VARIE: tenori di oggi

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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Triboulet » ven 19 feb 2010, 13:31

Tucidide ha scritto:
Saba ha scritto:basta guardare le formazioni di casa decca, emi e deutsche grammophone e vedere poi chi cantava di più in giro nei teatri e figuratevi che cantavano per lo più in in formazioni, si ripetevano sempre i soliti trii...
[...]
Non fate sempre i buonisti, penso che in passato ci siano stati interpreti che noi non avremo mai il piacere di ascoltare a causa di certe "leggi"

Sì, verissimo. Ma questo non ha impedito a chi valeva veramente di restare nella storia. Vedi il caso Gencer, che è ancora un'icona per le generazioni anche giovani di melomani.



La Gencer era la regina (anzi la Sultana) dei Pirati!! In una intervista racconta come, dopo una sua esibizione nell'Attila, il giorno dopo sul mercato americano era già uscito il disco pirata... che tempismo : Chessygrin : Ha ragione Tuc, chi valeva veramente è rimasto nella storia, e aggiungo che anche chi ha avuto la fortuna di incidere lo ha fatto a pieno diritto. Mi vedo costretto a fare un piccolo elenco (così come mi vengono) dei grandi "esclusi" che tuttavia sono diventati interpreti storici; parlerò delle donne, dove secondo me ci sono state più ingiustizie: la Gencer suddetta, la Olivero!! (un solo integrale in 50 anni di carriera, e pure in sostituzione della Teby), la Zeani e la Kabaivanska, ma anche la Stratas, la Steber, la Deutekom non è che abbiano inciso tutti questi dischi. E tra quelle che hanno inciso qualcuno mi vuol dire che la Tebaldi, la Sutherland, la Sills, la Caballè, la Freni, la Scotto, la Price ecc. lo hanno fatto indebitamente o immeritatamente? La Dessay non è forse un fenomeno? La Bartoli, è una diva del disco, ok, ma c'è qualcuna che canta come lei? nel bene e nel male dico (a me in molte cose non piace). Sulla Gheorghiu hanno un po' spinto con l'immagine della diva, ha inciso qualche disco di troppo, ma da qua a pensare che sia solo "prodotto discografico"... (la sua Tosca ad esempio per me è una delle migliori in giro). Dai ragazzi, non parliamo per frasi fatte e luoghi comuni, prendiamo i dischi, ufficiali e pirata, facciamo gli ascolti, leggiamoci un po' di cronologie...

Kauffman incide per la Decca... ha fatto 2 dischi di arie assortite (direi il minimo per chiunque registri con una grande etichetta) e un disco di lieder di Schubert, tutto qua. Se poi vai indietro nel tempo trovi Oberon con Gardiner e IX di Beethoven con Norrington (bellissimi, ma comunque roba per palati fini), un disco di lieder di Strauss, Humperdinck, persino Schoenberg. Bisogna anche mettere in conto che il rapporto col disco oggi è cambiato. C'è internet, c'è la tv satellitare, robe che prima non esistevano, c'è lo scambio di materiale ufficiale e non... Un tempo un disco in studio era davvero l'unica vetrina che non fosse quella del palcoscenico, oggi non è così. Un tempo c'era anche meno scelta, ci si confrontava meno col passato. Oggi in tanti continuano ad andare a teatro ma magari si accontentano di avere nella loro discoteca i dischi di Corelli (per dirne uno : Chessygrin : ). Prima il disco (ufficiale e pirata) permetteva la diffusione della musica, adesso forse accade il meccanismo inverso: vado a teatro (oppure su youtube, o su Sky), ascolto Kauffman, mi piace, mi vado a comprare il disco.

Saba ha scritto:sarà questione di gusti, ma a me non soddisfa ascoltare una voce che non ha acuti squillanti, buona potenza e begli armonici...
Vuoi mettere che goduria sentire una voce come quella di Corelli, Caruso, Schipa, Savastano dal vivo?


