Celletti lo demolì impietosamente, soprattutto nelle incisioni rossiniane con Abbado, ma senza lesinargli critiche pesanti anche nelle prove precedenti, mentre altri critici si sono mostrati sempre piuttosto indulgenti, riconoscendo eleganza e stile (che spesso sono un po' dei salvagente che il critico getta al cantante, per non demolirlo).
Beh, che fosse elegante, lo era davvero. Che fosse uno stilista, posso concederlo per il repertorio handeliano e napoletano, dove in effetti qualche risultato non è disprezzabile (Oronte nell'Alcina con la Sutherland e Paolino nel Matrimonio segreto), e mi dicono bene anche della sua interpretazione del Testo nel Combattimento di Tancredi e Clorinda; ma i personaggi mozartiani sono alterni (bene come Ferrando con Cantelli, troppo linfatico come Ottavio, per cui io sento il bisogno di un tenore più "con le palle"). In Rossini poi non sento la guasconeria del Conte d'Almaviva, non necessariamente l'arroganza che vorrebbe Celletti, ma anche solo la spensieratezza di Florez o la virile nobiltà di Vargas, per non parlare della sottile, ironica furbizia di Blake. Ramiro è acuto per Alva, e difatti le sue incisioni sono abbastanza faticose (tremendi i do dell'aria).
Nel complesso, un tenore che da ragazzino non disprezzavo (lo sentii per la prima volta nel CD del Matrimonio segreto e mi piacque), che ho detestato cordialmente dopo aver scoperto i grandi rossiniani come Blake, Merritt, Vargas, Ford e Florez, e che adesso, pian pianino, ho ripreso ad ascoltare, ma senza riuscire a trovare veri motivi d'interesse nel suo canto. Lo trovo anemico, smunto, emaciato, e l'emissione concorre a questo risultato.
Voi che dite?
Saluti!
(sono in periodo tenoril-rossiniano
