Rigoletto (Verdi)

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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Triboulet » mer 16 dic 2009, 14:56

MatMarazzi ha scritto:Però capisco che Fischer Dieskau potesse fare questa impressione: l'apertura del suono lo portava a schiarimenti che magari potevano sconvolgere gente abituata a Bastianini e Gobbi.
Per me il miglior Verdi di Dieskau resta il Macbeth di Gardelli per la EMI (non l'orripilante live da Salisburgo con Sawallisch e la Bumbry, da fuggire il più lontano possibile).

Quello, come resa complessiva, è a mio gusto il Macbeth migliore della discografia in studio! Nulla a che vedere con il blasonato prodotto di Abbado... Quanto a Dieskau-Rigoletto... affascinante, molto, come tutte le cose prodotte da un artista di quella intelligenza superiore. Ma assolutamente non convincente. Non perchè Rigoletto debba avere un timbro per forza scuro (anche se è quello che a gusto preferisco), ma è la somma di ottime intenzioni che in questo caso non fa il personaggio. Tant'è che lo stesso baritono tedesco ricorre a stratagemmi peggiori di quelli del tanto vituperato Gobbi, che almeno quando esagerava lo faceva con l'istinto e non per costruzione. Se avesse fatto un Rigoletto intimista, solo, ripiegato su sè stesso, inerme, allora avrebbe avuto il mio plauso senza riserve. Sembra talvolta aver paura di arrivare in fondo a questa strada, forse il timore di essere troppo poco "italiano" mettiamola così...

E volevo dire un'altra cosa : MacNeil aveva una "struttura" da grande baritono italiano.

E non "americana"?
Io in McNeil sento il meglio dei Tibbett, dei Warren... Trovo che gli Italiani non riescano ad essere contemporaneamente sottili e colossal come gli americani, appunto.


Sono daccordo con entrambi, ovvero MacNeil (per me uno dei più grandi della storia) era forse l'unico tra gli americani ad aver centrato esattamente lo stile, la sensibilità, il gusto italiano, non in senso degenere, ma in quel che dovrebbe essere. Questo gli dà un'aria più italiana di altri. Concordo anche che un autentico italiano, paradossalmente, non arriva alla sua italianità.
Gobbi (almeno su alcuni personaggi) ne aveva le intenzioni, ma non aveva i mezzi per realizzarle compiutamente e esteriorizzava (così Nucci, in maniera diversa). Bastianini aveva una gran voce, ma probabilmente difettava di approfondimento (come pure Cappuccilli). Taddei aveva grande sensibilità ma forse non raggiungeva l'eloquenza del primo nè le doti naturali del secondo (così Bruson).
MacNeil è il frutto di due culture che si incontrano con una sensibilità e una voce fuori dal comune. Eccezionale.

Quanto al Rigoletto di Bonynge, lo trovo assai noioso. E' indubbiamente forse il Rigoletto cantato meglio, non mi stupisce che i vociofili lo preferiscano su tutti, ma Bonynge è impersonale, la Sutherland fa la solita Gilda belcantista "da altro pianeta", Pavarotti incanta per squillo e facilità, ma in questo personaggio (uno dei suoi pochi che valga la pena di ascoltare) dirà qualcosa in più qualche anno dopo, Milnes lo trovo assai retorico, poco spontaneo, con qualche finezza (neanche tante) che però sa di posticcio.
Bocciato pure il Rigoletto di Giulini, direttore che adoro e che dirige da gran maestro un fondale affascinante e ricco di dettagli, da affresco rinascimentale. Ma sul cast non ci siamo per nulla.
Delude anche l'edizione super-critica di Sinopoli con Bruson, che nel Macbeth riesce a tirar fuori un certo fascino malato dall'orchestra e dagli interpreti, ma quì (a parte qualche bella intuizione) globalmente non tiene la tensione, complice anche un Bruson troppo "signore" per fare il buffone di corte.

Oltre alla tanto vituperata edizione di Serafin, che amo non per la Callas (francamente lì l'anello debole) ma proprio per la direzione (una delle migliori) e per il Rigoletto di Gobbi (che mi sa che piace a me e a VGobbi, ma pazienza : Chessygrin : ), c'è la quasi sconosciuta ma gloriosissima edizione di MacNeil in studio con Sanzogno. Quest'ultimo ha una direzione a tratti discutibile (tempi letargici, mancanza di mordente ecc.) ma è una buona occasione per sentire MacNeil in buona qualità audio e ai tempi d'oro (da lasciar perdere lo spettacolo del Met in dvd). La Sutherland è più fresca e "varia" del solito,come accade in molte sue prime incisioni (anche se la sua Gilda è in definitiva sempre quella), Cioni non è l'ideale, ma è onesto e se la cava con un po' di spavalderia più di tanti altri.

