Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Maugham » ven 21 giu 2013, 15:11

L'dea di fondo di questo Tristano è abbastanza evidente. McVicar si propone di spogliare l'opera da tutte le implicazioni simboliche e filosofiche per raccontare una storia d'amore travolgente, epica e avversata dal fato. Una sorta di Paolo e Francesca al quadrato oppure un Romeo e Giulietta al cubo. La pochezza della trovata è pari alla sua ingenuità. Il tipo d'amore declinato da Wagner nel Tristano è quanto di più cervellotico, noioso e antiempatico esista. A Wagner premeva raccontare altro. Voleva dimostrare, come in un circolo di quinte, che i due estremi, desiderio e rinuncia, possono toccarsi e diventare tutt'uno. Solo il superamento dell'amore "tradizionale" (quello su cui si basa genericamente McVicar) porta all'appagamento; in pratica- dice Wagner- per amare davvero devi rinunciare e per rinunciare devi morire. Altrimenti sei condannato alla pena eterna della bramosia inappagata.
Capite bene quanto siamo lontani dalle zuccherose melasse del fantasy medioevale in cui McVicar sembra racchiudere, con pizziano mestiere, la stasi tristaniana. Nebbie alla Avalon, luna rossa gigantesca sulla brughiera, barcona stilizzata, guerrieri ninja muscolosi e aitianti (non capisci però perchè il loro capo, Tristan, sia ciccione e sfatto), Kurvenald cagnone fedele (come cantante cagnone e basta), Brangania tipo Terra trema di Visconti con veletta con cui si copra il capo al ferimento di Tristano (hanno ammazzato compare Tristano!), Isotta che si torce i polsi e gira come una pantera in gabbia urlazzando Rache e Tod. Nel resto, tutti fermi impalati a snocciolare il magarosario tristaniano con un terz'atto dove, così dicono, i capricci del tenore nel non voler cantar sdraiato, hanno fatto produrre allo scocciato McVicar una sorta di sedia gestatoria dove Seiffert siede appoggiando il capo ad una mano in atteggiamento pensoso e doloroso. Ridicolo tutto. Solo i viennesi ormai decomposti dal caldo in sala (36 gradi fuori e in sala duemila persone senza aria condizionata per quattro ore e passa) potevano muggire dei bravo forsennati al nostro giovane eroe della regia. Io mi chiedevo solo dove fosse finito il magico autore del Giulio Cesare, dei Meistersinger, delle Nozze e dell'Adriana. Forse era Pier'Alli in uno dei suoi più riusciti travestimenti.
Nina Stemme si muove nella parte di Isotta come un topo nel formaggio. Conosce il ruolo anche capovolto (ho usato ruolo e parte in maniera interscambiabile così sicuramente Mattioli prenderà la parola) e nel Liebestod ha una dimensione cosi immensamente ultraumana da giustificare una così sudata e annoiata attesa. Anche lei però, pur nello sciornare di superlativi, mi è sembrata un po' inespressiva. Una frase dietro l'altra, magnificamente cantate ma non altrettanto magnificamente dette. Basta solo ascoltare frammenti della Meier per non parlare della Modl per avere chiari i termini della questione.
Seiffert, ovviamente, è a fine corsa. E' un Tristano di sessant'anni e passa. E si sente. C'è da dire però che non saprei, attualmente, chi potrebbe far di meglio. Nella banda dei vari cassoni come Dean-Smith, Lehman, Gould, Andersen, Botha, lui rimane il migliore.
Brangania era Janina Baechle. Dico solo questo. Brangania ha solo una cosa difficile in tutta l'opera: il "Welcher Wahn!" dopo la sfuriata di Isolde nel primo atto dove la voce picchia sempre in zona di passaggio, ci vogliono dei bei legati e un bel senso del ritmo. Ora, non so chi l'abbia scritturata, ma la Baechle ha proprio un "buoco" evidente nella zona incriminata su cui poggia tutto il pezzo. Non vi dico gli stridii e le crepe. Ci voleva molto, quando fai un'audizione per Brangania, a fargli fare quel pezzo? Scommetto che invece gli hanno fatto fare l'invocazione del secondo atto dove anche i mezzo più sfiatatii ci cavano i piedi. Transeat.
Bravissimo Milling. E' la prima volta in cui mi sono diverato la tirate di Marke senza cedere a metà e cominciare a pensare ai fatti miei. Non capisco perchè questo gigante (in tutti sensi) non sia ancora riconosciuto per tutti i suoi straordinari meriti.
Direzione al calor bianco (e con forti asprezze e baccani) di Welser Most che, stando alle tabelle incise su marmo nel foyer, si qualifica il più veloce interprete del Tristan mai salito sul podio della Staatsoper. 222 minuti contro i 230 di Barenboim. Ma quello che ce l'ha più lungo è Thielemann con la bellezza di 245.

