le scuse di Tosca

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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda Maugham » gio 28 feb 2008, 23:42

pbagnoli ha scritto:Sulla psicosi delirante di Butterfly, come sappiamo, sono stati spesi fiumi d'inchiostro, specie in connessione con l'uscita della famosa incisione di Sinopoli per la DGG.


E' vero, quella poteva essere la Butterfly della svolta. E sotto il profilo della direzione e delle intenzioni dichiarate lo è. Però al centro della costruzione ci trovi la Freni. :?: Che è vocalista perfetta, rilassante all'ascolto perchè non hai mai patemi sul ce-la-farà-non-ce-la-farà, all'epoca davvero una delle poche tra le cantanti di cartello in grado di tenere i tempi larghi di Sinopoli senza "ledere la linea di canto" -come dicono i critici togati-, però... però...secondo me altro non fa che ripetere la prova data con Karajan quindici anni prima. Poi magari sbaglio, perchè in molti ci hanno visto e analizzato differenze, in molti ci hanno scoperto segrete affinità con la lettura a vivisezione di Sinopoli. Io semplicemente non le trovo. Nè trovo in lei, cantante così buonista e rassicurante le crepe tormentose di un personaggio come Cio-cio-san.
Crepe che senza dubbio invece ritrovo, a piaga aperta, in tutta la parte finale della Callas-Karajan dove la pazzia nasce sì da una disillusione sentimentale ma che a poco a poco si trasforma nell'urlo di una donna colpita anche nell'onore. E con la Callas questo grido da singolo diventa universale, la voce lamentosa di un popolo orientale colpito in maniera irreversibile dalla cultura occidentale colta in quest'opera nei suoi aspetti più deteriori. Nella Cio-cio-san della Callas io ci vedo un evoluzione. Man mano che la pazzia avanza, il personaggio matura. Con Freni-Sinopoli, non recepisco questo trapasso. :roll:
Rimane comunque un'edizione fondamentale in una discografia senza dubbio ricca, ma piuttosto uniforme.
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda fadecas » sab 01 mar 2008, 11:47

L'ipotesi di Maugham trova un supporto adeguato soprattutto qualora si reinserisca il frammento della cosidetta "Aria dei fiori" tra la fine dell'interludio e la scena in cui si materializza il suicidio di Angelica.
Ho avuto modo di ascoltarlo nell'edizione triestina di Suor Angelica - che è poi la produzione del Trittico che sta girando da un anno un po' per tutta Italia - ed ho trovato stupefacente come quel breve inserto possa stravolgere il climax emotivo che si è soliti abbinare a tutta al seconda parte dell'opera da Senza mamma in poi, introducendo una rarefazione e uno straniamento che fanno pensare veramente, anche in riferimento a tutto quanto accaduto nell'opera fino a quel momento, alla fissità ossessiva di una psicosi. Non a caso, è stato rilevato concordemente dalla critica che quelle poche cadenze strofiche che ricadono iterativamente su se stesse sono vicinissime alle stornellate tragiche dell'Orfeide e di Torneo notturno di Malipiero, anzi proporrei una linea diretta con la terza delle sette canzoni, quella in cui si rappresenta l'incubo delirante di una madre stravolta dalla presunta scomparsa del figlio fino a rifiutarsi di riconoscerlo al momento della sua riapparizione.
Peccato che, finora, così poche intepretazioni di Angelica si siano curate di reinserire questo frammento decisivo - non so se ce ne sia una discografica degna di menzione ...
Per il resto, condivido la difficoltà di uscire da una visione dolcificata del personaggio e di metterne meglio in risalto gli aspetti taglienti e dissonanti. D'accordo sulla bravura della Scotto nel video del Met -anche se un po' troppo in difficoltà nelle zone impervie della tessitura - , ma mi pare ancora un po' poco.