Rispondo a Bertarido tramite il quote di Saba : Chessygrin : Saba riassume in 2 righe una grande verità condivisa da molti come lui. Lui come tanti godono della voce. Se a loro levi la voce non rimane niente. Se a me levi la voce probabilmente rimangono altre cose da valutare. In questo senso Corelli, Caruso, Schipa e Savastano sono sovrapponibili, ovvero rispondo tutti ai requisiti che fanno sì che Saba (e altri che la pensano come lui) siano pienamente soddisfatti dell' "esecuzione". E sì, che di esecuzione si parla, che sia Strauss o Rossini Savastano canta da Dio! E' vero... l'interprete? probabilmente non ha molta importanza. L'impatto storico nella storia? è un paramentro che non interessa, che non ha senso valutare. Se Savastano cantasse, sulle note di Gelato al Cioccolato, l'elenco telefonico di Bassano del Grappa sarebbe stupendo... continuerebbe sicuramente ad avere squillo, armonici, omogeneità ecc. e magari anche gusto!
Tutti parametri intrinseci al cantante, che lo decontestualizzano rispetto al contesto storico contemporaneo e passato, e soprattutto rispetto a ciò che canta, allo stile che quell'autore richiede, al significato del testo. Queste valutazioni intrinseche portano, inevitabilmente, alle conclusioni cui giunge Saba. Dal mio punto di vista è una visione limitativa del teatro (che si riduce ad edonismo vocale), ma come dice giustamente lui "saranno gusti, ma io non ce la faccio ad ascoltare una voce malmessa", e va bene. Ma Saba, te lo dico amichevolmente, non trarre conclusioni affrettate e generali (per non dire generiche) sulla qualità globale degli interpreti, sulle tendenze storiche e/o del mercato e altri discorsi che presuppongono NECESSARIAMENTE una visione più ampia di quella che hai scelto (per tuo gusto e piacere) di avere tu. Ho grande ammirazione per quello che sai, si vede che studi con passione, e mai ti contesterò un giudizio tecnico, però accetta il fatto che quell'elemento che tu ritieni non solo necessario, ma quasi sufficiente, per il mondo (pubblico, critica, case discografiche ecc.) non è sufficiente, e spesso non è neanche necessario, e che parametri che tu neanche prendi in considerazione per altri possono fare la differenza. Mi vanno bene quelle due righe che ho quotato. Un po' meno tutto quel che hai scritto nel post "non siamo nati mica ieri" :D
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Teo » ven 19 feb 2010, 15:56

Triboulet ha scritto:....accetta il fatto che quell'elemento che tu ritieni non solo necessario, ma quasi sufficiente, per il mondo (pubblico, critica, case discografiche ecc.) non è sufficiente, e spesso non è neanche necessario, e che parametri che tu neanche prendi in considerazione per altri possono fare la differenza.


Secondo il mio modesto parere, il nocciolo della questione sta proprio in questa frase che sopra ho riportato e specificatamente il quel "non necessario" che ho evidenziato.

Non mi ritengo un edonista della voce, però ammetto che quando mi imbatto in un cantante che non ha una vocalità strettamente legata alla propria natura (parlo del come realizza il suono), posso anche rimanere affascinato e colpito dall'approcio fisico e psicologico al ruolo (a mio avviso principalmente dovuto all'intelligenza cerebrale), ma non sento il canto come espressione di un tutt'uno con il proprio corpo (che ritengo abbia anch'esso una sua intelligenza fisiologica).

E' chiaro che certi equilibri a volte possono essere vicini e a volte distanti, come è altrettanto innegabile che il percorso di un cantante possa subire svariate evoluzioni, tuttavia quando ci si allontana troppo dalla propria natura (ovvero da ciò che siamo fisiologicamente), i limiti vocali a me paiono più evidenti; in questo caso, la tecnica adottata cercherà di accomodare la propria voce per ottenere un determinato risultato, al contrario di quanto a mio avviso dovrebbe servire la tecnica del canto, ovvero, facilitare la propria voce ad un emissione coerente con ciò che madre natura ci ha dato.

Perdonate se sono stato poco comprensibile, se del caso, cercherò di spiegare meglio il concetto.

Salutissimi.

Teo
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Triboulet » ven 19 feb 2010, 17:51

Teo ha scritto:Non mi ritengo un edonista della voce, però ammetto che quando mi imbatto in un cantante che non ha una vocalità strettamente legata alla propria natura (parlo del come realizza il suono), posso anche rimanere affascinato e colpito dall'approcio fisico e psicologico al ruolo (a mio avviso principalmente dovuto all'intelligenza cerebrale), ma non sento il canto come espressione di un tutt'uno con il proprio corpo (che ritengo abbia anch'esso una sua intelligenza fisiologica).