Saluti bollenti
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda mattioli » ven 21 giu 2013, 22:50

Per il Divino, due notizie ufficiali:
1) sei un genio;
2) hai sbagliato mestiere (dovevi fare il mio).

Per tutti gli altri: ma quanto scrive bene Maugham? Come quello vero.
Bravo 8) e anche : Nar :
Miao

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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda VGobbi » sab 22 giu 2013, 13:18

Anche a me Seiffert piace un sacco.

Bellissima recensione Maugham. Solo un appunto. E' mancato il commento su Kurwenal ed una domanda da farti, in apparenza facile : visto le stroncature su questo spettacolo, come mai ti sei spostato per andare a vederlo? Quali erano i punti di interesse? Non certo il sessantenne Seiffert o sentire la Stemme come Isolde (di cui presumo tu l'abbia ascoltata molte altre volte).
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Maugham » sab 22 giu 2013, 19:25

VGobbi ha scritto:E' mancato il commento su Kurwenal


No. Ho scritto che è un cagnone. Tanto basti. : CoolGun :


ed una domanda da farti, in apparenza facile : visto le stroncature su questo spettacolo, come mai ti sei spostato per andare a vederlo? Quali erano i punti di interesse? Non certo il sessantenne Seiffert o sentire la Stemme come Isolde (di cui presumo tu l'abbia ascoltata molte altre volte)


Hai ragione. E' una domanda che lunedì mi sono posto anch'io.
Ma quando hanno annunciato la stagione l'anno scorso devo dire che la regia di McVicar e Ninona, nonchè una bella mostra annunciata all'Obere Belvedere, mi hanno spinto verso la capitale.
E' vero che la Stemme in Isolde l'avevo già sentita a Zurigo e a Bayreuth, però... è sempre un bel sentire.
Però, ripeto, con il senno del poi (nemmeno la la mostra era chissachè) sarei rimasto a casa.
Ciao
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Enrico » sab 22 giu 2013, 21:47

Maugham ha scritto: No. Ho scritto che è un cagnone. Tanto basti.

L'avevo letto: e faccio notare che abbiamo recentemente rimproverato Vizzardelli perché ha definito Bonynge "scodinzolante"...
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda VGobbi » dom 23 giu 2013, 1:27

Enrico ha scritto:
Maugham ha scritto: No. Ho scritto che è un cagnone. Tanto basti.

L'avevo letto: e faccio notare che abbiamo recentemente rimproverato Vizzardelli perché ha definito Bonynge "scodinzolante"...

Ma chi lo cantava Kurwenal?
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Maugham » dom 23 giu 2013, 10:18

Enrico ha scritto:
Maugham ha scritto: No. Ho scritto che è un cagnone. Tanto basti.

L'avevo letto: e faccio notare che abbiamo recentemente rimproverato Vizzardelli perché ha definito Bonynge "scodinzolante"...


E io faccio notare che purtroppo il mio Kurwenald non scodinzolava. : Hurted :
Ma abbaiava solo. :D
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda mattioli » dom 23 giu 2013, 12:39

State diventando terribilmente politically correct :twisted: .
Ma insomma, alla fine questo cagn...,volevo dire questo baritono, chi era?
Buona domenica

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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda pbagnoli » dom 23 giu 2013, 13:34

Ciao zio Bill.
La tua recensione mi è piaciuta immensamente.
Ti ucciderei per i tuoi tragici silenzi, per tutto il tempo in cui non fai cadere una parola dalla tua bocca brutta e edentula, ma poi quando parli tu mi fai impazzire, come diceva Dan Peterson parlando di Bob McAdoo.
In particolare ho amato questo morceau:
Maugham ha scritto: A Wagner premeva raccontare altro. Voleva dimostrare, come in un circolo di quinte, che i due estremi, desiderio e rinuncia, possono toccarsi e diventare tutt'uno. Solo il superamento dell'amore "tradizionale" (quello su cui si basa genericamente McVicar) porta all'appagamento; in pratica- dice Wagner- per amare davvero devi rinunciare e per rinunciare devi morire. Altrimenti sei condannato alla pena eterna della bramosia inappagata.

