L'amplificazione

problemi estetici, storici, tecnici sull'opera

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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » ven 23 apr 2010, 21:13

MatMarazzi ha scritto:
FRITZ KOBUS ha scritto:Leggete l'articolo di Stinchelli su MUSICA di questo mese (p. 28) e vi si riattorciglierà lo stomaco.


Non l'ho letto... ma non ne dubito. :) Direi che mi si riattorciglierà a prescindere! ;)
Mat


La battuta è divertente e anche giusta. Il contenuto dell'articolo, relativamente alla questione, molto meno.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda MatMarazzi » ven 23 apr 2010, 21:32

FRITZ KOBUS ha scritto:La battuta è divertente e anche giusta. Il contenuto dell'articolo, relativamente alla questione, molto meno.


Scusa per lo scherzo! :)
Non è che potresti sintetizzarci il contenuto, così ne dibattiamo qui?
Saluti,
Mat
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Re: L'amplificazione

Messaggioda Tucidide » ven 23 apr 2010, 21:33

FRITZ KOBUS ha scritto:
MatMarazzi ha scritto:
FRITZ KOBUS ha scritto:Leggete l'articolo di Stinchelli su MUSICA di questo mese (p. 28) e vi si riattorciglierà lo stomaco.


Non l'ho letto... ma non ne dubito. :) Direi che mi si riattorciglierà a prescindere! ;)
Mat


La battuta è divertente e anche giusta. Il contenuto dell'articolo, relativamente alla questione, molto meno.

Fritz, fammi indovinare: E.S. per caso parla del recente Mefistofele a Roma, dove solo lui nell'emisfero boreale ha sentito i microfoni attivi in sala?
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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » ven 23 apr 2010, 22:40

Caro Tuc, effettivamente parla del Mefistofele e dice: "Alla prima -tuonano- alcune coriste poste sul lato sinistro del palcoscenico e così avviene ogni qual volta solisti o coristi si avvicinano ai due lati estremi del palco. Durante l'intervallo aguzziamo l'occhio e scorgiamo delle magnifiche casse Bose collocate verso la sala, nei palchi di proscenio. E quando alla fine della recita saliamo sul palco, notiamo i crown a terra: si tratta dei famosi microfoni schiacciati..." L'articolo si chiude però con il riferimento al Mefistofele. In apertura tratta di due episodi circostanziati (uno non legato all'amplificazione, ma unito all'altro seguendo il filo rosso del malcostume): l'interruzione del concerto al Pantheon del 5 marzo 2010 in cui i custodi hanno troncato l'esecuzione del quintetto russo Bach, perché avrebbero sforato di 4 minuti sull'orario di chiusura, mandando a casa tutti gli spettatori e impedendo agli strumentisti di continuare. E la "famosa" contestatissima recita dello Chenier a Madrid del 25 febbraio,sospesa dopo pochi minuti, in cui, pare, sembrava d'essere a un concerto rock. Successivamente elenca alcuni episodi: Angela Gheorghiu in concerto a Torre del Lago nell'agosto 2009, comparsa in scena con il microfono come Madonna, il lavoro di amplificazione fatto ad personam su alcune "stelle" in giro per il mondo e particolarmente a New York come Pavarotti, la Bartoli e la Battle (testimonianza di La Scola e Colombara). Il punto non è tanto che a Roma ci fossero o no: credo che ciascuno di noi sia stato testimone auricolare (espressione che rubo a Giudici), qui o lì, di maneggiamenti amplificatorii; personalmente ne ho avuto esperienza a Genova, Firenze e Siena. Tutti sappiamo che questa pratica ha, alle spalle, almeno tre lustri di vita. Si tratta di una delle ragioni per cui il mio rapporto con il mondo della lirica, che così come si è sviluppato piace tanto a Mat (ne -i miti di Celletti- la mia controreplica), è diventato più ragione di depressione e dolore che di piacere. FRITZ.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda Tucidide » sab 24 apr 2010, 13:23

FRITZ KOBUS ha scritto:Durante l'intervallo aguzziamo l'occhio e scorgiamo delle magnifiche casse Bose collocate verso la sala, nei palchi di proscenio. E quando alla fine della recita saliamo sul palco, notiamo i crown a terra: si tratta dei famosi microfoni schiacciati..."

