Tosca (Puccini)

recensioni e commenti di spettacoli visti dal vivo

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Tosca (Puccini)

Messaggioda Maugham » lun 13 apr 2009, 17:29

Zurigo 2009

Nell'attesa che i due boss ritornino con le loro impressioni, vi anticipo le mie.
Mi aspettavo di più.
E' stata una Tosca molto interessante però - soprattutto da Hampson- mi aspettavo un'altra cosa.
Accidenti! E' un baritono capace di grandi cose, capace di scavare dentro i personaggi, di offrirti prospettive diverse e invece.... il solito Scarpia mangiafuoco senza però la necessaria cattiveria e il necessario tonnellaggio. Uff... è un mio idolo....
D'accordo, nella piccola sala di Zurigo a volte sembrava Titta Ruffo... però niente di nuovo.
Con quell'aria da Hugh Grant di mezz'età, sembrava messo apposta per far felici le signore zurighesi.
Tra l'altro è stato irritante per la contunua serie di papere e scrocchi testuali tipo "nel SUO cuor s'annida Scarpia", "ha più forte POTERE la conquista violenta", "aprite le FORZE che n'oda i lamenti" e così via...
Avrà detto...tanto sono tutti tedeschi e non sanno l'italiano. :roll:
Dalla Magee tanto m'aspettavo e tanto ha fatto. Cioè poco. Le note c'erano (eccetto la lama vigliaccamente abbassata almeno nella mia recita :evil: ), così come c'erano i puntini sulle "i". Dizione un po' farfugliona, qualche sbraco ritmico... ma nelle scene più combattive un bel temperamento e qualche strillacchio azzeccato le hanno consentito di portare a casa la parte. Ma, per Tosca, e soprattutto per come Carsen ha pensato la "sua" Tosca ci voleva una diva. O se non ce n'era una a disposizione perlomeno una divastra. Ma in ambedue i casi ci voleva "roba" autentica. La Magee invece, pur con tutti i suoi sforzi, è solo un'onesta professionista e trasmetteva, sia vocalmente che soprattutto scenicamente, un senso di imparaticcio, di falso, di studiato a tavolino.
E' strano, perchè nell'Ariadne di Guth, alle prese con un ruolo di diva-che-fa-la-diva aveva centrato il bersaglio.
Straordinario Kaufmann.
E qui sono andato oltre le aspettative. Non vedevo bene il nostro tenorissimo alle prese con Puccini; non so, ma lo credevo troppo sofisticato e intelligente per rendere credibile Cavaradossi. Temevo volesse strafare.
E invece si è trattato di una grande prova. In primo luogo, tanto per fare gli ossequianti, tutti i segni espressivi previsti nello spartito erano rispettati. Aggiungo rispettati con una musicalità e un gusto straordinari.
Quando avete sentito fare in pp "e te beltade ignota?"
Quando avete sentito un aria del terzo atto tutta sussurrata al proscenio, cesellata sull'alternarsi di tinte dal pp al mf senza il botto "culone" a "...la vita!"?
Quanti "Qual occhio al mondo" tutti tenuti su un mf da vera seduzione senza cedere al comizio?
Io, poche volte.
Ma comunque, al di là di questo, ciò che per me rende grande Kaufmann è la sua capacità di costruire un unicum tra canto di conversazione, aria, arioso e recitativo. Non si sente quella frattura fastidiosa in cui hai un tenore che, bravo o meno bravo non importa, ti sembra interrompa il fluire teatrale per "fare" l'aria. Tutto con Kaufmann è fluido, conseguente, diresti quasi logico.
E poi, in scena, è bravissimo a recitare e a muoversi. Non c'è movimento, perfino di un mignolo, che non sia giustificato.
L'allestimento di Carsen, tutto incentrato sulla falsità "teatrale" di quest'opera in cui la finzione la fa da padrona (false le tenerezze di Cavaradossi per Tosca che in realtà vuole che si levi dai piedi, falsa la sua esecuzione ma poi vera sebbene dichiarata falsa, falsa la tortura di Cavaradossi che invece deve essere la tortura di Tosca per interposta persona, falsa la sottomissione di Tosca che invece poi uccide Scarpia, falsa la presenza dell'Attavanti in chiesa che non prega ma viene a preparare la fuga del fratello) è di buon livello.
Con un primo atto chiuso da una trovata geniale. Nel resto non ho trovato particolari tali da entusiasmarmi. Certo, perchè siamo abituati da Carsen a stare su un altro pianeta.
Comunque, per chiudere, un Tosca così, pur con tutti i se e i ma del caso, in Italia non la vediamo.
Vabbè... Zurigo non è poi così lontana. :D
E non vedo l'ora di vedere a Monaco il Lohengrin con Kaufmann (debutto) e la regia di Jones. :D :D :D