Volevo sapere anche come giudicate l'edizione Merrill-Moffo-Kraus-Solti, che mi pare quì nessuno abbia citato.
Merrill non è un campione di finezza, ma non è certo molto peggio di Milnes, al cui confronto pare comunque più spontaneo ed eloquente, pur risolvendo il personaggio in maniera tradizionale. Solti dirige al solito in maniera fiammeggiante, sicuramente manca della cura di un Giulini o dell'approfondimento di un Kubelik, ma i momenti in cui è richiesta ansia e concitazione sono decisamente i suoi (sentire l'entrata del duca nel II atto). Kraus io non tanto lo sopporto, al suo belcanto preferisco spesso il malcanto di Pippo, però contrariamente a Bergonzi fa davvero suo il personaggio, e si può permettere un "Parmi veder le lagrime" davvero sopraffino. Quanto alla Moffo, nel 63 comincia già ad accusare i primi problemi vocali, ma la sua lettura è splendida perchè è l'unica a dare un tocco di umana sensualità a questo personaggio troppe volte stilizzato. Per come la vedo io Gilda è una ragazza segregata come fosse in perenne punizione, è "in alto" laddove l'ha messa suo padre (come pure la fa la Sutherland per intenderci) ma è terribilmente attratta dal basso, muore dalla voglia di vivere la vita nella maniera più terrena (e carnale perchè no) possibile. Il suo "Caro Nome" per fare un esempio freme di passione repressa, consapevole o inconsapevole che sia, mi pare una interpretazione assai credibile.

PS: ho riascoltato alcuni brani dell'edizione in studio di MacNeil... ricordavo male di Sanzogno. il quale invece dirige elegantemente e in maniera non certo priva di pathos. Del resto Sanzogno (direttore ma anche compositore) non era certo un battisolfa di turno... E' probabile che io fossi rimasto traumatizzato da "Si vendetta" effettivamente staccato lentissimo! MacNeil grande poesia, fin troppo corretto direi (dal vivo con la Gencer, complice anche l'atmosfera live sudamericana, darà ancor di più in termini di coinvolgimento), la Sutherland ha addirittura qualche accenno di dinamica, anche se, come sempre, non si capisce una parola di quel che canta : Chessygrin : edizione comunque memorabile.
Ultima modifica di Triboulet il gio 17 dic 2009, 15:47, modificato 1 volta in totale.
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda VGobbi » mer 16 dic 2009, 17:08

Che piacere leggerti Triboulet. Mi domando, visto le tue esaurienti disamine, cosa serva comprare il librone di Giudici!!! : Chessygrin :
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Triboulet » gio 17 dic 2009, 0:50

VGobbi ha scritto:Che piacere leggerti Triboulet. Mi domando, visto le tue esaurienti disamine, cosa serva comprare il librone di Giudici!!! : Chessygrin :


Ah non lo so! io ad esempio non ce l'ho : Chessygrin :
Le mie disamine sono tutt'altro che esaurienti, e tutt'altro che disamine... Quelle le lasciamo fare a Giudici che sicuramente è più preparato di me. Io ascolto e leggiucchio qua e la. C'è gente che sicuramente ha più ascolti di me sulle spalle, io forse, essendo nuovo, ho solo un po' più la voglia di scrivere, sperando di non annoiare con argomenti che per voi saranno triti.
Comunque grazie mille : Thumbup :

PS: tornando brevemente in topic avevo dimenticato qualcosa... non ho purtroppo la registrazione quindi l'idea è estremamente parziale, ma tanto basta per rimpiangere uno dei più grandi e sottovalutati baritoni italiani...
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Milady » ven 18 dic 2009, 19:11

Caro Triboulet,
grazie per la tua partecipazione appassionata, lelgante e competente ,al nostro forum e grazie per questo brano nel quale il grande Bruscatini, sommo fraseggiatore,grazie ad una tavolozza tonale ricca come poche altre di colori , mi ha letteralmente inchiodata alla sedia.
Bruscatini è stato giuatamente celebrato ed amato dal pubblico e dalla crtica come interprete raffinatissimo e calibratissimo del repertorio comico.
Sarebbe stato altrettanto formidabile nel repertorioo drammatico, ma non è stato così.
Anche a fine carriera- l'ho ascoltato nel personaggio di Dulcamara : faceva di enxessità virtù , e, a fior di labbro , offriva un portrait in punta di penna, ironico ed efficacissimo; lontano mille miglia dai "cachinni" -come avrebbe detto Celletti- e dalle sguaiataggini di tanti altri baritoni à la page.
E infine. Triboulet, grazie di pensarla come me su Gilda : non una santarelllina dalla vocina sbiancata, ma una fanciulla , ingabbiata nel'amor paterno, ma desiderosa di un amore carnale ,che poi diviene una donna capace dekl sacrificio della vita per l'uomo che, nonostante tutto, ama.
Pur con la voce ormai , purtroppo , incrinata e non sensuale, l,a Callas è stata la prima , se non vado errata , ad offrirci una Gilda capace di avolversi da figlia a donna.
Con simpatia Milady
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Triboulet » sab 19 dic 2009, 2:53

