Carmen (Bizet)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Carmen (Bizet)

Messaggioda MatMarazzi » lun 22 giu 2009, 20:20

Due ...al prezzo di due! :)
Io e Maugham (e altri amici del Wanderer Club) siamo appena tornati da una tournée "carmeniana" tra Parigi e Amsterdam.
Perché ci siamo messi in viaggio?
Perché sulla carta quelle Carmen parevano le più impressionanti del decennio e, con molte probabilità, lo sono state davvero.

A Parigi Gardiner approdava finalmente all'Opera, dopo lo scacco dello Chatelet di due anni fa.
Al suo fianco un illustre shakespeariano quale Noble.
Nel cast la Antonacci.
Ad Amsterdam doveva esserci Jansson (naturalmente cancellato a pochi giorni dalla prima) con i Concertegbouw.
E soprattutto la nuova produzione a firma Robert Carsen.

Non ho il tempo ora di andare nei dettagli, ma le promesse sono state tenute: due Carmen storiche, pur con i "ma" che questi spettacoli inevitabilmente suscitano. Lunghe discussioni, appassionati confronti hanno seguito le rappresentazioni.
Io e Maugham abbiamo avuto considerevoli disaccordi, che mi piacerebbe (se lui è d'accordo) condividere con voi.

Un salutone,
Mat
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda pbagnoli » lun 22 giu 2009, 21:32

Per parte sua, il tuo co-amministratore non vede l'ora che tu ti dia da fare in questo senso!
Quando?
Presto, presto!

PS Evita di rispondere come Sharpless: "Benone! Qui troncarla conviene!"
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda beckmesser » mar 23 giu 2009, 9:49

Io ho visto la recita di sabato 20: purtroppo all’ultimo momento è stata annunciata l’indisposizione di Richards e hanno buttato in scena quello che immagino fosse la sua copertura. Non ho captato il nome, ma solo la definizione di “jeune ténor brésilien”. Jeune era jeune, non c’è che dire, ma era anche uno strazio…

Per il resto, a mio parere Gardiner è stato sconvolgente. Non perfetto (non ha raggiunto il livello del suo Berlioz), ma non c’era nota, frase, colore che non sia stato ripensato in un’ottica completamente nuova. Basterebbe l’accompagnamento dei violoncelli nell’habanera (e non è facile sorprendere in un brano del genere) per giustificare il viaggio a Parigi…

Saluti.
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda Tucidide » mar 23 giu 2009, 10:34

Alla luce di quanto laconicamente scrivono Matteo e Beckmesser, sono davvero curioso di saperne di più.
Una domanda... il Monteverdi Choir è stato sconvolgente in Bizet come lo è in Monteverdi?
Credo che se dovessi indicare un momento corale inciso su disco degno di imperitura memoria, questo sarebbe "Vieni Imeneo" dall'Orfeo. Semplicemente da pelle d'oca.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda Maugham » mar 23 giu 2009, 18:22

MatMarazzi ha scritto: Lunghe discussioni, appassionati confronti hanno seguito le rappresentazioni.
Io e Maugham abbiamo avuto considerevoli disaccordi, che mi piacerebbe (se lui è d'accordo) condividere con voi.


