Rolando Villazon

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Re: Rolando Villazon

Messaggioda Maugham » ven 15 ott 2010, 9:55

mattioli ha scritto:Ravviso nel suo ultimo post un je-ne-sais-quoi di piccato. Peccato (scusi il cretinissimo gioco di parole) e mi scusi, non volevo indisporla. Mi conservi la sua benevolenza, nell'ambiente ho già troppe persone che mi detestano.
Cordialità
AM


Rispondo solo al punto del tuo messaggio che mi preme di più.
a) obbedisco al padrone di casa e passo al tu.
b) mi scuso con i forumisti per il palese OT (che da un moderatore è peccato capitale)
c) ti prego di credere che non c'era nessun atteggiamento piccato. :D :D :D Ecco tre emoticon che dovrei sempre allegare ad ogni mio intervento. E' proprio la natura stessa del mezzo che a volte crea fraintendimenti nelle intenzioni. Inoltre un messaggio cambia molto a seconda del contesto ambientale in cui è scritto. Quello di ieri è stato buttato giù con la mano sinistra, in una sala ballonata di pargoli urlanti con la tivù che cantava "e' la famiglia dei Barbapapaaaa! Barbapapààà!" : Andry : Tra l'altro in me, a volte, alberga lo spirito del Savonarola da salotto che, soprattutto su certi argomenti, fatico a controllare. :oops:
d) ti garantisco -e te lo dico sia personalmente sia come moderatore- che sono felicissimo e onorato della tua partecipazione al nostro salotto. Non solo, come può sembrare, per le cose che scrivi, quanto per la tua apertura mentale di cronista che ha capito l'importanza fondamentale di questo mezzo espressivo da molti considerato con sufficienza e degnazione. Mi risulta tu sia una mosca bianca. Ovviamente in Italia. Negli Usa è moneta corrente. Ma, sai noi abbiamo avuto il barocco loro la Bibbia di San Giacomo.... :D

Ciao
WSM
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Re: Rolando Villazon

Messaggioda mattioli » ven 15 ott 2010, 10:51

noi abbiamo avuto il barocco loro la Bibbia di San Giacomo....


Vero! Alla prossima, ciao
AM
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Re: Rolando Villazon

Messaggioda Rodrigo » ven 15 ott 2010, 13:18

mattioli ha scritto:
noi abbiamo avuto il barocco loro la Bibbia di San Giacomo....


Vero! Alla prossima, ciao
AM


Proprio come altri hanno avuto l'amore fraterno e gli orologi a cucù : Chessygrin : : Chessygrin :

E io non farei cambio per niente al mondo...
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Re: Rolando Villazon

Messaggioda Riccardo » ven 15 ott 2010, 13:30

Rodrigo ha scritto: gli orologi a cucù : Chessygrin : : Chessygrin :

E io non farei cambio per niente al mondo...

Eh no, io col paese degli orologi a cucù invece farei cambio eccome... Tanto è qui a due passi, nel caso venissero sporadiche nostalgie.

Ric
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Re: Rolando Villazon

Messaggioda mattioli » ven 15 ott 2010, 13:41

Eh no, io col paese degli orologi a cucù invece farei cambio eccome...

Anch'io e di corsa! : Chessygrin :
AM

PS. certo che per essere un thread su Villazon...
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il cantante "in crisi"

Messaggioda MatMarazzi » mar 16 ago 2011, 18:36

L'impressionante idea di Maugham ...di ipotizzare Villazon come Grishka Kuterma di un'ipotetica "Leggenda della Città invisibile di Kitesh" mi ha fatto venire voglia di tornare a parlare di questo magnifico tenore e degli sviluppi recenti della sua carriera.

