Voci delle Baccanti

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

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Voci delle Baccanti

Messaggioda MatMarazzi » mar 21 set 2010, 9:18

Vi propongo un gioco.

Le Baccanti per me resta la tragedia più mostruosa, più ingiusta, più iniqua e raggelante (e forse proprio per questo più moderna) di Euripide.
Vi sono descritte tutte le inquietudini del 900: il rapporto fra stato e religione; l'impegno di fondare (come Wotan) lo stato su un principio di giustizia legato alla ragione e al materialismo (oggi diremmo "laicismo"), difeso dal giovane e solare re di Tebe ma destinato al fallimento; la religione come veicolo di irrazionalità, fanatismo, violenza; la condanna finale "kafiana" a cui non corrisponde affatto una colpa (Agave punita da Dioniso per un delitto che lo stesso Dioniso le aveva fatto compiere contro la sua volontà); la devastazione sanguinaria dell'ideale di "famiglia" (i familiari si amano ma si distruggono fra loro, come se la società attuale - fatta per individui e masse - non potesse che disgregare la primordiale alleanza fra parenti; addirittura la paura del figlio di non essere accettato dalla madre, anzi massacrato da lei); per finire ci troviamo pure lo scontro dei sessi e la loro sostituzione di ruoli (donne che ammazzano gli uomini, conquistano, distruggono - uomini che si travestono da donne) e l'arma della droga, dello "stupefacente" come fuga dalla realtà ma anche distruzione della società.
E' un tale coacervo di paure ataviche, fiorite alla radice stessa del concetto di civiltà, che è sempre con un filo di tremore che ci si appresta a leggere anche oggi questa sconvolgente tragedia.
Non è un caso che, mentre altri testi euripidei sono divenuti "opere" fin dal '700, le Baccanti sono state praticamente ignorate fino al '900.
Nei XVIII e XIX secoli si preferiva occultare gli orrori e le contraddizioni mostruose che Euripide porta alla nostra attenzione. Al contrario nel '900 - quando il progresso ha imposto l'accettazione dei nodi irrisolti della civiltà e la riflessione spietata su di loro - le Baccanti non solo sono tornate in auge, ma hanno conosciuto la loro fase "operistica".
Nel giro di pochi anni sono finalmente apparse tante, importanti e splendide realizzazioni melodrammatiche.
Insomma, anche a livello musicale e operistico, il '900 si è rivelato il secolo più "Euripideo", condividendo il coraggio di guardare fino in fondo alle proprie paure più inconfessabili, persino con una punta di compiacimento masochista.

Nel caso qualcuno non avesse letto la tragedia, vi riporto la trama in un sunto trovato su Internet.

Nel prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. E per far questo, per prima cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso (diventando quindi Baccanti, ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro nome di Dioniso).

Questo fatto però non convince il giovane re di Tebe Penteo: egli rifiuta strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di Penteo) e Tiresia (indovino cieco) tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare lo stesso Dioniso (che si lascia catturare volutamente) per imprigionarlo. Il dio però scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente.

Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana. Hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione.
Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da baccante per poter spiare di nascosto quelle donne. Lo induce a travestirsi da donna e ad andare con lui sul Citerone, ma, una volta giunti lì, il dio aizza le baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto e fanno letteralmente a pezzi Penteo. Non solo, ma la prima ad avventarsi su di lui e a spezzargli un braccio è Agave, la madre stessa di Penteo.

Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, ed ha un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa di Penteo, che lei, nel suo delirio di baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo e Agave ad essere esiliati in terre lontane. Sull’immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda.


Veniamo all'esperimento che vi propongo.
In pratica i personaggi principali della tragedia, non contando l'inevitabile menagramo Tiresia, sono:

Dioniso
Penteo, re di Tebe
Cadmo, nonno di Penteo
Agave, madre di Penteo

Voi a quale registro vocale affidereste ogni ruolo?

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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Riccardo » mar 21 set 2010, 11:33

Fantastica proposta Mat!
MatMarazzi ha scritto:Voi a quale registro vocale affidereste ogni ruolo?

