CONFRONTI: Sutherland/Silss

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Messaggioda mR_jOHNSON » mer 04 lug 2007, 21:43

Condoglianze e rammarico per la perdita di una mitica cantante, dalla tecnica superlativa e dal carisma interpretativo unico. Confesso che il particolarissimo timbro di voce di Beverly Sills non mi ha mai conquistato, ma indipendentemente da questo, credo le spetti un posto d'onore nell'Olimpo dei grandi.
Forse è vero che ho smarrito il sentiero della Micheltorena? :roll:
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Prove palermitane

Messaggioda melomane » lun 12 nov 2007, 14:21

Matteo, scrivi: "canterà come una gallina a cui si tira il collo, ma per me la Gencer resta l'unica Elisabetta rossiniana a poter tener testa al mito della Colbran".

Entrambe conosciamo le prove di Palermo del novembre 1970 e se ricordo entrambe avevamo apprezzato la forma vocale e la performance della Gencer.
Concordo con chi vede in Rossini il primo romantico: parto da qui per riconoscere nei due contributi rossiniani della Gencer (conosco solo "Guglielmo Tell" e "Elisabetta regina d'Inghilterra") un approccio interpretativo sostenuto dall'inclinazione all'approfondimento letterario che nè Sills nè Sutherland restituiscono.

Muovo da Semiramide: l'impianto dell'opera è quello della tragedia greca, le voci astratte della Sutherland e della Anderson risultano appropriate, ma manca una Callas.

Mi sembra che il tratto dell'astrattezza accomuni la Sills e la Sutherland, parallelamente al primato nel virtuosismo.
Mi conforta il parere di chi sostiene che ogni cantante può essere valutato al meglio nei luoghi dove meglio si colloca.
La Sills vince dove si richiede di ripercorrere le ottave con fluidità e naturalezza massime e dove il personaggio si giova di un candore timbrico che la Sutherland non aveva: la performance più entusiasmante che ho ascoltato è "Ombre legère" dalla "Dinorah" di Meyerbeer.

La Sutherland ha avuto modo di contribuire a riletture importanti: oltre la riscoperta del Barocco, con la Horne condivide il merito di aver restituito (almeno una volta nella vita) al verismo pucciniano una vena interpretativa belcantistica cui nessun altro arrivò prima. A titolo di esempio, l'evocativa Turandot e (Marilyn Horne) la Zia Principessa.
Mi pare che la lettura belcantistica restituisca regalità alle due principesse, e che entrambe le interpretazioni costituiscano un evento epocale.
Recentemente ho avuto modo di ascoltare la Gheorghiu (diretta da Pappano) nell'esecuzione di "In questa reggia": mi sembra che il "seme" abbia dato il suo frutto, una voce non poderosa ha cantato con giusti accenti (e gusto più rapportato a quello italiano) un testo - si può dire "difficile?" - con perizia e precisione. Il risultato emozionante.

Un caro saluto

Francesco
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Re: Prove palermitane

Messaggioda MatMarazzi » mar 13 nov 2007, 1:26

Caro Francesco,
ho letto con molto piacere il tuo post, di cui condivido e sottoscrivo molti assunti.

Per piacere di confronto, che spero esteso ad altri amici del forum, mi limito a quotare questa tua predilezione sulla Sills.

melomane ha scritto:La Sills vince dove si richiede di ripercorrere le ottave con fluidità e naturalezza massime e dove il personaggio si giova di un candore timbrico che la Sutherland non aveva: la performance più entusiasmante che ho ascoltato è "Ombre legère" dalla "Dinorah" di Meyerbeer.


Forse l'ho già scritto, ma è la mia condanna (e quella di chi mi legge) il fatto di ripetermi costantemente! :)
Il fatto è che non metto la Sills fra le cantanti "naturali".
Per me è proprio la retorica fatta suono (e in certi casi fatta emozione).
In lei vedo il maquillage pesante di una vecchia diva holliwoodiana d'altri tempi, il gusto dell'estremizzato e del sentimentalizzato in chiave virtuosistica.
La apprezzo (pur senza adorarla) proprio per questo.
Le mie predilezioni? Be' se devo scegliere un'aria (e non un personaggio) non sottoscrivo la tua Dinorah!
Il vertice della Sills per me cade in un brano relativamente poco virtuoso: "Robert toi que j'aime" del Robert le Diable di Meyerbeer.
Qui l'arte della Sills si concretizza in un grumo di enfasi ed emozione da lasciarmi di stucco e farmi amaramente rimpiangere una sua maggiore assiduità col Grand-Opéra.

Giro la questione a tutti.
Avete un "singolo" brano (non da opera intera) che secondo voi basterebbe a descrivere l'arte di Beverly Sills?

salutoni
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Re: Prove palermitane

Messaggioda stecca » mar 13 nov 2007, 12:20

MatMarazzi ha scritto:
Giro la questione a tutti.
Avete un "singolo" brano (non da opera intera) che secondo voi basterebbe a descrivere l'arte di Beverly Sills?

salutoni
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Si !! La funambolica esecuzione scaligera del "si ferite" da Assedio di Corinto di Rossini nella mitica recita con la Horne diretta da Schippers dove dopo avere eseguito in modo "inumano" le velocissime terzine del brano si abbandona ad una esecuzione tutta filati-struggenti dell'andante di Pamina.
Un fenomeno assoluto.

Detto questo con tutta la possibile ammirazione non solo per la strepitosa tecnica ma anche per la straordinaria fantasia di interprete e intelligenza musicale della Sills (dotata per natura non dimentichiamocelo di vocetta bruttarella e stridulina quasi continuo ronzio di api...) direi che non la metterei al livello di una Sutherland per mio conto, e sotto certi aspetti, il più grande soprano del dopoguerra....
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Naturalezza

Messaggioda melomane » mar 13 nov 2007, 12:39

Per "naturalezza" intendevo il sinonimo di "scioltezza" e "facilità", qualcosa di simile all'automatismo nell'espressione verbale.
Non volevo conferire alla parola significato più ampio, nè estendere la definizione alla personalità artistica della Sills in modo complessivo.

Soprattutto perchè "naturale" e "naturalezza", quando riferiti a categorie ampie come "voce" e "interpretazione" risultano controversi e difficilmente condivisi.
Ricordo la questione sulla "naturalezza" della voce della Tebaldi in confronto alla presunta artificiosità di quella della Callas, che secondo alcuni era dovuta all'immascheramento della voce. Ma si trascurava che una voce ben emessa è sempre, più o meno o diversamente, immascherata e che detta tecnica non è assolutamente innaturale.
Ne discendeva che la tesi per cui la Tebaldi cantava (addirittura!) senza tecnica e che il pregio dell'esecuzione era dovuto a doti naturale di timbro e musicalità: l'ascolto attento rivela che la tecnica è sopraffina e che la linea melodica si avvale di accorgimenti come i mirabili "attacchi" che tanto abbiamo, in altre sedi, celebrato.

Un caro saluto

Francesco
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Re: Prove palermitane

Messaggioda PQYD » mar 13 nov 2007, 12:47

MatMarazzi ha scritto:Avete un "singolo" brano (non da opera intera) che secondo voi basterebbe a descrivere l'arte di Beverly Sills?


Come no :D

http://www.youtube.com/watch?v=EghpSxLLVsQ
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