Splendida sintesi, zio Bill.
Davvero, queste 4-5 frasi sono un meraviglioso compendio della filosofia wagneriana.

Adesso provo un attimo a uscire dal topic.
In questi giorni, per quei motivi che costringono noi melomani a inseguire pensieri strani, mi sto riascoltando - dopo anni - la Manon Lescaut di Puccini.
Anche in Puccini la morte è la degna conclusione di (quasi) tutte le storie d'amore.
Ma in Puccini - peraltro, proprio in Manon Lescaut accusato di wagnerismo talmente spinto da essere quasi plagio (Mosco Carner - se non sbaglio era lui - sosteneva che il duetto del secondo atto era una aperta parafrasi borghese del grande duetto del Tristan) - la motivazione non è la rinuncia. Non ho mai la sensazione che le eroine pucciniane rinuncino.
Però muoiono.
Quindi?
Mi sbaglio io?
Oppure la morte è una soluzione di comodo, molto prosaica, per evitare la condanna a una vita quotidiana che ucciderebbe l'amore?
E se è così... Wagner che ci azzecca?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda mattioli » lun 24 giu 2013, 11:45

Dottore caro,

forse si può essere wagneriani (tutta la generazione di Puccini lo era) fino alla citazione (Carner aveva ragione) nella musica e per nulla né nella drammaturgia e nemmeno, diciamo così, nel pensiero. Non credi?
Anch'io amo moltissimo Manon Lescaut. E' il mio Puccini preferito (il Divino si arrabbierà perché lui ama il Trittico, ma pazienza. Mi ha perfino regalato quello di Jones...)
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 24 giu 2013, 15:37

Maugham ha scritto: A Wagner premeva raccontare altro. Voleva dimostrare, come in un circolo di quinte, che i due estremi, desiderio e rinuncia, possono toccarsi e diventare tutt'uno. Solo il superamento dell'amore "tradizionale" (quello su cui si basa genericamente McVicar) porta all'appagamento; in pratica- dice Wagner- per amare davvero devi rinunciare e per rinunciare devi morire. Altrimenti sei condannato alla pena eterna della bramosia inappagata.


Caro Maugham,
sei splendido come sempre!!!
Hai ricordato come meglio non si potrebbe l´idea di amore come desiderio e rinuncia alla base della prima grande opera di Wagner scritta dopo la scoperta del pensiero di Schopenhauer.
Quello che mi ha sempre colpito in quest´opera é peró il fatto che, a dispetto delle basi filosofiche, dal punto di vista musicale, il TuI é un´opera di una sensualitá estrema: l´appagamento finale con il raggiungimento della tonica del Tristan-akkord, dopo tre ore buone di musica (e al termine di una progressiva spirale di soffocante luminositá come il Liebestod) é traduzione in suono dell´estasi amorosa (leggi: orgasmo) come nessun´altra. Quale altra opera prima di questa aveva osato tanto? Quale altra vi riuscirá poi con la stessa intensitá?
All´indomani della prima, si scrisse (sulle pagine dell´Allgemeine Musikalische Zeitung del 5 luglio): „è la glorificazione del piacere sensuale, provocato da tutti i più stuzzicanti pretesti, è la rappresentazione del più totale materialismo, secondo cui gli esseri umani non hanno più elevato destino che, una volta portata a termine la loro vita come tartarughe di mare, scomparire tra i propri umori dolci, come i propri respiri."
Mica male la dicotomia tra una concezione ideologica di un amore „cervellotico, noioso e antiempatico e un risultato musicale di travolgente erotismo (Liebestod, attacco del duetto d´amore al II atto)…
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Enrico » lun 24 giu 2013, 16:05

DottorMalatesta ha scritto:...é un´opera di una sensualitá estrema...
... risultato musicale di travolgente erotismo...

Non me ne sono accorto e non mi convinci: per me rimane noioso e antiempatico.

mattioli ha scritto:Anch'io amo moltissimo Manon Lescaut. E' il mio Puccini preferito (il Divino si arrabbierà perché lui ama il Trittico...)