E' un po' complicato rispondere soltanto a questo parametro...
Da un lato perché il registro è legato allo stile musicale che dovrei adottare nella ipotetica composizione dell'opera e alla scelta di prospettiva in cui vedere i personaggi; dall'altro perché mi vengono in mente più delle personalità vocali che non dei semplici registri.

Comunque le mie Baccanti potrebbero essere una cosa del genere:

Dioniso - tenore caratterista, ma pure con una certa dose di virtuosismo acrobatico;
Penteo, re di Tebe - baritono acuto vocalmente luminoso;
Cadmo, nonno di Penteo - vecchio tenore caratterista, senza alcuna dose di virtuosismo acrobatico;
Agave, madre di Penteo - soprano abbastanza acuto e dalla fresca vocalità.

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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Tucidide » mar 21 set 2010, 12:04

Bisogna vedere che tipo di scrittura e di vocalità si adotta.
Io fare una commistione di generi, a sottolineare i tanti contrasti.
Invece di dare una definizione, provo a comporre un cast. I registri saranno deducibili facilmente. :)

Dioniso - Andreas Scholl
Penteo - Jonas Kaufmann
Cadmo - Samuel Ramey
Agave - Eva Maria Westbroek
io ci metto anche
Tiresia - Rockwell Blake
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Riccardo » mar 21 set 2010, 13:06

Tucidide ha scritto:Tiresia - Rockwell Blake

:)
Io in realtà pensavo a Blake per Dioniso, ovviamente il Blake anni '80-primi '90.

Comunque hai fatto bene a sovvertire le regole, ci si diverte di più coi cantanti di oggi che non con le categorie dei registri :wink:
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Tucidide » mar 21 set 2010, 13:53

Riccardo ha scritto:Io in realtà pensavo a Blake per Dioniso, ovviamente il Blake anni '80-primi '90.

Io invece, per Tiresia, a quello di adesso, così come Ramey. Due grandi vecchi un bel po' cotti. : Chessygrin :
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda MatMarazzi » mar 21 set 2010, 17:10

bene, bene! :)
Io veramente ero più interessato a una classificazione di registri (non considerando emissioni, scuole, tecniche, ecc..) perché mi interessava sapere a quale modello primigenio si possono associare questi personaggi.
Ma va benissimo anche così.

Sono emerse cose molto interessanti.

Ma... solo voi due?
Nessun altro interviene?
Cosa ci vuole a scrivere soprano, mezzosoprano, tenore, baritono, basso a fianco di soli quattro personaggi.

Su.. andiamo!

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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda beckmesser » mar 21 set 2010, 17:50

L'idea di Dioniso controtenore era venuta anche a me e mi piace molto, ma alla fine credo caratterizzerebbe il personaggio in modo troppo netto come "dio" perdendo l'ambiguità della sua natura, su cui si basa buona parte della tragedia, per cui alla fine andrei sul tradizionale:

Dioniso - tenore (ma non leggero o di coloratura: un tenore "alla Strauss"...);
Penteo, re di Tebe - baritono
Cadmo, nonno di Penteo - basso
Agave, madre di Penteo - soprano/mezzosoprano
Tiresia - sono incerto fra basso (un bel duetto fra bassi con Cadmo mi piacerebbe) o controtenore (lui si che è personaggio "altro").

Saluti,

Beck
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Riccardo » mar 21 set 2010, 18:03

Però ora fate dire anche a me i cantanti, scelti tra quelli oggi in carriera (dunque con qualche variante rispetto al progetto iniziale). : PirateCap :

Dioniso - CECILIA BARTOLI
Penteo, re di Tebe - ERWIN SCHROTT
Cadmo, nonno di Penteo - HEINZ ZEDNIK
Agave, madre di Penteo - ALEXANDRINA PENDATCHANSKA

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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Maugham » mar 21 set 2010, 21:37

Dionisio - Controtenore
Penteo - Tenore
Cadmo - Basso
Agave ..... Herlitzius
WSM
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Ivan: What do you mean?
Mae West: I'm intellectual and you are the opposite.
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Triboulet » mer 22 set 2010, 0:43

Dionisio - Hampson
Penteo - Villazon
Cadmo - Terfel
Agave - Gruberova
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Riccardo » mer 22 set 2010, 11:56

Triboulet ha scritto:Agave - Gruberova

Eh eh fantastico! Ci avevo pensato anch'io... Però preferivo un personaggio ancora giovane e attraente, una specie di folle femme fatale madre.
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Tucidide » mer 22 set 2010, 12:05

Riccardo ha scritto:Dioniso - CECILIA BARTOLI

:shock: Ohibò! :D
La Bartoli "divina"... en travesti!
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda Riccardo » mer 22 set 2010, 12:17

Tucidide ha scritto:
Riccardo ha scritto:Dioniso - CECILIA BARTOLI

:shock: Ohibò! :D
La Bartoli "divina"... en travesti!

