Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

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Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Maugham » gio 31 ott 2013, 16:39

Roma scopre l'Herlitzius.
E dire che doveva conoscerla dai tempi del Ring di Sinopoli.
E invece la mette in Turandot con una decina d'anni di ritardo. Morale: qualche fischio alla prima, una voce che balla, fraseggio convincente negli enigmi, do faticosi. Da lei ci si aspettava faville nel finale di Alfano. Che però qui non c'era. L'opera finiva con la trenodia sul cadavere di Liù. Allora tanto valeva lasciare a casa l'Herlitzius e chiamare qualche cassone slavo.
Giordani è un mistero. Al Met l'adorano e gli affidano il repertorio pesante. Quasi fosse Martinelli redivivo. Qui ha sfiorato la parodia.
Brava la Remigio in Liù. Ovviamente non può filare le note come una ventenne e quindi si è inventata un personaggio del tutto nuovo, appassionato, aggressivo e arso da un'ardore sacro e missionario. La fiamma salvifica che divora la piccola schiava era l'elemento caratterizzante di questa Liù che finalmente esiste non solo come vittima sacrificale ma anche come rivale di Turandot.
Regia con carabattole e orientalismi monumentali di De Simone.
Direzione ottima di Steinberg.
Pubblico contento.
Tutto sommato uno spettacolo che si poteva anche evitare.

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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda VGobbi » gio 31 ott 2013, 20:11

E la domanda sorge spontanea al divino Maugham ... come mai andassi a vedere lo spettacolo? :mrgreen:
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda mattioli » gio 31 ott 2013, 22:26

Già, giusta la domanda del Gobbo.
Un Maugham che va a vedere qualcosa all'Opera di Roma è come Armani che decide di sfilare alla sagra del paese o Ducasse che fa da mangiare a quella della porchetta...
Ben ti sta (al Divino, non al Gobbo). Così impari a non venire a vedere La Vestale e a lasciarmi da solo a controbattere i deliri del Mutofilo (preciso per i moderatori passati, presenti e futuri: STO SCHERZANDO! E aggiungo anche il faccino: :P )...

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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Maugham » gio 31 ott 2013, 23:13

VGobbi ha scritto:E la domanda sorge spontanea al divino Maugham ... come mai andassi a vedere lo spettacolo? :mrgreen:


Come ti ha spiegato sopra il parigino, ogni tanto noi si scende dalle nubi e ci si mischia con il profano volgo (che odio al par d'Orazio).

In realtà amo Roma, mi diverto all'opera di Roma, c'era un clima meraviglioso e ho scroccato un biglietto.
E due note di Turandot valgono un atto di Vestale. : WohoW :

E comunque se canta l'Herlitzius in Italia ci si va a prescindere.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda VGobbi » gio 31 ott 2013, 23:57

Maugham ha scritto:E comunque se canta l'Herlitzius in Italia ci si va a prescindere.

Penso che come motivazione, questa basti ed avanzi ... che artista! Mi ricorda da vicino tantissimo la Modl.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Luca » ven 01 nov 2013, 12:34

