sempre ascoltato con piacere sopratutto nel repertorio haendeliano,dove lo ricordo splendido Samson sotto la direzione di Harnoncourt e altrettanto grande Belshazzar sotto la guida di Pinnock.


Accidenti, hai fatto bene a informarci.
Rolfe Johnson è stato un grandissimo.

E' un ironia della sorte che sia mancato prematuramente pochi mesi dopo la scomparsa, ugualmente prematura, del suo eterno rivale Langridge, a lui contrapposto per tutta la carriera?

Comunque anche io lo amavo molto soprattutto nei personaggi "Beard" di Handel, che hai citato, nei quali forse è stato il maggior interprete del secolo scorso.

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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda Luca » lun 26 lug 2010, 17:07

Aveva al suo attivo una bella esecuzione dell'Idomeneo: il suo Fuor del mar è notevole! Buon cantante che tuttavia conosco meno di altri. E' stato Cassio nell'Otello in disco con Pavarotti,Te Kanawa diretto da Solti.

Saluti, Luca.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda MatMarazzi » lun 26 lug 2010, 17:10

Luca ha scritto:Aveva al suo attivo una bella esecuzione dell'Idomeneo: il suo Fuor del mar è notevole!.


E' stato l'unico britteniano e mozartiano (si parla dei grandi ruoli seri) che per vent'anni abbia tenuto testa a Langrdige.
Addirittura si spartivano le registrazioni, chi Idomeneo con una casa, chi con l'altra; chi Grimes con una casa, chi con l'altra...
Proprio come facevano la Callas e la Tebaldi o la Schwarzkopf e la Della Casa negli anni '50.

Di solito vinceva Langridge, almeno per me, ma non nei ruoli "Beard" di Handel.
Lì Sir Philip doveva cedere il passo al rivale! :)

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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda elvino » lun 26 lug 2010, 21:14

Sul fatto che i due eterni rivali siano morti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro,bè direi che è propio un segno dell'inuttabilità del destino e dei suoi tiri mancini(almeno per me :wink: )
Io al di fuori di Handel e del barocco lo conoscevo poco quindi sul resto del repertorio da lui affrontato non posso giudicare ma come giustamente dice il Matt in quei personaggi un pò "maturi" degli oratori haendeliani non ha almeno per me rivali.
Langridge lo conosco poco a parte una videoregistrazione della Clemenza dove mi lasciava un pò perplesso e nel Ritorno di Tobia di Haydn dove se per quanto riguarda la coloratura e i gravi non è male il registro acuto è al limite del falsetto.
Rolfe Johnson pur non essendo un fulmine di guerra vocalmente parlando mi sembra più a posto di Langridge.
Comunque due grandi artisti che ci lasciano a pochi mesi di distanza e che lasciano comunque un grande e prematuro vuoto.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda MatMarazzi » lun 26 lug 2010, 22:48

elvino ha scritto:Langridge lo conosco poco a parte una videoregistrazione della Clemenza dove mi lasciava un pò perplesso e nel Ritorno di Tobia di Haydn dove se per quanto riguarda la coloratura e i gravi non è male il registro acuto è al limite del falsetto.
Rolfe Johnson pur non essendo un fulmine di guerra vocalmente parlando mi sembra più a posto di Langridge..


Caro Elvino,
capisco quello che vuoi dire.

In effetti, tecnicamente parlando, nè Langridge, né Rolfe Johnson erano cantanti ideali per il repertorio mozartiano, come non lo erano gli inglesi in generale, specie per come lo intendiamo in Italia (ma non solo), ossia ancorato alle sue brave radici belcantistiche.

I cantanti inglesi del secondo Novecento (fin dall'epoca di Pears e di Lewis, padri di tutti loro) si sono impossessati di questo repertorio, che non interessava a nessuno, applicandovi giocoforza le "loro" prerogative tecniche, che non erano vocalistiche e men che meno belcantistiche: il loro canto si nutriva di aperture di suono, leggerezze "parlanti", varietà di colori. Era un canto nato per le esigenze di Britten, per i sussurri di Schubert...