Beh Teo rimane sempre il fatto che se si unisce una corretta realizzazione del suono (derivata dallo studio ma anche dalla naturale predisposizione vocale ad un certo repertorio) agli intenti artistici dell'interpretazione e della comunicazione si ottiene il risultato migliore in assoluto. Non accade sempre purtroppo, anzi forse raramente. La Scotto Lady Macbeth ha dei limiti vocali evidentissimi, proprio perchè, come dicevi tu, s'è allontanata troppo dalla propria natura. C'è però un abnorme lavoro interpretativo sotto che, in qualche modo, li compensa. E' chiaro che se la Scotto, oltre alla sensibilità, avesse anche avuto la voce giusta per fare la Lady il risultato sarebbe stato ancora più soddisfacente. Il mio "non è necessario" voleva significare questo, ovvero che un cantante con intelligenza superiore riesce ad affermarsi andando anche oltre quel che, normalmente, è ritenuto necessario, affermazione che invece (e questo è storicamente provato) non riesce a raggiungere l'ottimo professionista che magari canta anche un repertorio a lui congeniale, ma che non ha niente di nuovo da dire.
Non mi piace l'idea che al pubblico che sceglie questo tipo di approccio all'ascolto, ossia che privilegia l'aspetto "teatrale" a quello "vocale" si dia, più o meno implicitamente, dell'ignorante (perchè magari non conosce le regole del canto in maschera), del caprone (perchè è pronto ad applaudire o seguire i cantanti imposti dalle case discografiche), o che passi per gente che ha cattivo gusto (perchè preferisce una maggiore ritrovare aderenza alla psicologia del personaggio piuttosto che una messa di voce correttamente eseguita). Ora, qualcuno quì magari lo fa anche senza tanta cognizione, ma alla base c'è proprio una scuola di pensiero "integralista" che va ben oltre Celletti.

Il discorso sulla tecnica è interessante. Per me la tecnica deve servire alla realizzazione del messaggio artistico. Se il messaggio artistico va in una direzione la tecnica si piega e si ingegna nel trovare il sistema fisico per raggiungere quel risultato nella maniera più soddisfacente... e ovviamente può capitare che pieghi anche la voce (per lavorare sui diversi colori, aperture, registri poco congeniali ecc.), che ovviamente si rovina. Se intendiamo la tecnica sempre e solo come un sistema per raggiungere una fonazione il più naturale possibile ricadiamo nel discorso del cantante fine a se stesso. O, senza essere così drastici, limitiamo enormemente le potenzialità di un interprete. E così non avremmo mai avuto (scusate se faccio sempre i soliti stessi esempi) la Sonnambula della Callas o il Macbeth della Gencer. Al più avremmo avuto "la Callas che canta Sonnambula" e "la Gencer che canta Lady Macbeth", e il risultato sarebbe stato ben diverso e di gran lunga meno entusiasmante.
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 20 feb 2010, 1:08

Triboulet ha scritto:anche chi ha avuto la fortuna di incidere lo ha fatto a pieno diritto.
[...]
tra quelle che hanno inciso qualcuno mi vuol dire che la Tebaldi, la Sutherland, la Sills, la Caballè, la Freni, la Scotto, la Price ecc. lo hanno fatto indebitamente o immeritatamente? La Dessay non è forse un fenomeno? La Bartoli, è una diva del disco, ok, ma c'è qualcuna che canta come lei? nel bene e nel male dico (a me in molte cose non piace). Sulla Gheorghiu hanno un po' spinto con l'immagine della diva, ha inciso qualche disco di troppo, ma da qua a pensare che sia solo "prodotto discografico"... (la sua Tosca ad esempio per me è una delle migliori in giro). Dai ragazzi, non parliamo per frasi fatte e luoghi comuni, prendiamo i dischi, ufficiali e pirata, facciamo gli ascolti, leggiamoci un po' di cronologie...