Venendo a meno Blake (secondo me l'incarnazione del dionisiaco nell'opera), la Bartoli potrebbe essere una valida alternativa...certo molto più ruspante (credo qui, se ben ricordo, di rubare un aggettivo a Mat :D ) e molto meno olimpica.
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda melomane » mer 22 set 2010, 18:11

Ciao,

io metterei in antagonismo sul piano del riconoscimento della natura divina di Bacco due tenori, il giovane re Penteo e il sempre giovane Dioniso.
Agave - madre di Penteo, giovane anch'essa e nel pieno del vigore - soprano.
Il prudente Cadmo baritono.
Penso a una scrittura romantica o novecentesca melodica.

Una fantasia sugli interpreti, scelti per doti interpretative:
Dioniso (malizioso, ironico e pungente, illuso e illusionista): Piero De Palma
Penteo (composto e consapevole, fiero e con qualche languore): Giacomo Aragall
Cadmo (solennemente melodico, inappuntabile ma passionale): Jean Borthayre
Agave (Salome in delirio, sensuale e erotica per l'occasione, trasfigurata da madre a quasi posseduta):: Anja Silja

Saluti

Francesco
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Re: Voci delle Baccanti

Messaggioda MatMarazzi » mer 22 set 2010, 21:16

Carissimi,
intanto grazie a tutti del contributo (aspettavo anche Pietro, Luca, Teo, Alberich... e altri, ma possiamo accontentarci del materiale già in nostro possesso).

L'obbiettivo dell'esperimento è vedere se le nostre scelte corrispondono a quelle effettuate dai tre principali compositori che nel corso del '900 hanno dato voce operistica alle Baccanti, e per la precisione Wellesz (Vienna 1931), Ghedini (Milano, 1948) e Henze (Salisburgo 1966).

Partiamo da Cadmo, la scelta più scontata.
Vecchio, saggio, paterno (anzi nonnesco): viene spontaneo affidare il Decano di Tebe alla voce di un basso; una plurisecolare tradizione ci spinge in questa direzione, la prassi era già in voga nel 600 e non è mai venuta meno.
Infatti, anche tra noi, siamo rimasti tutti solidali (con l'eccezione di Ric).
Maugham, Tucidide, Beckmesser propongono un basso. Triboulet e Melomane un bass-baritono.
E' una scelta che avrei sottoscritto anche io.

Completamente fuori dal coro Riccardo, che propone un vecchio (o nel caso di Zednik vecchissimo, tanto che ormai si è ritirato a vita privata) tenore acuto, praticamente un caratterista.
L'attribuzione di un personaggio molto vecchio a un tenore chiaro (senza quei fulgori timbrici che ci fanno associare il registro tenorile alla gioventù) è rara, ma non priva di una sua tradizione: il caso più eclatante è quello di Altoum.

Comunque i tre compositori citati sono concordi tra loro e con noi.
Sia Wellesz (nelle Bakchantinnen), sia Ghedini (nelle Baccanti), sia Henze (Bassarids) affidano Cadmo a un basso.
La tradizione trionfa! :)


E ora passiamo a quel personaggio grandioso, spaventoso, affascinantissimo che è Agave, la regina-madre.
Io personalmente credevo che sarebbero stati tutti concordi... Se c'è un ruolo da grande soprano drammatico-declamatorio è questo.
Per tradizione è proprio a un soprano drammatico che verrebbe da affidare la grandezza della sovrana impazzita, o la disperazione della madre che, un po' alla volta, si rende conto che la testa che si porta dietro è quella di suo figlio, appena ammazzato da lei in un'orgia di sangue e furore.