Grazie Milady, ma in quanto a stile da te ho solo da imparare :wink:
Quanto a Bruscantini, sembra che per i cantanti lirici sia un po' come per gli attori, se cominci a fare il comico difficilmente sfonderai come drammatico... eppure nelle rare incursioni nel repertorio "serio" certi personaggi non solo si dimostrano all'altezza ma esprimono una personalità quasi più sottile e profonda di loro certi colleghi specializzati in tale repertorio.
Conosco di sfuggita il Bruscantini drammatico, eppure mi piacerebbe immensamente metter mano su questo Rigoletto o su qualcos'altro del suo Verdi. Di Verdi, seppur sporadicamente, interpretò i personaggi dalla "grande umanità" come la chiamo io, ovvero Posa, Rigoletto, Simone, Germont... mi chiedo se fu un caso o fu scelta artistica.
Muoio dalla curiosità, a questo punto, di sapere come fosse il suo Scarpia!

Quanto alla Callas-Gilda... La Callas fu la prima, almeno nell'epoca del disco, a riabilitare tanti ruoli finiti indebitamente in mano ai soprani leggeri (alcuni dei quali pure pregevoli, c'è da dire). E spesso si appropriò di certi ruoli altrettanto indebitamente, ma questo importa poco, giacchè servì a iniettare un po' di sangue e di umanità in personaggi che avevano nel tempo perso tridimensionalità interpretativa. A prescindere dal fatto che il 55 fu anno grandioso per la Callas ma già assai alterno sul piano vocale, a prescindere che, tra i ruoli verdiani, Gilda era quello per lei vocalmente più scomodo, il fatto è che la Callas non riesce a scrollarsi del tutto di dosso l'idea di una Gilda "immacolata" e, coerentemente, le affibbia quel timbro schiarito che riservava, ad esempio, ad Amina. E' pur vero come dici che viene posto l'accento sul sacrificio, ma il tono disperato è mitigato dall'assunto di partenza, ovvero la verginità fisica ma soprattutto spirituale di Gilda. L'errore secondo me sta nel vedere Gilda come una Maddalena allo specchio. Per me non si contrappongono, vivono la stessa realtà, ciò che cambia dall'una all'altra è il grado di libertà e, conseguentemente, l'esperienza e l'atteggiamento nei confronti degli uomini. Una è il risultato dell'iperprotettività della famiglia, l'altra quello dell'iperpermissività.

La Moffo, fraseggiatrice meno accurata, vocalista meno ferrata, aveva dalla sua una sensualità intrinseca e ammiccante che, ad esempio, le rese grande successo in Traviata, o che la spinse nel fallimentare esperimento di Carmen. In questa Gilda non c'è più verginità, ma desiderio amoroso reale, attrazione fisica diremmo oggi... Il suo Caro nome, mi ripeto, è tutto fatto di portamenti, sospiri, e trilli che paiono brividi di piacere. Tutti quei vocalizzi di Gilda io li ho sempre interpretati come una sorta di fantasia sessuale (e il libretto con cuori che palpitano, delizie dell'amore e ultimi sospiri si presta certo a doppi sensi)... Del resto anche in Sempre Libera Verdi utilizza le agilità in maniera decisamente funzionale al messaggio che vuol dare... Mi rendo conto che magari può essere una lettura ardita, e magari neanche la Moffo ci aveva pensato : Chessygrin : però mi piace quest'idea, la ritengo estremamente verosimile, e non solo, rende più coerente anche il sacrificio finale, fatto così con incoscenza da una ragazza che, semplicemente, ha perso completamente la testa per un bell'uomo, un po' alla maniera di molti teen-ager. Anzi, aggiungo per il PRIMO bell'uomo che le si pone davanti. Quando si è alle prime esperienze si sa che "ogni donna ti fa palpitar" come diceva Da Ponte, tendi a drammatizzare le attrazioni vivendole come sentimenti assoluti. E' quello che accade ai ragazzini appunto, o a coloro che pur in età più avanzata non hanno mai avuto l'opportunità di intrattenere relazioni di quel tipo. E' Rigoletto, con la sua iperprotettività, dovuta a frustrazioni personali, senso di solitudine e di insoddisfazione ecc. ad ammazzare Gilda, nella quale il desiderio represso di emancipazione insieme ad una buona dose di fascino per la trasgressione (pure questo tipico dei giovani e della natura umana in generale) sono portati fino all'estremo di un gesto così sconsiderato. Ma ora sono andato decisamente troppo oltre : Nar :
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Milady » sab 19 dic 2009, 9:31

[quote="Triboulet"]Grazie Milady, ma in quanto a stile da te ho solo da imparare

GRazie Triboulet delle tue cortesi parole, che apprezzo molto, perché sei veramente in gamba.

