La Traviata: interpreti

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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » mer 30 lug 2008, 22:58

Luca ha scritto:Si potrebbe proporre una moratoria ai teatri lirici: per 10 anni niente più Traviata dai loro cartelloni. Anche perché è una di quelle opere che rappresentano facili scappatoie per fare teatro pieno anche con qualità molto bassa.


Carissimo,
sottoscrivo la proposta.
E, a costo di meritare io gli anatemi, la estenderei a vari titoli mozartiani e pucciniani.
:D

Secondo aspetto: la Callas. E' lei Violetta anche perché se lei è la sintesi le altre, pur bravissime (e... siamo buoni, mettiamoci pure la Caballé che non è la mia cantante ideale per nessun ruolo), procedono a pezzi e bocconi privilegiando l'uno o latro aspetto, ma mai tutti.


Vero, specie in un ruolo come questo che tutte hanno cantato.
Io credo che molte Violette ci appaiono trascurabili (anche la Cotrubas e la Caballé) proprio perché conosciamo a memoria ogni respiro dell'opera e perchè l'abbiamo sentito fare in ogni possibile modo.
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda VGobbi » gio 31 lug 2008, 22:06

MatMarazzi ha scritto:E, a costo di meritare io gli anatemi, la estenderei a vari titoli mozartiani e pucciniani.

Ti appoggio in pieno.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda gustav » gio 31 lug 2008, 22:42

Eh eh eh su Mozart, però, non sono d'accordo...
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda marco » ven 01 ago 2008, 8:44

la Violetta prossima di Natalie Dessay non stuzzica nessuno ?
Marco
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda pbagnoli » ven 01 ago 2008, 15:34

Me! :D
Io ne ho già parlato nella recensione del disco di arie d'opera italiane...
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda VGobbi » ven 01 ago 2008, 18:14

marco ha scritto:la Violetta prossima di Natalie Dessay non stuzzica nessuno ?

Beh per la Dessay potrei fare un'eccezione. :oops:
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda pbagnoli » ven 01 ago 2008, 20:57

VGobbi ha scritto:
marco ha scritto:la Violetta prossima di Natalie Dessay non stuzzica nessuno ?

Beh per la Dessay potrei fare un'eccezione. :oops:

Pensa se scopri che canta come la Sutherland!... :lol:
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda VGobbi » ven 01 ago 2008, 21:23

pbagnoli ha scritto:
VGobbi ha scritto:
marco ha scritto:la Violetta prossima di Natalie Dessay non stuzzica nessuno ?

Beh per la Dessay potrei fare un'eccezione. :oops:

Pensa se scopri che canta come la Sutherland!... :lol:

Impossibile, altrimenti non tenterei nemmeno di sentirla. Dessay e Sutherland sono due personalita' opposte, direi una positiva (Dessay) e l'altra negativa (Sutherland). :mrgreen:
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » sab 02 ago 2008, 20:07

VGobbi ha scritto:
marco ha scritto:la Violetta prossima di Natalie Dessay non stuzzica nessuno ?

Beh per la Dessay potrei fare un'eccezione. :oops:


Anche io farei un'eccezione, intendiamoci! :)
Però....
Nel famoso CD di brani italiani, che Pietro ha recensito in editoriale, io non ho quasi ascoltato la Traviata.
Mi sono precipitato invece sulla Maria Stuarda, dove la Dessay elabora alcuni effetti stupefacenti, da par suo; mi sono lasciato imprigionare dal ritmo lento e ipnotico, singolarissimamente cullante, magistralmente sospeso e persino assaporato in un colore grigio e febbricitante.
Ecco: se la Dessay annunciasse una Maria Stuarda, fragile, malata, infiacchita e corrosa nell'umidità delle carceri e nel rimorso... io correrei a sentirla anche in capo al mondo!

La Traviata? Sì... brava.
:)

Salutoni,
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » dom 24 lug 2011, 18:26

Riapro questo vecchissimo thread, chiuso ormai da tre anni, per richiamare alla vostra attenzione l'ultimo, doveroso editoriale del Bagnoli (http://www.operadisc.com/vis_tutto.php?id3=145) consacrato a Natalie Dessay e alla sua storica Traviata di Aix.