Saluti, Fabrizio
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda pbagnoli » dom 02 mar 2008, 10:48

Maugham ha scritto: E' vero, quella poteva essere la Butterfly della svolta. E sotto il profilo della direzione e delle intenzioni dichiarate lo è. Però al centro della costruzione ci trovi la Freni.
Saluti
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Eheheh...
Scherza coi fanti e lascia stare i Santi,verrebbe da dire. Come sempre, allorquando tocchi la Mirella nazionale.
Naturalmente io sono completamente d'accordo con te: quella direzione avrebbe meritato un altro cast (complessivamente, diciamocelo).
La Freni era proprio il personaggio meno adatto per un'operazione di questo genere (la Huang con Conlon per me è stata molto più intrigante, anche se di voce meno "sorgiva", come dicono i critici togati).
Però, a me sembra che la Freni con Sinopoli canti un po' diversamente rispetto a quanto fa con HvK. Qui e là affiorano asperità e dissonanze interessanti che forse non arrivano a configurare un vero e proprio cambiamento di prospettiva, però...
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda Luca » dom 02 mar 2008, 11:11

Però, a me sembra che la Freni con Sinopoli canti un po' diversamente rispetto a quanto fa con HvK. Qui e là affiorano asperità e dissonanze interessanti che forse non arrivano a configurare un vero e proprio cambiamento di prospettiva, però...
===================================================================
Sono d'accordo con Pietro relativamente all'esecuzione della Freni nella sua seconda edizione di Butterfly. In effetti tutta quesll'esecuzione è piuttosto particolare nella sua concezione così analitica e filtrata attraverso l'arte psicanalitica che proviene dall'impostazione di Sinopoli. Ciò permette alla Freni di trovare aspetti nuovi specialmente nel III atto che invece sono assenti in Karajan che avvolge il tutto nel suo fluire sonoro, bellissimo sì, ma un tantino esteriore.
C'è da osservare che proprio con Sinopoli, la Freni ha interpretato le tre eroine pucciniane (Manon, Tosca e Butterfly) delle quali le ultime due in seconda edizione. Un motivo ci sarà stato e non credo solo per fini commerciali. E credo che se Sinopoli avesse inciso Turandot (che ha diretto a Copenaghen) avremmo ri-ascoltato la Freni nella Liù...

Salutoni domenicali.
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda Maugham » ven 14 mar 2008, 11:45

Eheheh...
Scherza coi fanti e lascia stare i Santi,verrebbe da dire. Come sempre, allorquando tocchi la Mirella nazionale.


Ci mancherebbe! La Freni è una splendida vocalista e una professionista come ce ne sono poche. Diciamo che non la trovo altrettanto suggestiva come interprete in ruoli come Butterfly o Tosca. So di essere controcorrente, ma ad esempio quella Tosca di Sinopoli davvero non mi ha mai esaltato. E dire che io sono un sinopoliano convinto e per questo anche poco obiettivo. Però la collaborazione Sinopoli-Freni mi ha sempre incuriosito per il peso differente delle personalità e delle formazioni culturali. Cosa li ha fatti incontrare? Le solite logiche di mercato? Mah, penso di no, perchè negli anni ottanta c'erano star vocali di peso lucrativo maggiore della Freni. Chissà... è come se Cronenberg avesse scelto come attrice di riferimento Sally Field. :shock:
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda pbagnoli » ven 14 mar 2008, 17:54

Mah, caro William Somerset, per come la vedo io le possibilità sono le seguenti:
:arrow: che Sinopoli non fosse poi così tanto innovatore come voleva farci credere: mi sembra poco probabile, anche perché la Butterfly, per esempio, è veramente stridente in un parco di melassa com'era la discografia sino a quel momento ( anche se Karajan con la Callas e Gedda... )
:arrow: che la Freni fosse assai meno rassicurante e conservatrice di quello che pensiamo; ma comunque mi sembra assai poco adatta a Tosca
:arrow: che fosse solo una questione di logiche discografiche (anche perché tutt'e due nella scuderia dell'etichetta gialla), perché per esempio il Trovatore lo fece in teatro con la Varady. Eppure le cronache dell'epoca tramandano una liaison fortissima fra la Mirellona e il direttore intellettuale

Tu cosa scegli? Io non saprei e comunque, come te, anch'io sono intrigato da questo rapporto fra i più curiosi della storia della discografia.
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda tatiana » ven 14 mar 2008, 23:54

pbagnoli ha scritto: :arrow: che fosse solo una questione di logiche discografiche (anche perché tutt'e due nella scuderia dell'etichetta gialla), perché per esempio il Trovatore lo fece in teatro con la Varady. Eppure le cronache dell'epoca tramandano una liaison fortissima fra la Mirellona e il direttore intellettuale

Tu cosa scegli? Io non saprei e comunque, come te, anch'io sono intrigato da questo rapporto fra i più curiosi della storia della discografia.
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Credo sia questa terza supposizione la più vicina alla verità. Sto pensando anche alla registrazione di Manon Lescaut con la Freni e Sinopoli.