Saluti
WSM
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda Tucidide » lun 13 apr 2009, 18:27

Maugham ha scritto:Straordinario Kaufmann.

Beh, se è vero quello che dici, credo che la prova di Kaufmann da sola valesse il prezzo del biglietto e della trasferta. :D
Sono contento che abbia seguito le indicazioni espressive d'autore: in una parte spesso orecchiata alla meglio da tenori "anema e core", un rispetto preciso della littera dello spartito costituisce, paradossalmente, una novità. :D
La teatralità pare anche a me una delle maggiori virtù di Kaufmann. Non l'ho mai sentito dal vivo, ma quello che lascia intendere il video è eloquente: e per teatralità intendo proprio quello che dici:
Ma comunque, al di là di questo, ciò che per me rende grande Kaufmann è la sua capacità di costruire un unicum tra canto di conversazione, aria, arioso e recitativo. Non si sente quella frattura fastidiosa in cui hai un tenore che, bravo o meno bravo non importa, ti sembra interrompa il fluire teatrale per "fare" l'aria. Tutto con Kaufmann è fluido, conseguente, diresti quasi logico.
E poi, in scena, è bravissimo a recitare e a muoversi. Non c'è movimento, perfino di un mignolo, che non sia giustificato.

Una curiosità: quale diva o divastra vedresti bene al giorno d'oggi come Floria Tosca?
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda VGobbi » lun 13 apr 2009, 20:25

Maugham ha scritto:E non vedo l'ora di vedere a Monaco il Lohengrin con Kaufmann (debutto) e la regia di Jones. :D :D :D

Quando? Ad organizzarlo e' il Wanderer ?

E' dato sapere il cast intero? Grazie mille!

Come ti ringrazio per la recensione sulla Tosca zurighese, dove inutile dire che i due punti di forza erano Hampson (non mi aspettavo cosi' deludente) e Kaufmann.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda Tucidide » lun 13 apr 2009, 20:34

VGobbi ha scritto:E' dato sapere il cast intero? Grazie mille!

Trovi tutto qui.
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda Maugham » mar 14 apr 2009, 11:37

Tucidide ha scritto: Una curiosità: quale diva o divastra vedresti bene al giorno d'oggi come Floria Tosca?


Guarda, io faccio sempre una grande fatica a rispondere a queste domande.
Posso dirti che, in una Tosca del genere, piuttosto che la Magee, avrei visto meglio la Mattila, sebbene a fine corsa.
Lei avrebbe potuto incarnare meglio l'idea registica di Carsen.
Ovvero una Tosca iperdiva non più giovanissima innamorata del giovane scenografo che lavora in teatro.
E con questo "divismo" estremo che Carsen giustifica tutte le impulsività e le ingenuità del personaggio.
Tosca cade in tutte le trappole che le vengono tese non perchè scema. Ma perchè diva, ovvero chiusa in un suo mondo di finzione, dove anche un cerchio uncinato alle tempie diventa un oggetto scenico. Tutto per lei è finzione teatrale; il suo mondo si misura con il metro del palcoscenico. Anche le sue reazioni ora furibonde ora passionali sono parametrate al boccascena, non alla vita reale.
Nel finale, quando racconta a Cavaradossi del simulato supplizio, della tartana, della libertà Kaufmann la guarda con la condiscenza riservata a chi parla di cose di cui non ha la minima idea. Sembra pensare: "Floria, sveglia! Cosa stai dicendo? Adesso mi uccidono, però è per finta, perchè tu hai ucciso il cattivo che però ha scritto un salvacondotto e c'è una barca che ci aspetta e andiamo a spasso per il mare verso il tramonto con il sole circondato di nuvolette leggere' Dove vivi? Come hai potuto cascarci? Nella vita vera non funziona cosi".
Di conseguenza la "trionfalata becera" -così la chiamava Puccini- che chiude il duetto ci sta benissimo.
Anche a Castel Sant'Angelo Tosca non riesce a fare a meno dei suoi minuti di diva.
Anche con la morte dietro l'angolo.

