Tristan und Isolde (R. Wagner)

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Tristan und Isolde (R. Wagner)

Messaggioda MatMarazzi » mer 07 nov 2007, 0:48

IL PRIMO TEMA DEL TRISTANO

Abbiamo appena iniziato, nel mio club, il corso sul tema conduttore del Tristano.
E poiché ho subito deciso di violare la letteratura critica in merito, ho deciso di "rinominare" il primissimo tema dell'opera.

Avete presente quelle terribili quattro note che aprono il preludio?
Subito prima che si innesti il tema del desiderio?

Ho letto i nomi più strani per quel tema.
Tema della "rivelazione", tema del "dolore di Tristano" e mille altre fantasiose amenità che non vogliono dire nulla.

Io però non sono d'accordo.
Soprattutto se si considera che sotto il Tristano c'è Schopenauer...

Non vi dico come l'ho chiamato io, però mi piacerebbe vedere cosa ne pensate voi.

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Messaggioda PQYD » mer 07 nov 2007, 1:02

"Tema dell'incipit"? 8)
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Messaggioda Luca » mer 07 nov 2007, 1:11

Considerando chi era Schopenhauer e la sua filosofia (con opportuni legami a Wagner) direi tema dell'ineluttabilità.

Saluti, Luca.
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Messaggioda MatMarazzi » mer 07 nov 2007, 1:31

Certo, se lo chiamassimo "tema dell'incipit" - come propone PQYD - tanti problemi sarebbero risolti.
In fondo i nomi vengono dati ai temi solo per aiutare a distinguerli.
Entro certi limiti non sarebbe nemmeno corretto dare loro dei nomi.
Però occorre aiutare i "corsisti" a capire di cosa si tratta.

Luca ha scritto:Considerando chi era Schopenhauer e la sua filosofia (con opportuni legami a Wagner) direi tema dell'ineluttabilità.


Be' si... l'ambito è quello. E' vero.
Però... occorrerebbe spiegarsi meglio.
;)

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Messaggioda Luca » mer 07 nov 2007, 9:30

Provo ancora a spiegarmi prendendo i motivi della filosofia schopenhaueriana: la forza cieca della volontà che travolge tutto ed ingabbia l'uomo impedendogli anche una possibile via di uscita (es. l'arte che, a mio avviso, nel Tristano è piegata al servizio di questa idea centrale).

Saluti, Luca.
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Messaggioda MatMarazzi » gio 08 nov 2007, 17:06

Luca ha scritto: la forza cieca della volontà


Ecco. Infatti è proprio come la penso io.
Nel corso abbiamo deciso di chiamarlo "tema della volontà" o "tema della cosa in sè".
Questo spiegherebbe benissimo (alla luce di Schopenauer) l'incastro nel preludio dei tre temi: la volontà, il desiderio, lo sguardo.

Be', come sempre la pensiamo in modo simile, Luca! :)
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Messaggioda Luca » ven 09 nov 2007, 23:33

"tema della volontà" o "tema della cosa in sè".
====================================
Caro Matteo,

in Schopenhauer - lo spiegavo proprio oggi a scuola - la Volontà si pone come Assoluto e, in tal caso, anche parlare di "cosa in sé" è equivalente. Del resto Schopenhauer - come anche Leopardi - vivono schiacciati dal questo tipo di Assoluto...
Ricordi - e qui ti metto un pò alla prova - quale opera italiana può essere accostata non alla trama del Tristano, ma all'atmosfera che vi si respira. Piccolo aiuto: si tratta di un'opera italiana un tempo molto popolare in Germania...

Saluti, Luca.
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Erotismo e sensualità in Tristano. C'è o sembra?

Messaggioda Maugham » mer 06 feb 2008, 18:14

Buongiorno a tutti. Sono nuovo, chiedo ospitalità, dopo un lungo periodo di lettura per ambientarmi con voi vi sottopongo il quesito in oggetto.

Mi è sorto questo dubbio tornando da Milano il 23 dicembre scorso dopo il Tristano. Mi frullava in testa da un pezzo. Dov’è tutta questa decantata sensualità e erotismo in Tristano? O meglio, se c’è, dove lo può trovare uno spettatore del 2007?
Inoltre, siamo davvero sicuri che l’erotismo e la passione travolgente dei sensi siano il punto centrale della musica e della drammaturgia (per me sempre pari sono da Handel a Britten) dell’opera in questione?
Lasciamo per un attimo da parte quanto una certa critica e una certa musicologia hanno scritto anche a ragione per decenni (passione, stordimento dei sensi, trasgressione, erotismo a fior di pelle…) e guardiamo da vicino l’opera. Ovviamente nello spazio consentito dal forum e dagli scarsi mezzi critici di cui posso disporre visto che musicologo non sono.
Al di là delle suggestioni erotiche che a un pubblico ottocentesco poteva suggerire il cromatismo esasperato (a noi fa ovviamente molto meno effetto) o l’imitazione copulatoria di alcuni temi in realtà io di erotico e passionale in Tristano trovo davvero poco. E ne ho visti e ne ho ascoltati.

