Der Freischutz (Weber)

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Der Freischutz (Weber)

Messaggioda pbagnoli » gio 10 mag 2007, 21:42

Impostazione iper-romantica di tradizione alla Furtwangler o iper-analitica stile The Others e Sussurri e grida secondo quanto propugnato nella bellissima incisione di Harnoncourt?
Io credo che l'evoluzione esecutiva di quest'opera sia particolarmente ben testimoniata dal disco, che ci fa vedere in modo paradigmatico il cambiamento di prospettiva che ha accompagnato lo scorrere del tempo.
Passare da Hans Hopf a Endrick Wottrich, in quest'ottica, ha un senso ben preciso.
E le scene della Gola del Lupo testimoniate da queste due esecuzioni non potrebbero essere più diverse di così, eppure entrambe sono diversamente affascinanti.
Io, appassionato di film horror dell'ultima generazione, quelli dove non si vede una goccia di sangue proprio in stile The Others, inevitabilmente scelgo Harnoncourt come modello di quello che vorrei fosse l'evoluzione del teatro d'opera, ma chiaramente ascolto ogni tanto la vecchia edizione di Furt, perché le operazioni nostalgia hanno sempre il loro fascino.
E voi?
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Re: Freischutz: quale scegliere?

Messaggioda MatMarazzi » dom 13 mag 2007, 21:02

pbagnoli ha scritto:Io, appassionato di film horror dell'ultima generazione, quelli dove non si vede una goccia di sangue proprio in stile The Others,


Perché secondo te The Others sarebbe un film horror ultima generazione?
Ma hai visto the Grudge di Takashi Shimizu?
Da un regista del genere io mi farei mettere in scena qualsiasi opera.

Lo so! Sono fuori (-tema) come un balcone.

Tornando al Freischuetz, trovo anche io che Harnoncourt sia specialissimo.
Lo conosco grazie alla registrazione che mi hai inviato tu.
Ma concordo anche sul fatto che è difficile rinunciare al vecchio Furtwangler. Quando ero ragazzo, ascoltavo soprattutto il finale, da "Und ob die wolke" in poi: mi ricordo quel violoncello incredibile, il canto struggente della Gruemmer.
Però... mi è venuta voglia di rimettere il vecchio lp sul piatto.

A parte le due edizioni discografiche da te citate, non ho che la versione di Kleiber, un po' difficile da ascoltare a causa di quei terribili dialoghi affidati ad attori.
In certi momenti Kleiber è di una grandiosità da dare il capogiro: la Staatskapelle di Dresda, poi, ha sonorità talmente notturne e romantiche da rivaleggiare con la linea immacolata della Janowitz.
Però c'è qualcosa che non mi convince... forse la sensazione che negli anni 60 tutto questo romanticismo fosse roba da vecchi e da nostalgici.
Sarà che ho conosciuto troppi vecchi appassionati (oggi per gran parte morti) che citavano questo Freischutz di Kleiber come il non-plus-ultra.

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Re: Freischutz: quale scegliere?

Messaggioda pbagnoli » dom 13 mag 2007, 21:17

MatMarazzi ha scritto: Perché secondo te The Others sarebbe un film horror ultima generazione?
Ma hai visto the Grudge di Takashi Shimizu?
Da un regista del genere io mi farei mettere in scena qualsiasi opera.

Senti: sei il moderatore, e hai tutti i diritti di andare fuori tema :lol:
Com'è 'sto Grudge di Shimizu?
Io non l'ho mai visto.
Come si adatterebbe al nostro tema?
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Re: Freischutz: quale scegliere?

Messaggioda MatMarazzi » lun 14 mag 2007, 10:13

pbagnoli ha scritto:Com'è 'sto Grudge di Shimizu?
Io non l'ho mai visto.
Come si adatterebbe al nostro tema?


The Grudge è un film americano ricavato da un film d'orrore giapponese (dello stesso regista). Non ho mai visto l'originale che dicono essere ancor più spaventoso.
Certo che, personalmente, non vedevo da anni una cosa tanto terrorizzante e fatta con tanta bravura.