Da notare che, direi profeticamente, questo Thread si era chiuso proprio nel nome della Dessay, ciò che la dice lunga su uno dei fenomeni più strani e suggestivi del mondo del teatro: l'attesa, quasi quell'atmosfera di necessità che grava su un debutto che già il mondo riconosce come essenziale, su cui già si parla, si discute prima ancora che veda la luce.

Come sapete io ho avuto l'onore (e mi par di capire che sono stato l'unico sul nostro forum) di assistere dal vivo a quella Traviata e proprio la sera (il 16) della diretta.
Questo consente a me di aggiungere alcuni dettagli che la visione televisiva può aver mascherato.

La prima questione è strettamente vocale: voglio rassicurare quanti temono che la voce della Dessay sia scarsamente udibile, scarsamente penetrante nello spazio (e stiamo parlando di uno spazio insidioso come quello dell'arcivescovado, all'aperto e poco risonante).
Ecco una delle tante leggende metropolitane messe in circolazione da coloro che di solito la Dessay la sentono solo per radio o in disco.
Tutt'altro: persino io (che temevo in questo caso che la tessitura fosse troppo bassa per lei) mi sono dovuto ricredere. La voce corre, si impone, galleggia e sprigiona raggi di luce risonanti in ogni angolo del teatro.
E non solo si sentiva benissimo quando le necessità belcantistiche della scrittura la costringevano a lavorare i suoni nella maschera, ma anche quando svestiva il suono di ogni broccato "belcantistico" e scatenava l'enorme potenziale "coloristico" sperimentato negli ultimi cinque o sei anni, certamente i più impressionanti e grandiosi della sua carriera.

Anche solo dal video, si averte benissimo che la sua voce "buca" senza problemi quando la cantante usa le tradizionali armi della virtuosa (l'ampia dinamica, il gioco di piani e di pianissimi, i lunghi legati sul fiato). Ma quando comincia a spogliare il suo canto, a spezzarlo nelle infinite rifrazioni del colore, a liberarlo dalla maschera (e sono i momenti più geniali) è ragionevole chiedersi se quei suoni che il microfono raccoglie sono altrettanto efficaci dal vivo.

Bene, vi rassicuro. Lo sono! Si sentono tutti, eccome se si sentono...
Anzi, era proprio questo incredibile vocabolario di colori multiformi e di parole svelate che penetrava più facilmente nelle orecchie e nell'anima dell'ascoltatore.

E qui arriviamo alla ragione che, più di tutte le altre, rende rivoluzionaria - tecnicamente parlando - la Violetta della Dessay.
E precisamente l'adesione radicale (per la prima volta in questo ruolo) alle conquiste del colorismo, la determinazione rischiosa ma eroicamente vinta di liberare Violetta dei suoi aloni belcantistici e ridurla a un'umanità tagliente, rivletatrice, talmente vera da essere dolorosa.
Certo, a monte resta una tecnica di solida formazione belcantista, senza la quale la Dessay non avrebbe potuto far fronte (e in quel modo) alle difficoltà della scrittura (con l'eccezione, l'avrete sentito, di "Follie, Follie", unica pagina in cui la diva fatica oggi ad andare oltre la sufficienza).
E tuttavia, pur con questa padronanza tecnica, la Dessay opera in Violetta una vera rivoluzione "coloristica", proprio come la Bartoli in Gluck e Salieri, la Von Otter in Haendel, la Antonacci in Carmen.

Con lei per la prima volta il colore (e il colore di oggi) entrain Violetta e ne squarcia ogni filtro melodrammatico, antico, aulico.
Nemmeno la Callas (che resta la più grande Violetta documentata dal disco e che del colorismo era stata una vera pioniera) ci aveva pensato.
E aveva ragione: ai suoi tempi sarebbe stato un errore.
La sua Violetta resta ammantata di nostalgie ottocentesche, di glorie sfiorite, amarezze di decandentismi (tanto cari all'immaginario Viscontiano) che la rendono immensa.
Nella Callas l'esplorazione del colore (in questo ruolo) sarebbe stata assurda.