Se guardiamo al libretto ci si accorge che Tristano dice in punto di morte “Ach, Isolde, Isolde!
Wie schön bist du!”. Solo in punto di morte fa un riferimento diciamo “umano” alle grazie terrene della sua compagna. Guarda un po’, solo prima di morire e dopo un duetto d’amore di quelle proporzioni se ne esce con la frase che invece ti aspetteresti subito da un amante appassionato. E ci arriva dopo un incredibile percorso psicanalitico, questo sì, che da solo basterebbe a collocare Wagner nel mondo dei grandi.
Tristano è a Kareol in uno stato di profonda depressione. Non si tratta di semplice tristezza momentanea o dello scoramento che tutti abbiamo provato quando la morosa ci ha mollato. No, Tristano non vuole più vivere. E’ ormai passato in un mondo mentale da cui non riesce più a tornare indietro. Da questa disposizione d’animo, da laggiù, non riesce più rivestire la vita e le cose che lo circondano di significato. Per usare le parole di Bowles in“Sheltering sky” riferite a Port: “era andato in un mondo in cui era talmente solo che non riusciva più a ricordarsi di cosa volesse dire non essere solo”.

Tristano si trova in questo stato d’animo non perché ha perso la faccia di fronte a Re Marke con le sue tiritere, ma a causa di un nodo profondo dentro di sé che lui non potrebbe sciogliere neanche con tutte le Isolde del mondo al suo fianco; perché si tratta di un problema esclusivamente suo che parte da molto prima della comparsa di Isolde nella sua vita. E quindi fa una scelta. Decide di scavare dentro se stesso tramite un percorso introspettivo doloroso e ripercorre tutte le tappe della sua vita per arrivare a capire dove si annidi il mostro che alimenta il suo male oscuro.

Semplificando si tratta del classico percorso di analisi che Freud doveva ancora elaborare ma che Wagner a quanto pare già presentiva. E Tristano, al termine dei suoi monologhi individua questo problema nell’abbandono. Solo Kurwenald non lo abbandona, ma Kurnewald non è un essere umano, è un cagnolone fedele che non può risolvere i problemi del nostro eroe. Tristano è stato sempre abbandonato da tutti. E di conseguenza anche lui abbandona, come ha fatto con Isolde consegnandola in maniera autolesionistica a Marke. Ed è proprio questo senso di perdita continua e devastante che gli ha creato una sorta di nucleo freddo nell’anima che lo blocca e non gli permette un abbandono totale dei sensi all’amore. Tutto viene filtrato prima dalla testa. O dal filtro d’amore che, come scusante per un anti-emotivo come lui, non è mal trovata. Lui stesso ha distillato il filtro, no? Solo quando Tristano riesce a individuare il nodo e lo scioglie, ecco che salta fuori l’essere umano. “Isotta, come sei bella.” Tutto qui. Semplice, semplice. E muore, l’avete notato?, senza le dimensioni epiche di altri eroi ed eroine wagneriane. Un accordo secco degli archi e dell’arpa. Un semplice “plin”. (Ascoltatevi Bernstein) Ed è tutto finito. Tristano esce di scena.

Secondo me siamo lontani anni luce dalle atmosfere razional-emotive del duettone, dagli sfinimenti postorgasmici dell’inno simil-Novalis, dai paradossi di due amanti che parlano di sè in terza persona, dal linguaggio infarcito di sciarade, di zeppe, di giochi sintattico-linguistici più consoni a due enigmisti che a due esseri travolti dalla passione. Su una musica straordinaria questo polpettone linguistico può essere un peso; ma non sono arcaismi, come capita di sentire e leggere, ma secondo me vere e proprie scelte drammaturgiche, consapevoli, messe in atto da Wagner per arrivare a quell’accordo finale che chiude il discorso in tutta semplicità.

