Alcina (Händel)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Messaggioda Riccardo » ven 28 set 2007, 19:00

pbagnoli ha scritto:Siccome sono a casa ammalato ( avete presente un bulldog con l'influenza? Umpf!... ) ho avuto modo di riflettere ulteriormente sulla prova di Joyce DiDonato.
Credo che l'apice della serata sia stato nella bellissima, estenuante "Ah!Mio cor! ", aria credo fra le più belle ed emozionanti mai scritte in tutto il teatro d'opera.

Concordo. Quella prima nota attaccata pianissimo e pian piano rinforzata era da pelle d'oca. Così come tutta l'attenta e meticolosa distribuzione dei colori. Veramente un'artista eccelsa.
Ci darà un sacco di soddisfazioni credo, anche perché sa scegliersi bene i nuovi debutti. Tra i prossimi c'è anche Octavian!

Ho trovato poi corretto ma senza particolare trasporto Curtis, mentre decisamente insoffribile per me è stata Sonia Prina, che continua a propinarci dei personaggi barocchi isterici e nevrotici, ma privi di qualunque sostanza. La paletta espressiva, poi, è ridotta ai minimi termini, per non parlare dell'approssimazione musicale.

Credo che la sua Alcina sia, da questo momento, un termine di paragone per chiunque si accosti a questo repertorio (ma, lo dico incidentalmente, è un peccato che il fallimento della Erato abbia messo fuori catalogo la bellissima edizione diretta da Christie con Renée Fleming e tutte le altre)

Pare uscirà il disco di questa Alcina! :)
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Messaggioda Alberich » ven 28 set 2007, 19:04

Alla fine ma la son persa...:(
Beati voi.
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Messaggioda pbagnoli » ven 28 set 2007, 21:11

Riccardo ha scritto: decisamente insoffribile per me è stata Sonia Prina, che continua a propinarci dei personaggi barocchi isterici e nevrotici, ma privi di qualunque sostanza. La paletta espressiva, poi, è ridotta ai minimi termini, per non parlare dell'approssimazione musicale.

Su Sonia Prina penso che sia necessario un discorso più approfondito.
Il suo "isterismo" - come lo chiami tu - mi sembra piuttosto lontano dalle estenuazioni di Bradamante (l'avrei vista meglio come Ruggero), ma è un dato interessante che la colloca in quel parterre di barocchiste che ha fatto di questo aspetto un tratto distintivo particolare.
Canta ormai in tutte le piazza più importanti del mondo, pertanto le concedo volentieri credito; certo quei "vavava" alla Gènaux sembravano un po' fuori posto in quel parterre di belle maniere vocali (mi riferisco ovviamente a Joyce e Maite Beaumont, ma anche il tenore - pur non un fulmine di guerra - mi ha colpito abbastanza favorevolmente)
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Messaggioda PQYD » ven 28 set 2007, 21:33

Riccardo ha scritto:Ci darà un sacco di soddisfazioni credo, anche perché sa scegliersi bene i nuovi debutti. Tra i prossimi c'è anche Octavian!


Veramente il Rosenkavalier l'ha già fatto a San Francisco... la registrazione è su Operashare.

La Di Donato finora l'ho vista solo in un'Ariadne auf Naxos madrilena (ovviamente come Compositore): voce nella media sia come qualità sia come volume, buona musicalità, acuti vibratelli e qua e là strillacchiati... spero che la virata verso ruoli più marcatamente sopranili non finisca per accentuarne i difetti e offuscarne i pregi :?

Comunque pare che la Deutsche Grammophon sia decisa a investire parecchio su di lei... la registrazione di Alcina dovrebbe essere il suo primo disco per questa etichetta. E non è forse casuale che sia previsto un suo Romeo Montecchi parigino in coppia con l'altra star di casa DGG 8)
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Messaggioda Riccardo » ven 28 set 2007, 22:37

pbagnoli ha scritto:Canta ormai in tutte le piazza più importanti del mondo, pertanto le concedo volentieri credito; certo quei "vavava" alla Gènaux sembravano un po' fuori posto in quel parterre di belle maniere vocali (mi riferisco ovviamente a Joyce e Maite Beaumont, ma anche il tenore - pur non un fulmine di guerra - mi ha colpito abbastanza favorevolmente)

Ma non so nemmeno se siano proprio come i "vava" della Genaux... E' un modo di accennare la coloratura ancora diverso secondo me.

