Caro Mattioli,
scusa se mi intrometto ancora nel dialogo fra te e ...il divino!

Ma mi interessa la questione da te posta.
Se mi permetti, riporterei la questione un po' per terra... senza farci distrarre da questioni antropologiche a mio parere un pochino esagerate!

Infatti il problema di cosa sia il pubblico e di cosa desideri, me lo sono dovuto porre a livello pratico da circa 13 anni.
Nel selezionare spettacoli sparsi per l'Europa da sottoporre agli iscritti del mio club, non potevo fondarmi esclusivamente sui miei gusti, perché se a una trasferta aderiscono quattro gatti... esporrò l'associazione a perdite rovinose (i biglietti vanno acquistati in anticipo).
Esistono, è vero, diversi segmenti di pubblico (uno "specialista" e uno "generalista", ...semplificando), che differiscono non tanto per l'intelligenza o la cultura (che non c'entrano nulla), quanto per la vastità di esperienze e la continuità dell'interesse.
Nessun giudizio "morale" quindi: lo scibile umano è vastissimo e non esiste solo il teatro d'opera! Ognuno di noi seleziona gli argomenti che vuole e può approfondire; "specialisti" relativamente a quei pochi, in tutti gli altri siamo condannati a essere "generalisti".
Idem per l'opera: c'è chi ci va spesso, compra molti dischi, conosce molti titoli, autori e interpreti... e c'è chi all'opera ci va una volta ogni tre anni e vuole vedere quei pochi titoli e pochissimi interpreti che conosce (e li conosce perché gli sono arrivate voci e risonanze, non perché abbia gli strumenti per giudicarli).
Per accontentare il secondo gruppo (il pubblico generalista) ci vuole poco: una manciata di titoli - come la Bohème - una manciata di cantanti o direttori, molto presenti in TV e altri canali "generalisti".
Il successo sarà assicurato perché questo tipo di pubblico (non per stupidità o volgarità, ma semplicemente perché ha pochi strumenti di confronto) non è in grado di giudicare: si appaga di avere quel che chiede. E quel che chiede (attenzione, il punto è importante) non è frutto di un ragionamento, di un approfondimento, o di chissà quale fantasticheria antropologica ecc... ma solo acquiescenza alle sollecitazioni ricevute.
Ecco perché in genere questo secondo pubblico (anche se composto di ragazzi) quando va all'opera predilige le cose "vecchie" o eseguite in modo "vecchio" (le canzonacce da caciotteria tenorile, i modi strappocore, le opere stra-popolari)...
Semplicemente perché il "vecchio" ha avuto più tempo per essere divulgato e portato fino alle orecchie del pubblico generalista!
Se parliamo di Opera io posso ritenermi parte del "pubblico specialistico"; tuttavia appartengo (proprio come te, Alberto) al secondo gruppo per tutte quelle forme di cultura e spettacolo (dalle mostre d'arte al Basket) che non posso o non voglio approfondire!
Magari una volta all'anno vado a vedere un balletto (genere nel quale sono ignorantissimo) e in quel caso sarò contento se potrò vedere Bolle: capirai! E' l'unico ballerino attuale di cui conosco il nome! In effetti non sarò minimamente in grado di dire se e perché è bravo!
Ma se devo andare a vedere un balletto (in genere, solo se trascinato) non mi dispiace trovarvi dal vivo l'unico ballerino di cui conosco il nome.
Eppure se qualcuno mi chiedesse un giudizio su Bolle, o sulle ragioni per cui lo applaudo... mi caccerei a ridere! E ancora di più se uno volesse interrogarsi sulle "ragioni antropologiche per cui una fetta di pubblico - di cui io faccio parte - chiede al balletto solo di veder Bolle nel Lago dei Cigni"!

Ma che c...o di ragioni antropologiche possono esserci, caro Mattioli, se non il fatto che a me, in fondo, del Balletto non importa niente?

Per me Bolle equivale a Grigolo o alla Bohème per i "generalisti" che vanno all'opera una volta ogni due anni!
Il pubblico generalista (all'opera, come al balletto, come in ogni forma di spettacolo) è incapace di giudizio, nè pretende di esserlo; va laddove crede (raccogliendo gli echi di una vecchia pubblicistica) di ascoltare dei "classici". E naturalmente li applaude!
Non può intervenire nella definizione dei criteri "estetici" in base ai quali CONVENZIONALMENTE gli specialisti possono emettere giudizi sul valore di un artista: Grigolo è un grande tenore per i generalisti, proprio come per me (che non so nulla di calcio) Totti è un grande calciatore: altri me l'hanno detto e io (inesperto e indifeso) ci devo credere.
Veniamo ora all'aspetto "economico". E qui la cosa si fa interessante.
Chi non sa nulla di marketing (ossia molti dei nostri dirigenti teatrali) pensa che il pubblico "generalista" paghi di più.
Infatti... è molto più numeroso e al contempo è anche molto più "di bocca buona", facile all'applauso.
Alcuni affermano che l'opera, per salvarsi, dovrebbe aprirsi al pubblico generalista, concederglisi, venderglisi: magari con la Bohème come quella che tu hai visto o i concertoni negli stadi, ecc... Tipica ingenuità di chi non sta con i piedi per terra....
Il pubblico generalista (proprio come faccio io col calcio o con la danza) ti va a teatro una volta all'anno... ti compra un disco sotto Natale... ma non è costante (se lo fosse, non sarebbe più "generalista"); mentre ogni forma di spettacolo ha bisogno della continuità e della fidelizzazione che solo una comunità "specialistica" può dargli.
Il teatro quindi non deve "aprirsi al pubblico generalista", ma semmai tentare di aumentare la base di quello specialistico.
Ed è qui che calza l'esempio col mio club.
Se io avessi accettato (come mi spingevano a fare i miei collaboratori al Wanderer) di lanciarmi nelle gite all'Arena di Verona... lo so bene che avrei riempito i pullman.. Ma per quanto tempo? Il primo anno, forse il secondo... E poi?
Nella mia città ho visto sorgere - nel corso degli anni - almeno tre o quattro associazioni specializzate nell'Arena! Dopo un paio di anni sparivano. Il Wanderer invece è ancora qua, dopo 13 anni!
Perchè? Perché abbiamo preferito puntare da subito sul pubblico del primo tipo, più difficile, più severo, meno numeroso... eppure l'unico che davvero conti... magari allargandolo, formandolo, trascinandoci dietro i "curiosi". Il pubblico "generalista" è (come in ogni forma di spettacolo) la vampata che non dà calorie.
Salutoni,
Mat