Quanto a Bruscantini, sembra che per i cantanti lirici sia un po' come per gli attori, se cominci a fare il comico difficilmente sfonderai come drammatico... eppure nelle rare incursioni nel repertorio "serio" certi personaggi non solo si dimostrano all'altezza ma esprimono una personalità quasi più sottile e profonda di loro certi colleghi specializzati in tale repertorio.
Conosco di sfuggita il Bruscantini drammatico, eppure mi piacerebbe immensamente metter mano su questo Rigoletto o su qualcos'altro del suo Verdi. Di Verdi, seppur sporadicamente, interpretò i personaggi dalla "grande umanità" come la chiamo io, ovvero Posa, Rigoletto, Simone, Germont... mi chiedo se fu un caso o fu scelta artistica.
Muoio dalla curiosità, a questo punto, di sapere come fosse il suo Scarpia!

Purtroppo in Scarpia non l'ho ascoltato...


Quanto alla Callas-Gilda... La Callas fu la prima, almeno nell'epoca del disco, a riabilitare tanti ruoli finiti indebitamente in mano ai soprani leggeri (alcuni dei quali pure pregevoli, c'è da dire). E spesso si appropriò di certi ruoli altrettanto indebitamente, ma questo importa poco, giacchè servì a iniettare un po' di sangue e di umanità in personaggi che avevano nel tempo perso tridimensionalità interpretativa. A prescindere dal fatto che il 55 fu anno grandioso per la Callas ma già assai alterno sul piano vocale, a prescindere che, tra i ruoli verdiani, Gilda era quello per lei vocalmente più scomodo, il fatto è che la Callas non riesce a scrollarsi del tutto di dosso l'idea di una Gilda "immacolata" e, coerentemente, le affibbia quel timbro schiarito che riservava, ad esempio, ad Amina. E' pur vero come dici che viene posto l'accento sul sacrificio, ma il tono disperato è mitigato dall'assunto di partenza, ovvero la verginità fisica ma soprattutto spirituale di Gilda. L'errore secondo me sta nel vedere Gilda come una Maddalena allo specchio. Per me non si contrappongono, vivono la stessa realtà, ciò che cambia dall'una all'altra è il grado di libertà e, conseguentemente, l'esperienza e l'atteggiamento nei confronti degli uomini. Una è il risultato dell'iperprotettività della famiglia, l'altra quello dell'iperpermissività.

Hai ragione , ma negli anni '50 fu una vera rivoluzione.Naturalmente i vociomani spararono col bazooka sugli acuti stridenti ed il vibrato. Li ho percepiti anch'io. Ma quando c'è una nuova interpretazione e di questo calibro , che sovverte una tradizione melensa e zuccherosa , stare a contare le forcelle o le duine , è da impegati del catasto vocale...

La Moffo, fraseggiatrice meno accurata, vocalista meno ferrata, aveva dalla sua una sensualità intrinseca e ammiccante che, ad esempio, le rese grande successo in Traviata, o che la spinse nel fallimentare esperimento di Carmen. In questa Gilda non c'è più verginità, ma desiderio amoroso reale, attrazione fisica diremmo oggi... Il suo Caro nome, mi ripeto, è tutto fatto di portamenti, sospiri, e trilli che paiono brividi di piacere. Tutti quei vocalizzi di Gilda io li ho sempre interpretati come una sorta di fantasia sessuale (e il libretto con cuori che palpitano, delizie dell'amore e ultimi sospiri si presta certo a doppi sensi)... Del resto anche in Sempre Libera Verdi utilizza le agilità in maniera decisamente funzionale al messaggio che vuol dare... Mi rendo conto che magari può essere una lettura ardita, e magari neanche la Moffo ci aveva pensato : Chessygrin : però mi piace quest'idea, la ritengo estremamente verosimile, e non solo, rende più coerente anche il sacrificio finale, fatto così con incoscenza da una ragazza che, semplicemente, ha perso completamente la testa per un bell'uomo, un po' alla maniera di molti teen-ager. Anzi, aggiungo per il PRIMO bell'uomo che le si pone davanti. Quando si è alle prime esperienze si sa che "ogni donna ti fa palpitar" come diceva Da Ponte, tendi a drammatizzare le attrazioni vivendole come sentimenti assoluti. E' quello che accade ai ragazzini appunto, o a coloro che pur in età più avanzata non hanno mai avuto l'opportunità di intrattenere relazioni di quel tipo. E' Rigoletto, con la sua iperprotettività, dovuta a frustrazioni personali, senso di solitudine e di insoddisfazione ecc. ad ammazzare Gilda, nella quale il desiderio represso di emancipazione insieme ad una buona dose di fascino per la trasgressione (pure questo tipico dei giovani e della natura umana in generale) sono portati fino all'estremo di un gesto così sconsiderato. Ma ora sono andato decisamente troppo oltre :