Ecco. Io avrei voluto fossero ancora più lunghe. Invece Mat è voluto andare a dormire... :roll:
Lo ammetto. Forse sono un po' strano, ma con Mat trovo a volte più stimolante il disaccordo che la condivisione.
O meglio. Visto che, come tutti, ne stimo l'acume e la forza degli argomenti contrastarmi con lui a volte mi arricchisce più che l'andar d'amore e d'accordo.
In pratica, dopo il terzo atto della Carmen di Amsterdam (Carsen) io e il boss ci siamo azzannati per bene fumando come turchi.
A un certo punto poi abbiamo anche cominciato a passare di registro e, mentre stavamo per imbroccare la cabaletta di sdegno, è suonata la terza campana e amen. Siamo rientrati come scolaretti disciplinati al nostro posto. Lo ammetto, siamo rientrati per un quart'atto che mi ha fatto mordere la lingua per aver parlato troppo presto. Carsen in gran spolvero di idee... :evil:
Comunque, poichè il mio atteggiamento nei confronti di quella Carmen era ed è piuttosto ambivalente (ma non riesco però a togliermela dalla testa), lascio la palla a Matteo e vi parlerò di Parigi.
Beckmesser mi ha battuto sul tempo.
Noi però l'abbiamo battuto perchè questa Carmen l'abbiamo vista prima di lui. :mrgreen: Alla prima...
A parte gli scherzi, a me è piaciuta molto. Pur con qualche perlessità legata soprattutto a Richards.
A parte questo, forse perchè le mie aspettative (rispetto a quella di Carsen) non erano così gigantesche devo dire di essermi goduto quello spettacolo dalla prima all'ultima nota.
In primis metto l'Antonacci. Che è stata una Carmen di levatura storica. Il lavoro sulla parola, sugli accenti, sui colori, sulle inflessioni, quella capacità tutta sua di trasformare una semplice frase in un effetto teatrale, quella capacità di uscire fuori dai soliti schemi interpretativi, apparentemente rimanendoci dentro....
Soprattutto quello che apprezzo delle sue due Carmen -e di questa in particolare- è il rifuto radicale di tutti quegli atteggiamenti da femmina fatale, tenebrosi e notturni, sovraccarichi di labbroni tumidi e occhi bistrati. Una Carmen giovane, insolente, allegra la cui gioia di vivere, man mano che l'opera procede, sembra spegnersi sempre di più.
Poi Gardiner. Non si è trattato solo di una Carmen ben diretta (ne abbiamo sentite molte) nè -come mi è capitato di leggere in siti francesi- di una Carmen "ripulita" dagli effetti della tradizione popolar-iberica. Altri si sono adoperati in tal senso e con risultati di gran pregio. Gardiner è andato oltre. In certi momenti sembrava di ascoltare certi brani per la prima volta. Mi riferisco alla sezione centrale del duetto Micaela-José, all'Habanera, al coro delle Sigaraie, al meraviglioso Finale II (siate sinceri, quante volte l'avete sentito pestonato?), ai violoncelli finali nell'aria del fiore, al crescendo perfetto che segue l'arrivo dell'Alcade nel IV atto. Su tutti l'ensamble "Quant au douanier, c'est notre affaire!" trattato da Gardiner come una gavotta, una sorta di trio di una sinfonia dell'epoca galante. Qualche atteggiamento un po' talibano nell'uso dei corni senza pistoni ha portato a pesanti scrocchi nell'aria di Micaela ma -e questo ce lo dirà Backmesser- nelle repliche Gardiner il problema l'avrà risolto cambiando cornista o cambiando strumento.
Ottimo anche l'allestimento di Noble. Tradizionale, con tutti i puntini sulle "i", a volte bozzettistico (niente a che fare però con i capodimonte di Zeffirelli), a volte semplicemente ricalcato sulle didascalie, ma narrativamente perfetto, preciso nel muovere i personaggi, estremamente logico e fluido.
Non particolarmente audace, ma, vista la cornice in cui questa produzione è nata, penso che una Carmen tipo quella zurighese di Hartmann sarebbe stata fuori luogo.
Grande successo.

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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda MatMarazzi » mer 24 giu 2009, 2:17

Maugham ha scritto:In pratica, dopo il terzo atto della Carmen di Amsterdam (Carsen) io e il boss ci siamo azzannati per bene fumando come turchi.


Esagerato! ;)
E poi i disaccordi (più lievi ne convengo) c'erano stati anche a Parigi.

Vi dirò che l'incredibile occasione di vedere queste due nuove CArmen ...agli antipodi eppure a pochi giorni di distanza, ha prodotto in me uno strano fenomeno "chiasmatico".
Ad Amsterdam ero rimasto gelato al primo atto: e avevo seriamente temuto di trovarmi di fronte a un flop catastrofico. A mano a mano che l'atto progrediva la delusione si trasformava in irritazione, e infine in sonno.
Il Bagnolo ricorderà l'sms sconsolato che gli ho spedito nell'intervallo. Una regia fiacca, inerte, slentata.
Poi miracolosamente tutto è cambiato: fin dalle prime battute dal secondo atto, con l'indimenticabile immagine di uno squallido retrobottega illuminato di rosso, in cui donne inerti, succinte, stanche, attendono l'inizio dell'ennesima festa, rilassate sulle sedie, sospese nel tempo, aderendo svogliatamente al ritmo cullante della chanson bohemienne. Eccolo: questo è Carsen.
Da quel momento l'allestimento ha preso quota, in un vortice di idee e fantasmagorie a mio parere fragorose, degne della maggior creatività del canadese.
Gli stessi interpreti, lo stesso direttore, la stessa orchestra del Concertebouw mi sono parsi ritrovare slancio e convinzione e la recita è finita in gloria.