Anche io dico la mia:
============================
TURANDOT A ROMA

L’allestimento dell’ultimo capolavoro incompiuto di Puccini rappresentato al Teatro dell’Opera (e che chiude la stagione 2012-13) era firmato, per la regia, da R. De Simone e ripreso da M. Bauduin (allestimento del Petruzzelli di Bari riaperto dopo l’incendio). Le scene erano curate da N. Rubertelli e i costumi da O. Nicoletti. Il buon gioco di luci (tendente a sottolineare i lati più cruenti nel I atto, quelli più luminosi del II e dell’alba del III) era affidato a A. Angelini. La parte visiva mostrava un assetto monumentale dove si dava molto spazio alla dimensione arcaica con il popolo ‘congelato’, potremmo dire, in statue in caldo ocra che facevano da contraltare alla freddezza delle mura della reggia. Questo, se da un lato, serviva bene la dimensione kolossal di quest’opera mancava un po’ di quel cromatismo che se è presente nella musica di Puccini dovrebbe trovare il corrispettivo in quanto si vede in palcoscenico. Il popolo-coro, in sostanza, era piuttosto omologato in questa veste ‘statuaria’ e nemmeno troppo dinamico in quanto a movimenti. A ciò si aggiunge che tale staticità (tanto del coro quanto di alcuni interpreti) a volte strideva con lo svolgersi della vicenda. Faccio un unico esempio: nel finale I quando Calaf dovrebbe essere dissuaso dalle maschere dalla prova con la frase “Su, un ultimo sforzo portiamolo via”, in realtà non si portava via un bel nulla perché le maschere erano posizionate ad un ripiano sopra il tenore. Più vivace invece la I scena dell’atto seguente con il noto terzetto di nostalgia e speranza dei tre ministri. Nella scena imperiale dominata – come d’uso – da un’enorme scalinata la protagonista cantava il suo monologo e successiva scena tra troppa gente, anche se – interessante trovata – durante il suo monologo veniva mimata, in un’atmosfera di suggestiva semi-oscurità, da alcune comparse la triste vicenda dell’ava Lou- ling. Però, almeno per me, troppa gente fuori posto.
A tratti ridicola la scena della tortura di Liù che faceva venire alla mente l’analoga scena di Azucena nel campo di Luna del verdiano Trovatore, in aggiunta al fatto che Liù si dimenava come non mai stretta fra 4 corde tenute a distanza dagli aguzzini e con il costante infierire del boia che la seviziava con una spada…
L’opera era presentata nella forma ‘abbreviata’ alla morte di Liù come alla prima scaligera del 1926.
La direzione di Steinberg puntava alla sottolineatura della sfarzosità, ma in modo talvolta sgraziato ed enfatico generando in me disapprovazione per la mancata resa degli aspetti più misteriosi, sfumati ed onirici della vicenda (penso alle varie apparizioni del I atto). Quindi pedale premuto sui forti e fortissimi, ma non risolutivo in una vicenda senz’altro eroica, ma anche sognante e a tratti delicata (come lo è il grande operista lucchese).
Ho assistito a 2 rappresentazioni (29 e 30 ottobre) con il terzetto principale diverso: E. Herlitzius è stata una Turandot molto singolare. Aspra e tagliente nel timbro e in difficoltà nel settore acuto ha offerto una principessa giustamente legata alla nevrosi di personaggi come Elektra e Salome (dei quali è acclamata interprete). La voce soffre in alcuni momenti (in acuto stridulo e fiati corti) però i movimenti erano felini e il fraseggio sferzante davano l’idea di un personaggio che dietro la sua durezza ha molti problemi psicologici (se non addirittura psichiatrici). Per me è stata una valida prova soprattutto per l’interpretazione, la gestualità ma anche il modo di gestirsi (ora in ginocchio, ora seduta, ora piegata in diversi punti della scena: qualcosa di simile lo avevo visto solo in un noto video con G. Jones) che la facevano rifuggire da certa statuarietà legata, a volte, a questo personaggio. Un momento di difficoltà l’ha avuto all’inizio del III enigma attaccato non in acuto (“Gelo che ti da foco…”) ma quasi parlato, però notevole l’incalzare e l’infierire sul principe dopo averlo proposto (“Su straniero ti sbianca la paura…” ecc.). Una principessa non perentoria vocalmente, ma comunque interessante negli elementi menzionati. Male invece K. Chanev come Calaf, pallido e di scarsa epicità con certo volume in centro, ma in difficoltà nelle mezze voci e non certo campione di potenza nei vari scontri con la protagonista. Il “Non piangere Liù” non ha avuto apprezzamenti mentre un timido applauso lo ha ottenuto nel fatidico “Nessun dorma” e non si capisce perché. Inoltre ha scelto la varianate acuta di “No principessa altera…”: cui prodest? Tra l’altro leggo nel programma di sala che originariamente tenore lirico (Faust, Werther, Tamino, Ottavio, ecc), questo tenore si è orientato a personaggi drammatici (Don José, Canio, Radames, ecc.). Mah…
C. Remigio era tutto sommato una discreta Liù anche se, per apportare un efficace contrasto a Turandot (e soprattutto a questa Turandot), avrebbe dovuto essere più morbida nel suono (e qualche filato non avrebbe guastato) e più sentimentale evitando di trasformarsi un zuccheriera, ma certe inflessioni specie nella tortura non erano molto lontane dalla verdiana Azucena anche per certi suoni in basso piuttosto sgradevoli di sentore che definirei verista. Però la partecipazione c’era.
Molto bene il terzetto delle maschere (S. Del Savio – S. Fiore – G. Bonfatti) anche se in alcuni momenti del la loro scena del II atto mancavano un po’ di colore limitando l’aspetto farsesco della loro presenza. G. Montresor tonante ed imponente (anche visivamente) Mandarino anche se la voce non era fermissima e sentivo qua e là qualche oscillazione. Altoum era l’illustre C. Merritt: passabile nella prima serata molto meno nella seconda: voce parlante e dizione non completamente ‘all’italiana’. È stato un grande cantante e notevole vocalista rossiniano, però mi chiedo se per l’importante Altoum (sebbene di poche battute e di tessitura sostanzialmente centrale) non si poteva pensare a qualcosa d’altro e dare la possibilità ad un cantante ‘nostro’ forse meno noto per offrire migliore caratterizzazione. Non voglio aggiungere anatematismi che possano offendere, però a me non è piaciuto per nulla.