Abbandono e perdita, dicevo, guardacaso proprio i territori teatrali e musicali dove Wagner si esprime con maggior sincerità emotiva e geniale incisività. Wotan, non sto a dirvi dove perché lo sapete benissimo, Sachs, Siegmund…

E qui allargo il discorso. E’ mai riuscito Wagner nelle sue opere ad esprimere genuinamente ovvero senza pesanti mediazioni culturali la passione fisica e emotiva tra uomo e donna? A me viene in mente solo il finale primo di Walkiria. Ma lì non si tratta di una coppia normale, ma di fratello e sorella. Un incesto, addirittura, con sopra un rapimento. Parsifal e Kundry? Anche li siamo dalle parte dell’analisi e non della passione. Schlingensief a Bayreuth sfiorava il problema (e purtroppo non ci stava sopra) trasformando per un attimo il giardino di Klingsor in uno studio medico dove Kundry con taccuino ascoltava Parsifal steso sul lettino. “Parlami della tua mamma, caro, e dimmi cosa ricordi di lei”. Olandese e Senta? Lì siamo dalle parti di un uomo-icona. Elsa-Lohengrin? Lì addirittura non si arriva neppure a consumare. Venere e Tannhauser? Non lasciatevi trarre in inganno dalla confezione parigina. Wagner era un maestro nel depistaggio e il baccanale per me è quanto di più eroticamente falso abbia mai scritto un compositore sessualmente inerte come Wagner. Siegfried e Brunhilde nel Sigfrido? A mio parere non è neanche un duetto d’amore. Morabito a Stoccarda li metteva in una stanza che ricorda da vicino quella spettrale del finale di 2001 odissea nello spazio e la legge in chiave di iniziazione sessuale.

E allora, secondo voi, tutta questa passione e turbamento dei sensi, questo hard-core ante litteram cui molti fanno riferimento parlando del Tristano e di altre opere wagneriane, esiste ancora per noi spettatori del 2007? O non è mai esistito? O sono io che non lo sento? O non ce lo fanno sentire? :shock:

Grazie dell'ospitalità
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Re: Erotismo e sensualità in Tristano. C'è o sembra?

Messaggioda tatiana » mer 06 feb 2008, 18:36

Maugham ha scritto: E’ mai riuscito Wagner nelle sue opere ad esprimere genuinamente ovvero senza pesanti mediazioni culturali la passione fisica e emotiva tra uomo e donna?


No, mai.....

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P.S. Scusa la laconicità della mia risposta al tuo interessantissimo thread e per favore scrivi più spesso nel forum.
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Messaggioda walpurgys » mer 06 feb 2008, 21:47

Mai??? :shock: :o
Mi sembra riduttivo! :wink:
Il duetto più carnale e sensuale scritto da Wagner è quello Siegmund-Sieglinde alla fine del primo atto di Walkiria in cui musica, natura, canto grondano desiderio.

Gli altri, bhè;
Senta ed Olandese: l'inizio sembra andare verso la direzione romantica (ma non sensuale), ma Senta vede nell'Olandese un idolo, che sarebbe anche l'incarnazione erotica di un ideale, ma nel duetto lei è esaltata, non cede mai alla "pelle" e stesso dicasi dell'Olandese che vede in Senta un mezzo di salvezza e dopo la donna.
Tannhauser-Venus-Elisabeth: qui è più complicato, perchè Venus è sensuale ed irresistibile nel suo canto e nella sua ira, il preludio ed il baccanale sono eroticissimi ed orgiastici, Tannhauser no, perchè non ne può più, perchè è saturo ed infatti il suo è un canto malinconico, sfinito e celebrale, Elisabeth ha la possibilità di essere sensuale nel duetto con il tenore, ma esprime più contentezza.
Elsa e Lohengrin: qui abbiamo una contraddizione.
L'eroe soprannaturale ha il desiderio carnale e sensuale, lei invece umana un pò repressa e isterica ha il desiderio opposto a causa del nome del suo "amore".
L'inizio del loro duetto è sensuale, Lohengrin ha un canto romantico, ma Elsa dopo è castrante!
Tristano e Isotta: nella scena post filtro e nel secondo atto la musica è lussureggiante, romantica, poetica, pudica non esprime sesso, ma piuttosto è la fusione di due anime quella che avviene...è intellettuale e cervellotico.
Su Kundry e Parsifal lei gronda erotismo, lui è un ciocco rigido ed inespressivo che un pò giocherella con le Fanciulle Fiore, ma come balocchi, un pò pensa a mammà, un pò pensa ad Amfortas...ma Kundry non sia mai (poverina...per fortuna che c'era Amfortas prima del fanciullo)!
Per Siegfried e Brunnhilde, lui è tutto un fuoco, lei pensa al cavallo, e si riprende solo un pò nel finale.

Quindi gli unici che esprimono la loro carnalità fino in fondo sono i gemelli incestuosi.