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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda MatMarazzi » sab 15 mar 2008, 10:52

pbagnoli ha scritto: che Sinopoli non fosse poi così tanto innovatore come voleva farci credere: mi sembra poco probabile, anche perché la Butterfly, per esempio, è veramente stridente in un parco di melassa com'era la discografia sino a quel momento ( anche se Karajan con la Callas e Gedda... )


Penso che abbia ragione Tatiana.
La Freni negli anni '80-'90 era (in senso economico) abbastanza popolare e idolatrata da autorizzare la DG a investire in un'integrale pucciniana con lei. E anche Sinopoli era un prodotto di sicura vendita.
(al proposito, vorrei chiedere a Maugham quali erano le dive degli anni '80 con maggiore "peso lucrativo" rispetto alla Freni... a me non pare che fossero poi tante: non sto parlando di valore artistico, ma solo di vendita presso il grande pubblico).

L'accostamento Freni-Sinopoli inoltre avrebbe conquistato diverse e opposte fette di mercato: il tradizionalista che vedeva in Puccini tanta bella voce e lacrime facili e rassicuranti avrebbe comprato Freni; il modernista che può tollerare Puccini solo se presentato come un tormentoso intellettuale da Caduta degli Dei avrebbe comprato Sinopoli.
Quindi anche io penso che ci fosse una ben precisa logica di marketing, stabilita a tavolino negli uffici DG.

E tuttavia ho voluto quotare la prima delle tue ipotesi, Pietro, perché anch'essa a mio parere contiene un fondo di verità.
Per me Sinopoli non fu il rivoluzionario che ci hanno fatto credere; per me fu soprattutto l'uomo giusto al momento giusto, che ha comodamente percorso un sentiero non solo già scavato da altri ma, ai suoi anni, già molto frequentato.

Quando parli di "melassa" tu, Pietro, ti riferisci alla discografia pucciniana precedente alla "frattura", ossia la svolta nella storia interpretativa dell'opera che si è operata nella seconda metà degli anni '80.
Ma più che nella complessiva discografia Pucciniana, Sinopoli andrebbe inquadrato nei suoi anni.

Dopo la crisi degli anni '70 (il calo di gradimento, la deriva manageriale, lo iato apertosi fra il mondo dell'opera e le nuove generazioni di artisti e intellettuali, forgiati dalla contestazione), gli ultimi anni '80 rappresentarono una svolta, da cui - grosso modo - siamo ancora condizionati.
Come dicevamo in altro thread, cominciò a imporsi una logica meno "popolare" e più intellettuale, che cambiò il target del pubblico, buttò a mare le esigenze del "vecchio" pubblico, e sposò senza mezzi termini nuovi valori estetici, ideali, interpretativi ed esecutivi (dagli strumenti d'epoca per la musica barocca, al trionfo delle regie innovative, all'evoluzione radicale del repertorio, con rilancio planetario di autori come Janacek, Britten, Handel e sovraesposizione incontrollata di Mozart, Wagner o Mahler, divenuti santoni del nuovo corso).
Fu una svolta intellettuale e generazionale, gestita soprattutto dai grandi direttori di teatro "francesi": furono gli anni di Mortier, Lissner, Gall, piloti del "new deal operistico".

Bene: in questa svolta generale, non c'è nulla di strano che anche Puccini (come già Verdi) sia stata riletto in modo più "problematico" che in passato.
Anzi era l'unico modo per farlo digerire al "nuovo pubblico", da cui dipendeva la rinascita e la sopravvivenza dell'opera.
In quel periodo ebbero luogo, ad esempio, le riletture pucciniane di Harry Kupfer, filtrate dagli incubi della psicanalisi, o il ciclo di Carsen all'Opere delle Fiandre, e prima ancora la Turandot di Serban o le Buttefly di Asara e di Wilson.