Nel secondo cast il terzetto era composto da: E. Popovskaja – M. Giordani – M. Kovalevska. Con la Popovskaja si assisteva (confrontata con la Herlitzius) ad un ritorno alla tradizione: Turandot statuaria, pochi movimenti, voce che dominava senza apparenti difficoltà (ma c’erano: nel settore acuto non teneva i suoni di certa consistenza e certe frasi risultavano tronche, senza contare la difficoltà nei passaggi più ardui della perorazione ad Altoum “Figlio del cielo…”). Giordani è stato senz’altro migliore di Chanev e, a tratti, il timbro ricordava quello del suo conterraneo G. Di Stefano. Tuttavia gli acuti non sono lucidissimi e nel “No principessa altera…” (anch’egli in acuto e poteva risparmiarselo) la difficoltà era evidente. Il “Nessun dorma” eseguito meglio del collega russo è passato, paradossalmente, sotto silenzio: un applauso se lo meritava. L’eroicità c’era e anche il piglio principesco. La Kovalevska precisa e suadente Liù non amava però filati e mezze voci (specie nel “Signore ascolta”). Quanto alla scena della tortura emergeva una Liù passionale ed infervorata senza contare – ahimé – qualche suono aspro. Al momento del suicidio tuttavia tale è l’immedesimazione che anche la principessa appare fortemente colpita e quasi sul punto di intervenire.
Da ultimo: che dire della scelta della conclusione ‘toscaniniana’? Siamo abituati al ‘vissero felici e contenti’ essendo Turandot una favola, però l’allestimento con luci che via via si spegnevano lasciando le sagome di Turandot e Calaf l’una di fronte all’altro e la chiusura del sipario con tutti pianissimi che accompagnano il funerale di Liù lasciavano il segno. Personalmente dico che l’esperimento può avere certa efficacità, ma…. una tantum…
Resta il rammarico di un nostro operista (per me il più grande) fermato in corso d’opera: con la sua lungimiranza chissà che ci avrebbe potuto dare non solo nel finale, ma DOPO quest’opera!