Concordo pienamente, anzi, sei andato , e con implacabile corenza , più avanti di me.Hai dato un'analisi psicologica di Gilda veramente convincente.
Solo che - e lo dico per prima a me stessa- questa idea , in mano ad un regista dalla mano pesante, sarebbe semplicemente disastrosa: volgarità a tonnellate.
Speriamo in bene.
Come vedete, amici , non so usare bene il computer,
Se un 'anima pia mi spega come di fa a "quotare " correttamente, lo considererò il più bel regalo di Natale.
Grazie e a presto
Milady
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Luca » sab 19 dic 2009, 9:50

Sempre molto oculati e preziosi i commenti che si leggono qui (e le aggiunte dell'amica Milady). Aggiungo qualcosa anche io perché la Callas è un pò come la S. Scrittura in teologia: più la si legge e più appaiono nuovi tesori nascosti (non è un'opinione mia, ma di S. Girolamo). La Callas fu molto criticata quando apparve in ruoli che esulavano dal suo fraseggiare ferrigno ed eroicamente altisonante (magari meglio ancora se aveva dei virtuosismi: Medea, Norma, Armida), però se si ascoltano alcune sue incisioni si resta meravigliati di come utilizzando e piegando il suo timbro, la cantante spazza via molti luoghi comuni. E' stata ben illustrata Gilda unendola con Amina, ma io ci metterei anche - pur diverse dalle eroine citate - Mimì e Butterfly. Siamo in Puccini (naturalismo), eppure mai la fioraia è stata tanto tisica e disincantata (non la creatura angelicata e basta da compatire), quanto la geisha tanto eroicamente esistenziale (credo che i silenzi del III atto uniti alle battute di conversazione siano sensazionali. L'unica che ci si è avvicinata un pò è la Scotto).
Quanto al "Follie Follie... Sempre libera" de La Traviata è stata definita da Celletti, ma mutuata da altri, la cartella clinica del personaggio per gli sbalzi umorali dei malati di tisi e davvero nell'esecuzione della Callas (e a pari merito quella della Olivero, più elettrica ma non altrettanto piena nella consistenza e spessore del suono) abbiamo questa volubilità.

Su Bruscantini Scarpia: sto aspettando il 'live' di Lisbona con Corelli diretto da De Fabritiis (Tosca è R. Bakocevic) risalente al '73: ve ne parlerò a dovere.


Saluti di fine settimana.
Luca.
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Raffaele » sab 19 dic 2009, 14:49

Triboulet ha scritto:
...In questa Gilda non c'è più verginità, ma desiderio amoroso reale, attrazione fisica diremmo oggi... Il suo Caro nome, mi ripeto, è tutto fatto di portamenti, sospiri, e trilli che paiono brividi di piacere. Tutti quei vocalizzi di Gilda io li ho sempre interpretati come una sorta di fantasia sessuale (e il libretto con cuori che palpitano, delizie dell'amore e ultimi sospiri si presta certo a doppi sensi)... Del resto anche in Sempre Libera Verdi utilizza le agilità in maniera decisamente funzionale al messaggio che vuol dare... : Nar :


