Un ballo in maschera (Verdi)

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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda VGobbi » mar 29 lug 2014, 16:47

Luca ha scritto:Posso permettermi di prendermi una pausa per riflettere? Non credo che il sito sia questione esistenziale....

Saluti. Luca.

Scusami Luca, ma per quale motivo ti è stretto questo sito?
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda pbagnoli » mar 29 lug 2014, 17:45

VGobbi ha scritto:
Luca ha scritto:Posso permettermi di prendermi una pausa per riflettere? Non credo che il sito sia questione esistenziale....

Saluti. Luca.

Scusami Luca, ma per quale motivo ti è stretto questo sito?

Conosciamo bene Luca, no?
Non è che dobbiamo metterlo spalle al muro e costringerlo a dirci a tutti i costi le sue motivazioni, di qualunque genere esse siano.
Abbiamo accettato da tanti altri che se ne andassero senza soverchie spiegazioni, rispettandone doverosamente e amichevolmente le volontà; possiamo e dobbiamo farlo anche con Luca.
Spero ovviamente che riesca a trovare le motivazioni per ritornare il più presto possibile e intanto lo ringrazio per tutto quello che ha sinora dato!
Un abbraccio,
Pietro
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda vitus » mar 29 lug 2014, 18:12

Al di là delle rispettabilissime scelte personali, io continuo perchè Luca mi ha dato uno spunto interessante: il Renato di Bruson. Una bella interpretazione per nobiltà d'accento e morbida emissione. Gli manca certo la completezza vocale del Mac Neil degli anni d'oro. Ritengo infatti, come ho già detto, che il baritono americano sappia coniugare il lato tribunizio del personaggio con quello più umano, facendomelo preferire al pur ragguardevole Cappuccilli. Saluti.
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda VGobbi » mar 29 lug 2014, 19:45

Quello di Renato e' un ruolo splendido. Per esempio a me garba moltissimo quello tratteggiato dal baritono Leonard Warren, che reputo della scuola americana il mio preferito, dietro forse solo a Thibbett. Warren ha mezzi vocali meno lussuosi di un Mc Neil, ma con personalità decisamente più spiccata e meno ordinaria dell stesso Mc Neil, imho.

Fermo restando che quello di Gobbi e' un altro dei suoi ruoli in cui vado in brodo di giuggiole. : Love :
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda DottorMalatesta » mer 06 ago 2014, 9:02

Io invece non saprei rinunciare all´incisione di Solti con Pavarotti (Riccardo è forse il suo miglior ruolo verdiano), la splendida Amelia della Price, l´elegante Bruson, e la lussuosa Ulrica della Ludwig. Anche Solti mi piace, sebbene la sua sia la classica direzione soltiana al techicolor (il vecchio Toscanini resta per certi versi insuperato).
Tra i Riccardo da conoscere mi permetterei di suggerire Carreras (un Riccardo giovane, fratello maggiore del Radames con Karajan, che si esprime in un canto forse non ortodosso, ma di una comunicativa straordinaria).
Ciao!
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda mattioli » mer 06 ago 2014, 10:02

Io sono ancora e sempre per Busch... Sì, d'accordo, è in tedesco, la compagnia non è granché (ma nemmeno cattiva e il giovanissimo Fischer-Dieskau qui è immenso) ma mi sembra che la direzione sia eccezionale e "sveli" l'opera come mai è stato fatto. Ci voleva un tedesco per de-dannunzizzarla...
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda teo.emme » lun 01 set 2014, 13:48

mattioli ha scritto:Io sono ancora e sempre per Busch... Sì, d'accordo, è in tedesco, la compagnia non è granché (ma nemmeno cattiva e il giovanissimo Fischer-Dieskau qui è immenso) ma mi sembra che la direzione sia eccezionale e "sveli" l'opera come mai è stato fatto. Ci voleva un tedesco per de-dannunzizzarla...