E' giusto quindi, ascoltando Pears, Lewis, Tear, Langridge e Rolfe Jhonson (e oggi Padmore, Bostridge, Ainsley) mettere in rilievo che la loro emissione non è la più consona - come suoni - a quanto reclama la scrittura haendeliana, mozartiana o haydniana.
Ci arriviamo tutti, senza ricorrere agli epiteti ingiuriosi e volgari che Celletti, nei suoi anni peggiori, destinava loro.

E tuttavia, vorrei sapere da Celletti... dove erano i tenori "belcantisti" quando i britannici lavoravano con tutto il loro amore e impegno su Handel e Mozart?
Forse che i nostri Pertile o i Merli litigavano per spartirsi il Messia o la Semele?
Forse che i Bergonzi e i Corelli studiavano accanitamente Idomeneo o Tito?

Gli inglesi ci si sono applicati con la loro tecnica e la loro personalità, perchè disponevano di quella...
E il mondo li ha giustamente premiati.
Anche perché, se come sonorità erano sicuramente irregolari e magari indigesti alle nostre orecchie, come musicalità, rigore, intensità poetica, profondità espressiva sbaragliavano ogni confronto con i nostri vocalisti.

E questo spiega perchè, anche in piena "belcanto-renaissance", gli inglesi sono rimsti così a lungo padroni del Mozart serio. E lo sono anche oggi...
Nonostante oggi - grazie agli americani - disponiamo di validissimi mozartiani e handeliani "più vocalisti" come Ford e Kunde, ci si ostina a interpellare gli inglesi - persino in Italia - a cantare ad esempio Idomeneo (Langridge alla Scala, Streit a Napoli, più recentemente, sempre alla Scala, Davislim).
E questo non perché siamo tutti sordi (tutti tranne ovviamente Celletti e accoliti...). Tutti sentiamo che il loro canto, ideale per Britten, per Schubert, non lo è altrettanto in Mozart.

E tuttavia il privilegio di imperare, ancora oggi, sul Mozart serio se lo sono conquistati: con la loro grandezza di musicisti e interpreti e con l'impegno professato da decenni in un repertorio che invece noi, i grandi difensori del "bello vocalistico", abbiamo snobbato per un paio di secoli.

Tutto questo se parliamo di Mozart.

Con Handel invece bisogna operare un distinguo.
Da un lato ci sono i ruoli "italiani", quelli - spesso secondari scritti per il Balino e Antinori, o quelli grandiosi scritti per Borosini (Grimoaldo e Bajazet, per intenderci). In queste parti i nostri inglesi incontrano le medesime difficoltà che in Mozart: infatti sono ruoli in cui il belcantismo della scrittura è prevaricante e i limiti di coloristi "britteniani" si fanno sentire.

Le cosa cambiano, se invece - come hai suggerito tu - prendiamo i personaggi tenorili scritti da Handel per l'Oratorio in lingua inglese (quasi tutti composti per Loewe - primo Joshua, Messiah e Semptimius della Theodora - e soprattutto il mitico John Beard - primo Jephta, Judas Maccabeus, Samson, Giove della Semele, Hillys dell'Ercole, ecc....).
Qui la superiorità degli inglesi resterà sempre indiscutibile.

Queste parti, infatti, erano pensate per cantanti meno virtuosi, meno esteriori ed edonistici degli italiani, ma tanto, tanto più espressivi...
La lingua (l'inglese ...in inghilterra) tornava a essere importante.
Tornava a essere importante quello che i personaggi dicono, le loro emozioni, i loro sussulti (e siamo nel paese di Shakespeare...).
Per questi ruoli il provetto belcantista deve inchinarsi di fronte al grande inteprete, soprattutto se è un interprete che il repertorio e la cultura ha reso profondo e umano come un grande attore shakespeariano.

Questa è la ragione per cui, secondo me, anche se oggi viene spontaneo discutere Rolfe Johnson in Mozart e in generale nel Barocco, è davvero impossibile negarne la grandezza nei personaggi "inglesi" di Handel.

E ora un piccolo ascolto... non barocco ma novecentesco.
Il miracolo dei "sussurri" e della classe del grande tenore in una canzone di Gurney su testo di Yeats

Ecco il testo
Down by the salley gardens my love and I did meet;
She passed the salley gardens with little snow-white feet.
She bid me take love easy, as the leaves grow on the tree;
But I being young and foolish with her did not agree.