Scusatemi, ma mi sembra davvero un pò ardito ed eccessivo affidare il tutto a pruriti e fantasie puramente sessuali( con ciò nulla togliendo a quanto di bello può esserci in una sana ed equilibrata "attività sessuale")...Però forse qui stiamo un pò esagerando...
E' verissimo che "Caro nome" è strapieno di cuori che palpitano, delizie dell'amore e ultimi sospiri(parole e frasi che ben si prestano alle più svariate interpretazioni)...Ma...E la bellezza, la compostezza e l'eleganza formale della musica dove le mettiamo?...Verdi avrà pur voluto dirci qualcosa con quella melodia apparentemente semplice ma altrettanto semplicemente meravigliosa...
Io credo che anche in questa opera (come in tante altre , vedi per esempio M.Butterfly) più che su un unico aspetto dobbiamo riconoscere e soffermarci sulla complessità del pensiero umano(e quindi sulle azioni che ne derivano),sulle evoluzioni,sfumature,conflittualità...Va benissimo che la immensa Callas abbia fatto da apripista(come al solito) nel modernizzare la lettura di questo personaggio eliminando tutte le incrostazioni appioppate dalle predenti interpretazioni però forse non dovremmo dimenticare che Gilda è pur sempre una candida fanciulla rinchiusa in casa da un padre iperprotettivo per l'appunto(e forse ,pur senza giustificarlo, qualche motivo ce l'aveva visto quello che succedeva a quei tempi)...E dunque mi può star bene una Gilda pensata come una ragazza dei nostri tempi con smanie,curiosità e pulsioni tipiche di quell'età ma, per carità , non rischiamo di paragonarla ad una teen-ager alla Moccia...
Io Gilda me la immagino comunque candida,virginea...Il padre è appena andato via e lei può subito apprestarsi a fantasticare sul suo "principe azzurro",sulla meraviglia di quell'amore che sta sbocciando...siamo ai primi turbamenti d'amore che dovranno inevitabilmente portare alle "delizie dell'amore"(quelle carnali per intenderci) ma non senza prima essere passati attraverso tutta una serie di graduali passaggi( i "palpiti del cuore",l'innamoramento,gli incontri rubati...)...dunque qualcosa di ben più elaborato e complesso che avrà bisogno di tempo per realizzarsi pienamente e che proprio per questo rende l'oggetto dei desideri più "saporito"...Dunque Gilda me la immagino pronta a scoprire e affrontare tutto questo per gradi partendo comunque da una condizione di base ingenua e innocente...le prime semplici ed efficacissime note del "Caro nome" me la fanno immaginare come una bambina che felicemente e lievemente ondeggia con delicatezza con le mani poste dietro quasi mimando un ballo (proprio come fanno i bambini)e assaporando il suo prezioso giocattolo(il sogno d'amore che si sta costruendo)...tutto questo dentro le mura in cui suo padre l'ha segregata e quindi spinta anche dalla necessità di inventarsi un suo spazio aperto di libertà,un "giardino segreto" interno e tutto suo ,in cui poter sopravvivere...
E questo forse porta allora ad una specie di delirio e di pensiero malato(un pò come in Cio Cio San, pur essendo i due personaggi diversissimi) che conduce inevitabilmente alla negazione di sè, alla decisione tutta romantica di morire per salvare il suo "amato", all'autodistruzione...(siamo proprio lontani secondo me dal nobilissimo e soprattutto concretissimo e "funzionale""sacrificio" che la giovanissima "cortigiana" Violetta compie per amore del suo Alfredo)...
Tornando a Gilda, ci vorrebbe tempo per realizzare tutto il suo sogno per gradi e arrivare cosi' alla carnalità di cui si è parlato...Ma qui tempo proprio non ce n'è ...subito dopo"Caro nome" viene rapita di brutto,con violenza, strappata dalla sua soffocante ma anche protettiva "gabbia", e portata,guarda un pò, proprio dal suo "amore"...va bene, non è stato il Duca a dare disposizioni, l'iniziativa non è stata sua...ma sappiamo tutti che personaggio sia questo Duca di Mantova...fra poco si darà da fare con la sorella di Sparafucile...E Gilda?...Che avrà pensato durante il tragitto forzato, prima di giungere a corte?...Sicuramente avrà avuto paura...poi si ritrova davanti proprio l'oggetto del suo desiderio...e scopre che le ha raccontato delle frottole,che non è uno studente povero...Che pensa Gilda in quel momento?...la realta comincia a non corrispondere più tanto al sogno...E che succede in quella stanza chiusa intanto, mentre Rigoletto urla e piange disperato?...Non ci è dato saperlo(voglio dire dal punto di vista visivo,scenico...una specie di censura) ma quando Gilda esce è comunque disonorata...Qualunque cosa sia accaduta in quella stanza non credo abbia avuto proprio il sapore di quello che la fanciulla si era prefigurata nel suo sogno d'amore...E Gilda si appiccica ancora di più a quel sogno,alimenta il delirio per sopravvivere alla delusione...e si autodistrugge per salvare l'illusione della stessa ragione del suo esistere...
Saluti a tutti Raffaele
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Triboulet » dom 20 dic 2009, 3:10

Raffaele ha scritto:E dunque mi può star bene una Gilda pensata come una ragazza dei nostri tempi con smanie,curiosità e pulsioni tipiche di quell'età ma, per carità , non rischiamo di paragonarla ad una teen-ager alla Moccia...