Nonostante un'iniziale riluttanza, anche le case discografiche cominciarono ad adeguarsi.
E il nostro Sinopoli, con tutte le sue lauree in evidenza, il tono suadente, lo sguardo sognatore, gli occhialini da accademico, e i suoi articoli su Wagner e Mahler, aveva le caratteristiche ideali per rassicurare il nuovo pubblico e convincerlo a comprare Puccini
"sì, d'accordo, è Puccini, ma non temete: nulla a che fare con le vostre nonne che piangevano quando muore Mimì. Anzi... c'è un mondo di contorcimenti freudiani dietro la superficie sentimentale"...era esattamente questo il messaggio/slogan con cui la DG programmava di vendere più dischi! :)
Quel che sembra a me, è che Sinopoli, ben lungi dall'essere l'uomo della rivoluzione (di cui temo non avesse nè la personalità, nè la statura), era solo l'uomo prescelto per tranquillizzare una fetta di pubblico,
...magari mettendogli al fianco la matura diva della tradizione più facile, rassicurante e stantia.

Con questo non nego che tante cose di Sinopoli siano belle e interessanti, a partire proprio dal secondo atto della Tosca, ma non fu, secondo me, il coraggioso artefice di alcun cambiamento.
E' un titolo che preferirei riservare a gente come Erich Kleiber, Arturo Toscanini, Leonard Bernstein, John Eliot Gardiner...

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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda Maugham » sab 15 mar 2008, 14:41

(al proposito, vorrei chiedere a Maugham quali erano le dive degli anni '80 con maggiore "peso lucrativo" rispetto alla Freni... a me non pare che fossero poi tante: non sto parlando di valore artistico, ma solo di vendita presso il grande pubblico).


Hai ragione, poche, ma ad esempio Te Kanawa e Norman. Basta vedere la discografia crossover delle signore in questione per capire il portato di quei nomi. Non parliamo poi di altre simpatiche fanciulle come la Battle, da noi snobbata, e invece negli Stati Uniti portata in palma di mano. La prima volta che arrivai a Los Angeles sulla fine degli anni Ottanta mi buttai dentro al Tower Records di Sunset Boulevard e notai una gigantesca immagine della Battle che dava il benvenuto ai visitatori del settore classico. Che poi affrontare con loro un'avventura pucciniana fosse poco realistico anche per i manager della Polygram, non lo nego. Ma a metà degli anni Ottanta la Freni discografica sembrava al capolinea. E non era vero, intendiamoci. Sinopoli, così mi hanno riferito, le propose anche Minnie e Turandot. Che, come sai, lei aveva già riufiutato, intendo Turandot, a Karajan. Comunque per me il vertice più alto del sodalizio Freni-Sinopoli è il disco di arie verdiane e pucciniane della DG. Immenso. Più significativo di qualsiasi registrazione completa. Avevano anche in cantiere un'Otello con Carreras :shock: , Freni e Raimondi. Mah....


L'accostamento Freni-Sinopoli inoltre avrebbe conquistato diverse e opposte fette di mercato: il tradizionalista che vedeva in Puccini tanta bella voce e lacrime facili e rassicuranti avrebbe comprato Freni; il modernista che può tollerare Puccini solo se presentato come un tormentoso intellettuale da Caduta degli Dei avrebbe comprato Sinopoli.
Quindi anche io penso che ci fosse una ben precisa logica di marketing, stabilita a tavolino negli uffici DG.


Forse. In quegli anni bazzicavo abbastanza gli ambienti Polygram e non ricordo particolari entusiasmi per le vendite del Puccini di Freni-Sinopoli. Avevano più appeal, in quelle registrazioni, i partner tenorili. Sta di fatto che la DG provò a lanciare Sinopoli negli Stati Uniti a inizio di carriera con un debutto al Met e una serie di registrazioni con New York. Non andò benissimo. Così come ricordo bene il pollice verso degli inglesi nei confronti di Sinopoli durante gli anni di sodalizio con la Philharmonia. Da noi poi era considerato una sorta di semi-dilettante del podio :roll: :roll: :roll:


Con questo non nego che tante cose di Sinopoli siano belle e interessanti, a partire proprio dal secondo atto della Tosca, ma non fu, secondo me, il coraggioso artefice di alcun cambiamento.
E' un titolo che preferirei riservare a gente come Erich Kleiber, Arturo Toscanini, Leonard Bernstein, John Eliot Gardiner...