Alla fine resto anche io per Busch, nonostante tutto...e nonostante i cast strepitosi di tante altre incisioni. Peraltro più ascolto i Balli di Solti e meno mi piacciono (così come generalmente il suo Verdi), nonostante Pavarotti e Bergonzi (il primo, per me, resta la miglior caratterizzazione di Riccardo). Busch è straordinario, invece, nel rivelare il dramma e la passione vera, oltre lo stereotipo melodrammatico della sublimazione amorosa. Mi viene da definire la direzione di Busch "concreta", dura, reale.
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda mattioli » lun 01 set 2014, 14:29

Beh, incredibile: teo.emme e io d'accordo su qualcosa!
Però apprezziamo Busch per ragioni completamente (e diametralmente) diverse.
L'argomento è interessante (almeno per me e, presumo, per teo.emme), quindi prometto di tornarci sopra prestissimo. Non ora perché vado di fretta e scrivo con l'iPad. A dopo, ciao
AM
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda vivelaboheme1 » lun 01 set 2014, 15:17

E' l'opera che porterei via con me nell'altra vita. E forse proprio per questo, non c'è una, non una sola incisione in studio che mi soddisfi. Ho un bellissimo (ma di pessima registrazione) live di Claudio Abbado con Pavarotti (non alla Scala), ma l'incisione scaracchia al punto tale da esser poco godibile.
Con riserve, Leinsdorf mi risulta discretamente soddisfacente. La Muti-Emi sembra una lavatrice impazzita al momento della centrifuga e non più fermatasi. Se devo ascoltarlo in tedesco non godo. Ma perché Pappano non ha inciso live quella meraviglia che ha eseguito con S.ta Cecilia? Avremmo un disco di riferimento.


marco vizzardelli
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda teo.emme » lun 01 set 2014, 15:19

mattioli ha scritto:L'argomento è interessante (almeno per me e, presumo, per teo.emme), quindi prometto di tornarci sopra prestissimo.

Sì sì, è molto interessante.
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda mattioli » lun 01 set 2014, 18:40

Vabbé, scusatemi se la prendo larga. Partiamo dalla famosa definizione di D’Annunzio: “il più melodrammatico dei melodrammi”. In effetti, il Ballo è forse l’opera in assoluto meno “politica” di Verdi (ben curioso, se si pensa a quando fu scritta): per esempio, nulla ci viene detto delle motivazioni della congiura contro Riccardo. In più, presenta il classico schema appunto melodrammatico, il consueto triangolo lui-lei-l’altro. Ma, e qui secondo me sta il punto, mentre il baritono cornificato (almeno solo in potenza) e il soprano combattuto fra amore e dovere sono dei topoi melodrammatici, il tenore, questo tenore, non lo è affatto.
Io credo che, con Riccardo, Verdi aggiunga alla sua collezione un altro straordinario “ritratto di italiano”. Chi è Riccardo? Ma Riccardo è il classico vitellone magari di provincia, che passa le giornate al bar con gli amici a dir cazzate e ad architettare scherzi. Il classico adolescente non cresciuto, il “giovane” che rimane tale fino a quarant’anni. Puro Fellini.
E’ il governatore di una remota provincia dove chiaramente non succede un tubo e non c’è niente da governare e lui, almeno fino alla metà del secondo atto, passa il tempo a cazzeggiare, a travestirsi, a star dietro alle scemenze di Oscar, a mischiarsi al popolo e non per sapere cosa il popolo pensa di lui (un classico del potere assoluto fin dai tempi di Svetonio) ma semplicemente per spassarsela. Finché non si innamora, davvero e di brutto e (qui sta il genio di Verdi) diventa improvvisamente adulto, consapevole, dunque sofferente. Uomo, insomma. Oscar (che giustamente Budden vede come il suo alter ego) diventa Riccardo. Qui sta il nocciolo dell’opera, che altrimenti sarebbe non solo il più melodrammatico, ma anche il più banale dei melodrammi.
Ora, perché l’opera funzioni, bisogna che sia chiaramente “raccontata” la cornice frivola e, diciamolo, anche un po’ baraccona nella quale si muove Riccardo. C’è moltissimo Offenbach, in questo Verdi. Infatti si fa ricorso a formule assolutamente non italiane (vedi i couplets di Oscar) o francamente operettistiche. Ascoltare per credere la stretta dell’introduzione, che è davvero un puro Offenbach.
A me sembra che nessuno come Busch abbia colto quest’aspetto, che nessuno come lui abbia la brillantezza, la grazia, l’ingenuità di questa corte di bambinoni che si tirano gavettoni. E che quindi, per contrasto, sia ancora più impressionante il passaggio all’età adulta, l’età in cui si ama (e si soffre) davvero. Per questo, nonostante il tedesco, se dovessi ascoltare fino alla morte un solo Ballo, sarebbe questo.
Che sbrodolata, eh? Scusatemi ancora (alle volte il forum : Love : è un ottimo sistema per chiarirsi le idee, anche se forse – sono stato un po’ involuto – non per chiarire le proprie agli altri).
Ciao miao bao