Saluti, Luca.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Maugham » ven 01 nov 2013, 13:26

Luca ha scritto: E. Herlitzius è stata una Turandot molto singolare. Aspra e tagliente nel timbro e in difficoltà nel settore acuto ha offerto una principessa giustamente legata alla nevrosi di personaggi come Elektra e Salome (dei quali è acclamata interprete). La voce soffre in alcuni momenti (in acuto stridulo e fiati corti) però i movimenti erano felini e il fraseggio sferzante davano l’idea di un personaggio che dietro la sua durezza ha molti problemi psicologici (se non addirittura psichiatrici).


Grazie della bella recensione. :D
Quello che dici sulla Herlitzius non solo è giusto, ma lo condivido pienamente.
Forse le mia aspettative -almeno a livello interpretativo- erano così alte da aspettarmi qualcosa di paragonabile ad altre sue straordinarie prove.
Anche lei si è misurata con il personaggio nella tradizione di molte wagneriana che hanno messo su le cineserie. L'avevo sentita tempo addietro alla Scala come riserva in una recita della Turandot dove penso dirigesse Pretre. Mi ricordo poco.
Wagneriane come Turandot... mmm...
A ben vedere mi sembra sia una tradizione nata nel dopoguerra.
In Italia prima la cantavano la Scacciati, la Cigna, la Pacetti, la Jeritza a Vienna e a San Francisco e al Met, la Muzio a Buenos Aires. Vero che c'era la Turner a Londra. Ma mi sembrano poche rispetto al dopoguerra.
Recentemente penso al fiorire di wagneriane e straussiane: Lindstrom, Bullock, Theorin, Stemme...
Tutte acclamate interpreti in area tedesca. Brunnhildi universalmente note ma... Turandot generiche e piuttosto anonime.
Non penso sia solo una faccenda di acuti.
Penso sia una questione di scrittura.
Turandot è solo parzialmente declamatoria. E comunque il declamato pucciniano è lontanissimo (o solo lontano) sia da quello wagneriano che straussiano.
Ora che ci penso (Nilsson a parte) solo la Borkh mi ha convinto come Turandot. Tra le wagnerian/straussiane.
Cosa ne dici?

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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Luca » ven 01 nov 2013, 13:56

Per il mio gradimento vado molto contro corrente circa il personaggio di Turandot: senz'altro Nilsson, Borkh, Grob-Prandl, ecc. però io prediligo J. Sutherland che purtroppo (e sottolineo) l'ha solo incisa, mentre mi piace poco la Borkh. Al di là di questo, la Herlitzius mi è decisamente piaciuta pur con i difetti di una voce che non può reggere più certe arcate (o come noi vorremmo fossero eseguite) per la profondità della nevrosi che anima quel periodo e quel tipo di donne con i problemi che sappiamo.
Sfogliando il programma di sala ho notato come la Pacetti fosse una habitué del personaggio (1926-1947 !!!) ma mi sorgono dubbi - ascoltando l'unica sua opera completa (Pagliacci) - come facesse a cantare un ruolo del genere: la sento tanto limitata in alto! Purtroppo non abbiamo la testimonianza della Arangi Lombardi, mentre possediamo solo limitata al monologo quella della Scacciati.
Secondo particolare: la Nilsson ha inciso 2 volte in studio con i complessi romani (Leinsdorf e M. Pradelli) il personaggio, ma non l'ha mai cantato qui a Roma!

Continuiamo perché il discorso mi appassiona!
Salutoni, Luca.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda VGobbi » ven 01 nov 2013, 15:19

Luca, tu che sei un granda fan della Sutherland, ti sei mai chiesto come mai non l'ha portato sul palcoscenico questo personaggio, visto l'ottimo risultato (ne convengo anch'io e del tutto strabiliante per me) ottenuto in campo discografico.