Concordo ovviamente con i nomi che citi sufficientemente più storicizzati di Sinopoli per fregiarsi di quel titolo. Tolto Gardiner che è ancora, per nostra fortuna, vivo e vegeto. :D :D :D
Magari Sinopoli a ottant'anni... non lo sapremo mai. :cry: Doveva debuttare con il Rosenkavalier. :(
Non penso neanch'io che Sinopoli fosse poi così rivoluzionario (pensiamo al Ring dl 2000 di Bayreuth o al suo Elgar :shock: ), mi riferivo che lo era -in parte, vista la scelta del cast- nella discografia di Butterfly che, come ho detto, per me è ricca ma piuttosto uniforme. Comunque è un direttore che, se non sempre mi ha convinto, mi ha perlomeno incuriosito. E ritengo che i suoi Puccini più curiosi non siano quelli delle edizioni in studio, ma la Manon del Covent Garden (con una Te-Kanawa molto più pasticciona della Freni ma per me più convincente nel quarto atto), la Tosca del Met (ben altrimenti tradizionale e comunque elettrizzante nella direzione) e le Fanciulle di Berlino e Scala e la recente Turandot.
Poi, concordo con te, a volte le rivoluzioni di Sinopoli si rivelavano per tempeste in un biccher d'acqua (vedi parte del suo Macbeth-Philips, dal vivo è più sorvegliato) riconducibili praticamente a io-corro-dove-tutti-rallentano e viceversa :wink: però, quel suo Nabucco letto come un bassorilievo antico (tipo Persepoli o Angkor) dove le processioni, le battaglie, i riti, sono monodimesnionali e scanditi... altro che eccesso di furore risorgimentale come i soliti che conosciamo hanno scritto. :lol: :lol: E il cd di hits verdiane con i Wiener? Quel preludio dell'Attila sarebbe da studiare per spiegare a un debuttante cosa vuol dire lavorare con i pesi orchestrali e con il legato.
Faccio comunque fatica a esprimere un giudizio sereno su Sinopoli. Morti i grandi vecchi era uno dei pochi che mi emozionava. E le emozioni a volte sono cattive consigliere. :oops:

P.S. Sarei curioso di sapere comunque cosa ci trovi in quel secondo atto di Tosca che io invece considero tra le cose più cervellotiche e anticomunicative di tutta la discografia dell'opera.

A presto
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda MatMarazzi » dom 16 mar 2008, 22:32

Maugham ha scritto:Ma a metà degli anni Ottanta la Freni discografica sembrava al capolinea. E non era vero, intendiamoci. Sinopoli, così mi hanno riferito, le propose anche Minnie e Turandot. Che, come sai, lei aveva già riufiutato, intendo Turandot, a Karajan.


E dire che in Minnie non mi sarebbe dispiaciuto sentire la Freni. :)

la DG provò a lanciare Sinopoli negli Stati Uniti a inizio di carriera con un debutto al Met e una serie di registrazioni con New York. Non andò benissimo. Così come ricordo bene il pollice verso degli inglesi nei confronti di Sinopoli durante gli anni di sodalizio con la Philharmonia. Da noi poi era considerato una sorta di semi-dilettante del podio :roll: :roll: :roll:


Sì! Ricordo benissimo le perplessità che circondavano Sinopoli in quegli anni.
Ma questo credo che confermi la mia tesi sul fatto che fosse utilizzato come "simbolo del nuovo".
Infatti tu mi parli delle freddezze americane: gli americani sono stati i più tardi e riluttanti ad accettare la svolta interpretativa dei secondi anni '80. Il termine che da loro si usava per definire gli avanguardisti della regia o della filologia barocca era "euro-trash".
Oggi però (ma guarda!) convocano al Met tutti i più estremisti registi europei e al NYCO chiamano come direttore artistico Mortier. Auguri! ;)


Comunque è un direttore che, se non sempre mi ha convinto, mi ha perlomeno incuriosito. ...
Faccio comunque fatica a esprimere un giudizio sereno su Sinopoli. Morti i grandi vecchi era uno dei pochi che mi emozionava.