Attento a dire queste cose, Trib, perché si rischia di passare per fessi, per ingenui, o nella migliore (o peggiore) delle ipotesi per scherani delle case discografiche malvagie et rie. :) Al giorno d'oggi, ci vuol coraggio soprattutto a mettere in dubbio questi luoghi comuni. E' invece assai facile sostenerli: sono talmente dati per scontati che non ci si premura nemmeno di fornire prove al riguardo.
Parlando seriamente, condivido quanto dici, e mi appello al relativismo che dovrebbe anche mettere da parte il giudizio personale. Il caso Gheorghiu, che tu citi, fa al caso mio. Pur non disprezzando la sua Tosca, la trovo cantante poco interessante, e non mi trovo in sintonia con l'entusiasmo che le arride tuttora in certi teatri. Se fossi assolutista, direi che è una cantante sopravvalutata. Ma io non riconosco validità a questo aggettivo, che per mio conto dovrebbe essere abolito quando si parla di arte. La Gheorghiu ha avuto ed ha successo? Bene. Al di là del fatto che non mi piaccia, il suo successo è di per sé storia. Dimostra, attesta e documenta un periodo storico ed il suo gusto. Io, in quanto singolo, non significo nulla, né posso ergermi a censore e sentenziare che la rumena sia "sopravvalutata".
Anche la Ricciarelli dei primi anni '80, che incideva tre opere l'anno, per molti è stata enormemente sopravvalutata. Ma le sue incisioni rimangono testimonianza di una voce e di una personalità che hanno affascinato il pubblico europeo per una quindicina d'anni.

Bisogna anche mettere in conto che il rapporto col disco oggi è cambiato. C'è internet, c'è la tv satellitare, robe che prima non esistevano, c'è lo scambio di materiale ufficiale e non... Un tempo un disco in studio era davvero l'unica vetrina che non fosse quella del palcoscenico, oggi non è così. Un tempo c'era anche meno scelta, ci si confrontava meno col passato. Oggi in tanti continuano ad andare a teatro ma magari si accontentano di avere nella loro discoteca i dischi di Corelli (per dirne uno : Chessygrin : ). Prima il disco (ufficiale e pirata) permetteva la diffusione della musica, adesso forse accade il meccanismo inverso: vado a teatro (oppure su youtube, o su Sky), ascolto Kauffman, mi piace, mi vado a comprare il disco.

Fai molto bene a sottolineare il cambiamento del rapporto con il disco. Io poi punterei l'attenzione sulle forme di fruizione non teatrali "dal vivo". Quanti melomani ci sono, che non vanno mai a teatro, o ci vanno ogni morte di papa? Io ne conosco diversi. YouTube consente al giorno d'oggi di ascoltare, purtroppo non sempre in modo ottimale, davvero tutti i cantanti possibili ed immaginabili. Anche quelli che non hanno mai inciso un disco, debuttanti, cantanti del passato, del presente, riversamenti da 78 gg., persino i Mapleson! Si trova di tutto, e tutti vi possono accedere! Per questo sorrido come Democrito, quando mi si viene a dire che "oggi non c'è cultura musicale: in passato sì, che la gente era competente!" :D :D :D :D E' lo stesso ragionamento per cui si dice che quando il 78 % della popolazione italiana era analfabeta (censimento del 1861: ecco, questo è un dato oggettivo) c'era tanta cultura, mentre oggi, con l'analfabetismo confinato a sacche pressoché irrisorie (finalmente!!!), "non c'è più cultura"!
E io mi schianto dalle risate!!! :mrgreen: :lol: :lol: :lol:
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 20 feb 2010, 8:20

Tucidide, mi sa che non ci siamo capiti. In tempi remoti, quando accendevi la tv la musica di un certo tipo era più diffusa, Di Stefano era sempre in tv e potevi godere della sua voce, quindi anche il pubblico era più abituato ad ascoltare un certo tipo di vocalità, ed andando in teatro o comperando i dischi si aspettava di sentire cantanti di un certo livello. non si tratta di cultura musicale.
Oggi quando accendi la tv vedi cose più o meno orribilanti, come amici, x-factor e compagnia bella, di conseguenza quando uno spettatore poi si trova ad ascoltare un cantante che è un minimo più decente di quelli visti in tv si entusiasma...La "competenza" del pubblico (ciò avviene in ogni settore) viene dall'esperienza, con le ore di ascolto. Se prima ti bombardavano con i CANTANTI, ogi ti bombardano con non so cosa...oggi cè meno senso critico, poichè l'asticella si è abbassata notevolmente
La Bartoli in teatro non può cantare non si sente, io l'ho ascoltata dal vivo poichè in disco mi piace molto, ho un disco decca in cui canta vivaldi, è spettacolare ma ora non cè la fa più, la Dessay nn mi piace, fase calante
Se potessi avere esempi di cantanti di sesso maschile molto conosciuti e senza contratti con delle major vi sarei grato
Per quanto riguarda Youtube, penso sia impossibile poter giudicare una voce ascoltandola da youtube senza un impianto decente, gli aromonici di una voce ben messa vengono tagliati a causa della compressione...e poi naturalmente, te lo devi andare a cercare il cantante, e poi visto che ci piacciono le statistiche L'adsl ha in Italia una diffusione 14% sul territorio, meno della metà della media Europea (guardare video su youtube senza adsl la vedo difficile)
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda marco » sab 20 feb 2010, 14:11

