da giulia grisi » lun 01 ott 2007, 15:32
Leggo le voste impressioni sulla serata.
Certo la migliore è stata la protagonista, nella generale pochezza a mio modo di vedere.
Il barocco depurato dalla meraviglie, dal virtuosismo, dalla purezza dell'emissione, dalla malinconia, è poca cosa, noioso assai ( anche se mi ero preparata a sentire di peggio... ).
Di due sole vala la pena di parlare: la Prina, perchè anche io come Riccardo non capisco le ragioni del successo. E della Di Dinato, per forza di carriera e di ruolo.
La Prina ha una voce piccola, decisamente indietro, nel profondo della gola, come và oggi di moda: una bella mela in bocca che toglie nobiltà all'emissione ed impedisce la benchè minima proiezione del suono nella sala. Quando poi arriva il canto di agililità compaiono gli antichi contorcimenti del dilettante, la voce alleggeritissima in bocca, gli acutini......insomma, tutto il repertorio di pochezza tecnica cui siamo abituati sin dall'orginaria Gasdia, arrivando alla Ganassi e per finire ai baroccari moderni. Si aggrappa al leggìo la Prina, si contorce inseguendo con la testa e le spalle le note delle spartito.......insomma, una frattura alla spalla le impedirebbe di cantare. Come abbia potuto essere il grave Cesare se già in certi punti pareva bassa per lei questa tessitura....Dio sa. Ma và di moda, ed il publico applaude....
La Di Donato, invece, mi pare sembri meno soprano leggero rispetto alla sua prima scoppiettante apparizione scaligera in Cenerentola, con la voce decisamente più larga al centro e nei primi acuti del mezzo ( o il centro del soprano ?............lo scrivo per l'amico Bagnoli, che bene intende a cosa alludo...). E questo non è buon segno per il futuro....
Che sia un soprano o un mezzo mi importa poco.
Mi importa invece che il moderno barocco ammetta emissioni non stilizzate, ove al centro largo fa da contrasto una zona alta con gli acutini, e, soprattutto, tanti e troppi sospiretti come nell'entrata e, soprattutto, un declamare la scena di sdegno oppure un'intepretazione troppo caricata di Ombre pallide.
Alcina non ha una tragicità da Norma. Men che meno tollera emissioni veriste, perchè lì Joyce è stata verista. Il furore di Alcina non può essere cantato ghermendo e spingendo, perchè non v'è ombra di realismo in quel canto. Men che meno vi è furia nelle Ombre pallide, perchè lo smarrimento di Alcina, la paura del mondo che le sfugge, lo sgomento sono ideali, metafisiche, velate di malinconia.
Malinconia e meraviglia che il canto della Di Donato non può esprimere, perchè per farlo occorre una emissione più alta, che dia maggiore e vera astrattezza a quei suoni, una incisività al canto che è figlio della proiezione e non della larghezza dei suoni. L'emisione aveva il sapore dell'opera moderna, degli Octavian, o delle opere di Barber e Menotti, più che di Haendel.
Insomma, come accettiamo coerentemente di criticare ( e giustamente ) certi effettacci yankee della Horne sessantenne in zona grave nell'Orlando e compiacerci poi di una Alcina senza phatos come la Di Donato, che di anni ne ha 3..? Cosa abbiamo capito delle lezioni di una Berganza o di una Sutherland se ci piace questa Alcina ? ........................non è che forse ci è parsa brava perchè gli altri erano veramente poca cosa mentre lei almeno un po' di voce l'ha esibita????
Trovo questa filologia barocca moderna assai contraddittoria: recupera sonorità orchestrali antiche, diverse da quelle romantiche, cerca strumenti filologici, violoncelli senza puntale....etc, rende Tornami a Vagheggiar al secondo soprano, ma poi ammette effetti che entreranno nel canto più di un secolo dopo, lascia che la meraviglia del canto di coloratura sia svilita da esecuzioni cempennate e che spazzano via anche figure ornamentali intere; rinuncia alla molteplice varietà degli accenti che questi ruoli possiedono per ridurli ad un lirismo sospirato di maniera o ad uno sgridacchiare agilità e recitativi con voci malposte , insomma un canto ridotto a due - tre tipi di accenti, nemmeno tutti propri......
Tutto ruota su queste orchestre e sui loro direttori-filologi, figure che all'epoca nemmeno esistevano, ma i cantanti restano di una pochezza disarmante di fronte alle straordinarie invenzioni degli autori, invenzioni che vengono restituite parzialissimamente perchè scarsi sono i loro mezzi tecnici.