Invece a pensarla come me sono stati solo Beckmesser, Maugham (che peraltro propone la Herlitzius) e Melomane (che molto brillantemente propone la Silja, che infatti fu della regina Agave - nella versione Henze - una strepitosa interprete).
Riccardo e Triboulet (e devo dire che la cosa non mi stupisce, dato il loro grande amore per il repertorio ottocentesco) si avventurano in una scelta ardita e certo non molto praticata ai nostri giorni: un soprano acuto e vocalistico.
La cosa è sensata, dato che il recupero del repertorio ottocentesco ci ha dimostrato che "anche i soprani acuti e virtuosi, nel loro piccolo, si incazzano!" :)

Proponendo la Westbroek (una declamatrice di tessitura centralizzante) Tucidide si avvicina a noi, almeno come tipo di vocalità. Per inciso la Westbroek ha cantato la Agave di Wellesz, diversi anni fa, quando ancora non era famosa.
E tuttavia, proponendo lei, Tuc dà man forte a Ric nella sua insolita aspirazione a una (cito Ric testualmente) "fresca vocalità".

Intendiamoci, io non ho nulla in contrario che Agave sia una giovane, bella e "fresca" quarantenne. Non c'e nulla di male!
Per altro vedere in scena donne giovani e "fresche" fa sempre piacere! :)
E tuttavia ci sono tante parti (forse troppe) che all'opera "reclamano" interpreti belli, giovani e freschi!
Sono tantissime le parti in cui la bellezza sensuale, rigogliosa di una Westbroek o la freschezza ardimentosa della Pendachanska non sono "optional" ma esigenze, necessità per dare senso al personaggio!
Se c'è un ruolo che proprio non ha bisogno nè di freschezza, nè di sensualità (e non sto dicendo che non "potrebbe" esserci, ma solo che potrebbe anche "non esserci") questo è la regina Agave.
Anche nella prosa, Agave è una di quei ruoli per cui le dive aspettano di aver superato i cinquant'anni... aspettano di essere diventate grandi icone!
Anzi.. il bello del suo personaggio è proprio la sua trasformazione sulla spinta dell'azione di Dioniso:
prima è solenne, matronale, moralista; una signora vittoriana di mezz'età, tanto distinta e per bene... poi diventa una furia scatenata e orgiastica!
Se la affidiamo a una bellissima donna, tutta curve e fuoco passionale, dall'aspetto "fresco", non ci sorprenderà più di tanto che ...faccia le ore piccole in discoteca sul monte Citerone.
;)
Insomma, ci lamentiamo che non esistono abbastanza grandi ruoli (nell'opera) per artisti non più giovani e belli e poi, ...una volta che ne abbiamo uno perfetto (la madre di un re, che tanto ragazza non può essere), cosa facciamo? Andiamo a cercare un'interprete giovane e fresca!
E addirittura proponiamo (come Ric e Tucidide) una cantante che ha anagraficamente la stessa età dei rispettivi figli (per Ric Penteo dovrebbe essere Schrott e per Tucidide Kaufmann).

Comunque i tre compositori sono stati più tradizionalisti ... :) e quindi più vicini a Beckmesser, Maugham, Melomane e me! :)
Hanno chiamato mature cantanti declamatrici in bilico fra soprano e mezzosoprano.
Addirittura Wellesz a Vienna volle Rose Pauly, la più grande Elektra della prima metà del '900 (questo sarebbe stato un bel ruolo per la Nilsson, altro che Isolde!).
Ghedini e Henze hanno entrambi segnato "mezzosoprano" sullo spartito: in pratica la creatrice delle Baccanti di Ghedini alla Scala fu un grande soprano drammatico come Augusta Oltrabella; e anche la Agave di Henze (benché creata dalla Meyer) è diventata terreno di caccia di veri e propri soprani, anche se in fase di maturità: tra le più grandi ricordiamo la Silja, la Armstrong e un'incredibile June Anderson, che ho ascoltato dal vivo a Parigi in questo ruolo.

Ecco qualche foto di quell'incredibile spettacolo (2005 Chatelet di Parigi, direttore Kazushi Ono, regista Kokkos, nel cast Reiner Trost e Franco Pomponi e in platea lo stesso Henze).