Ciao
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda marco » mar 14 apr 2009, 13:48

questo stesso allestimento è stato presentato alla Fenice lo scorso maggio e vi avevo assistito
sono d'accordo che non si tratti di uno dei migliori di Carsen, anche se c'erano diversi particolari interessanti, però a Venezia c'era una vera Tosca, ovviamente IMHO, cioè Daniela Dessì
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda gustav » mar 14 apr 2009, 20:55

Se penso che l'unica sera dell'anno scorso in cui mi sono recato in Arena, appunto per sentire la Dessì (e Alvarez), ha piovuto... :evil:
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda pbagnoli » mer 15 apr 2009, 18:09

Qualche anticipo:
- d'accordo sulla Magee; peccato non aver pensato alla già citata Mattila (anch'io sono d'accorso), o a un'Herlitzius
- d'accordo su Kaufmann, un trionfatore
- abbastanza d'accordo su Hampson, ma ci devo ragionare un po' su
- per me, complessivamente, un grande spettacolo di Carsen

Poi mi ci metto e scrivo con calma
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda MatMarazzi » gio 16 apr 2009, 11:14

In attesa che Pietro scriva la sua recensione, dico anche io la mia opinione.
Premetto che secondo me le recite di una stessa produzione possono essere molto diverse: un piccolo scazzo tra interpreti dietro le quinte, un mal di testa della primadonna che si estende con code di nervosismo a tutti i colleghi, mille infinitesime ragioni fanno sì che una recita possa essere modesta e quella dopo esplosiva di idee, colori, fantasia, gioia di fare musica e teatro.
Evidentemente è questo che è successo tra la mia recita e quella di Maugham, di cui conosco la sconfinata sensibilità ed esperienza d’ascolto e con cui mi trovo talora in disaccordo sul significato delle cose, mai sul valore.
La mia recita è stata fenomenale: la più incredibile Tosca che abbia mai visto, la più emozionante, trascinante, appassionante (e con la Magee impavida che scaglia una lama un po’ faticosamente estratta ma non di meno audace e scintillante).
In linea di massima molte delle osservazioni di Maugham sono state vere per la mia recita e certe prese di posizione anche condivisibili, ma se il risultato finale è così diverso, se l’emozione che se ne riporta così straordinaria, vuol dire che nell’aria qualcosa di diverso c’era.

Su Kaufmann tutto quello che ha detto Maugham si è ripetuto pari pari nella mia recita.
Un Cavaradossi unico, da primato storico, per la sublime qualità del canto, l’uso diabolico delle mezze voci, la sensualità fragile, abbandonata, adolescente della sua recitazione, l’acuto svettante e facilissimo, il fascino vellutato del timbro, il rigore ritmico, il senso di ogni parola.
Eppure (stenterete a crederci) le uniche perplessità raccolte dai numerosi Wanderer presenti (più di trenta) riguardavano lui.
Per carità, intendiamoci. Tutti hanno riconosciuto l’eccezionalità di un Cavaradossi di questo livello, ma l’impatto della regia di Carsen e soprattutto dello Scarpia folgorante di Hampson hanno fatto passare come in secondo piano lo sconvolgente Cavaradossi del tenore tedesco.
Un po’ come – mutatis mutandis – avveniva alla Fille du Regiment viennese/londinese: Florez è in testa a tutte le classifiche dei Tonio passati e presenti, è il Tonio “storico”, eppure in quell’allestimento si ricorderà la Dessay e la regia di Pelly. Lui finiva per sembrare solo un componente (e nemmeno il principale) di grandissimo lusso.
Questo è l’effetto che a molti soci ha fatto Kaufmann, la cui funzione ha finito per essere una questione di “pulizia”, più che di reinvenzione del personaggio.
Puliamo Cavaradossi dalle gigionate, dalle gaglioffate, dalle stupidaggini della tradizione; rimettiamo a posto le note, il loro valore, il loro senso; evitiamo le smargiassate dei Cavaradossi scimmioni che in “E lucean le stelle” si strappano i peli del petto e li tirano sulle signore in platea!
Ok, giusto! Noi vecchi habitués dell’opera, che di questi Cavaradossi ne conosciamo a migliaia abbiamo provato una sorta di sollievo balsamico al canto intelligente e sfumato di Kaufmann, ma il pubblico “moderno”, quello che va a teatro oggi per le regie di Carsen e che ascolta Puccini molto meno di Handel e Wagner, e che dei Di Stefano e dei Del Monaco conosce appena il nome ha potuto vedere in lui solo un personaggio abbastanza prevedibile nella sua dolcezza malinconica e un po’ infantile, leggermente univoca.
Per percepire la rivoluzione di Kaufmann come Cavaradossi occorre essere conoscitori della tradizione operistica: il personaggio, pur bellissimo e seducente, non bastava.
Anche perché il suo medium dal velluto superbo, ma in genere non ricchissimo di metallo, faticava a relazionarsi con un’orchestra spesso esageratamente turgida.