Fra il 2007 e il 2009 abbiamo assistito a una specie di Reality Show in mondovisione, dai riflessi tragici e comici insieme: Tracollo di una super-star dell'Opera.
Recite annullate a catena, stecche che rimbalzavano compulsivamente sul Web, teatri e pubblici nel panico perchè non si sapeva mai se il "divo" (per cui si allestivano nuove produzioni, si scomodavano radio e televisioni, si addensavano le folle) ci sarebbe stato o sarebbe fuggito ancora.
A peggiorare la situazione, lui stesso si sfogava con una serie di interviste un po' patetiche sulla pressione psicologica a cui un cantante è costretto e sulla solitudine da cui è circondato (qualcuno avrebbe dovuto ricordargli che in cambio di tutto questo - a cui nessuno dottore lo ha obbligato - riceve badilate di soldi e che centurie di colleghi darebbero non so cosa per la metà di siffatte seccature).
I soliti strilloni del millenarismo operistico hanno levato alti e trionfali lai (Ecco come Dio ci punisce per aver smarrito il "vero canto"!), cantanti, agenti e maestri hanno paventato che i ritmi e le pressioni dell'attuale Star System partorissero una specie di virus che distrugge le carriere.
Sarà un caso ma, dopo Villazon, la moda del "Cancella-più-spesso-che-puoi-tanto-chi-se-ne-frega" ha preso particolarmente piede.


Ma a consuntivo cosa è veramente successo di tanto terribile? Cosa ha causato un simile show?
La cosa buffa è proprio questa: che in fondo ciò che gli è capitato non era nulla di drammatico o eccezionale.
La sue voce (come avviene abbastanza spesso intorno alla quarantina) si è abbassata come baricentro.
Ok! Ammettiamo che se avesse cantato con meno foga e trasporto forse si sarebbe abbassata più tardi, ma questo non toglie che prima o poi si sarebbe abbassata comunque.
E' un fenomeno fisiologico e inevitabile.
Tutte le voci, invecchiando, si assestano più in basso e accorciano l'estensione in alto.

In questi casi l'unica cosa da fare è:
- prendere atto del cambiamento
- lavorare sul passaggio per adattarlo al nuovo baricentro
- modificare il repertorio

Scusatemi se cito ancora la Gencer, ma è una cantante che conosco bene.
Chi avrebbe mai detto che la sua voce nel 1963 o 1964 o 1965 fosse in declino?
Nessuno: anzi quelli sono stati gli anni della sua maggior gloria (la Jerusalem a Venezia, il Devereux a Napoli, Macbeth e Norma alla Scala).
La stessa Cella qualifica il '63 (nella biografia dedicata all'artista) come l'anno dello zenith vocale.

Bene.
Il fatto è che la Gencer aveva vissuto, fra il 59 e il 62, la stessa identica trasformazione vissuta da Villazon.
Prima la sua voce era da vero "lirico leggero", con facilità di acuti e sopracuti, smorzature fin sul re, centri vellutati e non particolarmente corposi... (anzi secondo l'opinione di molti "piccoli").
Poi, nel volgere di un paio di anni, si è ritrovata con una voce diversa, più scura, aspra, potente, dal baricentro più basso di una terza, l'acuto sensibilmente accorciato.
Se confrontate la sua Battaglia di Legnano del 59 (Firenze) con quella del 63 (Trieste) resterete allibiti: un'altra voce.
Ed erano trascorsi appena quattro anni.

Eppure sul momento nessuno se ne accorse: non ci fu bisogno di tragedie, stecche, cancellazioni o interviste strazianti.
Lei zitta zitta accontonò un po' alla volta tutti i ruoli acuti e sopracuti (Lucia, Sonnambula, Gilda, persino Violetta), cominciò a specializzarsi nell'ultimo Verdi (Don Carlos, Boccanegra, Aida, Ballo) e nei ruoli "grandi" di Mozart (Anna, Contessa).
Quando poi con Jerusalem (Venezia), Norma (Barcellona) e Devereux (Napoli) si ripresentò nelle vesti di "drammatico d'agilità" tutti rimasero allibiti!
Senza che se ne fossero accorti, la Gencer si era trasformata: si cominciò a parlare di "seconda Gencer".
Nessuno avrebbe allora paventato alcun "declino" (almeno in questa fase) come invece si è fatto per Villazon: tutt'altro!
Critici e pubblico furono addirittura concordi nell'elogiare la "maturazione" della Gencer, la "crescita" che l'ha portata da Amina a Norma, da Lucia a Elisabetta, da Gilda ad Aida.