In a field by the river my love and I did stand,
And on my leaning shoulder she laid her snow-white hand.
She bid me take life easy, as the grass grows on the weirs;
But I was young and foolish, and now am full of tears.



Di fronte a tanta poesia, di fronte alla misteriosa emozione di questi suoni, compatisco chi crede che questo non sia ...canto!

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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda teo.emme » mer 04 ago 2010, 2:00

Cantante che non mi è mai piaciuto. Soprattutto in Mozart (il suo Idomeneo resta per me tra i peggiori mai incisi).

Ribadisco la mia convinzione per cui se Pavarotti avesse approfondito un certo tipo di studio sarebbe stato un grande mozartiano serio (Tito e Idomeneo)

Non sapevo della scomparsa. Mi spiace.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda pbagnoli » mer 04 ago 2010, 14:32

Un certo tipo di studio, dici?
Forse...lo studio tout court!
Quanto a Rolfe Johnson, concordo con te in parte. Nemmeno io l'ho amato alla follia (gli ho sempre preferito Langridge), ma devo ammettere che sento più volentieri il suo Idomeneo che non quello del Lucianone nazionale: ci trovo più scavo, più approfondimento, persino più verità e maggior appropriatezza stilistica, specie se stai al gioco di inquadrare la sua performance mozartiana in quella temperie particolare che è il Mozart inglese e di cui abbiamo già parlato su queste pagine.
Poi, è ovvio, se la mettiamo sul piano dei gusti personali...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda teo.emme » mer 04 ago 2010, 20:26

Beh direi che senza studio tout court non si sarebbero potuti cantare (come sono stati cantati) Arturo ed Edgardo. Detto questo - e prescindendo dai gusti personali (che comunque condizionano sempre i giudizi, anche quelli che si vorrebbero più oggettivi) - ritengo preferibile l'Idomeneo di Pavarotti per tanti motivi. Certo le agilità non sono sempre a fuoco (anche se opta saggiamente per la versione semplificata di "Fuor del mar"), ma nel porgere il personaggio - che è finalmente solare, caldo, mediterraneo - si ha di fornte il Re di Creta. Il Mozart inglese - in particolare la corda tenorile - è secondo me una falsificazione storica, dovuto ad un'idea molto british del '700 (fatto di svenevoli silhouette, parrucche incipriate, algido décor): molto old school insomma. Il cosiddetto "Mozart inglese" lo ritengo insopportabile: vocette sbiancate, asettiche, neutre...per non parlare dei problemi con la coloratura. A mio giudizio né Rolfe Johnson né Bostridge né Langridge possiedono le doti necessarie per il repertorio mozartiano (salvo per quella costruzione artificiosa che è il Mozart all'inglese), mancano dell'accento tragico nell'Opera Seria, della padronanza della prosodia italiana, della forza interpretativa, della nobiltà nel fraseggio...senza contare i numerosissimi difetti prettamente vocalistici (l'uso scorretto del respiro, e la coloratura abborracciata, aspirata, molliccia). Stesso discorso per Don Ottavio: reso quel personaggio insulso che tanto siamo abituati a sentire (diversissimo, per intenderci, era il Don Ottavio di Schipa). Credo che una vocalità schiettamente italiana sarebbe stata l'ideale per il tenore mozartiano...peccato che troppi interpreti hanno preferito altri repertori...o meglio, peccato che i supposti arbitri e reggitori dell'opera lirica abbiano preferito, per certi ruoli, altri interpreti.

Ps: sarebbe bello poter giudicare Pavarotti non per l'ultimo periodo (certo circense, ma più dignitoso di altri suoi colleghi che si riciclano in improbabili panni baritonali).
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda Tucidide » mer 04 ago 2010, 20:40

teo.emme ha scritto:Ps: sarebbe bello poter giudicare Pavarotti non per l'ultimo periodo (certo circense, ma più dignitoso di altri suoi colleghi che si riciclano in improbabili panni baritonali).