Insomma sì, grandissimo, il migliore che abbia sentito, di portata storica, però non mi stupisce che la palma d’onore se la sia presa Thomas Hamspon, che non è affatto perfetto, ma che ha imposto un personaggio di dimensioni e grandezza semplicemente allucinante, che ha stregato il pubblico dalla sua prima apparizione e che ha disegnato lo Scarpia più originale e aggettante che abbia mai visto a teatro.
Come dicevo, sono ultracerto che nella recita vista da Maugham Hampson non fosse in forma, o avesse le scatole girate per qualche ragione: nella mia nessuna papera (qualche “i” al posto di una “e” a cui ben altri – Terfel in testa – mi hanno abituato). In compenso una declamazione aspra e serrata, spesso sopra le righe, in chiave Fischer-Dieskau, con ricorso all’urlo, questo sì, ma da grande attore (“aprite le porte che n’oda i lamenti”). Avendo visto Hampson dal vivo varie volte, ho dovuto riconoscere che il suo canto comincia a indurirsi: mi aspettavo una gran messe di pianissimi e sussurri “parlanti” (di cui ancora era generoso nel 2006 in Don Giovanni) e invece mi sono ritrovato una dinamica piuttosto appiattita sul forte: il primo vero pianissimo è stato su “ebben”.
Anche lui però, bisogna ammettere, doveva far fronte a un’orchestra che lasciava poco spazio a sussurri e delicatezze. In questo senso posso capire la sorpresa di chi si aspettava uno Scarpia tutto malia e classe vocale: il lavorio sulla nota (dei Warren/Mitropulos, dei Taddei/Karajan, dei Fischer Dieskau/Maazel, dei Ramey/Sinopoli) non albergava in questo barone dal canto magniloquente e sferzante, e tuttavia il personaggio che ne è uscito, il suo impatto fragoroso, non mi fa rimpiangere in nulla i grandi artisti sunnominati.
Anche perché, vorrei chiarire, la sua declamazione, così come la sua recitazione non era in nulla paragonabile a quella dei Gobbi, dei Carroli o dei Raimondi.
E’ vero: Hugh Grant invecchiato. L’immagine di Maugham rende a meraviglia.
Il gesto aulico e sofisticato, la naturalezza del “divo”, l’infinitesimo gioco di sguardi, di sorrisi, di compiacimento da dandy d’altissima classe, un carisma abbacinante che illuminava ogni singolo gesto di rifrazioni originalissime, conferivano al suo barone un fascino a dir poco unico.
Non cattiveria, non brama di potere, non sensualità animalesca, ma difesa di uno “status” dalla rivoluzione di Tosca, con cui lotta (più che sedurla o violentarla) per la difesa di un ruolo.
E qui entriamo nella singolarità della regia di Carsen.