Comunque non lo so. Sai bene che anch'io tendo a guardare con un occhio di riguardo e di stima le carriere che si svolgono nei luoghi importanti della musica (quasi tutti fuori dai confini italiani), però questa storia di sostenere a priori coloro che vanterebbero un successo planetario - poi tutto da verificare in realtà -, mi sembra un po' riduttivo oltreché ingenuo.
Secondo me è meglio partire valutando e discutendo sul merito delle interpretazioni.

In ogni caso la Prina a me sembrò inadeguata anche per il ruolo di Giulio Cesare. Ho idea che possa un po' funzionare in un repertorio che prescinda dai fuochi d'artificio vocali. Forse Monteverdi... Mi dissero che fece un figurone nell'Incorazione di Poppea.
Due note al centro e un ottimo declamato, lì, sono le doti necessarie.
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Messaggioda Riccardo » ven 28 set 2007, 22:41

PQYD ha scritto:la registrazione di Alcina dovrebbe essere il suo primo disco per questa etichetta. E non è forse casuale che sia previsto un suo Romeo Montecchi parigino in coppia con l'altra star di casa DGG 8)

Ha già inciso due anni fa Floridante di Handel per la DGG!

Per i nuovi debutti sono rimasto fermo allora; come fa il Rosenkavalier? Strano che non sia stata brava in Arianna, ce la vedrei molto...
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Messaggioda PQYD » ven 28 set 2007, 23:10

Riccardo ha scritto:
PQYD ha scritto:la registrazione di Alcina dovrebbe essere il suo primo disco per questa etichetta. E non è forse casuale che sia previsto un suo Romeo Montecchi parigino in coppia con l'altra star di casa DGG 8)

Ha già inciso due anni fa Floridante di Handel per la DGG!

Per i nuovi debutti sono rimasto fermo allora; come fa il Rosenkavalier? Strano che non sia stata brava in Arianna, ce la vedrei molto...


Avevo letto che Alcina sarebbe stata il primo frutto del contratto in esclusiva della Di Donato con la Deutsche... ma il sito della casa discografica, al riguardo, tace. Boh, vedremo.

Il Rosenkavalier non l'ho ancora ascoltato... il mese prossimo comunque debutta nell'Ariodante (in cui, malgrado la tentazioni sopranileggianti, farà Ariodante e non Ginevra).
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Messaggioda giulia grisi » lun 01 ott 2007, 15:32

Leggo le voste impressioni sulla serata.
Certo la migliore è stata la protagonista, nella generale pochezza a mio modo di vedere.

Il barocco depurato dalla meraviglie, dal virtuosismo, dalla purezza dell'emissione, dalla malinconia, è poca cosa, noioso assai ( anche se mi ero preparata a sentire di peggio... ).

Di due sole vala la pena di parlare: la Prina, perchè anche io come Riccardo non capisco le ragioni del successo. E della Di Dinato, per forza di carriera e di ruolo.

La Prina ha una voce piccola, decisamente indietro, nel profondo della gola, come và oggi di moda: una bella mela in bocca che toglie nobiltà all'emissione ed impedisce la benchè minima proiezione del suono nella sala. Quando poi arriva il canto di agililità compaiono gli antichi contorcimenti del dilettante, la voce alleggeritissima in bocca, gli acutini......insomma, tutto il repertorio di pochezza tecnica cui siamo abituati sin dall'orginaria Gasdia, arrivando alla Ganassi e per finire ai baroccari moderni. Si aggrappa al leggìo la Prina, si contorce inseguendo con la testa e le spalle le note delle spartito.......insomma, una frattura alla spalla le impedirebbe di cantare. Come abbia potuto essere il grave Cesare se già in certi punti pareva bassa per lei questa tessitura....Dio sa. Ma và di moda, ed il publico applaude....