Il motivo per cui Shimizu mi sembrerebbe adatto a fare il regista d'opera è che è molto icastico: l'orrore non dipende dalla storia e nemmeno dalla suspence della narrazione (in stile Hitchckok per intenderci).
Dipende tutto dalle immagini.
Le immagini parlano da sole: sono talmente originali e spaventose da lasciare di stucco.
Il regista d'opera è principalmente, secondo me, regista di immagini, proprio perché deve sopperire all'inefficienza delle parole, martoriate dalla musica e spesso incomprensibili.

Per quanto riguarda il Freischutz, però, credo che il tuo riferimento a The Others sia più interessante.
Anche secondo me l'unico modo per rendere interessante un'opera del genere (e la sua favolina improbabile) è quella di rappresentarla come una realtà "altra": un sogno, un sovvertimento, un ribaltamamento delle prospettive, appunto.
Ci vorrebbe non solo un signor direttore (Harnoncourt) ma anche un signor regista.

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Messaggioda VGobbi » mer 16 mag 2007, 23:43

Che rabbia pazzesca quando citate edizioni discografiche che io non possiedo. Furtwangler (chissa' cos'e' la "Scena della Gola del Lupo" in mano al direttore tedesco) e Harnoncourt naturalmente non li ho. In compenso ho l'incisione in studio, temo poco conosciuta, del '50 con il maestoso e superbo Rudolf Kempe (come lo adoro questo direttore, specie nel repertorio austro/tedesco) a capo della prestigiosissima orchestra di Dresda e con un cast alterno, ma che ha come punto di forza il Kaspar di Kurt Bohme (altro grande immenso cantante che adoro. D'altronde come scordarsi del suo Fafner o del suo Osmin?). Qualcuno ce l'ha? Cosa ne pensa?

Pero' un merito ce l'avete. Mi avete fatto riscoprire un capolavoro che avevo abbandonato da parecchio tempo.
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Messaggioda bergonzi » mer 23 mag 2007, 13:24

Il Freischutz: opera meravigliosa.

L'edizione di Kempe (anch'io adoro questo direttore fantastico e valutato come merita solo in Strauss, mentre consiglio a tutti di approfondire anche le sue interpretazioni mozartiane e beethoveniane.....e non solo) è molto bella, con un'orchestra dell'Opera di Dresda sensazionale.
L'edizione di Furtwaengler, a mio modesto avviso, è invece deludente: troppo monotona e pesante nella direzione.

Quella di Kleiber è straordinaria: da segnalare un recente DVD (già uscito l'anno scorso e riapparso in questo mese in edicola, pubblicato in Speciale AMADEUS) dove effettua le prove dell'Overtoure del Freischutz e del Fledermaus con l'orchestra di Stoccarda, a cui segue il concerto vero e proprio. Che godimento! :lol:

Non conosco altre edizioni.
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Messaggioda VGobbi » gio 24 mag 2007, 21:46

bergonzi ha scritto:Quella di Kleiber è straordinaria ...

La direzione sicuramente si, anche se prediligo quella di Kempe, pero' il cast lascia molto a desiderare, in particolare il Kaspar assai leggero di Adam, interprete raffinatissimo ma che in quest'occasione soffre troppo l'improba tessitura.
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Messaggioda Alberich » gio 24 mag 2007, 23:49

Purtroppo ho solo l'edizione di Kleiber, che non mi ha mai convinto per la scelta calamitosa di affidare i dialoghi a -pessimi- attori e per il cast che mi sembra non molto ben assortito, con tutti i cantanti che vanno per conto loro (la Janowitz accanto a Adam e Schreier secondo me è una follia). Senza contare che Adam non offre una gran prova.
Che mi consigliate di prendere? :wink:
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Messaggioda VGobbi » sab 26 mag 2007, 18:56

Alberich ha scritto:Che mi consigliate di prendere? :wink:

Beh, possedendo solo due edizioni di cui una acquistata recentemente, ovverossia quella che hai tu e di cui concordo in toto il tuo parere, ti consiglierei di acquistare quella diretta da Kempe, dove oltre ad una direzione doviziosa, riscontra un Kaspar semplicemente fenomenale rendendo unica ed indimenticabile la scena della Gola del Lupo : Kurt Bohme.