Ha ragionassimo Marco quando dice che altre regie di Carsen erano tecnicamente più impressionanti. In questa c’era scarso virtuosismo, ma una riflessione sul rapporto “arte”-“finzione” che rappresenta la fase più creativa del percorso di Carsen.
Ho fatto il conto: questa Tosca è stata la mia ventottesima regia dal vivo di Robert Carsen (senza contare gli spettacoli che ho visto in ripresa), dal 1991 a oggi.
E posso inserirla in una specie di filone che comprende i Racconti di Hoffman alla Bastille e il Capriccio al Palais Garnier: ossia il filone degli spettacoli in cui Carsen riflette sul corto circuito fra verità della finzione teatrale e illusorietà della vita reale.
Le tre scene rappresentavano parti dell’edificio teatrale.
Le prime due esterne alle “teatralità” stessa
Il primo atto si svolge in una platea con le poltroncine rivolte a un sipario interno, rosso (tipico di Carsen l’effetto strepitoso della fine dell’atto, con il sipario “finto” che si alza – inizia la “loro” rappresentazione - mentre si abbassa quello “vero”, il nostro).
Il secondo atto si svolge dietro le quinte, in una qualsiasi sala prove, con ufficio del dirigente “Scarpia”. Per entrambi gli atti sono onnipresenti i programmi di sala, con sopra scritto – in grande evidenza – “TOSCA”.
Solo il terzo atto si spalanca grandioso non su spazi “interni” del teatro, ma sul vero “palcoscenico”, come uno specchio: il palco è il palco, ma davanti a noi si apre l’orrenda oscurità del boccascena visto dalla parte degli attori.
In quel buio orrendo, indecifrabile c’è la “realtà vera”, ci siamo “noi”, il pubblico.


Maugham afferma che al centro della regia c’è il “divismo” di Tosca. Io non la vedo così.
Al centro c’è il disperato tentativo del “personaggio” di fuggire pirandellianamente dai confini del fittizio, di abbandonare tutto e di diventare qualcos’altro, non più diva prigioniera del teatro, ma donna, nella realtà.
Scarpia non è più l’aguzzino, il satiro, il poliziotto: Scarpia è il direttore del teatro.
E’ per questo che appare dall’alto, fra due colonne, come un Deus ex machina al primo atto.
Colui che impone la sua volontà ai personaggi: colui che “cambia” il quadro della Maddalena (da bionda come l’aveva voluta Cavaradossi a mora); colui che farà a pezzi lo stesso dipinto (“io ti ho fatto, io ti distruggo”), colui che “tortura” il personaggio, gli impone le sue logiche, vuole tenerlo avvinto; è per questo che il suo ufficio è nei camerini di un teatro. E’ per questo che fuma una sigaretta mentre sulla parete del teatro è scritto a caratteri cubitali “VIETATO FUMARE” (in italiano).
Il regime che esercita non è più quello dello stato poliziesco, ma dell’uomo che impone ai personaggi di restare tali, di restare solo personaggi, al servizio del teatro.
Tosca si ribella, si afferma e alla fine lo sopraffà: anche se lui, morendo sotto di lei, come un amante, continua a baciarla, ad accarezzarle il volto: Tosca è la sua creatura.

Nell’ultimo atto Cavaradossi è solo, meravigliosamente solo, fino alla sua grande aria: non ci sono pastorelli, panorami o altro; solo lui l’attore, anzi il personaggio, che fissa rapito il vuoto nero e sublime della platea. Lui, a differenza di Tosca, sa che il suo mondo è quello, che non potrà mai fuggire: il suo esistere è legato al teatro, fuori dal teatro non c’è posto per Cavaradossi, per i suoi impeti rivoluzionari, per i suoi struggenti ricordi di baci e carezze.
Kaufmann si sdrai su quel palcoscenico vuoto che è la sua casa, il suo mondo.
E quando Tosca gli parla di “fughe per il mare” lui piange, perché sa che dal teatro il personaggio non può fuggire.
Quando Tosca al finale capisce che il suo sogno di fuga è impossibile, che il suo essere Diva o personaggio è confinato allo spazio teatrale, allora si suiciderà… ma sarà libera.
Aureolata da un occhio di bue, si avvicina all’orrendo, nero boccascena e si butta al di là del proscenio, nel buio del pubblico, nel nulla della “realtà”, quella realtà in cui né lei, né Cavaradossi, né alcun personaggio ha veramente diritto d’asilo.
“Mai Tosca alla scena più tragica fu”.