La Di Donato, invece, mi pare sembri meno soprano leggero rispetto alla sua prima scoppiettante apparizione scaligera in Cenerentola, con la voce decisamente più larga al centro e nei primi acuti del mezzo ( o il centro del soprano ?............lo scrivo per l'amico Bagnoli, che bene intende a cosa alludo...). E questo non è buon segno per il futuro....
Che sia un soprano o un mezzo mi importa poco.
Mi importa invece che il moderno barocco ammetta emissioni non stilizzate, ove al centro largo fa da contrasto una zona alta con gli acutini, e, soprattutto, tanti e troppi sospiretti come nell'entrata e, soprattutto, un declamare la scena di sdegno oppure un'intepretazione troppo caricata di Ombre pallide.
Alcina non ha una tragicità da Norma. Men che meno tollera emissioni veriste, perchè lì Joyce è stata verista. Il furore di Alcina non può essere cantato ghermendo e spingendo, perchè non v'è ombra di realismo in quel canto. Men che meno vi è furia nelle Ombre pallide, perchè lo smarrimento di Alcina, la paura del mondo che le sfugge, lo sgomento sono ideali, metafisiche, velate di malinconia.
Malinconia e meraviglia che il canto della Di Donato non può esprimere, perchè per farlo occorre una emissione più alta, che dia maggiore e vera astrattezza a quei suoni, una incisività al canto che è figlio della proiezione e non della larghezza dei suoni. L'emisione aveva il sapore dell'opera moderna, degli Octavian, o delle opere di Barber e Menotti, più che di Haendel.

Insomma, come accettiamo coerentemente di criticare ( e giustamente ) certi effettacci yankee della Horne sessantenne in zona grave nell'Orlando e compiacerci poi di una Alcina senza phatos come la Di Donato, che di anni ne ha 3..? Cosa abbiamo capito delle lezioni di una Berganza o di una Sutherland se ci piace questa Alcina ? ........................non è che forse ci è parsa brava perchè gli altri erano veramente poca cosa mentre lei almeno un po' di voce l'ha esibita????

Trovo questa filologia barocca moderna assai contraddittoria: recupera sonorità orchestrali antiche, diverse da quelle romantiche, cerca strumenti filologici, violoncelli senza puntale....etc, rende Tornami a Vagheggiar al secondo soprano, ma poi ammette effetti che entreranno nel canto più di un secolo dopo, lascia che la meraviglia del canto di coloratura sia svilita da esecuzioni cempennate e che spazzano via anche figure ornamentali intere; rinuncia alla molteplice varietà degli accenti che questi ruoli possiedono per ridurli ad un lirismo sospirato di maniera o ad uno sgridacchiare agilità e recitativi con voci malposte , insomma un canto ridotto a due - tre tipi di accenti, nemmeno tutti propri......

Tutto ruota su queste orchestre e sui loro direttori-filologi, figure che all'epoca nemmeno esistevano, ma i cantanti restano di una pochezza disarmante di fronte alle straordinarie invenzioni degli autori, invenzioni che vengono restituite parzialissimamente perchè scarsi sono i loro mezzi tecnici.
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Alcina alla Scala

Messaggioda pbagnoli » mer 11 mar 2009, 19:36

Qualcuno ci è andato o ci andrà?
Io, per esempio, mi aspetto molto dalla Kalna, sostituta della Harteros in alcune recite.
Comunque il vero atout è il celeberrimo spettacolo di Carsen, quello per cui si faceva la fila di notte fuori dal Palais Garnier a Parigi; qui da noi, invece, a ribadire il proprio scarso livello intellettuale, c'è qualche poveretto che, pur di parlarne male, arriva a rimpiangere Pizzi...
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda marco » gio 12 mar 2009, 11:25

io (scioperi treno permettendo) dovrei andare domenica 15, anche se si tratterà un pò come tornare "sul luogo del delitto", perchè ho visto lo spettacolo quando fu creato a Parigi
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda VGobbi » sab 14 mar 2009, 14:24

L'ostacolo e' Haendel, mica la regia ... :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda pbagnoli » sab 14 mar 2009, 21:15

VGobbi ha scritto:L'ostacolo e' Haendel, mica la regia ... :mrgreen:

Haendel è meraviglioso!
Lo sai che l'ha cantato anche Tito Gobbi?
Ha fatto la parte di Almirena del Rinaldo en travesti all'incontrario al Teatro Coccia di Novara: non so se esistano le foto di lui in parrucca, ma c'è la registrazione del suo "Lascia ch'io pianga"
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda pbagnoli » sab 14 mar 2009, 21:23