Villazon "seconda maniera" non ha la voce che balla; il timbro mantiene i suoi colori e le sue suggestioni. E' rimasta al centro sia la dinamica, sia la brillantezza virtuosistica. Come abbiamo detto, ha solo modificato estensione e baricentro.
Proprio come la Gencer e come altre centinaia di artisti sulla quarantina.
Solo che lui è stato tanto ingenuo da permettere che l'evoluzione passasse per tracollo, mentre lei seppe presentarla come crescita e maturazione.
Anche la Gencer infatti, se si fosse incaponita con Lucie e Gilde in pieno 1965, sarebbe stata giudicata in declino.


Ammetto che ai tempi della Gencer era più facile modificare in tempo il proprio repertorio.
Allora infatti non si facevano contratti ...con tre o quattro anni di anticipo.
Il povero Villazon del 2005, prima della mutazione, era già impegnato per i successivi quattro anni e ovviamente i ruoli che gli richiedevano erano quelli tipici del suo repertorio, gli stessi che poi si sarebbero rivelati incompatibili con il suo accorciamento vocale (i Massenet, i Donizetti, i Gounod); gli stessi nei quali le sue prestazioni non poterono che suscitare, nel 2008 e 2009, allarme e panico.

Ok, ma dopo?
Passata la buriana, conclusa l'infernale sarabanda (due anni!!!) di cancellazioni, stecche e disperazioni varie... dopo essersi preso addirittura preso un anno sabbatico, dedicato solo ai concerti e ai dischi, io mi aspettavo che Villazon si sarebbe ripresentato alla ribalta con nuovi personaggi, simboli della sua "nuova fase".
Niente sarebbe stato più facile per lui.
La sua gloria è tale che i teatri sarebbero stati disposti a offrirgli qualsiasi titolo.
Inoltre la sua capacità di cantare in varie lingue e in repertori disparati spalancavano a davanti a lui vastissime possibilità.

E invece con cosa si è ripresentato?
Con i più "facili" dei suoi vecchi ruoli.
Il suo biglietto da visita (e per certi versi la sua coperta di Linus) è diventato Nemorino, ruolo per il quale - fra l'altro - quarant'anni cominciano a essere un po' tanti, crisi o non crisi: Vienna, Berlino, Baden Baden, New York, persino - come abbiamo visto - il debutto alla Scala.
Lo so che in questo ruolo raccoglie ancora trionfi (bella forza: è pur sempre di Villazon che stiamo parlando).
Ma io lo vidi nel 2005 a Barcellona. Vi assicuro che non c'è possibile confronto con quello di oggi.
Possibile che non ci siano personaggi più adatti?

Lensky e Don Ottavio sono due belle scoperte, specie il primo.
E tuttavia quando si è artisti di tale razza ci si dovrebbe dedicare a personaggi più grandi. Non so dicendo che Ottavio e Lensky siano brutti ruoli, scherziamo?
Dico solo che sono scelte di comodo. Quando si è un Villazon (e si richiamano le folle anche per l'opera più sconosciuta) ci si deve assumere la responsabilità di una produzione! Troppo comoda lasciarla a baritoni e primedonne (e percepire comunque un cachet da super-star, come si stesse cantando l'Otello o il Tristano).

Infine c'è il discorso dei Racconti di Hoffman, che Villazon riprenderà alla grande il prossimo autunno: sarà infatti a Monaco l'eroe di una nuova produzione che si preannuncia fragorosa: regia di Jones, direzione di Nagano e la Damrau nei quattro personaggi femminili.
Io però continuo a chiedermi se è il caso di ripresentarsi oggi in un ruolo tanto scomodo e acuto, per giunta indissolubilmente legato al Villazon della "prima carriera"?
Che gusto c'è a combattere contro se stessi, sapendosi perdenti?

In compenso (se escludiamo il Re Pastore con Harnoncourt a Zurigo) nessun personaggio nuovo .
La cosa migliore che dovrebbe fare è muoversi su tessiture più centralizzanti, ma questo lo metterebbe in concorrenza con i "vocioni" da loggione, che solitamente (spesso arbitrariamente) colonizzano i ruoli meno acuti del registro tenorile.