Un salutone,
Mat
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda Tucidide » gio 16 apr 2009, 11:46

Come sempre, la recensione di Mat è immaginifica e piacevolissima.
Due domande, una da scassapalle, una meno :mrgreen: :
:arrow: (quella da scassapalle :D ): cosa intendi quando parli del pubblico moderno, che va a vedere le opere per la regia e che "dei Di Stefano e dei Del Monaco conosce appena il nome"? Per carità, si può apprezzare uno spettacolo e divertirsi anche senza sapere chi sia la Callas, ma... lo sai: certuni fanno dell'ignoranza, specialmente riguardo al passato, la principale accusa nei confronti dell'odierno pubblico dell'opera. Io, che per inciso mi ritengo ascoltatore e melomane "moderno", sono invece dell'opinione contraria. Mai come adesso c'è possibilità di conoscere, tanto il presente quanto il passato: ristampe in CD, pubblicazioni di incisioni dal vivo inedite, OperaShare :D , youtube... Insomma, a costo di sembrare un fatuo sognatore, io non penso che attualmente ci sia ignoranza, semplicemente perché abbondano i mezzi per acculturarsi.
:arrow: E la direzione di questa Tosca? Dall'eloquente silenzio di Maugham e Pietro, e dalle stilettate di Mat mi pare di capire che dalla buca non siano venute meraviglie... :roll:
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda MatMarazzi » gio 16 apr 2009, 12:40

Tucidide ha scritto: :arrow: (quella da scassapalle :D ): cosa intendi quando parli del pubblico moderno, che va a vedere le opere per la regia e che "dei Di Stefano e dei Del Monaco conosce appena il nome"? Per carità, si può apprezzare uno spettacolo e divertirsi anche senza sapere chi sia la Callas, ma... lo sai: certuni fanno dell'ignoranza, specialmente riguardo al passato, la principale accusa nei confronti dell'odierno pubblico dell'opera. Io, che per inciso mi ritengo ascoltatore e melomane "moderno", sono invece dell'opinione contraria.


Tu non sei "il" pubblico di oggi. Tu sei solo una parte di esso: quella che oltre ad andare a teatro conosce anche la tradizione.
Lo stesso vale per ogni forma di spettacolo: i film di oggi li guardano milioni di persone. Quanti di loro sanno chi era Fritz Lang o John Houston?
I Cd sono ristampati? Già, però non li compra più nessuno. Oggi vendono solo i DVD, e di spettacoli recenti.
Il pubblico che conta non è quello che conosce la storia del genere, ma quello che vive intensamente il proprio tempo e che quindi può riconoscere nei suoni, nelle luci, nel ritmo di uno spettacolo le inquietudini e le riflessioni di oggi.
Noi (che amiamo e conosciamo anche la tradizione operistica) siamo dei privilegiati, perché possiamo apprezzare più cose a teatro (ad esempio la straordinarietà di Kaufmann come Cavaradossi o quella di Florez come Tonio) ma questo non ci rende più importanti. Io stesso se fossi artista punterei al pubblico che va al cinema, che viaggia, che usa internet... l'ultima mia preoccupazione sarebbero gli "esperti" del genere.

:arrow: E la direzione di questa Tosca? Dall'eloquente silenzio di Maugham e Pietro, e dalle stilettate di Mat mi pare di capire che dalla buca non siano venute meraviglie... :roll:

Sarebbe ingiusto prendersela con Rizzi.
All'inizio era annunciato un direttore (Welser-Moest), poi un altro (Dohnanji), alla fine ne hanno chiamati due che si sono spartiti le recite (Rizzi e Armiliato).
E' prevedibile che in questo bailamme non ci si sia stato il tempo di prove attente.
Alla fine la direzione di Rizzi non è stata male; solo poco fantasiosa, un po' retorica.
Ciò che ne ha risentito è stato soprattutto il rapporto con le voci, molto diverse (specie baritono e tenore) da ciò a cui Rizzi è evidentemente abituato.

Per quanto riguarda il personaggio di Tosca, sono d'accordissimo con tutti voi.
La Herlitiuz sarebbe stata ideale, la Westbroek e la Mattila (specie quest'ultima) sarebbero state interessantissime, la Dessì - meglio se di qualche anno fa - pure.
La Magee fa tutto abbastanza bene, ma non è una personalità sufficiente per tener testa a simili partner e sconvolgere il pubblico quanto una simile regia avrebbe meritato.