Non c'è alcun dubbio!
Interessante e problematico.
Secondo me, il suo problema fu proprio il "ruolo" che gli fu affibbiato per logiche discografiche e commerciali.
Quel ruolo lo imbrigliò e temo che lui si sia lasciato imbrigliare. Come dici tu, è mancato proprio all'età in cui di solito i direttori cominciano a rivelarsi.

P.S. Sarei curioso di sapere comunque cosa ci trovi in quel secondo atto di Tosca che io invece considero tra le cose più cervellotiche e anticomunicative di tutta la discografia dell'opera.


Dovrei risentirlo!
Tanti anni fa (ma tanti, tanti!) me lo fece apprezzare l'amico Bagnoli, a sua volta grande estimatore del Puccini sinopoliano.
All'epoca confesso che mi aveva colpito soprattutto l'ultima parte, con la tensione di quel tema del pensiero omicida di Tosca di una intensità lacerante.
Lo riascolterò.

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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda pbagnoli » lun 24 mar 2008, 21:38

C'era una tensione emotiva allucinante, nettamente superiore a qualunque altra edizione.
Sinopoli non alzava mai la voce, e nemmeno Ramey: erano entrambi geniali nel creare un'atmosfera di suspence molto hard boiled. Per trovare uno Scarpia così rifinito e burocrate, ho dovuto conoscere Metternich, probabilmente il più grande fra tutti quelli che ho ascoltato.
Comunque, secondo me, un secondo atto favoloso
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda gustav » sab 03 mag 2008, 11:58

In relazione alla lettura di Puccini fatta da Sinopoli, oggi ancor più prima, voglio dissociarmi (in senso buono, chiaramente :D ) da quanti dubitino della reale portata innovativa che ha avuto con questo autore (lasciamo quindi da parte Verdi ecc...).
E' stato detto, o almenno anche su questo forum mi pare di aver letto, che uno degli aspetti positivi del pubblico moderno è quello di saper cogliere messaggi e certi frammenti della psicologia dei personaggi. Come conseguenza abbiamo che da qualsiasi opera quello che uno spettatore si chiede o pretende è di ricercare un significato, un approfondimento degno di un approccio alla letteratura russa. Io questo lo condivido perchè fa parte di un'evoluzione non slegata da quella dell'interpretazione...
Avere interpretazioni cervellotiche oggi non spaventa più, anzi attrae.
Credo che Sinopoli, a suo modo, posso essere inserito in quella categoria di direttori dove tutto ha un senso, dove anche l'indolenza borghese di Pucccini diventa tutto e niente ( altro che il Boulez criticone, spero che dopo aver conosciuto Sinopoli abbia riveduto certe sue idiozie sull'opera)...
Ma allora cosa aggiungere? Sinopoli ha avuto il merito di aver dato profondità a personaggi, come quelli pucciniani, talvolta di spessore non eccelso: pensiamo alle sue donne che spesso, oltre ad un'età inferiore ai loro uomini, dimostrano pure una immaturità superiore a questi...Ci sono le eccezioni, Tosca è una, anzi, a ragion del vero, il rapporto amoroso che qui abbiamo è uno dei pochi veramente adulti, definiti...Diciamocelo: quello che in Puccini pulsa è la musica. L'amore represso, come anche la psicologia di taluni, emerge dalla musica, non dal resto...E qui ci voleva proprio un Sinopoli per affermare limpidamente tutto questo, per fare una scelta netta che ci fa capire come una Manon Lescaut di Puccini vada anche oltre a quella di Massenet...
Per tornare infine a quello che è stato da voi detto sul rapporto Sinopoli Freni: già lo sapete, ma tale connubio, se vogliamo anche di "opposti" musicali (per quanto riguarda almeno l'approccio pregno di romantismo alla Freni), trovo sia stato uno dei migliori nella discografia musicale di Puccini...Meglio la Freni con Sinopoli che con Krajan!!! :D


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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda Luca » sab 03 mag 2008, 15:09

Concordo con Gustav ! Sinopoli è uno di quei direttori che non annoia mai e che purtroppo se nè è andato prematuramente (un pò come Cantelli), al contrario di altri che continuano ad essere noiosi e prosaici (non faccio nomi ma ne avrei a partire da casa nostra). Devo dire che, riguardo a Puccini, una sua Turandot (che ha eseguito a Copenaghen) avrebbe senz'altro detto cose nuove.

