Rustioni-Dego, Orchestra di Mantova, Pavia

sinfonia, cameristica e altri generi di musica non teatrale.

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

Rustioni-Dego, Orchestra di Mantova, Pavia

Messaggioda vivelaboheme1 » gio 26 mar 2015, 11:42

Deliziosa serata nel delizioso Fraschini di Pavia! Ieri, la coppia Daniele Rustioni-Francesca Dego e l'Orchestra da Camera di Mantova hanno acceso d'entusiasmo il teatro (applausi ritmati e bis della violinista, applausi ritmati reciproci fra pubblico ed esecutore, orchestra e direttore, orchestra, direttore e pubblico) . Programma: Concerto in re magg. di Ciaikovskij per violino e orchestra, Sinfonia in do maggiore di Bizet.
Ovvero: autentico esame di maturità per la Dego, che conosciamo tecnicamente agguerritissima. Superato. Adamantina nell'intonazione, e già "interprete" del pezzo alle prime frequentazioni. Qualcosa ancora da far proprio nel primo movimento in termini di scioltezza dell'articolazione, che la porta ad una certa macchinosità della scansione, ma la cadenza era perfetta, e dalla Canzonetta in poi è stato un decollo, il finale era travolgente. Grande strumentista, oltretutto in chiara evoluzione, ha qui trovato nel compagno di vita un magnifico compagno di musica: Francesca lirica (ma mai svenevole: talvolta la Canzonetta viene eseguita slentando, lei l'ha tenuta scorrevole, giocando sul calore del suono e del fraseggio), Daniele in meraviglioso lavoro con i legni dell'orchestra di Mantova: bacio in fronte al primo clarinetto, Aljaz Begus - 29 anni, di Lubiana strumentista formidabile: tenete d'occhio questo nome - per la poesia delle sue frasi, in controcanto con il violino, nella Canzonetta. E il tutto pullulava di idee, di spunti reciproci fra solista e orchestra, di musica. Bravi. E impeccabile la Dego nel bis (Ysaye).
Ma ancora meglio Rustioni e orchestra nel gioiello di Bizet: la Sinfonia è un pezzo bellissimo, ma "carogna", espone a rischi i solisti e l'assieme, nel continuo gioco di ritmi e mutazioni rapide fra ritmica e melodia. L'Orchestra di Mantova è fra le nostre formazioni più affidabili: Rustioni le ha cavato un suono terso, scintillante, aguzzo o delicato secondo il bisogno: splendida l'alternanza fra i due temi (martellante il primo, cantabile il secondo) nel movimento iniziale, uno scioglimento del cuore il movmento centrale, puro gioco il finale (come si ascoltavano fra loro gli orchestrali! Non un peso fuori posto) unito, da parte del direttore ad una perfetta consapevolezza stilistica (a Lyon, dove Rustioni entra in forza come stabile, avrebbero assai apprezzato questo Bizet così "charmant").
E affrontiamo una questione dibattuta anche su questo forum: in Ciaikovskij, gesto e atteggiamenti sono stati misurati, in Bizet Rustioni ha diretto con tutto il corpo: le mani, le gambe, la faccia. Ok, ma fatto sta che ha ottenuto una risposta totale dall'orchestra, e che il tutto aveva un senso musicale che si COMUNICAVA all'ascoltatore, come agli orchestrali. Circolavano freschezza, giovinezza, estro, gioia di far musica assieme, e il tutto "passava", magnificamente, al pubblico. Brava l'orchestra e bravo Daniele: merita l'importante incarico appena arrivatogli, e Lyon è posto perfetto (vi sono passati e hanno maturato fior di carriera eccellenti direttori) per approfondire e maturare l'identità di direttore d'opera, lontano dagli isterismi e dalle puzze sotto il naso di ambienti nostrani (nel sinfonico è sicurissimo) per un giovane maestro che ha nella evidente capacità di "entrare in rapporto" con le orchestre una dote preziosa.

marco vizzardelli
vivelaboheme1
 

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