D'altronde nel periodo che va dal 1944 al 1959, vi sono ben quattro incisioni che ritraggono il basso tedesco nel ruolo di Kaspar. Mi sembra un dato del tutto eloquente.

Le altre scorrendo i cast, pur non avendole mai sentite, mi/ti potrei consigliare quella diretta da Furtwangler, piu' che altro per la direzione, e quella di Bohm che vanta la presenza di un altro lussuosissimo Kaspar che risponde al nome di Karl Ridderbusch, oltre ad avere un cast omogeneo (Janowitz, Helm, King, Adam e Crass).
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Messaggioda Alberich » sab 26 mag 2007, 21:17

Terrò presenti i preziosi consigli ;)
Ridderbusch è stato un cantante incredibile, io credo che si possano sentire poche incisioni di Wagner più esaltanti del suo Hagen sussurrato e rabbioso.
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Messaggioda Tucidide » lun 26 nov 2007, 17:55

L'aver parlato dell'Aida di Harnoncourt mi ha fatto riandare con la memoria al suo strordinario Freischuetz.
Al di là del fatto che si tratta di una delle mie opere preferite, dalla prima nota dell'Ouverture fino al finale, e della quale apprezzo ogni singolo pezzo, compresi i ruspanti cori delle vergini e dei cacciatori, credo che sia un'opera molto fortunata per la sua discografia.
Secondo me il Freischuietz di Harnoncourt è un caso quasi miracoloso di un'incisione che si pone come rivoluzionaria e riesce talmente bene che quasi vien da chiedersi come ha fatto la tradizione a non scoprire prima questa "via" di interpretazione (come dire: come han fatto i vari Furtwaengler, Kleiber, Kempe ecc. a non pensarci prima?).
In sintesi: i Berliner suonano da Dio, Harnoncourt riesce a farli suonare attraverso un range dinamico strordinario, e la registrazione è magnifica per come sa captare questa escursione dinamica.
Wottrich è il Max perfetto per questo Freischuetz, poetico e liricissimo, la Orgonasova ha una voce molto bella e dolce, riesce a non perdersi coi tempi lentissimi e come ipnotici di Harnoncourt, ed è priva delle fissità della Janowitz. Persino Salminen, che di solito non amo, con la sua voce tubata ha un che di sinistro e canagliesco che lo rende indimenticabile.

Però, come dicevo, credo che le edizioni del Freischuetz siano tutte molte belle.
Io conosco Furtwaengler, Kleiber sr. e jr., Kempe, Davis e Heger (con la Nilsson e Gedda). Ho visto di recente la ristampa Orfeo d'Or di una recita di quest'opera diretta da Boehm. Chi la conosce?

Saluti
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Messaggioda Alberich » lun 26 nov 2007, 18:01

Tucidide ha scritto:Persino Salminen, che di solito non amo, con la sua voce tubata ha un che di sinistro e canagliesco che lo rende indimenticabile.
La mia impressione è che Salminen sia molto migliorato invecchiando, facendo un po' il contrario di quasi tutti i cantanti. Le registrazioni più vacchie mi lasciano perplesso, perchè è generico come interprete (per non dire di peggio) e vocalmente pericolosamente simile a Bud Spencer in Altrimenti ci arrabbiamo. Negli anni novanta e nei primi anni del 2000 invece, dal poco che ho sentito, si è sforzato molto di più ad interpretare i personaggi e a usare il suo vocione per cantare e non per urlare.
Infatti spero molto nel suo Marke scaligero...anche se ormai non è più un ragazzino.
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Messaggioda teo.emme » lun 26 nov 2007, 20:18