Salutoni, Luca.
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda gustav » sab 03 mag 2008, 19:52

Caro Luca,
fuori i nomi (a dire il vero io aprirei anche un topic in cui parlare degli artisti che ci piacciono di meno!!!)...

In ogni caso, dato anche quello che è stato scritto sui personaggi di Puccini, vorrei capire quanto dietro a questi ci sia un lavoro di puro mestiere o quanto si possano o si debbano ulteriormente "approfondire"...Come scritto nel mio post precedente, la lettura di Sinopoli gode di un certo significato soprattutto ora, soprattutto di fronte a quel tipo di pubblico che ho indicato...
Considerando per un istante secondario il discorso musicale, la via moderna per leggere Puccini è giusto sia quella cervellotica che porta ad una sua intellettualizzazione oppure è giusto prendere atto di una seppur minima inconsistenza dal punto di vista prettamente contenutistico?
Questo discorso non lo trovo insensato se consideriamo il tentativo di Puccini, dimostrato ad esempio con Turandot, di rimanere (musicalmente intendo) sul carrozzone delle avanguardie...Questo tentativo, a parte la splendida musica espressa, in lieve misura è rimasto un pochino zoppo, non del tutto riuscito: pensiamo a che punto erano Stravinsky ecc. rispetto a Puccini...
Ma se la musica del novecento ha intessuto fortissimi legami con la filosofia, ha reso l'arte ancora più impegnata, segno e forse principio del "ritardo" di Puccini non potrebbe essere proprio quanto messo in luce qualche riga sopra?
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Re: le scuse di Tosca

Messaggioda pbagnoli » dom 04 mag 2008, 9:50

gustav ha scritto:Caro Luca,
fuori i nomi (a dire il vero io aprirei anche un topic in cui parlare degli artisti che ci piacciono di meno!!!)...

Evitiamo, per piacere.
Questo tipo di topic ci mette un niente a diventare un flame in cui poi tutti si scatenano l'uno contro l'altro. E poi è una cosa a mio gusto antipaticissima

In ogni caso, dato anche quello che è stato scritto sui personaggi di Puccini, vorrei capire quanto dietro a questi ci sia un lavoro di puro mestiere o quanto si possano o si debbano ulteriormente "approfondire"...Come scritto nel mio post precedente, la lettura di Sinopoli gode di un certo significato soprattutto ora, soprattutto di fronte a quel tipo di pubblico che ho indicato...

La lettura di Sinopoli passava già per "esageratamente intellettualoide" anche ai tempi. Mi ricordo quando uscì Manon Lescaut, per esempio: fu un putiferio. Se non sbaglio era il 1984 e, tanto per rimanere attaccati alle solite contestualizzazioni storiche che su questo sito piacciono sempre così tanto, l'ultima incisione in studio era quella tradizionalissima e vagamente liberty di Bartoletti (1971) e quella immediatamente precedente in studio era quella Emi della Callas del 1957. Si parlava di turgori wagneriani, ma forse dimenticando che nella composizione di Manon Lescaut Puccini era chiaramente influenzato dai modelli wagneriani (cfr. Mosco Carner). Ma la lettura di Sinopoli, già ben collaudata (il video del Met è antecedente alla registrazione in studio e si può vedere che nella sostanza non differisce particolarmente), riesce ad essere civettuola nel primo atto e ironica in tutto il secondo atto, compreso il celebre duetto, come se il direttore rifiutasse di aderire alla scoperta epidermicità della passione dei due amanti. Non è un caso, secondo me, se nessuna delle sue Manon riesce ad evocare questa pretesa sensualità: non la Tekanawa del Met, ma nemmeno la Freni dell'incisione DGG
Considerando per un istante secondario il discorso musicale, la via moderna per leggere Puccini è giusto sia quella cervellotica che porta ad una sua intellettualizzazione oppure è giusto prendere atto di una seppur minima inconsistenza dal punto di vista prettamente contenutistico?

Puccini fu sempre avanzato in campo armonico, diceva Stravinskij che proponeva ai suoi studenti sempre lo studio della partitura di Fanciulla del West. Per me questa è la miglior risposta alla tua domanda! :D
Pietro
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