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E ora veniamo ai due ruoli più importanti e per quali la scelta era più delicata...
Penteo e Dioniso.

Ovviamente sul personaggio di Dioniso ci siamo sbizzarriti! :)
Ed è giusto così... tutti hanno avvertito il bisogno di sottolinearne l'alterità... la dimensione soprannaturale.

Un baritono?
Be'... in una chiave "tradizionalistica" avrebbe senso.
Infatti se l'eroe romantico è il tenore, il baritono è il suo tipico antagonista: un essere blasfemo, "il" cattivo...
Ovvio che nell' "omaggio" alla tradizione siano caduti tanto il più vecchio fra i tre compositori (Wellesz) quanto quello più tradizionalista (Ghedini... si sa che noi italiani siamo sempre i più tradizionalisti"!) :)
Sia per Wellesz, sia per Ghedini Dioniso è infatti un baritono...
La cattiveria del personaggio, la "negatività" prevalgono sulla sua "divinità".
Nel nostro gruppo, solo Triboulet ha optato per un baritono (ma un baritono particolarmente "seduttore" come Hampson) evidentemente per contrapporlo al "tenore" Villazon. Trib, quindi, è in buona compagnia ...e ci dimostra anche in questo la sua grande passione per l'operismo romantico! :)

Per gli altri, la "diversità" di Dioniso, la sua soprannaturalità aprono invece porte suggestive nel terreno dell' ambiguità vocale.
Splendida l'idea del controtenore contraltista avanzata da Tucidide e Maugham, sul modello di Oberon.
Anche io mi sarei orientato su una cosa simile.
Riccardo (prima versione) e Melomane avanzano l'ipotesi del tenore acuto... e anche questa è una soluzione brillante, forte di una sua bella tradizione. Magia = virtuosismo acuto e leggerezza aerea. Gli esempi sono diversi: in fondo Loge è già su questa rotta.
Riccardo (seconda versione) si spinge su una proposta azzardatissima: la Bartoli!
In realtà l'idea del contralto en-travesti potrebbe essere straordinaria (non so se proprio affidata alla Bartoli! :) ).
Chi di voi ha visto quel capolavoro di mediometraggio che era "Simon del deserto" di Bunuel?
Bene, lì il demonio, il tentatore, Lucifero si presentava col volto di una donna: e una donna di grande fascino, simpatia e femminilità come Silvia Pinal...

Beckmesser si stacca dal gruppo e gioca d'attacco con un heldentenor straussiano: anche questa mi pare una proposta impressionante.
Infatti non solo anche il tenore straussiano - col suo eroismo stereotipato, trombettiero, molto colossal (penso a Apollo o Bacco o Menelao) - rappresenta una deroga da ogni forma di realismo, ma soprattutto questo tipo di vocalità darebbe un diverso orientamento al tipo di "seduzione" esercitato su Penteo.
Con un tenore eroico, non sarebbe la solita effeminatezza sensuale da "delicatus" a sedurre i personaggi, ma una virilità stentorea, ipocrita, irrealistica, da supereroe da fumetto.
Bella idea!
Insomma tutte splendide idee che alla fine tradiscono la medesima necessità: sottolineare l'alterità di Dioniso, la sua distanza infinitamente grande rispetto al mondo dei mortali, il suo essere come un "avatar" di un pensiero superiore allo spazio-tempo in cui agiscono gli altri.

Non abbiamo detto però come si comporta Henze!
Henze fa esattamente quello che hanno proposto Riccardo (prima versione) e Melomane: affida il dio a un tenore acuto e di memoria vocalistica.

E quindi veniamo a Penteo.
Mi aspettavo che molti avrebbero dato a Penteo il registro tenorile.
In fondo è l'eroe dell'opera, il giovane, il buono... La tradizione romantica non avrebbe avuto dubbi: il tenore è lui.
E infatti ancora una volta tanto Wellesz (il più vecchio) quanto Ghedini (il più ...tradizionalista) si rivolgono a un tenore.
Sulla stessa lunghezza d'onda, ci siamo collocati quasi tutti noi; sia Melomane, sia Triboulet, sia Maugham, sia Tucidide (proprio come Wellesz e Ghedini) optano per la scelta più "romantica" e tradizionale: quella per cui il nesso eroismo-protagonismo-gioventù-positività ha una sola possibile voce: il tenore!

