Il trionfo del tempo e disinganno a Berlino

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Il trionfo del tempo e disinganno a Berlino

Messaggioda pbagnoli » gio 19 giu 2014, 15:15

In home le interessanti considerazioni di Vittorio Mascherpa sullo spettacolo di Jurghen Flimm.

Vorrei aprire un dibattito.
Se devo dire, non sono del tutto d'accordo con Vittorio: per me l'Oratorio può essere tranquillamente gestito con una regia alla stregua di qualunque altro spettacolo teatrale, prova ne sia il lavoro fatto da Claus Guth sul Messiah.
Che ne dite?
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(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Il trionfo del tempo e disinganno a Berlino

Messaggioda DottorMalatesta » lun 23 giu 2014, 19:23

vittoriomascherpa ha scritto:
pbagnoli ha scritto:...per me l'Oratorio può essere tranquillamente gestito con una regia alla stregua di qualunque altro spettacolo teatrale

Credo anch'io che lo possa, e con ottimi esiti, anche se "drammatico" (come l'oratorio è di certo) e "teatrale" (come l'oratorio propriamente non è) non sono, a mio parere, veri sinonimi.


Hai perfettamente ragione ad operare tale distinzione in una prospettiva di storia del teatro e dei suoi linguaggi. Tuttavia ti (e vi) domando: non pensate che ad uno spettatore del giorno d´oggi, abituato ad una commistione postmoderna dei linguaggi e delle forme espressive, la distinzione tra teatralità dell´opera e non (o minore) teatralità dell´oratorio in Händel (o, più in generale, nel repertorio "barocco") passi quasi inosservata? Quel linguaggio apparentemente così lontano dal nostro (opera e oratorio barocco) hanno trovato (inaspettatamente o forse no) nuova vitalitá grazie ad una declinazione che renda tale linguaggio comprensibile ad occhi ed orecchi di uomini e donne d´oggi. Come se per rendere comprensibile l´Odissea ad un teenager asiatico venisse trasposta in formato "manga" :mrgreen:
E, a ben pensare, sia opera che oratorio barocco sono stati "tradotti" visivamente in modo analogo, sebbene con esiti qualitativamente diversi (mica tutti sono come il Sellars della Theodora o il Guth del Messiah : Chessygrin : ). Ma il processo,sebbene non uniforme, ha comunque coinvolto entrambi i generi in maniera abbastanza simmetrica: si continua ancora a fare Händel come lo faceva Pizzi così come inscenare oratori in costumi settecenteschi e pose da vigile urbano, ma comunque in entrambi i generi si è osservata una contaminazione con la "modernitá". E questa contaminazione è stata similare per entrambi i generi, non avendo privilegiato uno solo dei due. Forse questa "traduzione comune" di due generi originariamente così differenti rende la distinzione tra i due, almeno per uno spettatore d´oggi, quasi una questione di lana caprina.
Che dite?

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Re: Il trionfo del tempo e disinganno a Berlino

Messaggioda Aliraza179 » sab 08 nov 2014, 12:02

Pensavo la mattina dopo lo spettacolo che si potrebbe rappresentare l'Ascesa e caduta come "seconda giornata" della Fanciulla del West: è chiaro che musicalmente Weill ne uscirebbe annientato, ma dal punto di vista drammaturgico Brecht darebbe una bella boccata d'aria allo spettatore della prima sera...
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