Ma oggi, per noi e per la Dessay (sessant'anni dopo), non c'è più spazio per il "filtro" romantico, che sfuma i contorni della tragedia in un clima sentimentale e commovente.
Nel dialogo serrato fra i capolavori del passato e il pubblico del presente, Violetta si deve assumere altre responsabilità.
Altrimenti il pubblico non vi si riconoscerà, non andrà più a sentirla, la giudicherà roba vecchia per vecchi.
E la responsabilità di Violetta oggi è lo schianto, la caduta, la rivelazione della morte.

Se potessi sintetizzare in due parole (e nella loro correlazione) la Violetta della Dessay, direi "forza" e "fragilità".
Tutto si consuma nella dialettica fra questi opposti.

E anche questo è un elemento che la sola visione del video (colpa anche della regia televisiva) non rende.
O meglio... la fragilità della Dessay si coglie con chiarezza nei suoi primi piani, nei suoi sguardi, nel ricamo coloristico del suono.
Ma la sua forza disumana (di quelle che farebbero tremare i cosidetti soprani drammatici) la si poteva percepire soprattutto dal vivo, nel magnetismo fantastico del suo gesto nello spazio, che, benché misuratissimo e proveniente da una donna tanto piccolina, catalizzava il mondo intero su di lei.
Non c'era possibilità di guardare nient'altro, tanto il potere d'attrazione della sua persona fungeva da "buco nero".
Che sofferenza a vedere, nel video, l'insistenza dei primi piani su Tezier durante il duetto! A teatro non era proprio possibile guardare lui.
La stessa regia, pur non essendo speciale, sfruttava al meglio questo senso di forza enorme che la Dessay riesce a sprigionare, che vibra dalla sua immobilità, o da uno sguardo. Intorno a lei c'era il vuoto, pietrificato, come se il regista sapesse che nulla può distrarre dal potere calamitante di tanta forza.

Ne usciva una Violetta di cristallo, terribilmente fragile, ma come mossa da una consapevolezza superiore, da una vocazione a lottare, a opporsi, persino a "giudicare".
In questo senso, come ha scritto Pietro, il suo confronto con Germont è spiazzante: non è la solita Violetta che deve combattere contro il disprezzo del mondo. Qui è lei, è Violetta, che disprezza!
L'espressione dura, tagliente (dello sguardo e della voce) con cui "giudica" Germont è sconvolgente: la sua grandezza, la sua forza intimidisce, spaventa.
Forza e fragilità con la Dessay si fanno un tutt'uno (come in certe storiche interpretazioni della Stratas), come se la sua stessa forza la rendesse più vulnerabile degli altri esseri umani, e fosse proprio la sua fragilità a scatenare in lei la volontà di combattere, come un poderoso istinto di sopravvivenza.

Forza e fragilità sono connesse e incompatibili. Saranno la ragione dello schianto, come se Violetta fosse troppo fragile e troppo forte per poter sopravvivere.

Ed è quello che accade in quell'incredibile terzo atto: uno dei momenti di più intensa emozione che abbia provato a teatro.
La condizione "patologica" della morente non è mai parsa tanto mostruosa...
Sì ho detto mostruosa: non commovente e in fondo rassicurante come sono le normali Violette che muoiono santificate e benedicenti.
La Dessay dà una rappresentazione della morte in musica che fa piazza pulita di antichi patetismi e riscatti in Dio.
La lucidità del morire è talmente carica di verità che ferisce il pubblico di oggi.
Quell' Addio del passato - brano che non ho mai amato troppo - qui diventa un qualcosa di inaudito e non solo per lo splendore tecnico con cui è eseguito (tutto legato in un interminabile, luminosissimo, acrobatico filo di voce).
Quel che colpiva era quel colore opaco, gelido come una lastra di marmo, quel distacco attonito, impietrito, quasi privo di emozioni, la fissità sfinita del ritmo, quel trascinarsi senza veramente muoversi di chi ormai vede la fine del tempo e osserva il niente che lo aspetta dritto negli occhi.