A Parigi le mie reazioni erano state semplicemente opposte: avevo trovato il primo atto da urlo. Davvero! Uno di quei miracoli che illuminano la vita di noi appassionati d'opera e che paiono destinati a entrare nella storia.
Maugham confermerà il mio entusiasmo: durante il coro della "fumée" delle sigaraje ricordo di aver pensato "sono in paradiso". Gardiner un vulcano di effetti ed esaltazioni semplicemente incontenibile. Dal canto suo la Antonacci fin dal suo ingresso in scena ha spazzato via ogni possibile dubbio: la miglior colorista italiana dai tempi della Callas e la miglior Carmen di questa generazione, la più originale anche, grazie alla spettacolare distillazione timbrica e dinamica dei suoni. Agli applausi di fine atto ho gridato dei "bravo" talmente convinti da imbarazzare Maugham e rimanere afono per il resto della serata.

Forse proprio a causa di tanta felicità, dal secondo atto in poi il mio entusiasmo è andato scemando.
Gardiner e la sua Orchestre Revolutionnaire et Romantique hanno continuato a sciorinare meraviglie (perfettamente descritte da Maugham), ma con minor senso di onnipotenza. L'orchestra - che avevo sentito perfetta in tante altre occasioni - non mi sembrava padronissima delle sollecitazioni, anzi cauta, circospetta, incapace di quei miracoli di geometria sonora che in tante occasioni le avevo sentito fare.
Il clamoroso disastro del corno (ma veramente clamoroso) denunciato da Maugham nell'aria di Micaela è stato solo il caso più appariscente: ma anche l'introduzione al terzo atto mi è parsa tirata via, poco amalgamata, fin troppo svelta ...forse per evitare imbarazzi a un flautista vistosamente agitato (e vivo per me era il ricordo, sempre a Parigi, di questa pagina diretta in modo incredibile da Minkowski).
La stessa Antonacci, Maugham non sarà d'accordo, dopo avermi sconvolto al primo atto mi ha lasciato vieppiù distaccato negli atti successivi. Era come se dopo un'habanera e una seguedille da Annali dell'Opera non potesse andare e oltre e fosse quindi costretta a ricadere, negli atti successivi, nella sensualità prevedibile da cinematografia mediterranea, nella mossetta "flamencata", nelle gonne sinuosamente sollevate, nella popolanità di maniera (da vera signora che si studia di apprire plebea... quel "taratatà" odioso, almeno per me).
Si aggiunga poi che la regia di Noble - curatissima nel gesto e nella tenuta narrativa - non ha svelato almeno a me alcun segreto: l'onnipresenza di un sontuoso praticabile a forma di arena "troncata" immerso nel nudo spazio teatrale della Salle Favart (i muri, le luci, le impalcature) dicevano fin troppo bene ciò a cui Noble ha inteso fermarsi. Al linguaggio.
Si recuperi il pezzo chiuso, si recuperi la vera forma dell'Opéra-Comique, si restituisca al gesto, al ritmo, al colore la propria natura linguistica, fosse anche con stacchetti coreografici (la chanson bohemienne, il quintetto) che ricordano un po' troppo l'antico avan-spettacolo.
Ho avuto l'impressione che Noble, d'accordo con Gardiner, avesse come principale obbiettivo di fare di questa CArmen un'occasione storica in senso "formale", di chiarificazione e riscoperta, se non filologica, almeno linguistica, senza quindi nulla concedere all'aspetto contenustico o filosofico.
Un po' come Brook, altro grande inglese, aveva fatto con Don Giovanni.
Un teatro di forma; proprio come la direzione di Gardiner.
E' per questo che l'arena troncata si incuneava nella nuda fisicità del palcoscenico. Perché la forma teatrale si faceva sostanza drammaturgica.
Ed è per questo che alla sfilata dell'ultimo atto, non si vedono i toreri, ma solo i coristi impegnati a correre e indicare. Infatti in quella scena è fisicamente il coro ad essere protagonista, non più fatto di spettatori, come sarebbero in realtà, ma di attori, evento teatrale loro stessi.

Insomma... quella di Noble non era la storia di CArmen, ma la teatralizzazione della "vera" forma di Carmen.
Prospettiva interessante, comprensibile, ammissibile, forse persino salutare - ha ragione Maugham - specie se proposta a così altri livelli di consapevolezza, e nondimeno per me frustrante.
Per me Carmen è una questione filosofica. Non posso farci niente.
In questo senso il confronto con Carsen, solo due giorni dopo, è stato rinfrancante.
Non che il regista canadese abbia offerto una lettura contenutisticamente profondissima (come al solito è il modo in cui la suggerisce a fare il capolavoro), ma almeno era una lettura!