Saba ha scritto:La Bartoli in teatro non può cantare non si sente, io l'ho ascoltata dal vivo poichè in disco mi piace molto, ho un disco decca in cui canta vivaldi, è spettacolare ma ora non cè la fa più,


ma io solo una settimana fa ero in fondo alla platea della salle Pleyel di Parigi e la Bartoli la sentivo, che le è successo ?
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 20 feb 2010, 14:40

a lei niente, si vede che hai un buon orecchio
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda marco » sab 20 feb 2010, 14:43

Saba ha scritto:a lei niente, si vede che hai un buon orecchio


ti assicuro che ero in compagnia del resto del pubblico, non è che sei tu che hai problemi di udito :?: : Blink :
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 20 feb 2010, 14:50

Saba ha scritto:a lei niente, si vede che hai un buon orecchio

Hai un orecchio bionico, Marco? :shock: :lol: :lol: : Chessygrin : :mrgreen:
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Saba » sab 20 feb 2010, 14:57

tutto può essere, si vede che ho settato l'orecchio per altre voci, ero anche io in buona compagnia all'auditorio di Roma, forse avevo sbagliato spettacolo, non sapevo fosse per i mebri dell' associazione sordi italiana
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » sab 20 feb 2010, 15:14

Saba ha scritto:tutto può essere, si vede che ho settato l'orecchio per altre voci

Il mio amico Orbazzano, che scriveva anche su questo forum, lamenta il fatto che, dal loggione del Comunale di Bologna, a volte fatica a sentire le voci. Quando Florez vi cantò I Puritani un anno fa, mi disse che non sentiva la voce "come voleva lui". Io l'ascoltai pure dal loggione, in altra recita, e non ebbi alcuna difficoltà a sentirlo. Va detto che JDF era malaticcio in quei giorni, e si era ripreso proprio in tempo per la mia recita (l'ultima), e questo può aver influito. Ma è anche possibile che io e lui abbiamo una diversa percezione di cosa significhi "sentire una voce". Per me significa sentirla, appunto. Un inguaribile vociomane come lui (e forse come te, Saba :) ) ama invece sentirsi invadere le orecchie dal fiume di suono. E questo, l'ammetto, non accade di frequente.
Altre volte è capitato a me di "sentire poco" una voce, che altri hanno detto aver percepito senza problemi.
Tutto è relativo. : Cowboy : :mrgreen:
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda FRITZ KOBUS » sab 20 feb 2010, 17:30

Questa discussione è molto interessante e fornisce ricchi spunti di riflessione. Due le questioni poste negli ultimi interventi che mi sollecitano di più:

1) L'idea generale di cultura che richiama Tucidide
2) La questione del sentire o non sentire le voci in teatro