Non ho dubbi: se proprio devo scegliere, scelgo Harnoncourt. Un'incisione splendida soprattutto dal punto di vista orchestrale. L'unica pecca (ma proprio per trovare il pelo nell'uovo) è Samiel, la voce dell'interprete è del tutto inadatta al personaggio nero e demoniaco che dovrebbe essere. Sembra una parodia alla Sturmtruppen... :lol:
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Messaggioda Tucidide » lun 26 nov 2007, 20:44

teo.emme ha scritto: L'unica pecca (ma proprio per trovare il pelo nell'uovo) è Samiel, la voce dell'interprete è del tutto inadatta al personaggio nero e demoniaco che dovrebbe essere. Sembra una parodia alla Sturmtruppen... :lol:

Vero! Anche se purtroppo è una tara assai frequente delle incisioni dell'opera. Non so perché ma Samiel è spesso affidato a voci rauche e chiocce. :?
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Weber e Bergman

Messaggioda melomane » gio 10 gen 2008, 15:02

Non riesco a *non* vedere l'analogia tra la vicenda di Max e Agathe e la discesa nella Gola del Lupo, quella di Orfeo e Euridice e quella di Tamino e Pamina: probabilmente vale per la prova di Max e di Tamino quanto si vede nel percorso di Orfeo, un viaggio all'interno della propria anima.
Per spiegare la mia visione devo passare anch'io per il cinema: stasera ho visto "L'ora del lupo" di Ingmar Bergman.
Si tratta di un film dai tratti truci il cui contenuto è introspettivo e onirico, forse la stessa vocazione dell'opera di Weber: l'ora del lupo è quella tra la notte e l'alba, in cui il sonno è più profondo, tante persone muoiono ma tante nascono, gli incubi sono più reali e i demoni dell'inconscio si scatenano.
Concordo con la visione dell'horror per ispirazione, senza sangue, una "dimensione" gotica fatta di luci e visioni.
Nelle antiche tradizioni, particolarmente indoeuropee, il lupo era il traghettatore delle anime agli inferi.
Nella filmografia bergmaniana "L'ora del lupo" è accostato alla trasposizione cinematografica de "Il flauto magico": il regista svedese ha voluto rappresentare ne "L'ora del lupo" la scena de "Il flauto magico" in cui Tamino invoca l'aiuto degli esseri invisibili per ritrovare Pamina nel cammino attraverso le tenebre. E lo ha fatto "incastonando" un teatro di marionette nel film, con la scena di Pamino davanti al palazzo e la musica originale.
Tamino e Pamina hanno nomi simili, il nome Pamina è scandito come invocazione all'amore, "categoria" appartenente al mondo reale degli uomini, il mondo vigile.
La concezione della musica in Bergman è catartica, rasserenatrice. L'armonia si raggiunge col ricongiungersi alla propria anima (la protagonista femminile del film si chiama Alma) arrivando a neutralizzare l'aspetto terrifico dei demoni interiori.
Il protagonista Johan viene "suicidato" con l'omaggio di una pistola (anche qui pallottole...): "tre colpi, uno andato a segno" è il commento al suicidio, durante il viaggio nei labirinti del castello, scortato dai demoni al corpo apparentemente inanimato dell'antico amore della sua vita, Veronica.
"“Grazie a voi ho raggiunto il limite. Lo specchio si è spezzato. Cosa riflettono i frantumi? Sapete dirmelo?”. Il film si chiude con la riflessione della compagna degli ultimi anni, Alma, per cui due persone che condividono la vita hanno gli stessi sogni e finiscono per somigliarsi.

Sono molto sensibile alla direzione di Erich Kleiber del 1955 in questo senso, più profonda che solenne, anche a paragone con quella elegantissima di Kempe, dalla sorprendente qualità sonora (1950), ma meno intuitiva del fluire del viaggio, se la mia visione ha un senso.
Ammiro grandemente Elisabeth Grümmer come interprete di Weber prima ancora che come Agathe: ascoltando "Oberon" la rimpiango come "assente", con riferimento alla prima parte dell'opera.

Un caro saluto

Francesco
And yet fair Psyche ne'er shall die, but shall be crown'd with immortality
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