Tucidide ha scritto:Saba ha scritto:basta guardare le formazioni di casa decca, emi e deutsche grammophone e vedere poi chi cantava di più in giro nei teatri e figuratevi che cantavano per lo più in in formazioni, si ripetevano sempre i soliti trii...
[...]
Non fate sempre i buonisti, penso che in passato ci siano stati interpreti che noi non avremo mai il piacere di ascoltare a causa di certe "leggi"
Sì, verissimo. Ma questo non ha impedito a chi valeva veramente di restare nella storia. Vedi il caso Gencer, che è ancora un'icona per le generazioni anche giovani di melomani.
La Gencer era la regina (anzi la Sultana) dei Pirati!! In una intervista racconta come, dopo una sua esibizione nell'Attila, il giorno dopo sul mercato americano era già uscito il disco pirata... che tempismo

Kauffman incide per la Decca... ha fatto 2 dischi di arie assortite (direi il minimo per chiunque registri con una grande etichetta) e un disco di lieder di Schubert, tutto qua. Se poi vai indietro nel tempo trovi Oberon con Gardiner e IX di Beethoven con Norrington (bellissimi, ma comunque roba per palati fini), un disco di lieder di Strauss, Humperdinck, persino Schoenberg. Bisogna anche mettere in conto che il rapporto col disco oggi è cambiato. C'è internet, c'è la tv satellitare, robe che prima non esistevano, c'è lo scambio di materiale ufficiale e non... Un tempo un disco in studio era davvero l'unica vetrina che non fosse quella del palcoscenico, oggi non è così. Un tempo c'era anche meno scelta, ci si confrontava meno col passato. Oggi in tanti continuano ad andare a teatro ma magari si accontentano di avere nella loro discoteca i dischi di Corelli (per dirne uno

Saba ha scritto:sarà questione di gusti, ma a me non soddisfa ascoltare una voce che non ha acuti squillanti, buona potenza e begli armonici...
Vuoi mettere che goduria sentire una voce come quella di Corelli, Caruso, Schipa, Savastano dal vivo?
Rispondo a Bertarido tramite il quote di Saba

Tutti parametri intrinseci al cantante, che lo decontestualizzano rispetto al contesto storico contemporaneo e passato, e soprattutto rispetto a ciò che canta, allo stile che quell'autore richiede, al significato del testo. Queste valutazioni intrinseche portano, inevitabilmente, alle conclusioni cui giunge Saba. Dal mio punto di vista è una visione limitativa del teatro (che si riduce ad edonismo vocale), ma come dice giustamente lui "saranno gusti, ma io non ce la faccio ad ascoltare una voce malmessa", e va bene. Ma Saba, te lo dico amichevolmente, non trarre conclusioni affrettate e generali (per non dire generiche) sulla qualità globale degli interpreti, sulle tendenze storiche e/o del mercato e altri discorsi che presuppongono NECESSARIAMENTE una visione più ampia di quella che hai scelto (per tuo gusto e piacere) di avere tu. Ho grande ammirazione per quello che sai, si vede che studi con passione, e mai ti contesterò un giudizio tecnico, però accetta il fatto che quell'elemento che tu ritieni non solo necessario, ma quasi sufficiente, per il mondo (pubblico, critica, case discografiche ecc.) non è sufficiente, e spesso non è neanche necessario, e che parametri che tu neanche prendi in considerazione per altri possono fare la differenza. Mi vanno bene quelle due righe che ho quotato. Un po' meno tutto quel che hai scritto nel post "non siamo nati mica ieri"