Come ripeto da precedente intervento d'apertura, non conosco affatto la situazione relativa all'amplificazione, ma certamente le casse in sala ci sono in TUTTI i teatri. Servono ad esempio allo speaker per annunciare eventuali indisposizioni e chiedere al pubblico in sala di "verificare il completo spegnimento dei telefoni cellulari". Che poi vengano usate anche per altri scopi, non lo so. Di certo, la presenza in sé non garantisce che quelle casse fossero attive. E nel dubbio, debbo prestar orecchio anche ai tanti altri che, avendo assistito ad una recita di quel Mefistofele, non hanno notato alcun uso dell'amplificazione.
Pavarotti... Beh, chi ha sentito L.P. dal vivo dice che NON aveva assolutamente bisogno del microfono. Anche in questo caso, se devo farmi un'idea sulla cosa, debbo giocoforza ascoltare tutte le campane.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda Pruun » sab 24 apr 2010, 13:57

FRITZ KOBUS ha scritto:Leggete l'articolo di Stinchelli su MUSICA di questo mese (p. 28) e vi si riattorciglierà lo stomaco. I dischi sono falsi per definizione, i teatri lo sono per scelta intenzionale e truffaldina: ma ha n veramente senso continuare a parlare d'opera?


L'ho letto e ci tengo a dire, avendo assistito a una replica dell'opera di cui parla (Mefistofele a Roma), che non c'era traccia di amplificazione se non per i bimbi e per il fischio, che però era registrato.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » sab 24 apr 2010, 15:15

Ok, a Roma non c'era amplificazione e Stinchelli è suonato. Ma che Pavarotti sia stato microfonato non me lo sono inventato io; comunque non è il problema di Tizio Caio o Sempronio. I teatri sono amplificati, non so quanti, non so come, non so dove, ma è sicuro che lo sono, lo sono da anni e anni e questa prassi viene perpetuata in modo simil-carbonaro. Comunque l'effetto sembra positivo: molti non se ne accorgono perché, finalmente, sentono bene. Gli addetti ai lavori fanno finta di niente perché, in fin dei conti, gli conviene e chi si è visto si è visto. Ripeto, Firenze è sicuramente amplificato e Genova lo stesso (a meno che non abbiano fatto marcia indietro recentemente, ma non vedo perché). Molti anni fa, e questo la dice lunga sul pervertimento del gusto e della competenza del pubblico, mi venne detto, da fonte che reputo degna di fede, di una litigata tra Bonynge e Pavarotti proprio perché il primo non sapeva nulla della pratica adottata dal secondo e che, evidentemente, si voleva passasse. E la Dessì? Ragazzi, ma credete sempre a Babbo Natale?
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Re: L'amplificazione