La Violetta della Dessay non è solo una superba esibizione di vocalismo e musicalità, non è solo una prova attorale che pochi attori potrebbero contrastarle.
E' anche un fatto culturale: è la risposta al bisogno della nostra società (che è sì dell'immagine, ma anche dell'immagine svelata senza pudore, nelle più atroci implicazioni) di vedere la morte per quello che è!
E provarne un brivido che non ha più nulla di romantico, di sentimentale: perché, per il mondo di oggi, non c'è nulla di romantico nell'agonia spirituale e fisica di una donna troppo forte e troppo fragile per affrontare il mondo.

Salutoni e grazie ancora al Bagnolo.
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda pbagnoli » dom 24 lug 2011, 23:04

MatMarazzi ha scritto:
Salutoni e grazie ancora al Bagnolo.
Matteo

Pas de quoi, Matteo. E comunque, è un articolo pensato insieme quindi gestito un po' a 6 mani (mettendoci anche quelle di Maugham).
Come al solito, metti un sacco di carne al fuoco: difficile rispondere a tutte queste sollecitazioni.
Adesso è un po' tardi per cui ne riprenderei una: quell'Addio del passato che a me ha suscitato l'idea di una specie di ritmico cullarsi in immagini di perduta felicità e che a te ha dato l'idea di un colore opaco, gelido come una lastra di marmo.
Impressioni diverse dovute alla diversità della fruizione, oppure straordinaria capacità di una grande interprete di evocare immagini diverse a seconda della sensibilità dell'ascoltatore? :D
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda Luca » lun 25 lug 2011, 8:02

Bellissimo testo e ricco di illuminazioni!

Buona settimana a tutti.
Luca.
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda MatMarazzi » lun 25 lug 2011, 9:25

Luca ha scritto:Bellissimo testo e ricco di illuminazioni!


Ehi, grazie mille Luca! :)
Ci tenevo ad aggiungere alle considerazioni di Pietro le sensazioni tratte dall'ascolto diretto.
Anche perché ero sorpreso che, di fronte a un'esecuzione tanto nuova e interessante, non si fosse aperto sul forum un bel dibattito sulla Violetta della Dessay.

Venendo a Pietro, è vero che si possono leggere le interpretazioni in modo diverso...
Non sarebbe male, quindi, sentire anche le opinioni di altri a proposito del suo Addio del Passato: tenerezza dolorosa e affettuosa di ricordi o gelida rappresentazione della morte?
Saluti a tutti,
Matteo
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda Enrico » lun 25 lug 2011, 17:03

MatMarazzi ha scritto:Anche perché ero sorpreso che, di fronte a un'esecuzione tanto nuova e interessante, non si fosse aperto sul forum un bel dibattito sulla Violetta della Dessay.


Qui si parla ovunque della Dessay e sempre ne parleremo!!! ma non ho ancora visto né sentito molto, a parte qualche frammento su youtube: dovrò aspettare settembre per documentarmi meglio, mentre tu assistevi al grande evento io ero da tutt'altra parte...
Sarebbe interessante trovare anche qualche ascolto del suo debutto nella Traviata (questa che avete visto e sentito non era la prima, ma come sappiamo l'allestimento di Pelly pensato per la Dessay è arrivato da noi senza la Dessay), e poi vedremo che cosa farà quando dovrà riprenderla al Met (se non sbaglio nell'allestimento di Decker!).
Enrico B.
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Re: La Traviata: interpreti

Messaggioda Maugham » lun 25 lug 2011, 17:40

Enrico ha scritto:Qui si parla ovunque della Dessay e sempre ne parleremo!!! ma non ho ancora visto né sentito molto, a parte qualche frammento su youtube: dovrò aspettare settembre per documentarmi meglio, mentre tu assistevi al grande evento io ero da tutt'altra parte...


enjoy! : WohoW :
http://liveweb.arte.tv/fr/video/La_Traviata_Verdi_Natalie_Dessay_Festival_Aix-en-Provence/
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