Ok, L'ora è tarda e devo fermarmi qui. Ma solo per oggi.
Occorrerà parlare anche degli altri cantanti coinvolti (nessuno però, nè a Parigi, nè ad Amsterdam al livello della Antonacci) e soprattutto entrare nel merito delle scelte carseniane.
E l'amico Maugham non creda di potersene astenere! :)

Un salutone,
Mat
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda beckmesser » mer 24 giu 2009, 10:34

MatMarazzi ha scritto:Un teatro di forma; proprio come la direzione di Gardiner.


Mi interessa questa valutazione, anche perché non mi ci ritrovo completamente, almeno per quanto riguarda Gardiner. Nel senso che prima di entrare a teatro io mi aspettavo da parte sua proprio una direzione “di forma”, geometrica, attenta ai valori più propriamente musicali (che non significa assenza di teatro, di cui si parlava nell’altro 3D su Muti, ma appunto di “teatro di forma”). E invece mi ha stupito (positivamente) il modo in cui sembrava che tutto fosse fatto nascere dal suono della parola, anche a costo di sacrificare alcuni aspetti più squisitamente musicali. Come esempio paradigmatico citerei il quintetto del II atto: mi sarei aspettato che Gardiner si lanciasse in un tempo mozzafiato, con sonorità aeree e perfetta resa della forma tripartita. Invece, il tempo era assai misurato (almeno per gli standard odierni), la sonorità un filo spenta e la struttura un filo sghemba (l’impressione era che la ripresa del “quand il s’agit de volerie” fosse un poco più lenta dell’inizio), ma il tutto con un’attenzione miracolosa alla resa del peso delle parole e della miriade di micro-accompagnamenti di cui il brano è intessuto.

Quello che secondo me manca a Gardiner, in un’opera come Carmen, è un certo senso del comico (o almeno dell'ironia) in musica e la capacità di interessarsi agli aspetti più scopertamente emotivi della partitura. Il primo non l’ha mai avuto, né in Mozart, né in Offenbach, né in altri (e per la stessa ragione riesce invece strepitoso in Berlioz), e in certe pagine di Carmen si sente: tanto per dire, il “Quant au douanier” era, come giustamente dice Maugham, un gioiello assoluto, ma quello sì più musicale e formale che altro; la seconda, si percepiva soprattutto nel personaggio di José, la figura meno messa a fuoco da Gardiner, con un finale III un poco spento (ma, almeno per quanto riguarda la mia recita, senza un tenore il finale III di Carmen è durissimo…).

Sono invece d’accordo sul fatto che lo spettacolo, pur mantenendosi su livelli altissimi, non ha mantenuto il livello vertiginoso del primo atto, veramente un capolavoro. Credo però che la colpa maggiore sia di Noble. È un regista che non mi ha mai colpito, negli spettacoli che ho visto, per particolari approcci interpretativi, ma almeno aveva sempre dimostrato una strepitosa capacità di condotta narrativa, in grado di far filare come un treno qualsiasi spettacolo. Qui mi è sembrato che questo avvenisse solo nel I atto, mentre nel seguito c’era un vago senso di “rompete le righe”, tant’è che anche la Antonacci, originalissima e trattenuta nel I atto, è tornata a quella serie di mossette di cui era stata già prodiga a Londra (direi invece che vocalmente si è mantenuta notevolissima). Per mio conto, contraltare perfetto a Gardiner sarebbe stato lo spettacolo di McVicar…

Quanto agli aspetti musicali, devo dire che nella mia recita i corni di Micaela non hanno fatto disastri: causavano giusto un vago senso di ansia per un’intonazione a volte al limite, ma nessun vero scrocco.

Tucidide ha scritto:Una domanda... il Monteverdi Choir è stato sconvolgente in Bizet come lo è in Monteverdi?


Sconvolgenti, forse no, ma sicuramente bravissimi, anche perché reggere Carmen in una trentina non è davvero cosa facile. Un momento assolutamente memorabile però l’hanno avuto, almeno a mio parere, nel coro iniziale del III atto, stupendo, con quelle inspiegabili dissonanze di “prends garde de faire un faux pas” che veramente trasmettevano un improvviso brivido di minaccia.