Non entro nel merito della scuola tenorile inglese alle prese con il repertorio mozartiano, essendo al momento in una posizione critica a mezza via, in pieno revisionismo.
La frase quotata, Teo, mi sembra un po' provocatoria. :D
Trovi più dignitoso questo

di questo? :shock:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda Riccardo » gio 05 ago 2010, 0:39

Io senz'altro si... Domingo nel Boccanegra non ha detto nulla di storico, ma la dignità l'ha conservata. Anche un filo di più forse.
Pavarotti il pop lo canta invece con un pressapochismo, una volgarità, una sufficienza a mio gusto imbarazzanti.
Ligabue, Zucchero e Laura Pausini diventavano delle divinità accanto a lui.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda teo.emme » gio 05 ago 2010, 1:10

Premesso che i due contesti sono quanto di più inconfrontabile vi sia (perchè non postare le PENOSE esibizioni di Domingo come direttore d'orchestra allora?)...Sì..trovo più dignitoso Pavarotti, che resosi conto di non poter reggere il palcoscenico di un teatro preferisce fare del circo mediatico privo di pretese artistiche, ma finalizzato a scopi più che lodevoli, piuttosto di un tenore ormai in post decadenza che pur di non mollare il palcoscenico si reinventa baritono, con esiti tra l'orrido e il discutibile, e che solo in virtù di prestigio e fama gli consentono (chiunque avesse così interpretato Simone, o Figaro..e non si distanzierà molto il prossimo Rigoletto, sarebbe stato sommerso da critiche più che meritate).

Ma non voglio parlare di Domingo o del Pavarotti della decadenza... Parlavo di una certa vocalità mozartiana, mi sembra più interessante di circhi ed esibizioni senili...
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda Riccardo » gio 05 ago 2010, 13:42

OT
teo.emme ha scritto:preferisce fare del circo mediatico privo di pretese artistiche, ma finalizzato a scopi più che lodevoli,
Questo però non ha nulla a che vedere con la musica e con il canto, per cui non giustifica proprio nulla. Senza contare che ragionando su quel fronte allora preferisco Madre Teresa di Calcutta o quelli di Emergency.

ypiuttosto di un tenore ormai in post decadenza che pur di non mollare il palcoscenico si reinventa baritono, con esiti tra l'orrido e il discutibile, e che solo in virtù di prestigio e fama gli consentono (chiunque avesse così interpretato Simone, o Figaro..e non si distanzierà molto il prossimo Rigoletto, sarebbe stato sommerso da critiche più che meritate).

Che gli esiti di Domingo siano discutibili sono complessivamente d'accordo, ma tra tutti mi sembra un caso di cantante che affronta la senilità con professionalità da musicista, curiosità intellettuale e instancabile lavoro. Paragonarlo a qualcuno che è andato avanti a cantare le stesse cose per trent'anni scadendo progressivamente di tonalità nonché di cattivo gusto - per usare un eufemismo - mi sembra un po' assurdo...
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda teo.emme » gio 05 ago 2010, 14:01

Ognuno ha il suo gusto e la sua sensibilità: non pretendo tu possa cambiare opinione, non pretendere tu altrettanto. Domingo potrà pure scimmiottare Rigoletto o Figaro o - chissà - Boris...per curiosità intellettuale, sensibilità, convenienze economiche, sfizi o...decadenza senile...poco rileva: lo ritengo comunque poco dignitoso di una grande carriera. E, ribadisco, consentito solo in virtù di quella...giacchè nessun baritono (vero) potrebbe cantare in quel modo passando indenne dalla critica.

Comunque RIPETO non volevo e non voglio trasformare la discussione in una esegesi delle decadenze di Pavarotti o di Domingo... Abbiamo idee differenti.

Avrei preferito parlare del tenore mozartiano.
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Re: Anthony Rolfe Johnson

Messaggioda Maugham » ven 06 ago 2010, 9:27

teo.emme ha scritto:Avrei preferito parlare del tenore mozartiano.


Apprezzo il tuo richiamo all'ordine.
Vorrei però ricordarti che quello che ha tirato in ballo "Pavarotti della decadenza e tenori senili" sei stato tu. :roll:

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