E io invece non la amo per niente, da Zamboni/Merli a Callas/Di Stefano, da Albanese/Bjorling a Tebaldi/Del Monaco, da Caballè/Domingo a Pavarotti/Freni: mi annoia e mi irrita, quasi come Tristano o Parsifal: ma non credo che questo sia dovuto solo alle citazioni wagneriane.
Del Trittico ho visto una volta a teatro "Gianni Schicchi" (con Bruno Praticò), e letto il libretto del Tabarro. FINE.
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda VGobbi » lun 24 giu 2013, 17:21

Enrico, dal Tabarro prova ad ascoltarti solo il duetto "Come e' difficile esser felici", sopratutto con Gobbi protagonista. Sono solo 10 minuti di musica ... fidati!
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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda DottorMalatesta » lun 24 giu 2013, 19:05

Proseguendo l' OT :roll: :

VGobbi ha scritto:Enrico, dal Tabarro prova ad ascoltarti solo il duetto "Come e' difficile esser felici", sopratutto con Gobbi protagonista. Sono solo 10 minuti di musica ... fidati!


O il finale della Suor Angelica (preferibilmente nel video del ROH con la regia di Jones): nessuno che abbia dei figli riuscirebbe a non piangere!

Tornando (parzialmente) IN-TOPIC:
leggendo i diari di Cosima sembra quasi che mentre facevano l'amore parlassero di Schopenhauer e... di Vegetarianismo! :mrgreen: Che Cosima fosse frigida lo possiamo anche credere, e forse in fondo anche Richard viveva l'amore fisico in modo piuttosto... arido. Mah... :roll:
Però, lo ripeto, la risoluzione del Tristan-akkord è vero e proprio "orgasmo in musica"!

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Re: Tristan und Isolde - Vienna - Stemme - McVicar - 2013

Messaggioda Enrico » lun 24 giu 2013, 19:22

Scusa Malatesta, devo andare ancora OT per rispondere a Vittorio...

VGobbi ha scritto:Enrico, dal Tabarro prova ad ascoltarti solo il duetto "Come e' difficile esser felici", sopratutto con Gobbi protagonista. Sono solo 10 minuti di musica ... fidati!

Va bene: l'ho ascoltato, con Tito Gobbi e Margaret Mas, ma forse "son tutte queste storie che a me non interessano". Una storia così poteva diventare negli anni '30-'40 un cupo tragico film in bianco e nero di Marcel Carnè o di Renoir, ma i protagonisti non avrebbero avuto motivo di cantare, e la stessa musica di Puccini, come colonna sonora, avrebbe potuto creare un'atmosfera. Poteva farne un film anche Bergman, ma lui lei e l'altro sulla barca avrebbero dialogato sottovoce, con lunghissime pause, in una fredda luce invernale del nord, in un paesaggio silenzioso e deserto, e al massimo avremmo sentito qualche verso di uccello, il rumore dell'acqua, e di tanto in tanto qualche rara nota di violino o di violoncello, probabilmente di Bach...

DottorMalatesta ha scritto: Tornando (parzialmente) IN-TOPIC:
leggendo i diari di Cosima sembra quasi che mentre facevano l'amore parlassero di Schopenhauer e... di Vegetarianismo!

Sempre parzialmente IN-TOPIC, a parte il fatto che non ho molta curiosità per ciò che facevano quei due, posso pensare, ricollegandomi alla domanda di Pietro, che le donne di Puccini non rinunciano perché non vogliono morire (Mimì è malata e non può farci niente, ma non so quanto ne sia consapevole; Tosca e Butterfly si uccidono ma non per filosofica rinuncia; Manon non vorrebbe né rinunciare né morire!) e forse sarebbero state contente di proseguire quella normale vita quotidiana che invece Wagner e i suoi personaggi sembrano non avere. O forse nell'opera le dolorose morti sulla scena potevano essere una sicura garanzia di successo commerciale?
E di nuovo OT, su Suor Angelica: mi fai sentire particolarmente insensibile, non tanto per la storia in sé, ma perché penso che quella musica potrebbe stare benissimo, per ritmi e suoni "esotici", in Madama Butterfly o Turandot o la Fanciulla del West, come se fosse un semplice sottofondo del tutto staccato da ciò che dovrebbe esprimere.
Enrico B.
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