Sarà una banalità ma per rendere sensuali sia musica che personaggi c'è bisogno di voci che esprimano desiderio amoroso sia con il timbro che con il fraseggio e una direzione morbida e vellutata.

Ho sempre pensato che Wagner e l'erotismo non andassero molto daccordo...lo esprime musicalmente bene, ma è sempre contorto, filosofico, difficile...

Però lo amo!!! :D :D 8)
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Messaggioda tatiana » mer 06 feb 2008, 22:20

walpurgys ha scritto:
Ho sempre pensato che Wagner e l'erotismo non andassero molto daccordo...lo esprime musicalmente bene, ma è sempre contorto, filosofico, difficile...



Appunto!

Tatiana

P.S. Il duetto incestuoso rientra nel "contorto"
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Messaggioda walpurgys » mer 06 feb 2008, 22:30

Concordo sul contorto!!!

Però è musicalmente una delle cose più belle e ispirate mai udite! :wink: 8) :D

BENVENUTO Maugham!!! :D :D :D Spero ti troverai bene qui!
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Messaggioda Maugham » gio 07 feb 2008, 19:52

walpurgys ha scritto:Elsa e Lohengrin: qui abbiamo una contraddizione.
L'eroe soprannaturale ha il desiderio carnale e sensuale, lei invece umana un pò repressa e isterica ha il desiderio opposto a causa del nome del suo "amore".


Prima di tutto, grazie del benvenuto.
:D :D :D

Però io tutta questa carnalità e sensualità in Lohengrin non riesco a vederla. Forse è per questo che il Lohengrin di Domingo non mi ha mai convinto. Così come non ho mai creduto del tutto alla storia contrabbandata dai nostri nonni di Lohengrin opera "italiana". :?
Però i single di Pertile sono emozionanti :D

Saluti
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Messaggioda Luca » gio 07 feb 2008, 20:15

Però io tutta questa carnalità e sensualità in Lohengrin non riesco a vederla. Forse è per questo che il Lohengrin di Domingo non mi ha mai convinto.
============================================
Neppure a me Domingo ha mai convinto in Lohengrin, anche se bisogna convenire che ce ne sono stati dei peggiori specie negli ultimi anni del 1900 ! Inoltre anche la storia della sensualità di Lohengrin c'è da dubitarne per il fatto che ha origini quasi divine ed appartiene ad un mondo ultraterreno o comunque che ha a che fare con l'Assoluto (in fondo anche Parsifal affonda le sue radici nel mito soprannaturale o comunque vi si immerge). Al massimo c'è gentilezza ed affettuosità nei confronti di Elsa 'da fratello maggiore'. Vedrei molto più sensuale (e di una sensualità malvagia e distruttiva) Ortrud e forse lì avrebbe senso parlare di certo erotismo. Si tratta di un lato che nella discografia poche cantanti hanno individuato, ma che è pur presente. Che ve ne pare ?

Saluti, Luca.
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Re: Erotismo e sensualità in Tristano. C'è o sembra?

Messaggioda MatMarazzi » sab 09 feb 2008, 15:43

Maugham ha scritto:E allora, secondo voi, tutta questa passione e turbamento dei sensi, questo hard-core ante litteram cui molti fanno riferimento parlando del Tristano e di altre opere wagneriane, esiste ancora per noi spettatori del 2007? O non è mai esistito? O sono io che non lo sento? O non ce lo fanno sentire? :shock:


Hai ragione, caro William.
Tutto quello che dici è giusto.
Tanto che per me si potrebbe semplicemente osservare che l'elemento eroitico (o sessuale in genere) non interessa a Wagner.
Attratto a diversi livelli dalla trascendenza, esplora l'amore solo come possibile veicolo dell'umanità (anzi dell'individuo immerso nella sua solitudine) verso il superamento dello spazio e del tempo e della vita materiale.
L'unico momento di espressione erotica nel Tristano resta per me il quello in cui è bevuta la pozione, il cui effetto è dettato dalla commistione di paura della morte e forza di sentimenti erotici primitivi e dilavati.

Io credo che questa celebrata esaltazione sessuale nel Tristano (che tu giustamente non ritrovi) sia parte delle leggende che popolano il mondo dell'opera!
Per me, c'è solo l'individuo al centro di quest'opera, come al centro di tutte le opere di Wagner: io le vedo tutte come un faticoso, accidentato, irrisolto cammino che - in teoria - dovrebbe condurre dall'Io al tutto.
in teoria...

Grazie del bellissimo post e benventuo! :)

Salutoni
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