La recensione di Lorenzo Arruga, dal "Giornale":
MilanoMa no! La Scala se ne è accorta. Esiste l’opera barocca. Dopo il Rinaldo di un quinquennio fa, sette recite dell’Alcina di Haendel. Alla prima, successo convinto e gioia. Applausi buffi: quasi assenti durante gli atti, perché se uno ne ha voglia viene zittito dagli ignorantoni che ritengono filologico non interrompere, mentre all’epoca acclamavano e facevano anche i bis. Poi c’era stato a un bla-bla-blog l’annuncio che avrebbero fischiato una cantante, per difendere il belcanto di non so quali tempi di cui si sentono testimoni e quindi abbiamo udito una manciatella sterile di bùu. In questi casi, Giulio Confalonieri, saggio critico, scriveva: «I fantasmi sono fra noi».
Alcina come storia viene dall’Orlando Furioso: nella sua carriera di eccelso operista e di impresario malmesso s’era trovato ad avere al Covent Garden di Londra macchine sceniche e corpo di ballo in abbondanza, qualcuno gli aveva scritto un libretto e lui aveva proiettato le dolorose istorie di incantesimi amorosi e di ritrovamenti di coscienza in uno spettacolo fastoso con trasformazione di persone in animali e pietre e ritorno. Come struttura d’opera è un’incredibile sequenza di arie, appena intervallata da rapidi recitativi, diversissime una dall’altra, che formano quasi un’antologia di pensieri e sentimenti umani, offerti con sapienza e discrezione. Da tempo in Inghilterra il teatro di Haendel si presenta al risparmio, senza mostri, senza voli, senza costumi mirabolanti, Robert Carsen, regista, è in questa linea; anche in questo spettacolo venuto dall’Opéra de Paris. Non capisco cosa ci si guadagni a togliere la prospettiva della favola e della storia, vestire i personaggi come noi e lasciare a terra mostri volanti e affini, ma il suo gioco, mettere tutti i personaggi in una sala di porte che si moltiplicano e minimizzare tutto a favore dei sentimenti, è ordinato, agile, coerente. I cantanti recitano benissimo; lo scenografo e costumista Tobias Hoheisel e il disegnatore delle luci Jean Kalman contribuiscono con classe.
Eccoci dunque, prima, ad esplorare quella civiltà di canti librati, di notine a migliaia quando occorrano, di linee appena appuntate da un soffio di pochi strumenti quando le melodie sono puri segni d’anima; poi ad abbandonarci unendo alla grande fantasia di Haendel tutto quello che possiamo della nostra. Giovanni Antonini, che mantiene magnificamente uniti l’incantamento della giovinezza e la sapienza nel trovare, in un teatrone così problematico nell’acustica, concreti equilibri, avvolge la stupenda Anna Harteros, l’innamorante Monica Bacelli, la pungente Patricia Petibon, la stupefacente Kristina Hammarström, l’autorevole Alastair Miles e Jeremy Ovendem della nuvola sonora che l’ottima orchestra della Scala in formazione ridotta gli lascia modellare con aristocratica bellezza.
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda Tucidide » dom 15 mar 2009, 11:22

pbagnoli ha scritto:
VGobbi ha scritto:L'ostacolo e' Haendel, mica la regia ... :mrgreen:

Haendel è meraviglioso!
Lo sai che l'ha cantato anche Tito Gobbi?
Ha fatto la parte di Almirena del Rinaldo en travesti all'incontrario al Teatro Coccia di Novara: non so se esistano le foto di lui in parrucca, ma c'è la registrazione del suo "Lascia ch'io pianga"

:roll:
E poi, invece, piangevano gli spettatori... :twisted:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Alcina alla Scala

Messaggioda MatMarazzi » dom 15 mar 2009, 11:28

pbagnoli ha scritto:La recensione di Lorenzo Arruga, dal "Giornale":
Poi c’era stato a un bla-bla-blog l’annuncio che avrebbero fischiato una cantante, per difendere il belcanto di non so quali tempi di cui si sentono testimoni e quindi abbiamo udito una manciatella sterile di bùu.


Ma c'è ancora chi dà retta a queste puttanate?

Saluti,
Matteo
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