Tucidide si sbellica dalle risate davanti ad una questione serissima dove, purtroppo, non c'è nulla da ridere. Se la statistica indicata da Tuc (posso permettermi il confidenziale Tuc?) sembra confermare una crescita culturale spaventosa, ciò dipende dall'osservare meri dati asettici che riguardano non tanto ciò che è cultura, ma alcuni aspetti legati alla cultura che però non si identificano con essa. Rilevare il grado di analfabetismo ci dice che molte più persone di un tempo sanno leggere e scrivere (questione su cui bisognerebbe comunque soffermarsi un po'), non che sappiano interpretare ciò che scrivono o leggono. L'aumento di competenze strumentali di superficie, come leggere, scrivere e far di conto non è un indice attendibile di un reale crescita ciulturale. Il problema è stabilire "cos'è cultura" e questo non è facile a dirsi visto che dietro di noi ci sono almeno XXV secoli di sviluppo. Personalmente ritengo cultura saper mettere in relazione produttivamente i dati e le cognizioni che ci vengono offerte o che noi siamo capaci di cercare e trovare. Trovare quindi soluzioni connettendo creativamente i dati secondo un approccio logico. Sull'opera e sulla musica in generale vedo una enorme offerta (youtube, CD, televisione, ecc...) ma una scarsa capacità di riflessione sull'offerta (in verità il problema lo vedo ovunque). Vedo anzi una capacità di riflessione, potenzialmente così diffusa e alla portata di ognuno, forse proporzionalmente inferiore ai tempi andati in cui, ci ricorda Tuc, pochi erano gli alfabetizzati.

2) Diversi anni fa il baritono Stefano Antonucci, nella mia città per un Rigoletto, in una pacatissima discussione, rispose a quanti si lamentavano che i cantanti non avevavno più la voce con queste argomentazioni:

a)un tempo le orchestre erano per lo più di pochi elementi, si limitavano ad accompagnare e "servivano" il cantante

b)un tempo i cantanti andavano ad emettere l'acuto sul bordo del palcoscenico e non erano ingabbiati dalle necessità teatrali e registiche

c)un tempo l'orecchio era diverso. Oggi viviamo in un rumore diffuso che ci ha allontanato progressivamente sempre di più da un approccio naturale al mondo dei suoni.

Queste osservazioni mi sembrano pertinenti. La prassi esecutiva è distante anni luce da quella a cui erano abituati non solo ai tempi di Gigli o Titta Ruffo, ma anche a quelli di Tebaldi e Bastianini. Le orchestre erano diverse, i direttori diversi, l'idea stessa di esecuzione quasi non rapportabile a quella di oggi. Questo lo dico indipendentemente da qualsiasi giudizio di valore. Anche l'ultima osservazione è pertinentissima, anzi probabilmente è lì il cuore del problema. Siamo diventati diversi. Non abbiamo più intorno gli equilibri sonori che costituivano il mondo di Rubini, della Grisi, ma anche di Schipa, di Monteverdi, Bellini, ma anche Puccini e Mascagni. Siamo esseri diversi. Purtroppo, a mio modo di vedere, siamo mutati in peggio, tragicamente in peggio. La massa di suoni e rumori che preme sulle nostre orecchie e sulla nostra mente impegnata a decodificare ed interpretare quella massa sonora spesso inutile e dannosa, ci ha resi più sordi (vogliamo più volume), meno capaci di riconoscere nel suono (che è l'elemento centrale e imprescindibile dell'opera) il suo "senso" e quindi ci ha fatti meno colti di un tempo. A dispetto della incredibile quantità di offerta a cui ogni giorno ci troviamo davanti.
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Tucidide » dom 21 feb 2010, 1:46

FRITZ KOBUS ha scritto:Sull'opera e sulla musica in generale vedo una enorme offerta (youtube, CD, televisione, ecc...) ma una scarsa capacità di riflessione sull'offerta (in verità il problema lo vedo ovunque). Vedo anzi una capacità di riflessione, potenzialmente così diffusa e alla portata di ognuno, forse proporzionalmente inferiore ai tempi andati in cui, ci ricorda Tuc, pochi erano gli alfabetizzati.