Quanto alle Turandot, anch'io voto anzi tutto piu' di tutte per la Inge Borkh (di cui bisognerebbe mangiarsi le mani per non aver affrontato certi ruoli wagneriani, ad esempio Brunhilde!!!).
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Maugham » ven 01 nov 2013, 16:39

Luca ha scritto:Sfogliando il programma di sala ho notato come la Pacetti fosse una habitué del personaggio (1926-1947 !!!) ma mi sorgono dubbi - ascoltando l'unica sua opera completa (Pagliacci) - come facesse a cantare un ruolo del genere: la sento tanto limitata in alto! Purtroppo non abbiamo la testimonianza della Arangi Lombardi, mentre possediamo solo limitata al monologo quella della Scacciati.


La Pacetti era anche un accreditata straussiana.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda pbagnoli » ven 01 nov 2013, 18:03

Maugham ha scritto:
La Pacetti era anche un accreditata straussiana.
Se non sbaglio fu la prima moglie di Barak con Marinuzzi.
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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda vivelaboheme » lun 04 nov 2013, 19:10

Udiitee, Udiiiiteee, o ruusticiiiii. Atteeentii. Non fiataateee.

Noi tutti rustici della Musica ci scervelliamo a dire cose interessanti e possibilmente sensate sugli spettacoli cui assistiamo. Ma, udite, udite, cosa ha escogitato oggi la Sapienza, sul Grande Quotidiano.


"Sul podio il maestro Pinchas Steinberg.... Per trovare una Turandot altrettanto ben diretta debbo andare con la memoria agli anni Settanta e a uno dei PIU' GRANDI MUSICISTI che abbia in vita mia conosciuto, nonché uno dei più preziosi amici, il pianista, compositore e direttore d'orchestra FRANCO MANNINO".
Paolo Isotta, Corriere della Sera 4/11/2013



Non c'è più limite. Da rotolarsi dalle risate (cosa non si farebbe, nella vita, per gli "amici"- in questo caso l'Opera di Roma che da un CERTO momento in poi, nella mente del Nostro è diventato il Migliore dei Teatri Possibili. Eh, gli "amici": cosa c'è di più "italiano" che l'aiuto agli "amici"?)
Scommetto che non sapevate che Mannino è stato il massimo direttore di Turandot dagli anni Settanta. La Sapienza è giunta in vostro soccorso, per illuminarvi con la vera luce.

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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda Maugham » lun 04 nov 2013, 19:33

vivelaboheme ha scritto:"Sul podio il maestro Pinchas Steinberg.... Per trovare una Turandot altrettanto ben diretta debbo andare con la memoria agli anni Settanta e a uno dei PIU' GRANDI MUSICISTI che abbia in vita mia conosciuto, nonché uno dei più preziosi amici, il pianista, compositore e direttore d'orchestra FRANCO MANNINO".
Paolo Isotta, Corriere della Sera 4/11/2013



Mannino, non so. Ma Steinberg non ha diretto male.
Ho sentito Turandot conciate molto ma molto peggio.

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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda vivelaboheme » lun 04 nov 2013, 19:48

Infatti, la parte comica non è quella che riguarda il rispettabile Steinberg


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Re: Puccini - Turandot - Herlitzius - Roma - 2013

Messaggioda pbagnoli » lun 04 nov 2013, 20:08

vivelaboheme ha scritto:Infatti, la parte comica non è quella che riguarda il rispettabile Steinberg

Hai ragionissima, issima issima.
Ma, come già detto in occasioni consimili, se ci attacchiamo alle polemiche con il Criticoconlacmaiuscola (ammesso che lui ci legga, del che dubito), non ce la caviamo più.
In linea di massima le polemiche non mi interessano.
Chi scrive, si assume l'onere di quello che scrive e, nella fattispecie, anche la responsabilità di eventuali affermazioni surreali.
Come appunto nel caso in oggetto.

Per non far torto a Steinberg, non andrei oltre sul giornalista
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