Saluti.
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Re: Carmen (Bizet)

Messaggioda Tucidide » sab 04 lug 2009, 15:30

Sto ascoltando la registrazione dello spettacolo parigino scaricata da OS.
Gardiner è straordinario: come è stato detto sopra, ha davvero ripensato ad ogni nota. Grazie a lui e all'Antonacci, mi è sembrato di sentire l'Habanera per la prima volta. :shock:
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Carmen alla Scala

Messaggioda pbagnoli » gio 08 ott 2009, 15:36

Mancano due mesi......a Carmen.
Che fate per prepararvi all'evento?
Cosa vi riascoltate?
Amiamo i recitativi o siamo quelli dei dialoghi parlati a tutti i costi?
E come deve essere la Carmen dei vostri sogni? Estroversa e solare come la Antonacci o ambigua e ferina come la Ewing (tanto per citare due fra le più importanti degli ultimi tempi)?
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda VGobbi » gio 08 ott 2009, 18:37

pbagnoli ha scritto:...a Carmen.
Che fate per prepararvi all'evento?
Cosa vi riascoltate?
Amiamo i recitativi o siamo quelli dei dialoghi parlati a tutti i costi?
E come deve essere la Carmen dei vostri sogni? Estroversa e solare come la Antonacci o ambigua e ferina come la Ewing (tanto per citare due fra le più importanti degli ultimi tempi)?

Io la Carmen la vorrei come la Berganza! Immagino gia' gli strali di alcuni forumisti ... :mrgreen:

Non conosco la Antonacci ma ne sarei assai curioso di sentirla, a differenza della Ewing che nel famoso video con la direzione di Mehta, mi lascio' assai perplesso. La trovai esageratemente sfiatata e vocalmente improponibile. E non mi venite a dire che sono un cellettiano o che guardo solo la voce ...
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda Tucidide » gio 08 ott 2009, 23:42

VGobbi ha scritto:Io la Carmen la vorrei come la Berganza! Immagino gia' gli strali di alcuni forumisti ... :mrgreen:

:shock:
Sei sicuro di star bene, Vitt? :D
A parte gli scherzi, a me la Carmen della Berganza non dispiace affatto, anche se è completamente spostata sul versante "composto", senza per altro essere frigida.
Devo dire però che trovo più particolare ed interessante quella della Troyanos con Solti, sempre per restare in quegli anni.
In assoluto, però, devo dire che non trovo questo personaggio troppo interessante, e non saprei indicarne un'interprete che stia in cima alla mia lista.

la Ewing che nel famoso video con la direzione di Mehta, mi lascio' assai perplesso. La trovai esageratemente sfiatata e vocalmente improponibile. E non mi venite a dire che sono un cellettiano o che guardo solo la voce ...

Non conosco il video con Mehta, ma in quello con Haitink a me piace moltissimo. Certo, a livello vocale le si potrebbero muovere molti appunti, ma la resa complessiva, scenica ed interpretativa è grandissima.
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda VGobbi » ven 09 ott 2009, 19:43

Tucidide ha scritto:
VGobbi ha scritto:Io la Carmen la vorrei come la Berganza! Immagino gia' gli strali di alcuni forumisti ... :mrgreen:

:shock:
Sei sicuro di star bene, Vitt? :D.

Te lo posso garantire ... : Sailor :
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda Riccardo » ven 09 ott 2009, 22:33

A leggere il titolo pensavo ci dovesse essere chissà quale interessante avvenimento tra due mesi! : Tv Happy :
Ich habe eine italienische Technik von meiner Mutter bekommen.
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda Maugham » sab 10 ott 2009, 10:23

Riccardo ha scritto:A leggere il titolo pensavo ci dovesse essere chissà quale interessante avvenimento tra due mesi! : Tv Happy :


Ma come! Sarà L'avvenimento delll'anno, che dire, del decennio!
Dopo la Carmen di Londra (Pappano-Kaufmann-Antonacci), quella di Amsterdam (Carsen), quella di Zurigo (Hartmann, Kaufmann, Kasarova) e quella di Parigi (Gardiner, Noble, Antonacci) anche noi avremo la nostra bella Carmen diretta (ovviamente dopo Berlino) da Barenboim.
Tutto il pianeta è già in fermento, : Bash : : Yahooo : : Bash : : Yahooo : : Bash :

WSM

Magari fra cinque anni avremo il Lohengrin di Kaufmann... :mrgreen:
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Re: Mancano due mesi...

Messaggioda VGobbi » sab 10 ott 2009, 10:57

Meglio tardi che mai o no? :mrgreen:
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