E' una scelta condivisibilissima, che avrei sottoscritto anche io (e aggiungo che sia l'idea di Kaufmann, sia quella di Villazon mi paiono staordinariamente felici: non sarebbe male che entrambi buttassero un occhio alla partitura di Wellesz).

Al contrario Henze (1966) opta per un baritono.
E su questa strada si sono mossi il solito Ric (che propone Schrott) e Beckmesser, suggerendo un'ipotesi che, secondo me, dimostra una chiara disposizione verso le nuove poetiche novecentesche.
Interessante questa cosa.
Ciò che possiamo vedere per tutto il '900 (specie nella seconda metà) è il tentativo della corda di baritono di strappare al tenore - senza riuscirci del tutto - il possesso del "nesso" di cui sopra (eroismo-protagonismo-gioventù-positività). Già il rapporto fra Erode-Jochanaan e fra Egist-Orest invertiva le normali dialettiche tenore-baritono, ma pensate a certo Britten (Vere-Budd) o a tutto Henze (Elegia per due giovani amanti, Prinz von Homburg, ecc...). Prolegomena di questa tendenza si possono ravvisare anche in Massenet (Thais)...
La colonizzazione da parte del baritono dei ruoli di jeune-premier nel corso del '900 ha due ragioni facili e non di meno interessanti: intanto descrive la tendenza (tipicamente post-bellica) a ridimensionare l'eroismo dei protagonisti in senso "umano" (il tenore è più spettacolare e invitto, il baritono più terreno), l'altro è l'accentuazione della componente della sessualità (il baritono appare più virile) che il 900 era maggiormente disposto a investigare rispetto al secolo precedente.

Ma c'è un'altra ragione per cui Henze, secondo me, ha optato per questa strana soluzione (Penteo-baritono vs Dioniso-tenore acuto), staccandosi con forza dai suoi predecessori Wellesz e Ghedini, anzi proprio invertendone diametralmente i fattori.

Secondo me Henze si è attaccato a un'altra "tradizione" tipicamente novecentesca... quella che descrive in maniera incredibilmente persuasiva il rapporto fra "corruttore" e "corrotto".
Solo il '900 (a meno che non mi troviate casi simili nei secoli precedenti) ha usato la contrapposizione timbrica fra tenore e baritono per descrivere la tensione e l'opposizione tra due personaggi maschili di cui uno trascina l'altro verso il male e l'altro vi si lascia trascinare.

Ci è arrivato Busoni, col suo capolavoro Doktor Faust: contravvenendo a quanto i massimi compositori romantici avevano fatto (Berlioz, Gounod, Boito, lo stesso Schumann), Busoni strappò ai bassi la parte del demonio, Mefistofele, per affidarla a un tenore acutissimo, che si presenta in scena con un bel do sopracuto. Il Kunde di cui abbiamo recentemente parlato è stato un magnifico Mefistofele, un Mefistofele "rubiniano" e "angelico" contro il Faust di Hampson.

Poi Szymanowsky.
Nel suo Re Ruggero, il solido, buono, luminoso, razionale (nonché protagonista) Re di Palermo è ancora una volta un baritono, mentre il surreale, seducente, inebriante pastore che trascina al delirio e alla lussuria tutta la corte (compresa la regina Roxana) è ancora una volta un tenore acutissimo.

Da ultimo il Prigioniero di Dalla Piccola: anche in questo caso il protagonista (la vittima: il giovane e distrutto carcerato) è un baritono, mentre colui che lo seduce, l'angelico carceriere che raccoglie le sue lacrime, lo conforta, gli apre le porte della speranza e gli fa sognare la fuga e la libertà ...solo per farlo piombare in un orrore ancora più mostruoso (rivelandosi il grande inquisitore) è ovviamente un tenore; anzi, un tenore acuto di memorie vocalistiche.

A questa trilogia di capolavori novecenteschi (dove il rapporto fra corrotto e corruttore si configura come dialogo tra il timbro caldo del baritono e quello estatico di un tenore acuto) Henze ha così dato il suo contributo.
In questa ottica che Penteo sia un baritono e Dioniso un tenore pare la più normale delle scelte.

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