La tua frase citata è condivisibilissima. E in fondo, non la vedo in contrasto con quanto affermo io. Hai ragione: l'enorme messe di materiale disponibile, in ogni campo, non è purtroppo sfruttata quanto potrebbe e dovrebbe. Forse, ma è un'ipotesi, hai ragione anche quando dici che in proporzione la capacità di gestire i mezzi di informazione ed acculturamento è inferiore adesso rispetto al passato.
A me sembra che però, un tale stato di cose sia fisiologico. Dobbiamo tenere conto del fatto che non tutti sono interessati alle arti, alla cultura in genere. A noi forse fanno rabbia, perché ci sembra che non sfruttino questa meravigliosa arca di conoscenza e informazione che è l'attuale società multimediale, ma è perfettamente normale. Io poi credo che sia solo questione di tempo, e che qualcosa si stia muovendo. : Sailor :
E' però certo che, oggi come oggi, chi voglia sapere qualcosa su un qualunque argomento, ha a disposizione un patrimonio sterminato. E strumenti come la tanto bistrattata (talvolta a ragione) Wikipedia, pur con tutti i difetti che ha, stanno comunque diffondendo sapere. Quanti avevano la voglia, vent'anni fa, di sfogliare i tomi di un'enciclopedia per cercare una notizia che magari nemmeno trovava? Adesso, due clic, tre minuti, e taaac! :D ecco fatto. Poi, certo, a volte si trovano delle panzane colossali, ma poi basta saperci fare un po'. :) Io poi, da inguaribile nostalgico, amo molto il supporto cartaceo, ma mi rendo conto che il tempo passa...
Lo stesso avviene per la musica, con OS o YT. Non dico certo che tutti si documentino sui cantanti del presente e del passato, ma la possibilità c'è. E questo non può essere trascurato.
a)un tempo le orchestre erano per lo più di pochi elementi, si limitavano ad accompagnare e "servivano" il cantante

b)un tempo i cantanti andavano ad emettere l'acuto sul bordo del palcoscenico e non erano ingabbiati dalle necessità teatrali e registiche

c)un tempo l'orecchio era diverso. Oggi viviamo in un rumore diffuso che ci ha allontanato progressivamente sempre di più da un approccio naturale al mondo dei suoni.

Sono abbastanza d'accordo, e mi pare di aver detto qualcosa di molto simile al punto c) qualche tempo fa.
Piccole riflessioni. Sul punto a), se è vero, io sarei per un ritorno alle origini. A che pro usare organici enormi che coprono le voci? Devo dire però che non conosco bene questo aspetto, e preferirei avere qualche dato più preciso. Il punto b), beh... mi sembra sinceramente il meno importante dei tre, forse anche un falso problema.
Sul punto c) mi sa che non ci sia nulla da fare... Il progresso ha tanti lati positivi, ma anche qualcuno negativo. In una discussione paradossale di qualche tempo fa con un mio amico, simpatico divertissement intellettuale, concludemmo che se l'uomo sconfiggesse la morte (obiettivo che l'umanità si è data fin dal primo momento in cui è comparsa sulla Terra) e diventasse immortale ed invulnerabile, perirebbe subito l'arte, che altro non è che una perpetua riflessione dell'uomo sulla sua essenza, di cui la paura della morte è componente fondante. Allora che si fa? Ci rassegniamo a morire, per poter continuare a poetare e a produrre arte? :D

(Uh, ma guarda che discorsi mi fai fare all'una di notte... :shock: :D :D : Chessygrin : )

Tuc
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda Triboulet » dom 21 feb 2010, 10:32

FRITZ KOBUS ha scritto:Sull'opera e sulla musica in generale vedo una enorme offerta (youtube, CD, televisione, ecc...) ma una scarsa capacità di riflessione sull'offerta (in verità il problema lo vedo ovunque). Vedo anzi una capacità di riflessione, potenzialmente così diffusa e alla portata di ognuno, forse proporzionalmente inferiore ai tempi andati in cui, ci ricorda Tuc, pochi erano gli alfabetizzati.


Giustissimo Fritz, ma anche normalissimo. Citerò Baricco, che in un suo saggio spiega (lo dico in due parole) come quando si aumenta la conoscenza in senso "orizzontale" (ovvero si amplia il numero e la varietà di informazioni a disposizione) è fisiologico che si perda di "verticalità", ovvero di capacità di riflessione e approfondimento. Per usare una metafora, è un po' la differenza che c'è tra fare una foto ad alta definizione della zampa di un gatto e avere uno scatto sfocato del gatto intero. Chi può dire cosa sia meglio? Fotograficamente parlando sarebbe quella della zampa, che ci permette di apprezzare (grazie alla sua perfetta definizione) ogni particolare e di poterlo "raccontare" con precisa cognizione, d'altro canto però dell'animale per intero non sappiamo niente e, se non altro, lo scatto sfocato ci dà una visione d'insieme che fornisce una informazione sì superficiale ma comunque diversa e più completa.