Messaggioda Enrico » sab 24 apr 2010, 23:03

Dessì anni'90, concerto live a Messina con Sabbatini, nessuna presenza di microfoni, si sentivano benissimo sia lei sia lui (sul palcoscenico con orchestra dietro).
Pavarotti live con Magiera al piano, Catania 2001, microfono che serviva, credo, per portare il suono a uno schermo video posto nella piazza davanti al teatro, per chi stava fuori, ma nessuna amplificazione dentro, nella sala, dove la voce del tenore arrivava ovunque limpidissima e chiara: non spaccava i timpani, ma non si perdeva nessuna vibrazione né della voce piena né della mezza voce né del falsetto, e gli acuti (pochi) erano ancora bellissimi. Sembrava anzi a volte che si sforzasse di cantare piano e controllare il suono il più possibile per evitare, nei pezzi più cameristici, sonorità eccessivamente esplosive, per sfogare invece di più la voce sulle frasi che lo permettevano ("M'ama sì m'ama lo vedo", per esempio, o gli acuti de "La donna è mobile").
Certamente molte volte è stato amplificato nei concerti in piazza o negli stadi, e qualche volta forse anche a teatro : ma affermare che il Pavarotti post anni '80 fosse sempre amplificato e che avesse voce piccola (Stinchelli altrove, parlando di un concerto, ha scritto che senza microfono la voce era come quella di un bambino) e che non potesse cantare senza microfono mi sembra una deformazione della realtà e un messaggio distorto.
Forse sono stato fortunato, e fino ad ora non ho mai sentito un'opera amplificata, né in teatri piccoli o grandi, importanti o poveri e provinciali, né all'aperto. Qualche concerto all'aperto con amplificazione mi è capitato (Carreras, Ricciarelli): ma come forse ho detto altre mille volte, la voce della Ricciarelli appariva molto più bella e limpida e anche potente quando cantava in teatro e senza amplificazione.
Il problema sicuramente esiste; ma dire che quasi tutti i cantanti "famosi" in "molti" teatri importanti cantino sempre col microfono e che non possano farne a meno mi sembra un'esagerazione.
Se invece dovessimo scoprire che l'amplificazione c'è e c'è stata tante volte, ma fatta così bene da rendere il suono perfettamente naturale, non vedo dove sia il problema. È vero che anche i dischi sono falsi, perché quasi sempre i cantanti, soprattutto quelli antichi e in tutta l'era "mono" incidevano cantando direttamente dentro l'imbuto (Caruso, Martinelli, Tamagno, Pertile etc.) o nel microfono (Gigli, Schipa, Callas, Di Stefano, etc., con l'orchestra sempre dietro e spesso lontana -guardate le fotografie delle sedute di incisione!), ma il suono che esce dal disco ci sembra, per i suoi scopi, bello e perfetto - ci lamentiamo forse della voce della Callas, in disco? non vorremmo che avessero la stessa qualità sonora anche le registrazioni live? naturalmente, e per fortuna, i testimoni oculari mi assicurano che anche dal vivo e senza microfono e perfino all'aperto Gigli e Taddei e Tagliavini e Anna Moffo e tanti altri si sentivano benissimo, indipendentemente da quanto fossero piccole o grandi le loro voci.
Sul Mefistofele romano e sui microfoni che secondo Stinchelli c'erano e secondo molti altri no, si è detto di tutto e di più in altri forum paralleli: se non ci sono altre notizie e altre novità, non credo che l'articolo da cui ora abbiamo preso spunto possa dare un vero contributo utile ad affrontare il problema. O restiamo sempre ai soliti discorsi, non ci sono più le voci, non si canta più come una volta, e via con tutti i soliti luoghi comuni.
Enrico B.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » dom 25 apr 2010, 0:44

Purtroppo non sono soliti luoghi comuni. Caro Enrico, ma chi dice che Pavarotti è "sempre" stato microfonato? Io non lo so. So che qualcuno di cui non ho motivo di dubitare, frequentatore assiduo dei teatri di tutta Italia da 50 anni e fuori d'Italia da poco meno, mi riferì dell'episodio con Bonynge di cui ho parlato sopra. Della Dessì, non ricordo quando né dove, ma comparve un articolo su repubblica a tutta pagina. Forse in quell'occasione sarà stato fatto tutto alla luce del sole, come la Gheorghiu a Siena con Canonici in Traviata diretta da Gandolfi, or son tant'anni; ma è sempre una cosa per cui l'opera non è più opera. Ed è inutile elencare tutte le volte in cui si è strasicuri che microfoni non c'erano. L'idea è passata da tanti anni. A Genova sono stato molte volte e non ci avevo mai pensato. Una volta, un "Attila" con Aliev, eravamo in due, c'era qualcosa che non tornava. La voce arrivava da un'altra parte rispetto alla posizione dei cantanti: ma che roba era? Per vie traverse, tempo dopo, chiesi ad un orchestrale stagionale conferma dell'amplificazione: mi confermò. Leggi qua:

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 1674.shtml

L'introduzione dei microfoni è ormai cosa certa. Adieu. FRITZ
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Re: L'amplificazione