Prendiamo Tannhauser.
Ok, è vero: ci sono momenti (il finale secondo e varie frasi del terzo) in cui si deve un po' combattere con l'orchestra e stringere un po' i pugni per farsi sentire.
Ma se per questo ... momenti di tensione si possono trovare tanto in Werther (scritto per il wagneriano Van Dyck) quanto in Lucia (scritta per l'eroico Duprez).
Ciò non ha impedito a Schipa e a Kraus di cantare entrambi i personaggi.
E in tutti i casi, se escludiamo i due o tre passaggi in cui la scrittura di Tannhauser si dimostra impegnativa, cosa ci resta?
Un guerriero? Un eroe? Un cavaliere?
No... un poeta.
Un cantore fragile e sensuale, che soccombe alla propria debolezza.
A ben guardare la maggior parte del ruolo si snoda su linee di pura melodia, vero lirismo, raccoglimento o mistico o estetico.
Sarà per questo che, ancora oggi, i Tannhauser davvero, davvero emozionanti e convincenti si contano sulle dita di una mano?
Sarà per questo che molti celebri Heldentenor se ne sono tenuti a distanza?
Sarà per questo che quelli che vi si sono avventurati si sono spesso ritrovati a strillare e contorcesi?
Sarà per questo che i migliori Tannhauser fra gli Heldentenor sono quelli che consideriamo "lirici" (Windgassen anzitutto)?

Per come la vedo io il Villazon di oggi si stancherà moltissimo a cantare Hoffmann, perché il ruolo è ormai troppo acuto per lui.
Al contrario se si mettesse a leggere la parte di Tannhauser si accorgerebbe di quanto la scrittura potrebbe convenirgli.
Sarebbe un Tannhauser rivoluzionario, lirico, inquieto e trasognato. Il mondo accorrerebbe per un tale debutto, destinato al successo!
E invece no! Nemorino!

Prendiamo Ernani e Carlo dei Masnadieri.
Sono, tra i tenori del giovane Verdi, i più centralizzanti come tessitura e meno esposti sull'acuto.
Starebbero d'incanto al Villazon di oggi, dal timbro più scuro e virile, ma che ha conservato l'emotività e brillantezza del grande Alfredo e Duca che è stato.
Inoltre sono ruoli che normalmente vengono snaturati dalla sdentata epica melodrammatica: sarebbero infelici e ribelli, passionali e belcantisti e sono condannati a fungere da caricature pseudo-cavalleresche del tenore da loggione.
Ma ci pensate che un Licitra gira il mondo come Ernani???
Vi rendete conto? Licitra!!!
Se ne va bel bello a Zurigo, Chicago, New York, manco fosse uno che ha davvero qualcosa da dire in questo ruolo!!!
In compenso se Villazon osasse solo avvicinarsi allo spartito orde di maestri di canto gli si butterebbero contro!
Ma come... Ernani? Masnadieri?
Ma sono ruoli da "grande tenore verdiano"...

Forse per questo le rade sperimentazioni del giovane Villazon si sono orientare sul 700 e sul 600, dove almeno non deve temere il tenace attaccamento del pubblico ai vocioni da loggione che, giustamente, snobbano quel repertorio.

Il suo mozartiano Alessandro a Zurigo è stato molto interessante, al punto che si potrebbe auspicare una prossima conquista di Tito e forse persino Mitridate.
Anche Idomeneo sarebbe stata un'ottima idea. Peccato che il progetto parigino sia saltato.
In sala di incisione e in concerto Villazon ha osato anche di più, avventurandosi fino ai vortici virtuosistici di Haendel e Vivaldi (con esiti un po' abbozzati a dire il vero).
Ma ciò che davvero mi ha impressionato è stato il suo fugace contatto col '600.
Un '600 talmente spoglio e realistico da farlo sembrare un cantante "pop".
Sentitelo nel Lamento d'Egisto!