Chi si apprestava all'ascolto, ieri, aveva pochi parametri di confronto per maturare una "coscienza artistica", che di solito dipendevano dalle sue tasche (il teatro e i dischi hanno un costo) e dal suo grado di passione (reperirli non era così facile come cliccare su Amazon o Ebay). Poteva esserci il melomane sfegatato, con possibilità economiche, che poteva permettersi tutto questo (io ad esempio mi sarei dato alla pesca : Chessygrin : ), ma era più facile che si possedessero relativamente pochi dischi, e magari ascolti teatrali non frequentissimi. Certo quei dischi si "consumavano" come si dice in gergo, ma sempre di una zampa stiamo parlando. E questo vale anche, ad esempio, nella musica rock-pop. Poi, proprio in virtù del fatto che questa possibilità era concessa solo ad alcuni e non a tutti, aumentava le possibilità di avere un grado di competenza maggiore fra quei pochi: detto in altre parole se prima erano in 10 a poter godere di quel che oggi godono in 10000, era facile che quei 10 fossero tutti spinti da una passione e una cultura tali da portarli ad un approfondimento e una ricerca superiori. Oggi magari, su 10000, ci sono 9500 fruitori occasionali e 500 "melomani-doc" (chiamiamoli così); il rapporto è decisamente calato, ma il numero in senso assoluto è comunque incrementato... ma anche se fossero ancora 10, e non 500, quei dieci avranno raggiunto una profondità ed una ampiezza della conoscenza comunque impensabile per i 10 di 50 anni fa. La situazione, dal mio punto di vista, è migliorata comunque.

FRITZ KOBUS ha scritto:Diversi anni fa il baritono Stefano Antonucci, nella mia città per un Rigoletto, in una pacatissima discussione, rispose a quanti si lamentavano che i cantanti non avevavno più la voce con queste argomentazioni:

a)un tempo le orchestre erano per lo più di pochi elementi, si limitavano ad accompagnare e "servivano" il cantante
b)un tempo i cantanti andavano ad emettere l'acuto sul bordo del palcoscenico e non erano ingabbiati dalle necessità teatrali e registiche
c)un tempo l'orecchio era diverso. Oggi viviamo in un rumore diffuso che ci ha allontanato progressivamente sempre di più da un approccio naturale al mondo dei suoni.


Non so, di che anno parliamo, 1850? :D se parliamo di 150 anni fa è tutto vero, ma negli anni 50 (l'epoca di Tebaldi e Bastianini, per citare te), c'erano già orchestre roboanti accordate "troppo alte" (come sosteneva qualcuno, tipo la Tebaldi), necessità registiche limitanti (grazie a Dio dico io, se no non avremmo avuto mai i grandi registi nell'opera lirica nè la dimensione del teatro, che negli anni si era sempre più persa) e probabilmente c'era già il rumore diffuso, non al volume di oggi, ma neanche a quello di 50 anni prima.
Tutto dovrebbe vivere di un equilibrio, secondo me, dove si sceglie ora di sacrificare un acuto a vantaggio di una posizione sulla scena più verosimile (evviva Dio!), ora di semplificare una scena per permettere un canto più agevole, ora un equilibrio tra palco e buca che permetta al cantante di farsi udire (e dovrebbe essere compito dei direttori anche). Sul fatto che le voci non sono più quelle di una volta si è detto tanto e si sono fatte migliaia di ipotesi (cito sempre l'ultima intervista alla Gencer, dove non fa altro che lamentarsi di questo dando svariatissime motivazioni). La verità è che non VOGLIONO essere più come quelli di una volta, che ci piaccia o no; sono lo specchio del tempo come lo erano Corelli, la Tebaldi ecc. (che non erano certo Caruso e l'Arangi Lombardi, nè Tamagno o la Patti). Tra qualche anno vedremo certe differenze in una prospettiva storica, e ci lamenteremo del presente, abbiate fede :D

PS: siamo ormai in uno spaventoso (quanto affascinante) off topic...
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Re: VARIE: tenori di oggi

Messaggioda FRITZ KOBUS » lun 22 feb 2010, 11:37

Non ho tempo per intervenire. Lo farò appena possibile. Sono comunque d'accordo con Trib che siamo fuori tema ma che, comunque, siamo andati su un terreno stimolantissimo. Una domanda essenziale: come si fa ad evidenziare i passi in grigio? Sono evidentemente abbastanza "analfabeta" ( :) )ma se non lo so ci metto più tempo a rispondere e risulto meno chiaro. Grazie.
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