Messaggioda MatMarazzi » dom 25 apr 2010, 14:46

Nemmeno io sono contento del fatto che si amplifichi il cantante all'opera. Specie perché lo si fa, in genere, molto male.
E tuttavia inutile mettersi di traverso ai cambiamenti.
E soprattutto non credo che l'introduzione dell'amplificazione in certi teatri possa modificare così sostanzialmente il nostro modo di ascoltare l'opera (che già si fonda per il 90% su incisioni e registrazioni, effettuate - come dice Enrico - con gli stessi strumenti dell'amplificazione).
Coloro che si scandalizzano per l'amplificazione elettrica di un teatro, dovrebbero scandalizzarsi allo stesso modo per i dischi della Stignani, che li incideva a dieci centimetri dal microfono.

In fondo, se ci pensiamo, anche i teatri storici sei-settecenteschi erano concepiti come "amplificazione" del suono.
La forma, i materiali, la dimensioni, persino le scenografie... tutto concorreva ad "amplificare" i divi canori.
Anche allora doveva essere ben diverso sentire un cantate in un teatro "fatto apposta per amplificarlo" piuttosto che sentirlo in piazza.
In effetti mi chiedo che differenza ci sia tra ascoltare un cantante "amplificato" elettronicamente o ...acusticamente. Una differenza solo "etica".
Dal mio punto di vista, è molto più dissacrante far cantare all'Arena di Verona l'Aida (opera che fu scritta per un teatro al chiuso, con un'acustica radicalmente diversa). Vorrei sentirci qualche divo settecentesco, qualche mirabolante castrato, o persino la Pasta e la Malibran a cantare all'Arena di Verona...
Il canto di forza (quella che sopravvive all'arena) è un'invenzione novecentesca e, per me, non la più interessante.

Fino alla metà dell'Ottocento i teatri erano piccoli (una Fenice, quando fu aperta, venne giudicata "oceanica" per dimensioni... oggi non più).
Le orchestre avevano organici assai limitati, oggi non più.
Oggi i teatri sono grandi, grandissimi. Inoltre sono zeppi di strutture metalliche, imposte per legge o per necessità tecniche (pensiamo solo a numerosissimi e giganteschi fari che pendono dai palchi, alle balaustre, ai corrimani, alle basi delle poltrone, ai supporti delle scenografie); tutto questo metallo rimanda vibrazioni strane che non c'erano nei teatri lignei ottocenteschi e che modificano le sonorità.

L'ideale dell'amplificazione oggi dovrebbe essere quello di ricostruire un suono simile a quello dei vecchi teatri: non disturbato dalle vibrazioni, non disperso in spazi troppo vasti.
D'altronde sono sicurissimo che nessuno amplificherà mai luoghi piccoli e acusticamente perfetti.
Nemmeno Pavarotti e la Gheorghiou, se dovessero cantare in un teatrino settecentesco da 600 posti, si farebbero amplificare.
Il problema si pone giustamente per quei teatri (e oggi sono il 90%) che per dimensioni e struttura sacrificano una parte degli armonici e dei colori di una voce. Nè si può pensare che oggi, in un momento in cui l'Opera rischia di soffocare sotto il peso dei propri costi, si edifichino teatri per poche centinaia di persone.

E poi diciamo la verità... in che modo un'amplificazione potrebbe davvero considerarsi una "frode"?
Solo in termini di "volume" del cantante... Ma è un valore così fondamentale?
In compenso mette in evidenza problemi musicali, ritmici e di intonazione, errori di pronuncia, monotonia di colori che, senza amplificazione, si noterebbero molto di meno.
Provate a sentire la Dimitrova in disco... Potete credere a chi l'ha sentita tante volte dal vivo (anche all'arena di Verona) che senza microfono era una cosa sconvolgente... Sentirla dopo in disco è stato molto deludente, perché il microfono evidenziava grossolanità, pesantezze, errori e durezze che in teatro non si notavano affatto. Lo spazio aiutava la sua grande voce, nascondendo cose che il microfono non nasconde.
Persino il timbro sembra, in disco, più brutto.