Perché non seguire questa strada?
Ok, oggi il Nerone "tenore" non va più di moda.
Ma perché non un bell'Ulisse? Perché non Orfeo? Perché non l'Enea di Cavalli?

Infine ci sarebbe il repertorio russo (a parte Lensky) per le cui linee (melodiche, sì, ma spezzate e contorte) il canto di Villazon sarebbe ideale.
Io capisco che i ruoli Figner risultino decisamente provanti (anche se per me ha sbagliato ha mollare il progettato Vaudemont con la Netrebko; sentite cosa ci siamo persi...)



Ma perché non cimentarsi con i ben più adatti (e ugualmente gradiosi) ruoli scritti per Komissarzhevsky?
Un falso Dimitri? Il Don Giovanni nel Convitato di Pietro di Dargomyžskij?
E Vakula il fabbro? Chi meglio di Villazon potrebbe dare vita oggi a questo fantastico ruolo?
Sentite Nelepp e immaginatevi Villazon.



Ora Maugham avanza l'ipotesi, davvero suggestiva, di Grishka nella Città Invisibile: un ruolo che per la complessità psicologica, la vocalità grandiosa e per la trascinante forza scenica potrebbe essere assunto a suggello del "nuovo" Villazon, nei teatri di tutto il mondo.
Approvo incondizionatamente.

A conclusione di questo excursus, sentiamo il nostro tenore in una delle maggiori novità della sua seconda carriera.
L'Ercole sul Taumedonte di Vivaldi.



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Re: Rolando Villazon

Messaggioda Rodrigo » mar 16 ago 2011, 21:06

Considerazioni sempre interessanti, grazie!
Butto lì due proposte protoromantiche Pollione e Licinio della Vestale, non potrebbero convenire al Villanzon 2?
Saluti
Rodrigo
 
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Re: Rolando Villazon

Messaggioda MatMarazzi » mer 17 ago 2011, 10:37

Rodrigo ha scritto:Considerazioni sempre interessanti, grazie!

ehehe... grazie Rodrigo.
In realtà dopo aver inserito il messaggio mi sono andato a rileggere anche il resto di questo vecchio thread.
E con mia grande sorpresa ho scoperto di aver già scritto pari pari le stesse considerazioni del presente post! :(
Sono contento di essere perlomeno "coerente" visto che la memoria fa cilecca.
Mi scuso con gli amici forensi per le ripetizioni! :(

Butto lì due proposte protoromantiche Pollione e Licinio della Vestale, non potrebbero convenire al Villanzon 2?

complimenti! :)
Entrambi i titoli sono stati scritti per tenori molto centralizzanti: Donzelli e Lainez.
Su Pollione però un problemino ci sarebbe. Donzelli, come tutti i baritenori del primo Ottocento, usava il falsetto in acuto e questo giustifica le improvvise scalate che la partitura prevede (fino al do nella cavatina).
Villazon il falsetto non ce l'ha, e questo lo costringerebbe (come è prassi da oltre un secolo) ad eseguire quegli acuti di petto; e sarebbe una rovina.
La tradizione impone a Pollione, oltre al do che alcuni grandi del passato non facevano ma che oggi è di rigore, anche vari sibemolle (non tutti scritti e non di meno inevitabili, come quello a conclusione di cabaletta) e un tonante si naturale al concertato finale.
Stando così le cose... anche se è vero che Pollione fu scritto per un quasi-baritono e che il suo baricentro è ideale per il Villazon di oggi, non credo che il tenore ci si avventurerà.
Diverso il discorso di Lainez e dei ruoli scritti per lui (non solo Licinio, ma se ci pensi anche un eroe messicano, proprio come Villazon: Fernando Cortez).
Quella è proprio una scrittura perfetta per Villazon: centralizzante ma eroica.
Grande idea!
E anche fisicamente Villazon sarebbe credibilissimo in quanto prestante e virile, ma (finalmente) screzierebbe questi personaggi di umanità ed emotività.
Il rischio di Spontini infatti è di essere sempre un po' troppo statuario.

Grazie mille e a presto.
E speriamo che, se non Villazon, almeno qualcuno vicino a lui ci legga! :)

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