AM
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda Enrico » lun 01 set 2014, 19:46

mattioli ha scritto: nulla ci viene detto delle motivazioni della congiura contro Riccardo.

Renato
Che sia dato d'ucciderlo a me.

Samuel
No, Renato: l'avito castello
A me tolse, e tal dritto a me spetta.

Tom
Ed a me cui spegneva il fratello,
Cui decenne agonia di vendetta
Senza requie divora, qual parte
Assegnaste?
Enrico B.
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda mattioli » lun 01 set 2014, 22:50

Si, certo.
Ma non è che la congiura di Sam e Tom occupi il posto centrale nella drammaturgia dell'opera. I due esistono perché ci vuole qualcuno che ammazzi Riccardo (anche se poi è Renato che vince la lotteria). A parte i (presunti) torti subiti dal Conte, altro non c'è.
Comunque mi hai messo la pulce nell'orecchio e andrò a verificare com'è la storia in Auber e in Mercadante. Nella realtà storica, il delitto fu SOLO politico, anche perché pare che Gustavo III, quanto a gusti sessuali, propendesse più per Oscar (e non en travesti) che per tutte le Amelie del mondo...
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda DottorMalatesta » mar 02 set 2014, 9:26

mattioli ha scritto:Oscar (che giustamente Budden vede come il suo alter ego) diventa Riccardo.