Io suggerirei di parlare della questione dell'amplificazione con altro spirito.
Non "scandalizzarci" se c'è, insomma non cadere nella trappola di chi cerca di farsi pubblicità agitando come al solito facili spettri; ma piuttosto interrogandoci su come sarebbe meglio realizzarla...
Cerchiamo, nel nostro piccolo, di aiutare gli operatori (che magari ci leggono) a lavorare meglio...

salutoni,
Mat
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Re: L'amplificazione

Messaggioda Calaf » dom 25 apr 2010, 16:54

FRITZ KOBUS ha scritto: Ripeto, Firenze è sicuramente amplificato


Al Comunale di Firenze c'è stato per molti anni il cosiddetto impianto di riverberazione (non era certo un segreto, c'erano targhette nel ridotto di ogni ordine di posti con tanto di ringraziamento per chi aveva tirato fuori gli sghei per permettere di istallarlo). Poi un bel giorno (fonte diretta: miei amici coristi) si è guastato e, come succede molte volte in Italia, non è mai stato riparato. Quindi a Firenze da diversi anni l'amplificazione non c'è più, lo dice uno che quell'acustica (infame, che è capace di cambiare a distanza di poche poltrone, in alcuni casi sorda, o con effetti di eco o con ritorni stranissimi) ha avuto modo di testarla in lungo e in largo fin dagli anni sessanta.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » dom 25 apr 2010, 21:52

Calaf ha scritto:
Al Comunale di Firenze c'è stato per molti anni il cosiddetto impianto di riverberazione (non era certo un segreto, c'erano targhette nel ridotto di ogni ordine di posti con tanto di ringraziamento per chi aveva tirato fuori gli sghei per permettere di istallarlo). Poi un bel giorno (fonte diretta: miei amici coristi) si è guastato e, come succede molte volte in Italia, non è mai stato riparato. Quindi a Firenze da diversi anni l'amplificazione non c'è più, lo dice uno che quell'acustica (infame, che è capace di cambiare a distanza di poche poltrone, in alcuni casi sorda, o con effetti di eco o con ritorni stranissimi) ha avuto modo di testarla in lungo e in largo fin dagli anni sessanta.


Sarà sicuramente così. Ho detto cose al presente, ma l'ultima volta che sono stato a Firenze fu per il Don Carlos del 2004. Un bel po' di tempo fa. Da quello che dici la mancanza di amplificazione non è però dovuta una scelta, ma una semplice mancanza di fondi. Nessun merito dunque.
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Re: L'amplificazione

Messaggioda FRITZ KOBUS » dom 25 apr 2010, 22:29

MatMarazzi ha scritto:Nemmeno io sono contento del fatto che si amplifichi il cantante all'opera. Specie perché lo si fa, in genere, molto male.
E tuttavia inutile mettersi di traverso ai cambiamenti.


Questo è vero. Si tratta di una fatica inutile; siamo impotenti di fronte alla marea del "nuovo" che impera e che passa per progresso. Il silenzio, per esempio, è stato abolito dalle nostre vite. Come protestare? Impossibile, ma è inutile metteri di traverso ai cambiamenti ed esigere il silenzio è pura follia.

E soprattutto non credo che l'introduzione dell'amplificazione in certi teatri possa modificare così sostanzialmente il nostro modo di ascoltare l'opera (che già si fonda per il 90% su incisioni e registrazioni, effettuate - come dice Enrico - con gli stessi strumenti dell'amplificazione).


Verissimo. Infatti il canto dal vivo secondo un dettato più vicino possibile ad una dimensione naturale di rapporto tra emittente (voce o strumento) e ricevente (orecchio) oggi risulta incomprensibile ai più. Bell'affare.

Coloro che si scandalizzano per l'amplificazione elettrica di un teatro, dovrebbero scandalizzarsi allo stesso modo per i dischi della Stignani, che li incideva a dieci centimetri dal microfono.


Il concetto di incisione, al tempo, era radicalmente diverso da quello che si è sviluppato a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Quindi non si può imputare nulla agli interpreti di allora. Incidere, all'epoca, era artisticamente del tutto secondario rispetto alle recite dal vivo. Caso mai è l'atteggiamento odierno rispetto a quelle incisioni che deve essere calibrato. Rimandano un mondo esecutivo distorto dai meccanismi di registrazione, certo, ma molto meno truffaldino.