Non credo di averlo fatto, anche perchè non conosco Moccia se non per sentito dire, ma credo che, se è un regista specializzato in film per teen-ager, conosca bene il mondo dei teen-ager di oggi... Credo comunque che sia la parola teen-ager a creare turbamento :roll: ma del resto chi è nato 167 anni fa non è forse il teen-ager di 150 anni fa? E dunque Gilda è una teen-ager alla Verdi...
Certo, non mi dispiacerebbe pensare a Verdi come al Moccia del secolo scorso, non so se mi avete inteso... : Love : : Chessygrin :
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Raffaele » dom 20 dic 2009, 15:16

Triboulet ha scritto:Non credo di averlo fatto, anche perchè non conosco Moccia se non per sentito dire, ma credo che, se è un regista specializzato in film per teen-ager, conosca bene il mondo dei teen-ager di oggi...:


Scusami davvero se ti ho fatto pensare una cosa del genere, non era quella la mia intenzione...solo penso che una discussione impostata in questa maniera (teen -ager, ecc.) potrebbe facilmente scivolare verso interpretazioni di questo tipo generando, a parer mio, confusione ed equivoci su questo personaggio(Gilda)...
Anche io non conosco Moccia però qualche trailer e qualche partecipazione televisiva mi hanno indotto a pensare che,si, effettivamente il mondo dei teen-ager lo conosca abbastanza bene,tanto da sapere cosa serve per attirarli al botteghino e in sala di proiezione...mi sbaglierò ma forse ci sono stati , ci sono e ci saranno registi ben più esperti e sensibili nel trattare tali argomenti...E poi comunque ammesso che fosse un grande esperto di teen-ager resta il fatto che comunque conta il mezzo attraverso il quale tutto ciò si vuole raccontare e, francamente, proprio non mi sento di dire che il cinema o i libri di Moccia passeranno alla storia...
Scherzi a parte, scusatemi se siamo andati troppo fuori tema...Salutoni
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Tucidide » dom 20 dic 2009, 15:45

Triboulet ha scritto:non conosco Moccia se non per sentito dire, ma credo che, se è un regista specializzato in film per teen-ager, conosca bene il mondo dei teen-ager di oggi... Credo comunque che sia la parola teen-ager a creare turbamento :roll: ma del resto chi è nato 167 anni fa non è forse il teen-ager di 150 anni fa? E dunque Gilda è una teen-ager alla Verdi...
Certo, non mi dispiacerebbe pensare a Verdi come al Moccia del secolo scorso, non so se mi avete inteso... : Love : : Chessygrin :

Raffaele ha scritto:Anche io non conosco Moccia però qualche trailer e qualche partecipazione televisiva mi hanno indotto a pensare che,si, effettivamente il mondo dei teen-ager lo conosca abbastanza bene,tanto da sapere cosa serve per attirarli al botteghino e in sala di proiezione...mi sbaglierò ma forse ci sono stati , ci sono e ci saranno registi ben più esperti e sensibili nel trattare tali argomenti...E poi comunque ammesso che fosse un grande esperto di teen-ager resta il fatto che comunque conta il mezzo attraverso il quale tutto ciò si vuole raccontare e, francamente, proprio non mi sento di dire che il cinema o i libri di Moccia passeranno alla storia...

Se Moccia passerà alla storia lo deciderà il Tempo. Noi non possiamo farci più di tanto, se non sostenerlo o affossarlo nel nostro piccolo. :wink:
E d'altronde, andando un po' fuori tema, sono convinto che il vero problema di Moccia, quello che non va giù ai suoi detrattori, sia l'atteggiamento divertito e scanzonato nel trattare le giovani generazioni.
Molti lamentano la crisi dei valori e ripetono ad ogni piè sospinto che non ci sono più i giovani di una volta, ancorati ai sani principi, che adesso gli adolescenti sono maleducati e senza valori, e ti arriva questo scrittore-sceneggiatore che con i suoi romanzi quasi "idealizza" le nuove generazioni, non le giudica, non le condanna, ma anzi le racconta con tono sereno e col sorriso sulle labbra.
"SCANDALO INCONCEPIBILE", tuona il filosofo di foscoliana memoria. :D

Per tornare a Rigoletto, parliamo anche un po' del Duca. Fra le letture "raffinate" che vanno dai tenorini alla Tino Folgar fino al paradigmatico ritratto offerto da Alfredo Kraus, e quelle "sanguigne" alla Pavarotti, e in tempi recenti Alvarez, quali preferite?
Altrimenti, prediligete altre "vie" interpretative?
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Milady » dom 20 dic 2009, 20:32

Carissimo Tuc,
Kraus, Kraus , e ancora Kraus , per l'assoluta perfezione tecnica e la signorilità conferita allo sciagurato personaggio.
Certo il ducale donnaiolo può essere legittimamente interpretato anche in modo più sanguigno, alla Pavarotti, ma, dato che in questa sede si esprimono parere personali, voto Kraus.
Per il grande Alfredo ,protagoniasta del Werther, in tempi ormai lontani, sono stata in coda dalle 4 di mattina , al freddo e ormai ridotta ad un ghiacciolo, quando , dopo molte ore di paziente attesa nella lunghissima fila ,riuscii alla fine ad arraffare il biglietto per un ottimo posto nel loggione.
Non me ne pento per nulla.
Con simpatia
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Triboulet » dom 20 dic 2009, 22:57

Tucidide ha scritto:parliamo anche un po' del Duca. Fra le letture "raffinate" che vanno dai tenorini alla Tino Folgar fino al paradigmatico ritratto offerto da Alfredo Kraus, e quelle "sanguigne" alla Pavarotti, e in tempi recenti Alvarez, quali preferite?
Altrimenti, prediligete altre "vie" interpretative?