Salutoni,
Mat
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda pbagnoli » gio 16 apr 2009, 21:23

Un attimo di pazienza: con uno spettacolo così complesso il lavoro di recensione è particolarmente difficile e oggi, al ritorno sul lavoro, sono stato abbondantemente massacrato.
Le prospettive sollevate da Matteo sono interessantissime; ci ragionerò sù
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: Tosca - Kaufmann - Carsen - Zurigo

Messaggioda Maugham » ven 17 apr 2009, 13:59

pbagnoli ha scritto:Un attimo di pazienza: con uno spettacolo così complesso il lavoro di recensione è particolarmente difficile e oggi, al ritorno sul lavoro, sono stato abbondantemente massacrato.
Le prospettive sollevate da Matteo sono interessantissime; ci ragionerò sù


Qui ti puoi rinfrescare la memoria.
http://opernhaustv.eviscomedia.com/media.1005.html
Chi sa il tedesco ci può aiutare?
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Re: Tosca (Puccini)

Messaggioda pbagnoli » sab 18 apr 2009, 17:20

In home ho messo le mie impressioni sullo spettacolo
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Re: Tosca (Puccini)

Messaggioda sunny » mar 30 nov 2010, 14:36

Buongiorno a tutti, vi leggo ormai da qualche tempo e trovo le vostre discussioni molto stimolanti. finora non sono mai intervenuto, ma l'altra sera ho visto una ripresa di Tosca con questa regia di Carsen e dato che ci sono alcuni aspetti che mi hanno lasciato un po' perplesso, mi sono deciso ad iscrivermi (mi ricordavo di una discussione su questo spettacolo).
Premetto che Carsen è un regista che mi piace molto, anche se forse lo apprezzo in modo un po' superficiale, nel senso che trovo molto belli i suoi spettacoli dal punto di vista dell'impatto visivo e per le emozioni immediate che questo suscita, senza pero' essermi mai chiesto quale messaggio o concetto ci fosse dietro; è anche vero che finora le opere in cui l'ho visto impegnato erano tutti titoli che conoscevo poco o per niente (Dialoghi, Candide, Kata Kabanova, Sogno, Alcina), Tosca invece, nonostante non la ami particolarmente, fa decisamente parte del grande repertorio tradizionale e... la conosco un po' meglio delle altre citate :)
anche qui ho apprezzato molto la parte visiva: tutto "bello" e di grande impatto, funzionale alla vicenda e con una definizione dei personaggi molto accurata e coerente con l'impostazione data, ma mi è sembrato che la decontestualizzazione operata abbia come esplicitamente ignorato alcune questioni (ritenute forse secondarie) che pero' alla fine mi hanno lasciato la sensazione di un che di irrisolto... per esempio, siamo in un teatro e non in chiesa, ma tutti i riferimenti del libretto al fatto che l’azione si stia svolgendo in una chiesa finiscono per apparire un po’ incongruenti, se non ridicoli (la presenza stessa della cappella…). Palazzo Farnese si trasforma nell’ufficio del direttore/sovrintendente, e cosi’ pure Scarpia non è piu’ il capo della polizia (a meno che la direzione del teatro non sia un’attività collaterale prevista dal suo ruolo), ma allora non si capisce con che autorità si possa permettere di far torturare e ammazzare chi piu’ gli pare e piace. Le stesse vicende politiche, nonostante rimangono in secondo piano anche nell’originale, sono pur sempre la causa per cui certe cose succedono, anche se poi il motore della vicenda sono i sentimenti dei personaggi, il risultato finale è quindi per me quello di una rielaborazione complessiva molto riuscita e plausibile, ma che è come se facesse acqua in alcuni punti, per via dell’emergere di riferimenti a situazioni che non trovavano riscontro nella messinscena. Magari qualcuno di voi ha letto le note di regia nel programma di sala (io non l’ho fatto) e puo’ essere che li’ sia tutto spiegato, ma penso che sia chiaro che le mie osservazioni non nascono dal fatto che la regia non rispetti in modo pedissequo il libretto (un tavolo a destra, la porta a sinistra).
Saluti
sunny
 
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Iscritto il: mar 30 nov 2010, 9:36

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