In fondo, se ci pensiamo, anche i teatri storici sei-settecenteschi erano concepiti come "amplificazione" del suono.
La forma, i materiali, la dimensioni, persino le scenografie... tutto concorreva ad "amplificare" i divi canori.
Anche allora doveva essere ben diverso sentire un cantate in un teatro "fatto apposta per amplificarlo" piuttosto che sentirlo in piazza.


I teatri sono IL LUOGO in cui si fa l'opera, la cornice sorta e cresciuta intorno al canto, alla musica e al gesto per esltare il rapporto armonico fra queste tre componenti che si relazionavano DIRETTAMENTE con le orecchie e gli occhi degli spettatori.

In effetti mi chiedo che differenza ci sia tra ascoltare un cantante "amplificato" elettronicamente o ...acusticamente. Una differenza solo "etica".


Hai detto nulla!!! Se la differenza fosse solo etica sarebbe già abbastanza. Ma non è solo quello il problema; il problema sta nel fatto che nel nostro mondo siamo ormai talmente lontani da qualsiasi relazione naturale che abbiamo bisogno, necssità impellente continua, di qualcosa che "migliori" ciò che andrebbe gustato com'è. A scuola ho fatto venire un mio amico vilinista che ha suonato, per i bambini a cui insegno, un brano di Ravel. Si sono lamentati perché suonava troppo piano. A 9 anni hanno già l'udito drogato. Bell'affare.

Dal mio punto di vista, è molto più dissacrante far cantare all'Arena di Verona l'Aida (opera che fu scritta per un teatro al chiuso, con un'acustica radicalmente diversa). Vorrei sentirci qualche divo settecentesco, qualche mirabolante castrato, o persino la Pasta e la Malibran a cantare all'Arena di Verona...
Il canto di forza (quella che sopravvive all'arena) è un'invenzione novecentesca e, per me, non la più interessante.


Qui sono talmente d'accordo con te che, a mio modesto avviso, i teatri all'aperto dovrebbero chiudere. Io non vorrei per nulla sentirci la Malibran o il Senesino; ci mancherebbe!!!

L'ideale dell'amplificazione oggi dovrebbe essere quello di ricostruire un suono simile a quello dei vecchi teatri: non disturbato dalle vibrazioni, non disperso in spazi troppo vasti.


Scusa tanto, ma perché "ricostruire" un suono simile a quello dei vecchi teatri se potremmo averlo semplicemente andando nei vecchi teatri o immaginando di edificare teatri perché si possa sentire in modo naturale?

Il problema si pone giustamente per quei teatri (e oggi sono il 90%) che per dimensioni e struttura sacrificano una parte degli armonici e dei colori di una voce. Nè si può pensare che oggi, in un momento in cui l'Opera rischia di soffocare sotto il peso dei propri costi, si edifichino teatri per poche centinaia di persone.


Appunto. A me tutto questo sembra una perversione.

E poi diciamo la verità... in che modo un'amplificazione potrebbe davvero considerarsi una "frode"?
Solo in termini di "volume" del cantante... Ma è un valore così fondamentale?


Lo è sempre stato. Oggi perversamente più di ieri, infatti si amplifica apposta.

In compenso mette in evidenza problemi musicali, ritmici e di intonazione, errori di pronuncia, monotonia di colori che, senza amplificazione, si noterebbero molto di meno.
Provate a sentire la Dimitrova in disco... Potete credere a chi l'ha sentita tante volte dal vivo (anche all'arena di Verona) che senza microfono era una cosa sconvolgente... Sentirla dopo in disco è stato molto deludente, perché il microfono evidenziava grossolanità, pesantezze, errori e durezze che in teatro non si notavano affatto. Lo spazio aiutava la sua grande voce, nascondendo cose che il microfono non nasconde.
Persino il timbro sembra, in disco, più brutto.


Tutti motivi per NON desiderare la presenza di amplificazione.
Caro Mat, come farei senza di te?

Un cordiale saluto. FRITZ
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