Non che mi sovvengano tante vie interpretative in verità : Chessygrin :
Kraus non lo amo tanto, ma è davvero una questione di gusti. Riconosco che tratteggia un Duca splendido!
A me Pavarotti, quì (e in pochissime altre occasioni), piace molto. E' certo meno raffinato, però questa versione quasi trimalcioniana del Duca mi affascina, non credo che il Duca di Mantova fosse molto "Signore"... La sua prestazione nel film di Ponnelle (ok, dalla regia complessivamente discutibile) la trovo assai pertinente. Non dimentichiamoci Pippo Di Stefano, specie nel periodo di transizione dei primissimi anni 50, quando alla voce ancora piuttosto salda aggiungeva quella esuberante spavalderia che col carattere del Duca (almeno come lo immagino io) ci stava a pennello.
Strano ruolo comunque, in molti grandi hanno fallito - Del Monaco, Bergonzi, Domingo, e persino Tucker (che considero grandissimo, specie in Verdi) non dà una prova a mio avviso pienamente convincente.
Alvarez? onestamente a me non piace, ma a prescindere non mi pare che dica qualcosa di nuovo.
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda Nicola Biondo » dom 10 gen 2010, 19:54

Non posseggo la vostra preparazione ma in molte cose sono d'accordo con le vostre disamine.
Dell'edizione philips di Sinopoli nessuno ne ha parlato (mi sembra); che secondo me dal punto di vista della direzione è ineccepibile ed esemplare, alcune tratti sono da pelle d'oca, Bruson è un Rigoletto molto lirico mai volgare e molto più padre che buffone, il Duca purtroppo non è Pavarotti e neanche Kraus ma Shicoff che in quel periodo padroneggiava molto bene la parte.
Gilda della Gruberova negli anni 80 non era da disprezzare. Un Sinopoli che vede l'opera come un dramma in una notte di tempesta.
Delle altre direzioni avete detto tutto. Il duca ideale secondo me è un misto fra l'eleganza di Kraus e la solarità di Pavarotti (quello degli anni 70).
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Re: Rigoletto (Verdi)

Messaggioda MatMarazzi » dom 17 gen 2010, 16:21

Carissimi,
tornerei un attimo sulla questione degli "ormoni" di Gilda.

Raffaele ha scritto:E che succede in quella stanza chiusa intanto, mentre Rigoletto urla e piange disperato?...Non ci è dato saperlo(voglio dire dal punto di vista visivo,scenico...una specie di censura) ma quando Gilda esce è comunque disonorata...Qualunque cosa sia accaduta in quella stanza non credo abbia avuto proprio il sapore di quello che la fanciulla si era prefigurata nel suo sogno d'amore...E Gilda si appiccica ancora di più a quel sogno,alimenta il delirio per sopravvivere alla delusione...e si autodistrugge per salvare l'illusione della stessa ragione del suo esistere...


In quella stanza, Raffaele, sono potute succedere solo due cose.
O Gilda "ha subito" violenza da parte del Duca, opponendoglisi con tutte le sue forze (come avrebbe fatto la ragazza candida e virginea che tu descrivi), oppure gli si è buttava fra le braccia, condividendo (e di sua volontà) un'estasi che il suo corpo, la sua età richiedeva.
Penso che, nonostante le "censure" librettistiche di cui parli, il pubblico abbia i mezzi per capire che, fra le due, è vera la seconda ipotesi.
All'atto successivo Rigoletto le chiede "E l'ami?" e Gilda risponde "Sempre". E quando il padre insiste "E se tu certa fossi ch'ei ti tradisse?" e lei risponde "non so... ma pure mi adora".
Sono queste le risposte che darebbe una ragazza "candida e virginea" parlando del suo stupratore?
Non penso che una ragazza "candida e virginea" direbbe "l'amo" e "mi adora" di un uomo che ha infranto i suoi sogni, e l'ha violentata, usata, disonorata.
Lo direbbe invece dell'uomo a cui si è volontariamente data, col corpo, la mente e ...gli ormoni.
Così almeno pare a me.

Salutoni,
Mat
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