Sono pienamente d´accordo sulla tua analisi del personaggio di Riccardo e della sua evoluzione. Grazie all´amore (quello vero), Oscar diventa Riccardo. In tre parole, hai riassunto tutto! STRA 8)
La cosa sorprendente di quest´opera è che la trasformazione del personaggio va di pari passo con una continua metamorfosi del linguaggio musicale. Nel primo atto forma e contenuto coincidono, e così accade all´inizio del secondo atto (orrido campo e duetto). Nello stupendo duetto d´amore (amore ben strano, quello cui si rinuncia): Riccardo risolve in sé il proprio dissidio interiore, la spaccatura tra il Riccardo “adolescente” e il Riccardo “adulto”. Riccardo sceglie, sceglie di rinunciare all´amore, e in questa sua scelta diventa finalmente adulto. Passa dal mondo delle infinite possibilità (l´adolescenza, in cui si è al centro del mondo, e il mondo appare a propria completa disposizione) al mondo della realtà (l´adulto è chi riconosce di avere un determinato ruolo e di occupare un posto ben preciso nel mondo): la scelta fa di Riccardo un uomo. Noi siamo le nostre scelte perché le scelte costituiscono la nostra identità. La scelta di Riccardo è piuttosto inusuale per un´opera lirica, che premia l´amore di soprano e tenore, ecchissene del cornuto marito (si ricordi quello che diceva Shaw). E in effetti Riccardo sarebbe diventato adulto anche se, “operisticamente”, avesse scelto di amare Amelia e di eliminare Renato. E invece sceglie la rinuncia. C´è qualcosa di kantiano, in questo. La legge morale dentro di sé, ma anche la convivenza tra libertà di pensiero ed obbedienza ad un ordinamento superiore. Nel momento di morire, Riccardo canta “addio diletta Ame…” (sappiamo tutti che pensa ad Amelia, che vorrebbe dire “Amelia”, ma la responsabilità, la legge morale dentro di sé, il suo stato adulto appena conquistato cosa gli fa dire?) “Addio diletta… America”.
Riccardo è cresciuto, non è più quello di prima. Ma nessuno pare accorgersene, se non ora che è troppo tardi. Renato canta “Eri tu”, ma non è vero, non era colpevole il Riccardo adulto che vediamo al secondo e terzo atto, era colpevole il Riccardo bambinone e frivolo che si esprime come Oscar al primo atto.
Anche la musica non sembra accorgersi del cambiamento subìto dal protagonista. Emblematico il finale del secondo atto, quando si verifica uno iato tra forma musicale e contenuto drammatico. Fino ad allora le due erano andate di pari passo. Ora invece il momento del massimo dramma viene raffigurato, quasi in una sorta di reazione schizoide, con una musica brillante e comica (“Veh, la tragedia mutò in commedia – piacevolissima, ah! ah! ah! ah!”. Ora che finalmente Riccardo ha trovato in sé la forza interiore di rinunciare al proprio “lato Oscar”, ora che ha trovato una propria solidità ed identità, il suo “lato Oscar” si rifiuta di morire, continua a vivere la propria vita anche al di fuori di Riccardo. Al terzo atto, Riccardo muore come conseguenza di un modo di essere che non gli appartiene più. La sua “spensieratezza” ha innescato una catena di avvenimenti inarrestabile che porterà alla sua morte. Anche se lui è cambiato, il mondo che gli è attorno continua ad essere quello di prima. Il volto di Riccardo è cambiato, ma la sua maschera (“Saper vorreste di che si veste”) resta per tutti quella di sempre. Fino alla fine. Quando l´orchestrina d´archi, che non ha mai smesso di suonare al fondo del palco, si spegne. Riccardo muore. Ma non muore a tempo di minuetto. Trova la propria autenticità, “getta la maschera”, al momento dell´addio da Amelia/America e della propria morte.
Tra le grandi opere di Verdi, questa è una delle più grandi.

DM

Che sbrodolata, eh?


P.S.: il tuo è brodo di carne genuina : Chef : , il mio – al solito – è un po´ annacquato (acqua e dado! Ma è risaputo che non so cucinare… : Hurted : )
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Re: Un ballo in maschera (Verdi)

Messaggioda mattioli » mar 02 set 2014, 10:21

Il tuo brodo è di eccellente qualità... Un consommé, direi (tanto che ti fregherò qualche frasetta... in altri siti ma non internettiani).
La scena finale del Ballo mi è sempre sembrata uno dei vertici di Verdi, quindi dell'intero teatro musicale. La "mazurca della morte" (tutti dicono che è un minuetto ma, cito Budden, "è vero per l'epoca rappresentata, ma errato come descrizione della musica") produce un effetto straniante impressionante. Decisamente in anticipo sul suo tempo: forse per questo la fortuna critica dell'opera (almeno fino a tempi recenti) non è mai stata all'altezza di quella esecutiva.
Detto questo, se c'è un'opera in cui il verdismo esecutivo standard fa danni, è questa. Quindi ancora una volta viva Busch.
Se poi qualcuno volesse passarmi l'audio del Ballo diretto da Pappano a Roma... Live me lo sono perso.
Al vostro buon cuore.
Ciao

AM
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